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Ricetta Filetto di maiale al curry con polenta

Ricetta Filetto di maiale al curry con polenta
  • 170 g filetto di maiale
  • 60 g farina di polenta
  • 20 g parmigiano grattugiato
  • 15 g panna fresca
  • 10 g burro
  • un cucchiaino di curry dolce
  • vino bianco secco
  • sale

Per preparare il filetto di maiale al curry con polenta cuocete la polenta con g 120 di acqua bollente salata. A cottura ultimata, mantecatela con il parmigiano; stendetela su un largo piatto e lasciatela raffreddare, quindi tagliatela a bastoncini. In una padella antiaderente fate fondere il burro, che salerete appena: questa operazione serve a non salare direttamente la carne che, altrimenti, asciugherebbe troppo. Ponete nel burro spumeggiante i bastoncini di polenta e il filetto, legato con un doppio giro di spago da cucina perché non si deformi durante la cottura. Lasciate sul fuoco fino a che il filetto sarà completamente cotto e la polenta risulterà croccante. Togliete il filetto e la polenta dalla padella, tenendoli al caldo. Eliminate il grasso di cottura, poi versate nella padella una cucchiaiata di vino bianco, fatelo evaporare per un minuto, quindi aggiungete la panna e il curry e lasciate restringere per un paio di minuti. Servite il filetto caldissimo, accompagnato da polenta e salsa.

Costine con le verze, ovvero la cassoeula rivisitata

Costine con le verze, ovvero la cassoeula rivisitata

Un piatto unico, più semplice e leggero della celebre specialità lombarda, per scaldare il cuore in queste prime giornate di freddo

Le costine con le verze sono un secondo piatto molto gustoso e pieno di sostanza, tipico della tradizione lombarda. Si possono considerare anche una cassoeula rivisitata con una ricetta più semplice e in chiave salutistica, senza gli altri ingredienti classici come le cotiche, i piedini e le salamelle di maiale, che rendono questo piatto senza dubbio più pesante.

La cassoeula: un piatto lombardo al 100%

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Un binomio perfetto

L’origine della cassoeula e in genere dell’abbinamento tra il maiale e le verze sembra risalire al 17 gennaio, giorno di sant’Antonio Abate, quando si festeggiava la fine della macellazione dei maiali e ogni famiglia si ritrovava ad avere varie parti di questi animali. Le cucinava con le verze, che avevano subìto già la prima gelata, indispensabile per renderle più saporite e più tenere. Lunga cottura e verze gelate erano il segreto del successo di questo piatto di origine contadina e apprezzato da tutti.

Cinque idee per cucinare la verza

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La ricetta delle costine con le verze

Ingredienti

600 g di costine di maiale meglio se di piccole dimensioni, 500 g di verza, 400 ml di salsa di pomodoro, 1 cipolla, 3 carote, 1 costa di sedano, 1 spicchio di aglio, olio extravergine di oliva, 1 bicchiere di vino bianco.

Preparazione

Per prima cosa pulite le carote, la cipolla e il sedano. Tritate gli aromi e fateli soffriggere in una padella con un poco di olio extravergine di oliva. Unite anche l’aglio. Quando le verdure saranno pronte, unite la carne, sfumate con un bicchiere di vino bianco e, quando sarà evaporato, mettete le verze, tagliate a listarelle. Aggiungete il pomodoro, coprite e lasciate cuocere per due ore, sino a che la carne non sarà morbida, aggiungendo acqua se necessario. Servite aggiustando di sale.

Scoprite nel tutorial qualche consiglio per preparare le costine con le verze!

costine con le verze 2

Ricerche frequenti:

Pastina con il formaggino: la cucina della memoria dei nati negli anni Ottanta

Pastina con il formaggino: la cucina della memoria dei nati negli anni Ottanta

Ma che pane e marmellata e torte della nonna, i trentenni di oggi sono cresciuti a bastoncini di pesce e merendine. Al posto di falsificare il passato, lo chef stellato Giuseppe Iannotti rispolvera la vera memoria, e si rimette a fare i formaggini. Per riportare tutti davvero bambini

La memoria fa brutti scherzi, a volte anche la cucina della memoria. La cucina della memoria fa furore in Italia. È quella che ha rispolverato le polpette, i piatti poveri, le teglie da condividere sulla tavola della domenica, le lunghe cotture e tutto il repertorio di ricette della nostra tradizione, dalle orecchiette agli agnolotti. Ma questa è la memoria di chi? Dei baby boomers, forse, i figli del dopoguerra e del primo benessere economico, con le madri casalinghe. Prima, da mangiare ce n’era poco, e infatti i nostri nonni avevano ben poco da ricordare; poi per noi figli degli anni Ottanta, la storia è stata ben diversa.

Abbiamo riscritto il passato per poter inventare una nuova cucina della memoria

Guardavamo Happy Days, a Milano era arrivato il fast food Wendy, i supermercati diventavano i luoghi dello shopping e i carrelli della spesa si riempivano di tutto quello che rappresentava l’innovazione, il futuro, il progresso: bastoncini di pesce, barattoli di crema alla nocciole, merendine, sofficini, succhi da bere con la cannuccia e i formaggini. Altro che prodotti tipici, i mulini della nostra epoca hanno sfornato sorpresine in plastica e dolcetti confezionati in monoporzione. Il pane burro e marmellata che oggi rimpiangiamo come madeleine di Proust e che ordiniamo nelle panetterie da hipster in realtà all’epoca ci appariva una punizione. Io volevo i Ciocorì e le spinacine, mica le torte di mele di mia madre! Silenzio… ammetterlo ora, con la consapevolezza alimentare del post Slow Food, sembra una bestemmia, una cosa di cui vergognarsi, come se fossimo stati cresciuti da genitori degeneri e in noi non scorresse il sangue dei veri gourmet. Quindi? Abbiamo riscritto il passato per poter inventare una nuova cucina della memoria. E rimpiangere piatti che in realtà non abbiamo mai mangiato, idealizzando e attaccandoci al “si stava meglio quando si stava peggio”.

La pastina con il formaggino… dello chef

Molto spesso, ma non per Giuseppe Iannotti, chef classe 1982, di Telese Terme (provincia di Benevento) e con una stella Michelin nel suo ristorante, Kresios. Junk addict indefesso, ingegnere pentito, è uno a cui piace stupire: a Iannotti piace sovvertire. Il menu che propone caparbio è una sequenza di più di una decina di portate in cui mette i primi in fondo, prima dei dessert. E per far rievocare ai commensali ricordi d’infanzia sceglie la pastina con il formaggino; quello così genuino da poter stare fuori dal frigorifero per anni. L’estremo opposto di qualunque piatto gourmet arriva al tavolo pure nella ciotolina di plastica e con la posata a pois a misura di bambino. Fa sorridere, è una provocazione, eppure una grande verità.
La sua però è buonissima, e non fa rimpiangere i sali di fusione e il gusto gommoso degli spicchi degli anni Ottanta, bensì mozzarelle di bufala campana. Per fortuna, i bei tempi, sono andati. «Usiamo tutti gli ingredienti della mozzarella di bufala, latte, panna e latticello, li facciamo cagliare, li mettiamo a scolare. Si ottiene un formaggino dolce e morbido, con cui mantechiamo la pastina tanto da renderla quasi un risotto cremoso». La pastina perfetta che tutti avrebbero desiderato a cinque anni ora esiste. «La serviamo nel menu degustazione più lungo, 35 portate, appena prima del dessert. È il piatto che traghetta fra salato e dolce», spiega Giuseppe. E con cosa lo abbini? «Alfredo Buonanno, il nostro sommelier (votato anche miglior Sommelier dell’Anno per la Guida Ristoranti Espresso 2017, ndr), lo serve con un calice di champagne Krug, invecchiato in legno». Sacro e profano, altra cucina della memoria? «A oggi sto lavorando su una memoria letteraria, dei tempi della scuola, un Osso di seppia, un omaggio a Montale. E resta sempre in menu Baciami ispirato alle favore che ci leggevano da piccoli». È un marshmallow al limone che ricorda il Brioschi effervescente. Per digerire.
La ricetta della Pastina al formaggino

Ingredienti per 4 persone

Per il formaggino:
0,8 l di latte
0,8 l di panna
6 ml di limone
6 ml di caglio

Per la pasta
Pastina (tipo semi di melone o risoni)
Sale
Olio
Parmigiano Reggiano

Procedimento

Per il formaggino, unire in una pentola latte e panna e portare a 21°c. Allontanare dalla fonte di calore e aggiungere limone e caglio. Mescolare attentamente e conservare in un luogo fresco per circa 8 ore. Trascorse le 8 ore tagliare la cagliata e posizionare il composto in un setaccio affinché perda il liquido in eccesso. Conservare il formaggino in frigo.

Per la pasta, unire acqua e sale in un pentolino e una volta portata a bollore aggiungere i semi di melone e un cucchiaio di formaggino. Lasciar cuocere per 6 minuti, allontanare dalla fonte di calore e mantecare con altro formaggino, parmigiano e olio extravergine di oliva.

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