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I tortelli mugellani: un mix di Emilia e Toscana

I tortelli mugellani: un mix di Emilia e Toscana

Pasta all’uovo fatta in casa e un ripieno a base di patate, pomodoro, aglio e prezzemolo: ecco come preparare questo piatto della tradizione culinaria tosco-emiliana

Se non avete mai provato il sapore dei tortelli mugellani non sapete cosa vi siete persi finora. La morbidezza delle patate, il pomodoro nel ripieno, l’aglio nell’impasto: un piatto sinuoso come il posto in cui sono nati, il Mugello.

Per chi non lo conoscesse, il Mugello si trova in una stretta vallata sulle colline di Firenze, luogo incantato e bellissimo, pieno di verde e immerso nella natura. La sua tradizione culinaria è a metà strada – vista la vicinanza geografica – tra quella toscana e quella emiliana (da qui questa tipologia di pasta).

La preparazione non è complicata, ma richiede un po’ di manualità.

Come fare i tortelli mugellani

Ingredienti

Per preparare la pasta dei tortelli vi serviranno: 500 g di farina 0, 3/4 uova, 50 g di acqua, olio extravergine di oliva e sale. Per il ripieno, invece: 500 g di patate, 2 spicchi di aglio, 200 g di parmigiano grattugiato, prezzemolo, concentrato di pomodoro, pepe e olio extravergine di oliva.

Procedimento

Per preparare i tortelli mugellani si inizia, naturalmente, dalla pasta. Si dispone su una spianatoia la farina nella classica forma a fontana e si aggiungono al centro le uova, l’acqua, un po’ di olio e il sale. Si impasta e si lascia riposare sotto un canovaccio.

Si passa quindi alla preparazione del ripieno lessando le patate, spelandole e schiacciandole con una forchetta. A parte, mentre le patate si raffreddano, si prepara un soffritto a base di olio, aglio e prezzemolo tritati finemente, pepe e un cucchiaio abbondante di concentrato di pomodoro. Si unisce quindi questo composto alle patate, si aggiunge il sale e il formaggio grattugiato e si amalgama tutto.

La preparazione dei tortelli mugellani continua stendendo la pasta: deve essere una sfoglia non molto sottile e tagliata a strisce larghe circa 8 cm. Si procede quindi a sistemare una pallina di ripieno ogni 3 cm e poi si ripiega la sfoglia su se stessa facendo uscire l’aria. A questo punto si procede a formare i tortelli tagliando la sfoglia con la spronella dentata.

I tortelli mugellani vanno poi cotti in acqua salata per pochi minuti e conditi con un ragù di carne.

» Polpette di pesce spada al sugo

Misya.info

Innanzitutto pulite il pesce spada, eliminando la pelle e l’osso centrale, quindi tagliatelo in pezzi e frullatelo con un mixer.

Unitelo in una ciotola con prezzemolo e aglio tritati, uovo, formaggio grattugiato, sale e pancarré in pezzi.
Amalgamate tutti gli ingredienti fino ad ottenere un composto omogeneo, quindi realizzate delle polpette poco più grandi di una noce.

Preparate il sugo: fate soffriggere aglio e olio in una casseruola ampia, quindi eliminate l’aglio, aggiungete la passata, salate e fate cuocere per almeno 5 minuti.
Unite quindi anche le polpette e proseguite la cottura a fiamma media, girando di tanto in tanto.

Quando il sugo si sarà ben ristretto, aggiustate di sale e aggiungete la menta fresca: le polpette di pesce spada al sugo sono pronte.

Mangiare (e bere) lungo il Naviglio Pavese

Mangiare (e bere) lungo il Naviglio Pavese

L’altro naviglio sta tornando a nuova vita. Ecco i nostri locali del cuore, in un viaggio seguendo la corrente dalla Darsena ai confini della città. Bar, ristoranti, pizzerie (street food e cantine urbane) e tutti gli indirizzi lungo il Naviglio Pavese

Il Naviglio a Milano lo si chiama al singolare perché quasi tutti si riversano lungo il Naviglio Grande, gremito di locali e ristoranti (alcuni ottimi, la maggior parte a uso e consumo dei turisti). Ma anche sull’altro Naviglio, quello Pavese, gli indirizzi non mancano. Ecco la nostra lista, dal fast food cinese alla pizzeria, passando per il ristorante stellato e le nuove aperture. Dalla Darsena, seguendo la corrente, verso la periferia e i confini della città.

Mini Maoji
Fratello minore di Maoji, in piazza Aspromonte, questo fast food cinese è specializzato in street food dallo Hunan. Ottimi bao, ravioli, melanzane, scodelle di lamian e poche altre specialità per sfamarsi a meno di 4€. Self service e con pochi fronzoli, si può mangiare ai tavolini interni o fuori. In estate con una Tsingao ghiacciata è perfetto. Per chi ama i sapori decisi.
Alzaia Naviglio Pavese 6

Nebbia
Appena dietro l’angolo, questo ristorante è stata una delle aperture più chiacchierate del 2019 (in bene). È tutto molto minimale, freddino e la nebbia la si respira dalle foto alle pareti e in una milanesità che sta tutta nell’approccio nordico alla ristorazione: menu breve, vini naturali, materie prime stagionali e scelte con attenzione, abbinamenti inconsueti su ingredienti della tradizione. Da provare il pan brioche con pâté d’anatra e cipolle caramellate, e i dessert. Sul resto si cade sempre in piedi con primi e quinto quarto (sui 50€). Per chi vuole dire: «Ci sono stato».
Via Evangelista Torricelli, 15

Osteria Grand Hotel
Se non ci vai da dieci anni, è ancora tutto uguale, per fortuna. L’Osteria Grand Hotel di Milano ha infatti una storia che parte da lontano, dai primi del 900, quando si chiamava El Gandin ed era conosciuta per i suoi campi di bocce e il terrazzo dove la sera si ballava. Nel 1981 diventa Grand Hotel Pub e inizia nel dopo cena una programmazione di spettacoli del nuovo cabaret milanese dove muovono i primi passi Lella Costa, Angela Finocchiaro, Aldo e Giovanni (allora senza Giacomo), Raul Cremona, Paolo Rossi e Claudio Bisio. C’è ancora un pianoforte e per anni si è suonato jazz e blues, con qualche apparizione di Enzo Jannacci. La cucina è quella lombarda, contemporanea, quindi non manca la testina, il brasato, la polenta e i piatti della tradizione, la carta dei vini sostanziosa. La sala interna è elegantemente decadente, ma nella bella stagione ci si siede ai tavoli all’aperto, bucolici. Per nostalgici.
Via Ascanio Sforza, 75

Chic’n Quick
La trattoria moderna firmata da Claudio Sadler, padre della ristorazione milanese. Più informale rispetto al ristorante stellato non si transige né sulle tecniche né sulla materia prima , il menu cambia ogni giorno e si spendono circa 30€ (per un’esperienza gastronomica che mette tutti d’accordo). Si va dalla Scaloppina di foie gras in padella con gel di zibibbo, cipolla rossa in agrodolce e mostarda di zucca ai classici della tradizione milanese magistralmente eseguiti: Riso giallo alla milanese al salto con Grana Padano 27 mesi Riserva (11€) e Costoletta di vitello alla milanese (alta o bassa), spinaci e patate ratte (23€). E, per chi vuole, Menu tandem, composto da un antipasto, un primo, un secondo e un dessert, per due persone a 100€. Per chi crede nel lusso democratico.
Via Ascanio Sforza, 77

Sadler
Il padre della cucina milanese contemporanea (con tanto di Ambrogino d’Oro), stanziale sui Navigli dal 1986 quanto prese la stella Michelin all’Osteria di Porta Cicca. A questo indirizzo c’è dal 2007 e grazie a lui il Naviglio Pavese è rimasto sulla mappa della ristorazione meneghina. Qui il Menu degustazione è ampiamente consigliato, ne ha diversi e con formule anche per i più giovani, proprio per avvicinare tutti all’alta cucina. Da provare almeno una volta uno dei suoi fois gras, come il Salamino di foie gras, uvetta, noci e frutta di stagione (in carta dal 1998) e i piatti nuovi, come il Cevice di “Porta Ticinese” con astice e nervetti. Per veri gourmet.
Via Ascanio Sforza, 77

Distreat
Il ristorante più milanese che ci sia: sul Naviglio, spazio ex industriale, aperto da tre giovani che facevano altro, in un’agenzia di comunicazione. Milanese, quindi dove si mangia, ma soprattutto si sta bene, dalle colazioni del mattino al cocktail del dopocena. Informale ma stiloso, la location fa la sua parte, ma il menu stupisce per offrire «piatti della cucina all’italiana arricchiti da un tocco di novità», e senza eccessi di prezzo. Esempio, Maccheroncino con ragù di rigaglie di pollo, zenzero e nepetella a15€ (o mezza porzione a 11). Non mancano mai il baccalà mantecato, risotto alla milanese con o senza ragù di ossobuco, trippa e tartare. E per chi non sa scegliere, il menu degustazione sta a 45€. Per milanesi di oggi.
Alzaia Naviglio Pavese, 78 / Via Imperia 3

Cantina Urbana
La prima cantina che produce vino a Milano, pigia e affina in botte uve provenienti dai dintorni e dal resto d’Italia, imbottiglia vino dai nomi divertenti come Naviglio Rosso. Ambiente ampio, ex industriale e luminoso, è il primo wine bar di nuova generazione: ossia un locale specializzato in vino che piace anche a chi non è appassionato di vino. Perché loro ne sanno, ma non se la menano, hanno un vino sfuso che spillano dai tank in acciaio a un ottimo rapporto qualità/prezzo (4€ al calice) e bottiglie per intenditori come il loro  Vulk ‘ Kaniko dell’Etna. L’aperitivo lo si fa con (ottimi) salumi e formaggi, organizzano concerti, degustazioni e persino la vendemmia. Per chi ama il vino o vuole capirci semplicemente qualcosa di più.
Via Ascanio Sforza, 87

Motelombroso
Un luogo ameno, nascosto alla vista, che come vuole Milano oggi riunisce tante cose in sé: ristorante, locale, libreria o “motel” per affittare a ore una sala-enoteca. Di super design, ma senza essere per questo freddo e bucolico pur essendo a Milano, questa ex casa cantoniera è diventata il luogo perfetto per il brunch della domenica, un aperitivo al tramonto, un maritozzo salato da sbocconcellare o una cena degustazione fatta e finita. Per i maniaci del dettaglio.
Alzaia Naviglio Pavese, 256

Erba Brusca
Il primo ristorante con orto di Milano è la meta giusta per una gita fuori porta in bicicletta (a 10 minuti dalla circonvallazione). È un luogo incantato, milanese per location ma internazionale per vocazione. La chef Alice Delcourt è per metà francese, metà inglese, cresciuta negli Stati Uniti e italiana di fatto e ha creato questo luogo a sua immagine e somiglianza. Lo definiscono anello di congiunzione fra campagna e città, e lo è nell’approccio alla materia prima, alla ricerca dei prodotti delle cascine che circondano Milano e di presidi Slow Food e nel rispetto (quasi nordico) con cui vengono lavorati. Influenze internazionali attraversano i piatti; nella bella stagione si mangia sotto il portico con vista sull’orto, ma bisogna temere le zanzare. Si può ordinare anche un degustazione di 4 portate a 34€, 6 per 45€. Sunday Roast a 38€ (altro che brunch!). Per sentirsi in vacanza.
Alzaia Naviglio Pavese, 286

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