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Brioche ai cachi – Ricetta di Misya

Brioche ai cachi

brioche ai cachi sono un altro dei miei timidi tentativi di includere anche questo frutto un po’ dimenticato nelle mie ricette. Dopo crostata e torta, quindi, eccomi qui a proporvi delle belle brioche, perfette per la prima colazione o da servire con il famoso tè delle 5. Se non amate i cachi, non vi preoccupate, perché il sapore alla fine non si sentirà, quello che rimarrà sarà una mollica soffice soffice, decisamente deliziosa. Ho pensato anche a un’altra ricettina velocissima e sfiziosa da preparare sempre con i cachi, spero di realizzarla presto e postarvela quanto prima 😉

Innanzitutto mondate i cachi e tagliateli a pezzi, quindi metteteli in un mixer e frullate fino ad ottenere una purea.

Unite in una ciotola farina, zucchero, buccia di agrumi, lievito e mescolate, quindi aggiungete la purea di cachi.

Aggiungete anche il latte e iniziate a lavorare, quindi incorporate l’uovo.

Infine incorporate burro a tocchetti e sale e lavorate a lungo (almeno 15 minuti), fino a far incordare l’impasto.

Trasferite sul piano di lavoro leggermente infarinato, pirlatelo per creare la classica forma a sfera, riponetelo nuovamente nella ciotola, coprite con pellicola e lasciate lievitare per almeno 2 ore o fino al raddoppio.

Riprendete l’impasto, sgonfiatelo e dividetelo in 14-15 panettini uguali, poi pirlatele.

Riponete su di una teglia rivestita di carta forno, ben distanziate tra loro, coprite con pellicola e lasciate lievitare nuovamente per almeno 1 ora.
Eliminate la pellicola e spennellate con latte.

Mentre le briochine finiscono di lievitare, preparate la glassa alle mandorle: montate gli albumi a neve ben ferma, quindi unite la farina di amndorle e mescolate delicatamente con un movimento dal basso verso l’alto.

Con l’aiuto di un cucchiaino o di una sac-à-poche distribuite la glassa in cima ai panetti, quindi cuocete in forno statico preriscaldato a 180°C per circa 20 minuti o fino a doratura, quindi sfornate, lasciate intiepidire e decorate con zucchero a velo.

Le brioche ai cachi sono pronte, non vi resta che gustarle.

Saltimbocca alla romana, la ricetta di Armando al Pantheon

La Cucina Italiana

Secondo lo chef il punto critico nella preparazione dei saltimbocca sta nello scegliere il momento in cui si toglie la carne dal fuoco. Anche perché non tutti amano la stessa cottura: qualcuno vuole la carne molto tirata, quasi bruciata, altri invece la preferiscono cremosa. Nella ricetta classica la farina non è tra gli ingredienti, ma Armando, il padre di Claudio, la usava. Il segreto di oggi? Un goccino d’acqua, che crea una cremosità esagerata. Chiudiamo con una massima: più saltimbocca fai in padella, più vengono buoni. Parola di chef. 

Saltimbocca alla romana, la ricetta originale

Ingredienti per 4 persone

8 fettine di vitello magro
8 fettine di prosciutto dolce
8 foglie di salvia fresca
1/2 bicchiere di vino bianco 
burro, olio e sale q.b.

Preparazione

Mettere in padella una noce di burro chiarificato (vi abbiamo spiegato qui cos’è e come si prepara) E fatela andare in padella a fuoco lento. Quando sarà quasi completamente sciolto, aggiungete un giro d’olio. 

A questo punto tocca alla carne. Servono 8 fettine (due a testa) di vitello magre e senza nervature, idealmente di noce o di girello, preparate direttamente dal vostro macellaio di fiducia, per un peso di circa 90 grammi l’una. Sopra le fettine vanno adagiate altrettante fette di prosciutto crudo dolce e foglie di salvia abbastanza grandi affinché si senta il sapore. Il prosciutto e la salvia vengono agganciate alla fetta di carne grazie al riconoscibile stecchino. 

Dunque quando olio e burro cominciano a sfrigolare, potete mettere i saltimbocca nella padella, fateli cuocere per un paio di minuti, girateli, aspettate un altro paio di minuti e poi rigirateli sul lato della salvia. Quando saranno rosolati, potete annaffiare con il vino bianco. Attendete che sfumi il vino, quando si sarà formata una bella cremina, potete servirli. Toglieteli dal fuoco e impiattatene due per ogni commensale. 

Ricerche frequenti:

Bloody Mary, la storia (e ricetta) del cocktail iconico

La Cucina Italiana

Il Bloody Mary è uno di quei cocktail che anche se non conquistano tutti con il loro gusto, lo fanno grazie all’aura leggendaria che li circonda. Il Bloody Mary ne è l’esempio perfetto, con quella strana composizione a base di succo di pomodoro e il nome splatter. Insomma, non a tutti piace, ma tutti lo conosciamo molto bene!

Bloody Mary, un nome horror

Un cocktail rosso come il sangue, rosso come le mani colpevoli di Maria I Tudor, regina d’Inghilterra dal 1553.“Maria la sanguinaria” come venne soprannominata allora, per via del pugno di ferro e violento con cui tentò – invano – di ripristinare il cattolicesimo nella protestante Gran Bretagna. La sovrana che terrorizzò il suo regno morì poi di cancro con un rigonfiamento sulla pancia che lei credette fino all’ultimo il grembo del suo agognato primogenito. Mary e suo “figlio” hanno visitato gli incubi di molti bambini inglesi, ma le leggende metropolitane sull’entità chiamata Bloody Mary spaziano a tutto il repertorio dei più classici film horror: dalla giovane sepolta viva per errore dai genitori a una bambina-assassina che apparirebbe minacciosamente se venisse pronunciato il suo nome per tre volte davanti allo specchio.

Origini controverse del Bloody Mary

Passando al rango di storia con la “s” maiuscola, secondo una prima versione il cocktail fu creato da George Jessel attorno al 1939: “metà succo di pomodoro, metà vodka” riporta il giornalista del New York Herald Tribune Lucius Beebe. A contendere a Jessel la paternità della ricetta c’è però il francese Fernand Petiot, bartender del St. Regis Hotel di New York che afferma di aver messo a punto la ricetta definitiva (con spezie, tabasco e tutto il resto) già nel 1934. Quel che è certo è che fu lui a portarlo al successo mondiale, e c’è chi pensa che il nome del cocktail derivi da quello di una sua ammiratrice eccellente: la star hollywoodiana Mary Pickford, che aveva già un drink che portava il suo nome (anch’esso di colore rosso) ma che “tradì” quando nacque il Bloody Mary. Il classico gambo di sedano come guarnizione arrivò invece solo negli anni Sessanta, per opera di un anonimo ospite di un party nella “Pump Room” dell’Ambassador East Hotel di Chicago che mescolò così, con un appetizer, il suo Bloody Mary.

La ricetta del Bloody Mary

Ingredienti

  • 4,5 cl di vodka
  • 9 cl di succo di pomodoro
  • 1,5 cl di succo di limone
  • 2/3 gocce di Salsa Worcester (agrodolce e leggermente piccante)
  • 1 pizzico di sale e di pepe nero
  • Tabasco

Procedimento

Miscelate tutto in un bicchiere highball: può essere indifferentemente shakerato o mescolato lentamente, il risultato sarà lo stesso. 

Oltre al sedano, possono essere usate altre guarnizioni salate, come per esempio carote, olive e funghi, ma anche spiedini di salame, gamberetti e formaggio.

Cosa abbinare al Bloody Mary

Il Bloody Mary è il cocktail ideale per l’estate e le giornate calde, grazie alle sue proprietà dissetanti e rinfrescanti. Non possedendo un sapore delicato, può essere abbinato ad una miriade di piatti e stuzzichini per l’aperitivo, dalle ostriche freschissime alle crocchè di patate. Per i vegetariani, il Bloody Mary si abbina benissimo ad una bella focaccia croccante, oppure anche ad un gran misto di verdure in pinzimonio. Se siete amanti dei gusti retro – come d’altronde è lo stesso Bloody Mary – potete ricreare un vero e proprio aperitivo anni ’60 firmato da Davide Oldani, oppure cimentarvi nella preparazione di un aspic di spaghettoni con Bloody Mary alle cozze: un abbinamento davvero originale e di sicuro effetto. 

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