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Ricetta Babà analcolico | La Cucina Italiana

Ricetta Babà analcolico | La Cucina Italiana

Dolce di pasta lievitata soffice e bagnata di rum, il babà è una preparazione tradizionale napoletana caratterizzata dalla tipica forma a funghetto che si ottiene con stampini troncoconici.

Del babà esistono tante varianti –  alla crema, al cioccolato, con la frutta – e si può preparare anche come ciambellina o come torta, come nella ricetta che vi presentiamo oggi.

Rispetto all’impasto originale, nella nostra versione rivisitata di questo dolce abbiamo utilizzato solo un cucchiaino di zucchero. Inoltre, abbiamo preparato una bagna analcolica con il limone, in modo che anche i bambini possano assaggiare il babà.

Provate la ricetta e scoprite anche le migliori pasticcerie di Napoli dove gustare questo e altri dolci.

consigli utili per apprezzare la tradizione | La Cucina Italiana

consigli utili per apprezzare la tradizione
| La Cucina Italiana

Pare che la parola caffè venga da Kaffa, la regione dell’Etiopia in cui venne elaborata la prima bevanda ottenuta dalla lavorazione del chicco. Ma quello che lega Napoli al mondo che ruota intorno alla tazzina è qualcosa che affonda le radici nella cultura e nelle tradizioni, partendo dalle cucine di casa per arrivare al teatro e alla musica.
Tutti in passato, a Napoli, compravano il caffè crudo, per poi tostarlo in maniera casalinga. Ogni famiglia, così, aveva il suo personale caffè, unico e diverso da tutti gli altri.

Ma quali sono le regole per bere un buon caffè?

Quando si parla genericamente di caffè, in Italia ci si riferisce prevalentemente all’espresso, quello stesso espresso che gli Italiani nel mondo non smettono di cercare.

Ma quali sono le regole per gustare un buon caffè espresso?

La tazzina, innanzitutto, deve avere una temperatura che si aggiri intorno ai 45 gradi. Questo permette al caffè di non raffreddarsi (è importante, infatti, che venga bevuto caldo) e allo stesso tempo di mantenere inalterate le proprietà organolettiche. Per questo stesso motivo andrebbe consumato entro un minuto, massimo un minuto e mezzo, confermando l’abitudine italiana di bere il caffè al banco “al volo”.
La tazzina va sempre posata sul piattino e deve essere accompagnata da un cucchiaino. Anche per chi beve il caffè amaro. Il motivo è presto detto: contrariamento a quanto si pensi, il cucchiaino non serve a far sciogliere lo zucchero, ma a “unire” la parte cremosa del caffè a quella liquida. Non prima, però, di averla “osservata”. La degustazione del caffè, infatti, come ricorda la coffelier di Lavazza, Stefania Zecchi, inizia proprio dall’osservazione della bevanda. «Per degustare il caffè espresso mettiamo in campo tutti e 5 i sensi, partendo dalla vista. La crema deve risultare elastica, persistente e consistente, dal color nocciola. A questo punto la muoviamo col cucchiaino, e deve tornare in posizione iniziale, muovendosi come fosse di seta e non creando un tappo». Piccoli accorgimenti che tutti possiamo adottare, affinando le nostre capacità di “degustatori di caffè”.
Il primo assaggio si fa senza respirare, di modo da cogliere l’amarezza, la dolcezza e l’acidità. In un secondo momento si libera l’olfatto, ed è qui che, nell’incontro tra armoni e sapori, si scompongono le note del caffè.
Sembra difficile? Questione di allenamento! E per preparare il palato alla degustazione, meglio accompagnare sempre il caffè a un bicchiere d’acqua, da bere rigorosamente prima.

Le tecniche, ma anche le esperienze, la creatività e tutto il mondo che vive dentro e intorno alla tazzina, sono protagonisti di The Blender, il primo digital magazine italiano interamente dedicato alla passione per il caffè, firmato da Lavazza e recentemente presentato a Napoli.

Il caffè a Napoli, fra rituali, indirizzi tradizionali e nuove aperture

Qualcosa, però, sta lentamente cambiando, complice anche una diffusione più ampia della cultura di questa bevanda, che può essere molto di più di un espresso bevuto al banco. Guglielmo Campajola, patron del Gran Caffè La Caffettiera di Napoli, racconta di come il “Napoletano DOC” non manchi di accompagnare al caffè, la sfogliatella. Ma dal suo privilegiato osservatorio (il Gran Caffè è aperto da oltre 40 anni) nota anche come il momento del caffè stia diventando un momento di vera pausa, complice anche una diversificazione delle proposte, sia in termini di miscele che di preparazioni. «Personalmente penso che il caffè sia una bevanda da meditazione, per questo lavoriamo di modo che la nostra clientela possa apprezzare sempre di più la possibilità di consumarlo seduta, per apprezzarlo davvero».
Non è un caso che qui il caffè sia proposto in più declinazioni: da quello preparato nella caffettiera Napoletana, servita con il “pipitiello” (il cornetto che ne preserva l’aroma) a quelli sotto forma di cocktail.
Tra i clienti affezionati, vi potrebbe capitare di incontrare qui Matteo Paolillo, uno dei protagonisti di Mare fuori. Salernitano di nascita e napoletano d’adozione, ha abitato proprio vicino al Garn Caffè La Caffettiera. Il suo caffè? Amaro, come vuole la tradizione.

Per scoprire altri caffè storici leggete il nostro articolo: Caffè storici di Napoli, passato e presente di un rito intramontabile.

Nella nuova sede delle Gallerie d’Italia, la ricca offerta di food & beverage prevede anche una ricca scelta per gli appassionati di colazioni e merende con il Luminist Café, dove scegliere tra il più tradizionale espresso e i caffè specialty, tra chemez cold brew e filtrati. L’accompagnamento è quello inusuale (per Napoli) dei croissant francesi, da farcire sul momento a richiesta.

Ma non di soli caffè in tazzina si vive a Napoli: per chi volesse provare anche le declinazioni alcoliche del caffè, l’indirizzo da non perdere in città è quello di L’Antiquario, cocktail bar dallo stile rétro premiato dalla classifica World’s 50 Best Bars insieme a soli altri due indirizzi in Italia. Sorto nel 2015 sulle ceneri di un negozio di antiquariato, il locale propone, tra gli altri, il cocktail Gianni, a base di cognac, latte di mandorla, Grand Marnier, espresso preparato con miscela La Reserva de iTierra! Colombia di Lavazza e Bitter Campari.

E per chi rimane insonne, c’è una Napoli che rimane sempre sveglia e brulicante di novità.

Ricetta Montanarine | La Cucina Italiana

Ricetta Montanarine | La Cucina Italiana

Step 1

Per la ricetta delle montanarine, sciogliete il lievito nel latte e impastatelo con la farina (se la massa dovesse risultare troppo dura, aggiungete qualche cucchiaio di acqua); incorporate il tuorlo, poi lo strutto, amalgamate bene, unite 12 g di sale e continuate a impastare per altri 10 minuti circa, finché non otterrete un impasto liscio e omogeneo. Infarinatelo leggermente, lavoratelo ancora un po’ a mano, quindi raccoglietelo a palla, avvolgetelo nella pellicola alimentare e lasciatelo lievitare fuori del frigorifero per circa 2 ore. L’impasto crescerà dentro la pellicola, fino quasi a triplicare il suo volume.

Step 2

Scaldate in una casseruola 3 cucchiai di olio extravergine con ½ spicchio di aglio in camicia e, quando l’olio sarà caldissimo, unite la passata di pomodoro, profumate con una manciata di foglie di basilico e lasciate cuocere a pentola coperta fino al bollore; togliete il coperchio e proseguite la cottura, a fiamma dolce, per 1 ora, regolando di sale.

Step 3

Infarinate il piano di lavoro e dividete l’impasto in palline di circa 40 g ciascuna. Disponetele in una teglia precedentemente infarinata, coprite con una pellicola alimentare e fate lievitare ancora per circa 45 minuti.

Step 4

Appiattite infine le palline ottenendo dei dischi di circa 5 millimetri di spessore; friggeteli in olio di arachide ben caldo, pochi per volta, finché non saranno gonfi e dorati. Scolateli su carta da cucina.

Step 5

Condite le montanare con 1 cucchiaio di salsa, una generosa grattugiata di parmigiano e una foglia di basilico. Servitele subito.

Ricetta: Cristoforo Trapani, Testi: Valentina Vercelli, Foto: Guido Barbagelata, Styling: Charlotte Mello Teggia

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