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» Fagiolini al pesto – Ricetta Fagiolini al pesto di Misya

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Innanzitutto mondate i fagiolini eliminando le estremità e lavateli.

Lavate bene anche le patate, quindi mettete patate (ancora con la buccia) e fagiolini in una pentola ampia, coprite con acqua abbondante e portate a bollore.
Scolate i fagiolini con una schiumarola dopo circa 10 minuti, ma continuate a cuocere le patate per altri 20 minuti circa, quindi scolatele, pelatele e tagliatele a cubetti.

Nel frattempo che patate e fagiolini cuociono, preparate il pesto: lavate bene il basilico, asciugatelo ed eliminate i gambi, quindi mettete tutti gli ingredienti in un mixer e frullate fino ad ottenere una salsa omogenea.

Unite patate e fagiolini (volendo, potete tagliarli a metà o in 3-4 pezzi) in una ciotola, condite con il pesto e mescolate delicatamente.
Tostate leggermente i pinoli in una padella antiaderente e aggiungeteli all’insalata.

I fagiolini al pesto sono pronti: potete servirli caldi, tiepidi o anche freddi.

Le bufale di Matera e quella mozzarella innovativa

Le bufale di Matera e quella mozzarella innovativa

Le bufale ad Altamura non c’erano, ora grazie a Bufala Dolcenera la mozzarella di bufala è un nuovo prodotto tipico. La storia di come cambiano le abitudini a tavola, fra tradizione e innovazione

Come le bufale siano arrivate in Italia è ancora una questione da chiarire. Per alcuni erano allevate già ai tempi dei Greci e dei Romani, alcune fonti ne fanno risalire l’introduzione all’epoca del Longobardi o grazie agli Arabi in Sicilia. I Normanni ne diffusero l’allevamento e dal 2000 la razza di Bufalo Mediterraneo Italiano è riconosciuta ufficialmente.

Ad Altamura lo ha portato la famiglia Squicciarini. Non sono zone di mozzarella e le bufale tradizionalmente si trovano a Foggia. Qui erano zone di pastori e anche la famiglia Squicciarini infatti allevava pecore, finché nel 2004 a malincuore decidono di chiudere perché l’attività era sempre più insostenibile a livello economico. La masseria resta vuota, ma due anni dopo arriva l’intuizione di provare con l’allevamento delle bufale: 160 capi. Oggi ne hanno 800 e grazie ai tre fratelli un’azienda agricola a ciclo chiuso che produce dal foraggio alle trecce di formaggio, lavorate nel nuovissimo caseificio.

Tre fratelli e un nuovo caseificio

«Da bambini andavamo a pascolare le pecore con papà e giocavamo nei pascoli, abbiamo sempre lavorato in azienda. Poi ognuno di noi ha preso una strada diversa», racconta Vito, 32 anni e il più grande dei tre fratelli, con studi di interior design alle spalle. «Io mi occupo della comunicazione e del marketing, mio fratello Nicola di 30 è agronomo e casaro e Stefano il più piccolo di 28 è il veterinario della famiglia». Nel 2017 i tre fratelli hanno deciso di portare avanti il progetto del caseificio, che era il grande sogno del padre, e hanno portato la cultura della mozzarella di bufala in un paese come Altamura, dove non c’era. «La nostra mozzarella qui è per tradizione vaccina. Ad Altamura da 10 kg a settimana di mozzarella di bufala ora se ne vendono 10 kg al giorno: abbiamo cambiato le abitudini dei nostri concittadini. Ora qui è diventata una droga e vengono da qualsiasi paese vicino a comprarla».

Le bufale al pascolo e un’azienda a ciclo chiuso

Bufala Dolcenera è un’eccellenza locale, per il prodotto delizioso, ma soprattutto per l’esempio virtuoso di gestione di questa impresa di agricoltori, allevatori e trasformatori. Il caseificio si trova ad Altamura e lavora il latte proveniente dall’allevamento a 34 km in Irsina in provincia di Matera. «È una zona sperduta, senza collegamenti, mentre in città siamo in un punto di passaggio, assolutamente strategico». Fra colline e ruscelli vivono 800 capi di bufale allevate secondo gli standard più alti del benessere animale. «Abbiamo animali anche di 14 anni, non di 3 o 4: questo significa che stanno bene. Le stalle sono dotate di ventilatori automatici, spruzzini d’acqua, spazi ampissimi per muoversi, e fuori ettari per le giovani bufale che possono pascolare e crescere in spazi ampi. Le nostre bufale nascono qui, quindi abbiamo anche le bufale gravide, e i vitellini». Vito spiega che Nicola ha girato la Campania per imparare l’arte del casaro, e che hanno lavorato molto per la selezione degli animali, innovando la razza: ogni fase è gestita in proprio, dalla produzione dei foraggi alla vendita nel punto vendita. «Se sei sempre trasparente, se sei sincero, se non hai da nascondere nulla, arrivi anche sulla Luna: essere sicuri del lavoro che facciamo e farlo con amore. Noi abbiamo questa politica».

La mozzarella originale che piace anche ai campani

«Mio fratello ha studiato la ricetta per dieci anni. In Italia ci sono sono due stili, lo stile casertano e lo stile salernitano, una più fibrosa e l’altra più morbida. È una questione di gusti. Noi abbiamo la nostra ricetta». Cento per cento latte di bufala, senza miscele e con la lavorazione a siero innesto. La pasta viene lavorata in modo naturale e non accelerato come succede quando si usa l’acido citrico. «Noi aspettiamo tutte le ore necessarie al caglio per svilupparsi. Non certo 20 minuti come nelle lavorazioni industriali». Non pastorizzano il latte per il formaggio, lavorano a latte crudo trattato a solo 60°C, e attendono la fase della filatura che di per sé prevede un un trattamento termico a 98°C. Ne scaturisce una mozzarella igienicamente sicura, ma con il sapore del latte. La lavorazione è tutta manuale, la filatura viene fatta a mano, le trecce o i grandi formati, anche quelli fatti a mano. E oltre alla mozzarella producono yogurt, burro, scamorze, primosale, stracciatella, ricotta… «Il nostro punto di forza è che la facciamo come una crema». E i riconoscimenti infatti sono arrivati, e sono stati menzionati dal Gambero Rosso tra i migliori produttori di yogurt artigianali d’Italia. Ma la più grande soddisfazione? «Tanti napoletani e campani che si fermano per curiosità e poi ci fanno i complimenti e le recensioni su Google».

Mai assaggiato il Bufadelfia?

Lavorano la mozzarella come vuole la tradizione, a siero innesto; allevano le bufale con i migliori standard per il benessere animale; coltivano in proprio i foraggi e lavorano a ciclo chiuso, sino al caseificio. L’innovazione nel mondo del made in Italy viaggia su questo doppio binario fra tradizione e innovazione, gesti antichi e studi universitari, voglia di restare e di cambiare le abitudini alimentari. E di non smettere mai di fare esperimenti.

Hanno inventato il Bufadelfia da spalmare, il burro fatto a mano, dessert e persino la mortadella di bufala. «Durante il lockdown abbiamo collaborato con un nostro amico chef di una vicina sala da ricevimenti. Si è inventato un nuovo prodotto: il pan bauletto. Burro di bufala fatto a mano, lievitazione naturale, farina di grano duro, mandorle pugliesi… Un “buondì” di mezzo chilo che continua ad andare sold out».

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Sorbetto alla fragola facilissimo – La Cucina Italiana

Sorbetto alla fragola facilissimo - La Cucina Italiana

Come fare un gelato di sola frutta e zucchero in casa senza gelatiera o altra attrezzatura professionale. Ecco due ricette: una facile e una ancora più facile

Con le fragole dolci e succose che popolano i banchi del mercato in questi giorni potete fare davvero di tutto in cucina, ma nulla è più facile di un sorbetto. Sembra una preparazione complicatissima, in realtà il sorbetto altro non è che un gelato di sola frutta e zucchero da fare anche senza attrezzature particolari. Non avete la gelatiera? Non importa, basta avere un po’ di pazienza e il risultato sarò comunque delizioso.

Come fare il sorbetto alla fragola

Ingredienti

500 g di fragole
160 ml di acqua
70 g di zucchero
1 limone

Procedimento

La prima cosa da fare è preparare uno sciroppo di zucchero sciogliendo in un pentolino a fuoco basso lo zucchero nell’acqua.
Lasciatelo poi raffreddare e frullate tutto con le fragole ben lavate e asciugate e il succo di mezzo limone.
Mettete il composto all’interno di un contenitore per surgelati e riponetelo in freezer.
Mescolate ogni 30 minuti per circa tre ore e otterrete un sorbetto cremosissimo.

Versione facilissima con un solo ingrediente

Dato che siamo sempre pronti a semplificarvi la vita in cucina, ci sembra doveroso proporvi anche la soluzione con un solo ingrediente, ovviamente le fragole.
Lavatele, tamponatele e tagliatele a pezzi non troppo piccoli, basta anche a metà.
Mettetele in un sacchetto e riponetele in freezer.
Dopo tre ore frullatele. Sorbetto pronto!

Variante multifrutta

Se alla ricetta più veloce aggiungete anche delle banane frullate e otterrete un sorbetto molto più denso e cremoso, simile ad un gelato.
In alternativa potete anche arricchirlo con altri frutti rossi come lamponi e fragoline oppure con frutti di bosco come more e mirtilli, sempre surgelati.
Se non amate le fragole, potete fare il sorbetto allo stesso modo con kiwi, mango, papaia, pesche, albicocche, prugne o quello che volete.

Come servire il sorbetto alla fragola

Semplicemente a merenda o dopo i pasti, in una coppetta con della panna montata e qualche cialda.
È un dessert fresco e leggero, che come avete visto si può fare anche senza zucchero, ed è una proposta ideale per gli intolleranti alle uova e al lattosio e anche per i vegani.
Un dolce non dolce perfetto anche per chi è attento alla linea!

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