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Ricetta Cime di rapa, borlotti e porcini

Ricetta Cime di rapa, borlotti e porcini
  • 500 g cime di rapa pulite
  • 200 g fagioli borlotti secchi
  • 200 g porcini freschi
  • 10 g sedano
  • 10 g carota
  • 10 g cipolla
  • 10 g aglio
  • rosmarino
  • alloro
  • peperoncino
  • sale
  • olio extravergine di oliva

Mettete a bagno i fagioli in abbondante acqua fredda per 24 ore.
Scolateli dall’acqua e cuoceteli in una casseruola con abbondante acqua leggermente salata, insieme con sedano, carota e cipolla, aggiungendo anche un rametto di rosmarino e 1 foglia di alloro. Spegnete dopo circa 2 ore. Lavate le cime e dividete le foglie dai gambi.
Centrifugate questi ultimi per ottenere un’acqua di cime di rapa: conditela con sale e un pizzico di peperoncino.
Pulite i porcini, tagliateli a cubetti e saltateli in padella con un filo di olio e l’aglio, per 2-3 minuti. Saltate in un’altra padella le foglie di cima di rapa, con olio e peperoncino.
Scaldate l’acqua di cime di rapa e versatene un mestolo nei piatti, unite i porcini, le foglie di cima e i borlotti. Completate con un filo di olio di oliva.

Lo spettacolo dell’albero di Natale di Gubbio

Lo spettacolo dell'albero di Natale di Gubbio

E’ l’albero di Natale più grande del mondo composto da fili di migliaia di luci che vengono stesi sul monte che domina la città, un borgo caratteristico tra Medioevo e Rinascimento, dove gustare piatti tipici come la crescia al panaro

Una sera, nel 1981, a Gubbio, caratteristica cittadina dell’Umbria, qualcuno ebbe la bizzarra idea di riempire il Monte Ingino di luci, partendo dal borgo medievale e arrivando fino alla basilica dedicata a Sant’Ubaldo, patrono della città. Quarant’anni dopo quelle lucine rappresentano, come accertato dal Guinness dei Primati, l’albero di Natale più grande del mondo e, secondo una recente ricerca di DYS.com che ha analizzato ricerche di Google e hashtag di Instagram, anche il più conosciuto a livello mondiale.

L’albero di Gubbio, una magia grande trenta campi da calcio

L’albero di Natale viene realizzato ogni anno da un gruppo di volontari grazie a cui questa tradizione resiste nel tempo: la sua installazione richiede 1300 ore di lavoro sulle pendici selvagge della montagna. Il grande abete luminoso viene accesso il 7 dicembre con una cerimonia a cui, negli anni, hanno partecipato papi e presidenti della Repubblica italiana. Composto di migliaia di luci di vario tipo e colore (sono 400 solo quelle presenti all’interno della sagoma dell’albero) si estende, partendo da una base di 450 metri, per oltre 750 metri di altezza (come quasi trenta campi di calcio). Questo spettacolo unico, nel corso della sua storia, ha fatto il giro del mondo: la meraviglia e l’emozione che è capace di suscitare generano, infatti, un sentimento di vicinanza e fratellanza, in primis tra gli abitanti di Gubbio, e poi in ogni persona che lo scopre, anche solo attraverso una foto. E l’albero di quest’anno è ancora più magico grazie all’installazione, lungo il percorso sul Monte Ingino, di punti audio posizionati sugli alberi che suonano una playlist natalizia.

Adottare una luce si può

Gli impianti di illuminazione dell’albero di Natale più grande del mondo (vengono utilizzate 1350 prese e spine per connettere i punti luce) impegnano una potenza di circa 35 Kw e consumano mediamente circa 11.500 Kwh ogni anno, ma parte del fabbisogno di energia elettrica è coperto da un impianto fotovoltaico che rende l’albero più sostenibile. Chi lo desidera può adottare una luce per un anno, magari regalandola a qualcuno di speciale, contribuendo così al costo per l’accensione dell’albero.

Il centro di Gubbio
Il centro di Gubbio

Gubbio, la città dei matti

Gubbio viene chiamata simpaticamente la “città dei matti” per sottolineare il carattere imprevedibile dei suoi abitanti (che li porta a realizzare, appunto, imprese come l’albero di Natale più grande del mondo). Anche i visitatori possono tentare di guadagnare la “patente di matto” con l’intercessione di un eugubino (un abitante di Gubbio) e superando la prova di tre giri di corsa “con animo fraterno e giocoso” intorno alla fontana del Bargello o “fontana dei matti” che si trova di fronte al trecentesco palazzo del Bargello, uno degli edifici che caratterizzano la città insieme al palazzo dei Consoli con il suo “campanone”, al duomo che risale al periodo tra il XIII e il XIV secolo, al palazzo ducale e alla chiesa di San Francesco, solo per citarne alcuni, senza contare poi l’insieme di piazze e vicoli che regalano la suggestione di trovarsi nella “città di pietra” dell’Umbria tra il Medioevo e il Rinascimento italiano.

Gubbio a tavola

La città, circondata da un territorio di paesaggi naturali spesso incontaminati, custodisce un ricco patrimonio di arte, storia e cultura, è caratterizzata da produzioni artigianali (come quella della ceramica, del legno, del ferro, la liuteria, la lavorazione del gesso e della pelle) e da diverse specialità gastronomiche. Sulle tavole di Gubbio regnano la cacciagione, gli insaccati, i formaggi, oli e vini pregiati, senza dimenticare il tartufo nero e bianco, nascosto nei boschi del territorio. Accanto ad arrosti alla brace e tagliatelle corpose, i piatti più tipici sono la crescia di Pasqua, una torta soffice al formaggio, e la torta al testocrescia al panaro, una sorta di pane schiacciato, ottima con gli affettati o con il friccò, uno spezzatino che può essere di agnello, anatra, pollo e coniglio o di più carni insieme, cotto a lungo in padella con pomodoro, alici, vino bianco.

La crescia al panaro di Gubbio
La crescia al panaro di Gubbio

5 farine speciali da provare questo inverno

5 farine speciali da provare questo inverno

A ogni piatto la sua farina! Ecco 5 farine per preparare le vostre ricette d’inverno

Quando inizia a fare davvero freddo non vediamo l’ora di accendere il forno e riscaldarci con le nostre ricette preferite. Impossibile rinunciare al profumo di una torta appena sfornata o a ghiotte pizze fatte in casa. E come dimenticare il gusto confortante della pasta ripiena? Impastare con le proprie mani e gustare un piatto fumante di tortellini in brodo è quello che ci vuole per una domenica speciale.

Alla base di tutte queste prelibatezze c’è un ingrediente immancabile: la farina. Ne abbiamo scelte ben 5, ognuna adatta a una precisa preparazione.

Pizza fatta in casa

Con la farina Primitiva di Molino Pasini siamo prontissimi a sfornare pane e pizze per riscaldare le fredde serate invernali: questo tipo di farina è composto da una pregiata selezione di grani, ad alto contenuto di fibre ed elevato apporto proteico ed è ideale per preparare una pizza molto speciale. Leggete qui per la nostra ricetta della pizza fatta in casa.

Dolci di Natale

Per affrontare lunghe lievitazioni e cimentarsi nella preparazione dei dolci delle feste è necessario avere a disposizione una farina estremamente forte. Per preparare panettone e pandoro abbiamo scelto quella di Molino Rossetto, di tipo 00 e forza W400, ideale per i lievitati complessi o per rinforzare una farina debole.

Una frittura perfetta

Ma come si fa ad ottenere una frittura poco unta e perfettamente croccante? Le Farine Magiche offre una linea per preparare fritture di ogni tipo, dai dolci fritti alla tempura, per ottenere una panatura croccante o una frittura di pesce da servire proprio durante le feste. La presenza di riso e di amidi garantiscono un frutto asciutto, creando una patina croccante impermeabile all’olio. Qui i nostri consigli per una frittura perfetta.

Pasta fatta in casa

Durante la stagione invernale un bel piatto di pasta fresca fatta in casa è quello che ci vuole per riscaldare cuore e animo. Molino Casillo, con le sue farine e semole da grano selezionato 100% italiano, è la scelta ideale per mettere le mani in pasta e portare in tavola la tradizione italiana.

Senza glutine

L’intolleranza al glutine non deve essere motivo di privazioni: utilizzando gli ingredienti giusti è possibile preparare dolci genuini e golosi senza alcun problema. Il preparato per dolci senza glutine Felicia è perfetto per realizzare in casa torte e plumcake grazie al suo mix di farina di riso, fecola di patate e amido di mais.

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