7 regole per mangiare in barca (per non parlare della pentola a pressione)

7 regole per mangiare in barca (per non parlare della pentola a pressione)

Cucinare in barca non è facile, soprattutto se è la prima volta. Ecco qualche consiglio di base, il più importante è firmato Soldini: usate la pentola a pressione. Per tutto

Cucinare in barca – in particolare a vela – non è lo stesso che cucinare a casa, ma non si può mangiare male per un’estate solo perché è problematico preparare dei piatti o si è calcolata male la dispensa. Stiamo parlando ovviamente di barche, impegnate in una crociera in mare aperto, che non fanno tappa ogni sera in un porto, ricco di localoni e localini. Troppo facile… Nel primo caso, bisogna ragionare su vari aspetti: la durata della navigazione, il numero dei passeggeri, le ‘preferenze’ o intolleranze degli stessi, l’attrezzatura della barca che (quasi sempre) dipende dalla lunghezza della stessa. A quel punto si può iniziare facendo cambusa. Poi se non si è esperti, si legge qualche libro elementare di ricette ‘da barca’. Infine, a bordo della tipica imbarcazione di media o piccola dimensione, bisogna seguire queste regole base.

1. Fresco ma non troppo

I cibi freschi a bordo sono il massimo del godimento – la frutta e il pesce in particolare – ma andateci piano. Comprate solo per le esigenze (e il piacere) di un paio di giorni. Rifarete la spesa alla prossima tappa in uno dei market al porto o direttamente dai pescatori. Ma tenete sempre a mente che la deperibilità dei cibi è maggiore in barca che a casa. Poi ognuno ha le sue fisse: Giovanni Soldini – il navigatore più famoso d’Italia – non si fa mancare un prosciutto crudo nelle traversate atlantiche. Ma non pretende che le prime fette siano come le ultime…

2. Scatolame a go-go

Qui si vede l’esperienza del barcaiolo e la fantasia di chi cucinerà. Bisogna partire da una base solida: olio (in lattina è meglio), sale, zucchero, tonno in scatola (di quello buono), pasta, riso, pelati o sughi pronti, latte, biscotti e via dicendo. L’ottimizzazione degli spazi – che in barca sono dovunque, magari celati – va di pari passo con la distribuzione: consigliabile la massima lucidità per non perdere tempo nella ricerca.

3. Il secco è meglio

Pane secco, grissini, cracker: sono più intelligenti di pan carré e similari morbidi. Sono di facile consumazione come gli altri ma restano il miglior antidoto – non chimico – al mal di mare. La nausea infatti può essere combattuta mangiando qualcosa di croccante o, curiosamente, con formaggi stagionati o molto salati.

4. Non sprecare acqua

Sulle barche è un bene prezioso, da usare con parsimonia. Per esempio, si può cuocere la pasta mettendo nella pentola solo due terzi d’acqua dolce, e per il restante terzo quella di mare: in questo modo non occorrerà aggiungere sale! E una volta scolata, non ha senso buttarla via: sono molteplici le sue possibilità di riutilizzo: dalle uova sode, alle patate e verdure lesse. Si può persino lavare i piatti senza detersivo, grazie alle proprietà sgrassanti degli amidi della pasta.

5. Il vino? Rossi a terra…

Capitolo beverage: in primis, acqua a volontà tenendo una riserva d’emergenza. Poi massima libertà, puntando preferibilmente su lattine e non su bottiglie in vetro. Capitolo vino: c’è chi vuole il Barolo anche in mezzo al Mediterraneo su un dieci metri ma ha decisamente più senso imbarcare vini bianchi leggeri e qualche bollicina, viste le alte temperature e il tipo di alimentazione a bordo. Fate vobis, comunque

6. La pentola n.1

Soldini ha fatto diventare la pentola a pressione un simbolo delle sue navigazioni: “La trovo geniale e la consiglio vivamente a tutti” – racconta –  cambia la vita in barca perché non ‘rischi per cucinare: è chiusa e il suo contenuto non può rovesciarsi. Cucino tutto con la pentola a pressione, a partire dal risotto giallo che adoro da buon milanese”. In effetti, la pentola a pressione ha una grande versatilità (si può usarla per quasi tutto, evitando di sporcare altre pentole) e di far risparmiare tempo in cucina. Basta preparare una pasta con il sugo per capirlo.

7. Usare il buon senso

La settima regola dovrebbe essere scontata ma non lo è mai del tutto. Prevede che non si tenti l’allestimento di banchetti luculliani quando spazio e condizione meteo consiglino una bella caprese. Oppure che ci si arrenda all’utilizzo di stoviglie in plastica – anche se gli ambientalisti soffriranno – in luogo di quelle classiche, facili alla rottura e obbligatoriamente da lavare. E ancora che ci si convinca – a meno di nin essere cuoca ‘da barca’ fatta e finita – che non ha senso spignattare a scafo sbandato. Il rischio sballottamento è evidente, le preparazioni magari finiscono per terra…Buon vento.

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