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Basilicata: le 6 specialità locali da assaggiare

MELANZANA ROSSA DI ROTONDA
Sembra un pomodoro, sia per la forma sia per il colore, tanto che la chiamano anche «merlingiana a pummadora». Tutelata con la Dop, ha un sapore lievemente piccante e amarognolo. Si mangia sott’olio, fritta, grigliata o nei sughi per la pasta; sono buone anche le foglie, consumate come gli spinaci.

PEPERONE CRUSCO
Crusco, ovvero croccante. Questa è la caratteristica principale di questo prodotto, tra i più celebri della Basilicata, che si prepara prima essiccando e poi friggendo i peperoni di Senise Igp. Di colore rosso scuro e forma allungata, hanno un gusto dolce e contengono poca acqua, peculiarità che li rende adatti alla lavorazione descritta. Si usano spezzettati per insaporire sughi e ripieni. Come snack battono ogni patatina.

PANE DI MATERA
Crosta croccantissima e cuore morbidissimo: il pane di Matera è tra i prodotti più apprezzati della regione e tra i pani più ricercati d’Italia. Protetto con l’Igp e ottenuto con un antico sistema di lavorazione, è prodotto solo con semola di grano duro e lievito madre, in grosse pagnotte a forma di cornetto, di uno o due chili; mantiene fragranze e profumo anche per una settimana.

AMARO LUCANO
«Cosa vuoi di più dalla vita? Un Lucano», recita la celebre pubblicità di questo rinomato amaro. È stato inventato a fine Ottocento a Pisticci, dove tuttora ha sede l’azienda, con un mix segreto di erbe officinali; raggiunse la sua grande notorietà a partire dal 1900, quando fu scelto dalla reale Casa Savoia, di cui compare lo stemma sull’etichetta.

RAFANO
Cresce spontaneamente nei luoghi più freschi e ricchi di acqua, e qui è conosciuto anche come «tartufo dei poveri». Ricco di vitamina C, con un sapore piccante e caratteristico, il rafano è una radice che si consuma fresca, grattugiata sui primi piatti con sughi di carne, sott’olio o in salsa. In Basilicata è addirittura protagonista di una ricetta, la rafanata, una specie di frittata con uova e formaggio pecorino.

CANESTRATO DI MOLITERNO
Da latte ovino e caprino, è un formaggio a pasta dura con un sapore leggermente piccante. Se la stagionatura non supera i sei mesi è detto Primitivo, entro i dodici mesi è Stagionato, oltre un anno è Extra. Le versioni più invecchiate sono saporitissime e ottime da grattugia.

Dieci locali che raccontano benissimo il Molise

Dieci locali che raccontano benissimo il Molise

Fra Abruzzo e Puglia, il Molise è una piccola regione che dall’Adriatico si arrampica fino all’Appennino, dove la tradizione è difesa al meglio. Fra cavatelli, torcinelli e baccalà “arraganato”. Seguiteci nel nostro tour

Una cucina antica, ricca di sapori forti e decisi. Basata su una vasta scelta di prodotti tipici genuini e di eccellente qualità, grazie al fatto che nella sua piccola superficie si estende dall’Adriatico all’Appennino. Il Molise non è regione da copertina, forse, ma merita sicuramente una visita quanto le tre con cui confina: a nord l’Abruzzo, a sud la Puglia e a ovest la Campania. L’aspetto più interessante – dal punto di vista culinario – è che ne risente in parte, ma non si è fatta assolutamente schiacciare tanto da crearsi una propria cucina, rustica per molti versi, ma di grande personalità che si può gustare in locali, apparentemente fuori tempo o proprio vecchi per chi arriva da una città, ma in realtà perfettamente calati nello spirito, semplice e curato, dei borghi o delle principali cittadine come Campobasso. Una regione con tante eccellenze agroalimentari (159 per il Ministero dell’Agricoltura, con numerosi latticini, formaggi e salumi), cinque DOP in comproprietà con quelle confinanti e una assolutamente propria, ossia l’olio extravergine Molise, ottenuto dai frutti delle varietà Aurina, Gentile di Larino, Oliva Nera di Colletorto e Leccino.

Specialità di ogni tipo

Il Molise è anche una terra di pasta. La specialità è rappresentata dai cavatelli, ricavati dalla semola di grano duro e lavorati a mano come le orecchiette: vengono serviti al pomodoro o alle verdure mentre il condimento più tipico è il sugo a base di carne di maiale. Una cucina povera con peculiarità sorprendenti: la “pizza e minestra”, che unisce a una focaccia di grano e patate le verdure lessate e condite; le sagne, pasta fresca di acqua e farina di grano duro, di forma romboidale, con ceci o fagioli; il pancotto, zuppa di verdure con pane raffermo e guanciale. E poi un trionfo di carne, con i torcinelli a fare la parte del leone: involtini a base di intestini di agnello, avvolti intorno a un ripieno di fegato e trippa, preparati alla griglia o al forno. Creano dipendenza. Ma non dimentichiamo che nei pochi chilometri di sbocco al mare – con Termoli centro principale – ci si diverte molto con il pescato. E in ogni caso il piatto simbolo del Molise – quello che vedete in apertura – è il baccalà ‘arraganato’ ossia un timballo dove il pesce viene unito a mollica di pane, pomodorini, olive, uvetta e pinoli. Era tipico della Viglia di Natale, ora (fortunatamente) è stato sdoganato. Ora la nostra selezione di locali, buon appetito.

L’Elfo – Capracotta

Un locale che occupa le cantine di un palazzo signorile dove la tradizione è interpretata con una visione moderatamente creativa: pasticcio di patate con lardo fuso e lenticchie di Capracotta chitarra con broccoli, guanciale e mollica tostata; cosciotto di castrato brasato agli agrumi.

Osteria del Borgo – Larino

Si sta sempre bene nelle due salette con mattoni a vista di questo locale, in pieno centro storico. Piatti imperdibili: pallotte cac’e ova; cavatelli al ragù di ventricina del Vastese, panciotti di pampanella ossia carne di maiale speziata con aglio e peperoncino.

La Grotta da Concetta – Campobasso

Due sale e un cortile, Chiocciolina Slow Food. Tappa fondamentale per capire il valore dei prodotti e della cucina regionali: basta il trittico all’antipasto (ciambotta, parmigiana di melanzane, zucchine fritte) per entrare nel mood giusto.

Da Filomena – Bojano

Storica trattoria che da mezzo secolo rende di buon umore gli appassionati molisani (e non solo). Molta sostanza nei piatti: frittata con fegatini, tagliatelle ai porcini, torcinelli di agnello. I due patron – Teodoro e Filomena – sono veri personaggi.

Locanda Mammì – Agnone

La migliore “osteria moderna” della regione all’insegna della cucina popolare creativa, basata su una grande materia prima e la voglia di rivisitare intelligentemente. Consigliabili i due menu degustazione a 35 e 50 euro per scoprire i piatti migliori. Cantina di livello.

Da Nonna Rosa – Campomarino

Un’istituzione della cucina molisana, in un piccolo borgo. Il patron Giuseppe Labbate è il re della griglia, dove prepara benissimo grandi tagli di carne scelta, frollata il giusto. Ma c’è anche tanto altro, a partire dalle orecchiette di grano arso al ragù di agnello.

Osteria dentro le Mura – Termoli

Il dehor è fantastico, la piccola sala interna piacevole. Ma quello che conta è la passione nel trasformare la “spesa” al mercato in una sequenza di gustosi piatti ittici, a partire dagli spaghetti quadrati allo scoglio e dal brodetto alla termolese.

I Peccati di Bacco – Campobasso

Pochi (e ricercati) coperti nell’osteria di Stefano Baranello, patron che “racconta” bene il menu e la carta dei vini, all’insegna delle eccellenze molisane e abruzzesi. Si parte bene con un piatto di formaggi locali e si chiude con i tozzetti con cioccolato e uvetta.

Aciniello – Campobasso

Trattoria, con oltre 70 anni di attività, adatta per una rapida pausa pranzo come per una cena completa. Menu scritto a mano che varia spesso, ma non perde mai il filo e offre la tradizione regionale, dalla pizza e minestra sino al fegato di maiale con la rezza.

Morielllo 2.0 – Termoli

Cucina adriatica, di grandissima materia prima, che l’oste Leonardo Moriello sceglie con grande cura. Dai carpacci del giorno al San Pietro in guazzetto c’è una mano felice nelle preparazioni. Menu degustazione da 15 euro a pranzo e da 35 a cena.

Salento goloso: dieci locali che meritano (sempre) una sosta

Salento goloso: dieci locali che meritano (sempre) una sosta
La suggestiva Trattoria Iolanda a Lucignano
I ricci di mare: ‘cult’ salentino da Sapori d’Arneo a Porto Cesareo
Il grande dehor della Masseria del Sale a Manduria
Battuto di gamberi, specialità del Cielo a Ostuni
Farmacia Balboa, locale di tendenza a Tricase
Cucina ‘supertipica’ alla Taverna del Porto di Tricase
Già sotto l’Arco a Carovigno: una tavola stellata Michelin
La zuppa di sgombro all’acqua pazza di Le Macàre ad Alezio
Dentro un hotel: I Fornelli di Teresa a Tricase
Bros: il talento di Floriano Pellegrino e Isabella Potì a Lecce

Tutti pazzi per il Salento: anche per la sua cucina. E se molti italiani la considerano genericamente pugliese, in realtà ha la capacità nell’esaltare al massimo il concetto di cucina povera, frutto di tradizioni centenarie e di prodotti, provenienti soprattutto dalle campagne. Ai piatti contribuiscono il pesce dell’Adriatico e un po’ di carne, preferibilmente di cavallo. È il regno della verdura coltivata o selvatica, anche per questo si spiega il dominio di osterie-trattorie-masserie con cucina sui ristoranti di vertice.

I consigli di Antonio Guida

Quattro per la cronaca le stelle Michelin: Già sotto l’arco a Carovigno, Il Fornello da Ricci a Ceglie Messapica (che in verità è sul confine con le Murge, con una cucina solo di terra e vegetale), Cielo a Ostuni e il celebrato Bros a Lecce, il locale dei giovanissimi fratelli Pellegrino, con la loro cucina di contaminazioni persino con l’Oriente. Il che è provocazione in una terra come questa, come spiega Antonio Guida, figlio del Salento cresciuto in Francia, diventato grande all’Argentario e consacrato a Milano, alla guida del Seta, gioiello bistellato all’interno del Mandarin Oriental. «La nostra è una cucina di ingredienti, più di altre. Cerchiamo abbinamenti semplici, intensi che si scoprono da bambini grazie a mamme e nonne ai fornelli», dice. «Da noi si è sempre cucinato tantissimo e lo si continua a fare».

I piatti imperdibili

Nel lungo elenco di specialità da assaggiare per i neofiti del Salento, lo chef consiglia la frisa (un biscotto di grano duro) con il pomodoro, lo sciuttidu che è la gustosa peperonata locale, cicureddhe cu le fave nette (cicorie selvatiche con purea di fave), paparina e paparotta («È una ricetta propria della mia cittadina, Tricase», sottolinea Guida): la prima è papavero fritto in foglie, la seconda è il recupero per eccellenza a base di pane avanzato, legumi e cime di rapa, tutto fritto in olio di oliva che è storico vanto dell’area. Un primo? Ciceri e tria: la caratteristica sta nella cottura della pasta di semola di grano duro che viene in parte fritta e in parte bollita. Poi si unisce ai ceci cotti con olio extravergine, aglio, cipolla e aromi: un piatto antichissimo, Orazio ne parlava già nelle sue Satire (35 a.C.). Quanto al secondo, Guida impone l’assaggio dei pezzetti di carne di cavallo, cotti in terracotta con aglio, sedano, cipolla, salsa di pomodoro e alloro. Piatto ideale per un bel calice di rosso, magari Negroamaro: simbolo enoico di Salento e di Puglia. Pronti al tour?

Trattoria Iolanda – Lucignano

Da quasi 50 anni qui si mangia bene, grazie all’impegno della stessa famiglia. Ci sono tutte le specialità salentine, dei primi molto buoni e una proposta curata alla griglia. Bisogna prenotare sempre.

Sapori d’Arneo – Porto Cesareo

Un locale che piace sempre perché oltre a essere una fornita enoteca, con una cucina semplice e diretta, promuove un sacco di iniziative per far conoscere i sapori e i vini del territorio.

Masseria del Sale – Manduria

Siamo nella capitale del Primitivo, grande vino del territorio: posto unico, ospitato in una masseria ristrutturata del Seicento. Si gustano buoni piatti di terra e di mare. Alla sera è spettacolare, anche per l’illuminazione.

Cielo – Ostuni

Location notevole, ospitata dal relais La Sommità: piccola corte interna o una bianca sala dal soffitto a botte. La cucina parte dalle eccellenze della regione, ma la mano di Andrea Cannalire vira verso una linea più creativa.

Farmacia Balboa – Tricase

Già l’insegna mette di buon umore: «Bevande spiritose e vini pregiati». E’ il locale più noto della cittadina, frequentato anche da Vip stranieri e che propone una mixology al top. Ideale per un aperitivo o un dopo cena.

Taverna del Porto – Tricase

La cucina salentina è in gran parte legata alla terra. Ma in questo locale, sul lungomare, si gustano eccellenti piatti a base di pesce: crudi del giorno, gran fritto di paranza, polpo, spiedini..

Già sotto l’Arco – Carovigno

Al primo piano di un palazzo barocco, con splendida vista sulla cittadina, c’è una delle certezze della cucina pugliese. La cuoca Teresa Galeone è brava nel rivisitare (con classe e leggerezza) la tradizione, partendo talvolta da piatti antichi.

Le Macàre – Alezio

Nel dialetto locale, l’insegna significa streghette ammaliatrici. E in effetti questo piccolo locale ha una certa magia, fatta di piatti salentini, curati e in chiave moderna. Da non perdere il ricco antipasto misto.

I Fornelli di Teresa – Tricase

È il ristorante interno dall’albergo Adriatico: deve il nome alla fondatrice che lo gestisce ancora, proponendo piatti made in Salento e una buona pizza, realizzata con farine selezionate.

Bros – Lecce

La meta gourmet della zona: Floriano Pellegrino e Isabella Potì sono giovani ma già molto bravi: “prima salentini, poi cittadini del mondo” (parole loro) esaltano i prodotti del territorio con una tecnica di alta scuola. Esperienza da gourmet.

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