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Ventresca di tonno: sai cos’è e come usarla?

Ventresca di tonno: sai cos'è e come usarla?

La ventresca di tonno è la parte del pesce più pregiata e saporita che può diventare protagonista di numerose ricette. Ecco un po’ di idee per preparare primi, secondi e finger food

La ventresca è una delle parti più nobili del tonno, si ricava dai muscoli del ventre – sempre più grassi e morbidi – e viene venduta a filetti. Si può consumare fresca o conservare sott’olio di oliva e si presta a dare vita a numerose ricette.

Dal momento che è una parte abbastanza grassa del tonno, in quasi tutte le ricette – sopratutto quelle in cui si consuma fresca – si tende a sgrassare la ventresca. Ideali sono quindi le cotture alla brace o sulla piastra.

Le ricette con la ventresca

Questa pregiata parte del tonno, come detto, è utilizzata in moltissime ricette. Dai primi piatti ai secondi, passando per i finger food,

Partiamo con degli spaghetti con la ventresca, pasta veloce da fare (bastano 15 minuti) e perfetta da portare in tavola nel periodo estivo. Sempre in tema di primi piatti e di spaghetti, questa parte pregiata del tonno diventa un ingrediente prezioso da aggiungere alla pasta alla carrettiera, specialità siciliana. Da provare anche l’abbinamento con degli sformatini di riso in zuppetta di pomodoro o in un pasticcio con ditalini e melanzane.

Per chi ama particolarmente l’agrodolce, la ventresca diventa ingrediente pregiato per fare un trancio di pesce con spinaci, uvetta e pinoli o con del prosciutto crudo per un ottimo incrocio “mare e monti”.

Dei secondi piatti sfiziosi con la ventresca di tonno, da provare sopratutto in estate per il loro gusto fresco e leggero, sono delle focaccine con la cipolla, un panino arabo abbinato al pesce spada o dei tortini di riso con ventresca, mozzarella e pomodoro.

E per chi ha voglia di un aperitivo molto particolare a base di ventresca? Una barchetta di ananas con avocado, delizia per la vista e per il palato.

Scoprite nel tutorial altre curiosità e altri consigli per preparare la ventresca

La “bagna fèrgia”: versione estiva della bagna cauda

La "bagna fèrgia": versione estiva della bagna cauda

Si chiama “bagna fèrgia” ed è una specialità di Villanova d’Asti. Ha un sapore molto simile a quello della bagna cauda: gli ingredienti sono praticamente gli stessi. Si serve con le verdure, crude o cotte

Nostalgici della bagna cauda? La tipica salsa piemontese da servire con le verdure è un piatto contadino che tradizionalmente viene preparato in autunno, nel periodo della vendemmia, e che scalda le giornate più fredde e buie dell’anno: di sicuro nessuna “cusinera” si azzarderebbe a proporla per un pranzo domenicale di giugno.

La bagna fèrgia

Ma ne esiste anche una versione estiva, meno popolare: si chiama “bagna fèrgia” (fredda), ed è una specialità di Villanova d’Asti. Ha un sapore molto simile a quello della bagna cauda, anche perché gli ingredienti sono praticamente gli stessi. E si serve con le verdure, cotte o crude, oppure sulle bruschette. È adatta anche per condire la pasta o il riso e si abbina bene a un bicchiere di Grignolino o di Arneis.

Come si prepara?

Ingredienti

Per una dose per quattro persone servono 200 grammi di acciughe sotto sale, 250 di olio extra vergine di oliva, due spicchi di aglio e pepe nero. E verdure miste da condire: i classici peperoni, il cavolo, il sedano, i pomodori, i cipollotti, i cardi, i porri.

Procedimento

Occorre lasciare in ammollo in acqua fresca le acciughe per 30 minuti, lavarle sotto l’acqua corrente, togliere le lische e asciugarle bene con la carta assorbente da cucina. Secondo la tradizione, le acciughe dovrebbero essere tritate con l’aglio fino a ottenere una pasta finissima, ma per velocizzare e semplificare l’operazione si può usare il mixer. Alla pasta occorre unire l’olio a filo, e sbattere con la forchetta come per preparare una maionese. A qualcuno piace aggiungere anche il succo di mezzo limone. Quando il composto diventa cremoso, aggiungere un po’ di pepe nero e lasciare riposare almeno un’ora. Chi preferisce una salsa più consistente può aggiungere un po’ di mollica di pane imbevuta nel latte e strizzata bene.

Esiste anche un piccolo trucco per chi vuole evitare gli effetti dell’aglio crudo: lo si può cuocere in forno a temperatura dolcissima, avvolto in un foglio di alluminio.

Ricerche frequenti:

Come si coltiva in casa una pianta di avocado

Come si coltiva in casa una pianta di avocado

Da quel grosso nocciolo che solitamente scartiamo può nascere la nostra nuova piantina di avocado. Ecco come superare la sfida social del momento

Le settimane di quarantena ci hanno dato il tempo di riscoprire le nostre passioni domestiche. Compresa quella per il mondo delle piante, ovviamente, che combinandosi a quella per la cucina ha dato vita a una delle sfide casalinghe più in voga di questi tempi, spesso e volentieri ripresa anche sui social: la prova in questione consiste nel coltivare una pianticella di avocado partendo semplicemente dal grande nocciolo centrale, solitamente abbandonato a se stesso dopo un’insalatona estiva o un tentativo di guacamole. Difficile? No, non particolarmente, anche se è ovviamente necessario seguire qualche regola di base.

Foto Getty.

Per fare l’albero ci vuole il nocciolo

Tutto, si diceva, parte dal nocciolo dell’avocado, che dovrà essere lasciato per metà in ammollo nell’acqua e per metà esposto all’aria. Prendiamo dunque quattro stuzzicadenti e con molta delicatezza andiamo a conficcarli perpendicolarmente nel nocciolo, in modo da formare una sorta di struttura a croce. A questo punto prendiamo un bicchiere e riempiamolo d’acqua fino all’orlo, per poi adagiarvi sopra il nostro nocciolo, sostenuto al di sopra del bordo dagli stuzzicadenti: la parte più arrotondata dovrà essere quella immersa nell’acqua, perché è da lì che usciranno le radici.

Mettiamo il tutto in un angolo della casa – o del balcone – mediamente illuminato e prepariamoci ad attendere. Servirà qualche settimana (tre o quattro) prima che radici e germoglio facciano capolino: nel frattempo ricordiamoci di cambiare l’acqua nel bicchiere circa una volta alla settimana, e di mantenerne costante il livello giorno per giorno.

Foto Getty.

Dall’acqua al vaso

A questo punto le radici saranno ben proiettate all’interno del bicchiere, mentre sulla parte superiore spunterà come una bandiera una graziosa fogliolina. È il momento di fotografare il nostro avocado e fare una scorpacciata di like sui social, certo, ma anche di passare alla seconda fase dell’operazione #AvocadoPlant. Prepariamo un vaso di almeno 30 centimetri di diametro e riempiamolo di terriccio. A questo punto togliamo gli stuzzicadenti dal nocciolo e andiamolo a posizionare sulla superficie del terriccio, interrando le radici, ma lasciando ancora bene all’aria la parte superiore.

Annaffiamolo regolarmente, anche ogni due o tre giorni, ma assicuriamoci che non ci siano ristagni di acqua, perché potrebbero far marcire la nostra creaturina verde. E dopo tutta la fatica – o meglio, l’attesa – sarebbe davvero un peccato. Per il resto, tutto quanto può essere fatto tranquillamente sul balcone di casa, o anche sul davanzale di una finestra, in qualsiasi momento dell’anno: l’avocado, in quanto pianta tropicale, teme solo gli sbalzi termici e le temperature inferiori ai 4 gradi. Quando poi la piantina raggiungerà i 20 centimetri di altezza, dovrà essere spuntata di 5 o 6 centimetri nella sua parte superiore: un’operazione fondamentale da ripetere di tanto in tanto, per incoraggiarla a crescere ulteriormente. E, incrociando le dita, a produrci qualche bel frutto.

Foto Getty.

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