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Fegato alla veneziana: 5 regole per farlo perfetto

La Cucina Italiana

Il fegato alla veneziana è una ricetta tipica della tradizione culinaria veneta. La caratteristica principale di questo piatto è il contrasto tra il gusto dolce delle cipolle e il gusto intenso del fegato. Il segreto sta nella cottura lenta delle cipolle, che devono quasi diventare una crema, e nell’aggiunta di limone, vino o aceto, ovvero di un ingrediente acido a smorzare il sapore del fegato. L’accompagnamento ideale a questo secondo piatto molto gustoso è un purè di patate.

Fegato alla veneziana: origini della ricetta 

Si dice che il fegato alla veneziana abbia una storia molto antica e che arrivi addirittura dall’epoca romana. Il nome fegato, infatti, deriva da ficatum perché i romani usavano cuocerlo con i fichi che erano dolci per coprirne il sapore e il forte odore. I fichi poi nel tempo sono stati sostituiti dalla cipolla e ancora oggi questa ricetta è tra le più famose nel nostro paese e nel mondo.

La ricetta del fegato alla veneziana

Lavate 500 g di fegato di vitello sotto acqua corrente e poi asciugatelo accuratamente con carta da cucina. Affettate sottilmente due cipolle bianche e stufatele a fuoco leggero con olio e una noce di burro in padella. Aggiungete anche un trito di salvia e poi, quando le cipolle saranno diventate molto morbide, sfumate con vino bianco o succo di limone o aceto bianco e poi aggiungete il fegato tagliato a fette o a listarelle. Salate a fine cottura e servite il piatto caldo con patate al forno o purè. In alcune ricette le patate vengono cotte insieme alle cipolle per creare un condimento al fegato ancora più ricco e gustoso.

Come avete visto, preparare in casa questo piatto è davvero molto semplice, ma ricordate di seguire queste regole facili, tuttavia indispensabili.-

Le 5 regole base  per fare un fegato alla veneziana perfetto

Fegato alla veneziana

Fegato alla veneziana: 5 regole per farlo perfetto

Zona gialla, le regole per andare al ristorante e al bar

Zona gialla, le regole per andare al ristorante e al bar

Alcune regioni rischiano di tornare in zona gialla, la Sicilia dal 30 agosto sembra confermare il passaggio. Ecco le regole per andare al ristorante o al bar da rispettare in zona gialla

I numeri di contagio per Covid-19 sono abbastanza positivi in tutta Italia, ma ci sono regioni che rischiano di tornare in zona gialla come la Sardegna. Intanto, la Sicilia aspetta per oggi la conferma dalla cabina di regia per passare da zona bianca a zona gialla da lunedì 30 agosto. Dopo il via libera a fine luglio dei nuovi criteri per calcolare il rischio Covid basati sulle ospedalizzazioni, ovvero soglia del 10% per l’occupazione dei posti in rianimazione e 15% per i posti letto in area medica non critica, i numeri a oggi non reggono più. Già in bilico dalla scorsa settimana, i valori comunicati dall’Agenas per la Sicilia confermano di aver superato le soglie con l’11% di occupazione delle terapie intensive e il 20% il limite previsto per le aree mediche. Si aggiungono i dati rilevati indipendentemente dalla Fondazione Gimbe che indicano 13 Province con un’incidenza di oltre 150 casi per 100.000 abitanti, di cui 9 in Sicilia: Caltanissetta (318), Ragusa (281), Enna (268), Siracusa (234), Trapani (195), Messina (185), Catania (180), Palermo (163) e Agrigento (156). Si aggiunge la bassa percentuale di vaccinati: solo 1 su 3 è vaccinato e l’80% dei ricoverati per Covid-19 è non vaccinato.

Per chi è in Sicilia o sta per andare in vacanza nella splendida Isola, le regole in zona gialla cambiano la vita quotidiana, soprattutto per chi desidera andare al ristorante o al bar. Dopo i mesi passati con tutta l’Italia in zona bianca, sembrava solo un brutto ricordo dover attenersi alle regole, seppur assolutamente necessarie. Coprifuoco? Quante persone a tavola? Dentro o fuori? Eccoci quindi a ripassare quali sono i comportamenti a cui attenersi in zona gialla ora che vige il green pass dal 6 agosto:

Bar e ristoranti in zona gialla

Servizio di asporto e consegna a domicilio sempre permessi, accesso a ristoranti e bar anche la sera, sempre aperti anche al chiuso, con obbligo di green pass. Resta valida per la zona gialla la norma che impone il massimo di quattro persone sedute insieme allo stesso tavolo se non si tratta di conviventi tra loro con una distanza minima di un metro tra i commensali, introdotta dal Dpcm 2 marzo 2021 all’art. 27 comma 1.

Coprifuoco in zona gialla

Non torna il coprifuoco, abolito anche nelle zone gialle dal 21 giugno scorso.

Mascherina in zona gialla

Dal 28 giugno scorso in zona bianca, la mascherina si poteva non indossare all’aperto, tranne che in situazioni di assembramento. Torna l’obbligo di indossare la mascherina, fatta eccezione per i bambini sotto i 6 anni e chi ha un’invalidità o una patologia incompatibile con l’uso della mascherina. Inoltre, non è obbligatorio indossare la mascherina mentre si effettua l’attività sportiva.

Alberghi in zona gialla

Praticamente nessuna modifica per hotel e ristorazione alberghiera. I ristoranti interni agli hotel continuano a servire i clienti interni anche a cena senza limiti di orari, sempre rispettando l’obbligo del green pass.

Spostamenti tra regioni in zona gialla

Non ci sono limiti agli spostamenti da e per regioni diverse, anche se in zona gialla. Ricordiamoci che dal 1 settembre occorre il green pass per l’accesso e l’utilizzo di aerei, navi e traghetti (tranne che per lo Stretto di Messina), treni intercity e ad alta velocità – indipendentemente dalla zona gialla.

7 regole per mangiare in barca (per non parlare della pentola a pressione)

7 regole per mangiare in barca (per non parlare della pentola a pressione)

Cucinare in barca non è facile, soprattutto se è la prima volta. Ecco qualche consiglio di base, il più importante è firmato Soldini: usate la pentola a pressione. Per tutto

Cucinare in barca – in particolare a vela – non è lo stesso che cucinare a casa, ma non si può mangiare male per un’estate solo perché è problematico preparare dei piatti o si è calcolata male la dispensa. Stiamo parlando ovviamente di barche, impegnate in una crociera in mare aperto, che non fanno tappa ogni sera in un porto, ricco di localoni e localini. Troppo facile… Nel primo caso, bisogna ragionare su vari aspetti: la durata della navigazione, il numero dei passeggeri, le ‘preferenze’ o intolleranze degli stessi, l’attrezzatura della barca che (quasi sempre) dipende dalla lunghezza della stessa. A quel punto si può iniziare facendo cambusa. Poi se non si è esperti, si legge qualche libro elementare di ricette ‘da barca’. Infine, a bordo della tipica imbarcazione di media o piccola dimensione, bisogna seguire queste regole base.

1. Fresco ma non troppo

I cibi freschi a bordo sono il massimo del godimento – la frutta e il pesce in particolare – ma andateci piano. Comprate solo per le esigenze (e il piacere) di un paio di giorni. Rifarete la spesa alla prossima tappa in uno dei market al porto o direttamente dai pescatori. Ma tenete sempre a mente che la deperibilità dei cibi è maggiore in barca che a casa. Poi ognuno ha le sue fisse: Giovanni Soldini – il navigatore più famoso d’Italia – non si fa mancare un prosciutto crudo nelle traversate atlantiche. Ma non pretende che le prime fette siano come le ultime…

2. Scatolame a go-go

Qui si vede l’esperienza del barcaiolo e la fantasia di chi cucinerà. Bisogna partire da una base solida: olio (in lattina è meglio), sale, zucchero, tonno in scatola (di quello buono), pasta, riso, pelati o sughi pronti, latte, biscotti e via dicendo. L’ottimizzazione degli spazi – che in barca sono dovunque, magari celati – va di pari passo con la distribuzione: consigliabile la massima lucidità per non perdere tempo nella ricerca.

3. Il secco è meglio

Pane secco, grissini, cracker: sono più intelligenti di pan carré e similari morbidi. Sono di facile consumazione come gli altri ma restano il miglior antidoto – non chimico – al mal di mare. La nausea infatti può essere combattuta mangiando qualcosa di croccante o, curiosamente, con formaggi stagionati o molto salati.

4. Non sprecare acqua

Sulle barche è un bene prezioso, da usare con parsimonia. Per esempio, si può cuocere la pasta mettendo nella pentola solo due terzi d’acqua dolce, e per il restante terzo quella di mare: in questo modo non occorrerà aggiungere sale! E una volta scolata, non ha senso buttarla via: sono molteplici le sue possibilità di riutilizzo: dalle uova sode, alle patate e verdure lesse. Si può persino lavare i piatti senza detersivo, grazie alle proprietà sgrassanti degli amidi della pasta.

5. Il vino? Rossi a terra…

Capitolo beverage: in primis, acqua a volontà tenendo una riserva d’emergenza. Poi massima libertà, puntando preferibilmente su lattine e non su bottiglie in vetro. Capitolo vino: c’è chi vuole il Barolo anche in mezzo al Mediterraneo su un dieci metri ma ha decisamente più senso imbarcare vini bianchi leggeri e qualche bollicina, viste le alte temperature e il tipo di alimentazione a bordo. Fate vobis, comunque

6. La pentola n.1

Soldini ha fatto diventare la pentola a pressione un simbolo delle sue navigazioni: “La trovo geniale e la consiglio vivamente a tutti” – racconta –  cambia la vita in barca perché non ‘rischi per cucinare: è chiusa e il suo contenuto non può rovesciarsi. Cucino tutto con la pentola a pressione, a partire dal risotto giallo che adoro da buon milanese”. In effetti, la pentola a pressione ha una grande versatilità (si può usarla per quasi tutto, evitando di sporcare altre pentole) e di far risparmiare tempo in cucina. Basta preparare una pasta con il sugo per capirlo.

7. Usare il buon senso

La settima regola dovrebbe essere scontata ma non lo è mai del tutto. Prevede che non si tenti l’allestimento di banchetti luculliani quando spazio e condizione meteo consiglino una bella caprese. Oppure che ci si arrenda all’utilizzo di stoviglie in plastica – anche se gli ambientalisti soffriranno – in luogo di quelle classiche, facili alla rottura e obbligatoriamente da lavare. E ancora che ci si convinca – a meno di nin essere cuoca ‘da barca’ fatta e finita – che non ha senso spignattare a scafo sbandato. Il rischio sballottamento è evidente, le preparazioni magari finiscono per terra…Buon vento.

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