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Una rivoluzione verde e sociale nel cuore di Milano

La Cucina Italiana

Nel cuore di Milano, una nuova iniziativa, nonché rivoluzione verde, nel campo dell’agricoltura sociale e dell’inclusione lavorativa ha visto la luce, portando con sé la promessa di una rivoluzione verde e sociale che non potrà che portare contagiare altre realtà. La Cascina Agrivis è il frutto di un progetto ambizioso che unisce agricoltura, inclusione sociale e, ovviamente, sostenibilità, rappresentando un capitolo fondamentale nella missione di creare un futuro migliore per tutti.

Inaugurata il 26 settembre 2023, nel giorno dell’apertura la cascina ha visto la partecipazione di numerose figure di spicco. La cooperativa sociale agricola Agrivis, ideata nel 2016 dal Gruppo L’Impronta, un network di enti del terzo settore con oltre 20 anni di esperienza nella zona sud di Milano, ospita la Cascina Agrivis. Quest’ultima sorge in un terreno di quattro ettari nel Parco Agricolo Sud, all’interno dei confini cittadini della città di Milano, in via Macconago 68. Agrivis coltiva oltre 25 tonnellate di prodotti freschi all’anno, tra verdure e piccoli frutti, in 30 varietà diverse, il tutto su terreno certificato biologico. 

Un progetto multifunzionale

La Cascina Agrivis si compone di tre blocchi distinti. Uno di questi è dedicato al laboratorio di trasformazione alimentare, dove i prodotti orticoli coltivati dalla cooperativa vengono trasformati in vari prodotti, come passata di pomodoro, nettare di lamponi e marmellata di more. Questo laboratorio ha anche avviato un’importante iniziativa contro lo spreco alimentare, offrendo nuove opportunità di lavoro. I prodotti forniti dall’azienda partner Babaco, che altrimenti verrebbero scartati per difetti estetici o eccesso di offerta, vengono trasformati in succhi di frutta e marmellate. Attualmente, il laboratorio propone una gamma di oltre 35 prodotti trasformati in diverse varietà.

L’inaugurazione di Cascina Agrivis.

Caci del centro Italia: riscoperta delle tradizioni casearie

La Cucina Italiana

Parliamo di caci e quindi del Centro Italia, che è una regione ricca di tradizioni casearie, dove la produzione di formaggi è legata a secoli di storia e pratica pastorale. Questa regione, che comprende le Marche, l’Abruzzo, l’Umbria e il Lazio, è rinomata per una varietà di formaggi pecorini, o caci, unici nel loro genere. Ecco tre di questi prelibati tesori caseari, ognuno con una storia e una tradizione distinte.

Pecorino di Farindola: il formaggio del Gran Sasso

Il pecorino di Farindola è un formaggio pecorino originale preparato utilizzando il caglio di maiale, conferendogli aromi e sapori particolari. Questa antica tradizione di utilizzare il caglio suino risale all’epoca romana, quando era noto come “formaggio dei Vestini”. La produzione di questo formaggio era una volta diffusa in questa regione, con il paese di Farindola che aveva una notevole tradizione ovina grazie ai suoi vasti pascoli pubblici. Il formaggio era oggetto di scambi commerciali nei mercati di Penne e Loreto Aprutino.

Oggi, il pecorino di Farindola viene prodotto in quantità limitate in una ristretta area del versante orientale del massiccio del Gran Sasso, principalmente all’interno del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. La sua produzione è prerogativa delle donne, che tramandano la ricetta di generazione in generazione. Il latte è munto a mano da ovini che pascolano allo stato brado per gran parte dell’anno. La lavorazione prevede la cagliatura del latte a 35°C, seguita dalla salatura a secco entro 48 ore. Le forme sono poi poste a stagionare in vecchie madie di legno da un minimo di 40 giorni fino a oltre un anno. La pasta granulosa e leggermente umida conferisce al formaggio profumi muschiati e un grande equilibrio tra sensazioni piccanti e il sapore del latte ovino.

Con lo spopolamento dovuto alle emigrazioni del dopoguerra, la produzione di pecorino di Farindola si era ridotta drasticamente. Tuttavia, grazie all’impegno del Presidio, sette produttori hanno contribuito a preservare e rilanciare questa tradizione unica.

Cacio di Genazzano: il formaggio storico dei Monti Prenestini

Il cacio di Genazzano è un pecorino storico della prima cinta dell’area metropolitana di Roma, tra i Monti Prenestini e la Valle del Sacco, in particolare dei comuni di Cave e Genazzano. Questo formaggio pecorino è prodotto utilizzando il latte di diverse razze ovine come comisana, sarda, massese e loro incroci. Le pecore pascolano su terreni caratterizzati da tufo vulcanico e numerose sorgenti, conferendo al formaggio un profilo aromatico ricco e complesso.

Ricetta Carbonara con la panna

Ricetta Carbonara con la panna

Step 1

Per la ricetta della carbonara con la panna, mettete a cuocere la pasta in acqua bollente salata.

Step 2

Tagliate il guanciale a bastoncini e rosolateli in una padella antiaderente finché parte del grasso non si sarà fuso e la consistenza non sarà croccante.

Step 3

Mescolate in un’ampia ciotola i tuorli con il pecorino, la panna e una generosa macinata di pepe. Aggiungete un po’ del grasso del guanciale.

Step 4

Scolate gli spaghetti bene al dente e versateli nella ciotola con il condimento di tuorli. Distribuiteli nei piatti e completateli con i bastoncini di guanciale.

Step 5

Abbinamento vino: la cremosità della panna e delle uova chiede un vino capace di pulire il palato, come sanno fare le bollicine di uno spumante Metodo Classico. Sceglietene uno di buona freschezza e struttura, come quelli, a base di Pinot nero, che nascono in montagna. Il Trento Perlé Nero Riserva 2016 di Ferrari è sfaccettato ed elegantissimo, con profumi fruttati, burrosi e minerali. 74 euro, ferraritrento.com

Ricetta: Sara Foschini, Foto: Maurizio Camagna, Styling: Beatrice Prada

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