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Spinaci surgelati: come utilizzarli | La Cucina Italiana

La Cucina Italiana

Per cuocere gli spinaci surgelati al vapore, invece, basta metterli appena usciti dal freezer nella vaporiera o nella pentola a pressione, aggiungere due bicchieri di acqua e farli cuocere per 3/4 minuti. La cottura al vapore preserva la naturale tenerezza degli spinaci ed evita la dispersione delle sostanze nutritive.

Chi vuole prepararli in padella può fare un soffritto con olio e aglio (o cipolla) e poi aggiungere gli spinaci, ancora surgelati, facendoli cuocere per circa dieci minuti o almeno fino a quando non si siano ammorbiditi.

Un altro metodo veloce e che preserva le vitamine e i sali minerali che contengono gli spinaci surgelati e quelli freschi è la cottura al microonde. Basteranno 7 minuti a una potenza di 1000 W per una preparazione che lasci gli ortaggi morbidi e saporiti.

Le ricette con gli spinaci surgelati

Gli spinaci sono, come detto, tra gli ortaggi più versatili che si possono utilizzare in cucina. Ecco qualche esempio: dai primi piatti alle torte salate, passando per creme, focacce, minestre, un rotolo da aperitivo, vellutate, secondi piatti di carne e di pesce, con le uova e persino per un centrifugato detox per tenersi in forma.

Risotto alla mia maniera con pere e brie

Risotto alla mia maniera con pere e brie
                                      

Oggi risotto alla mia maniera chiedendo scusa se non rispecchia i canoni classici nella preparazione.

Ingredienti

350 g di riso carnaroli

2 pere piccole mature

70 g di formaggio brie

1l  circa di brodo vegetale

1 tazzina di vino bianco

1/4 di cipolla rossa 

olio d’oliva

Procedimento

Tritare la cipolla, tagliare a dadini il brie e le pere. Tritare il prezzemolo, tenendo qualche fogliolina da parte per la decorazione.

In una casseruola rosolare la cipolla in un cucchiaio abbondante di olio d’oliva.

Unire il riso e farlo tostare mescolando per circa due minuti; quando i chicchi diventano “lucidi” versare il vino bianco e lasciarlo sfumare completamente.

Sfumato il vino, aggiungere un primo mestolo di brodo caldo e, mescolando frequentemente, aggiungere il brodo ogni qual volta sia stato assorbito. Continuare la cottura fino a quando il riso è al dente.

A questo punto aggiungere i dadini di pere, mescolare e cuocere per due minuti. Unire il formaggio e lasciare che renda il risotto bello cremoso. Aggiungere a piacere il prezzemolo tritato e togliere dalla fiamma.

Lasciare riposare il risotto per un minuti senza mescolare.

Servire decorando a piacere con qualche fogliolina di prezzemolo.

Sentimento d’identità italiana | La Cucina Italiana

La Cucina Italiana

« Sì, mangiando risotto a Milano come spaghetti a Napoli o fettuccine a Roma, io mi sento italiano, e godo dell’italianità sì del Barolo a Torino come del Sassella valtellinese: e mi parrebbe peccato  guastare questa stupenda varietà gastronomica, né per questo mi sento meno unitario». Massimo Montanari, docente di Storia medievale e di Storia dell’alimentazione a Bologna, cita il Dizionario moderno (1905) di Alfredo Panzini per dire della «straordinaria e irriducibile biodiversità culturale che ha costituito nei secoli – ben prima che l’Italia esistesse anche come unità politica – una rete di saperi e di pratiche che si conoscono, si confrontano, si integrano». Montanari è uno degli undici componenti nonché presidente del comitato scientifico che ha «costruito» la proposta di candidatura della cucina di casa italiana come bene immateriale dell’Unesco. «La cucina e il gusto italiano», spiega Montanari, «non sono la semplice somma, ma la moltiplicazione delle diversità locali, condivise in un comune sentimento. Mi piace chiamarlo “sentimento” perché, alla cucina, gli italiani hanno affidato l’espressione della propria identità collettiva». Patrimoni immateriali dell’umanità sono quei beni che hanno una forte valenza identitaria e una funzione culturale per la comunità. Come, appunto, la cucina di casa italiana. L’idea della candidatura – lanciata due anni fa dalla nostra direttrice Maddalena Fossati e sostenuta dalla casa editrice Condé Nast – è ormai formalmente incanalata.

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L’identità come condivisione del gusto

La cultura gastronomica italiana verso il riconoscimento UNESCO. Lo storico dell’alimentazione Massimo Montanari racconta come molti secoli prima dell’unità politica gli italiani si riconoscevano in un comune stile di vita, legato allo scambio di saperi, di maniere e di abitudini alimentari

«Non dimentichiamo la nostra storia di stati e staterelli, la Magna Grecia, l’antica Roma, le diverse dominazioni», dice il grande pasticciere Corrado Assenza. «Siamo spesso uno, nessuno e centomila, ma alla fine la nostra identità nazionale esiste ed è dimostrata dalla preparazione del cibo. Abbiamo percorso territori, rielaborato e aggiornato tanto, e ora il nostro patchwork è un patrimonio culturale unico al mondo». Uno dei valori della cucina italiana è la semplicità. Ne è convinto Massimo Bottura, chef con tre stelle Michelin. La cultura gastronomica italiana ha il suo nucleo nella cucina di casa. «Una nostra recente indagine», afferma Laila Tentoni, presidentessa di Casa Artusi e componente del comitato scientifico del progetto Unesco, «ha appurato che oggi, come cento anni fa, le famiglie italiane non rinunciano a cenare insieme né al pranzo della domenica. Perciò non candidiamo ricette, bensì un sentimento che riguarda le famiglie, che le tiene unite; è l’amore degli italiani per la cucina e le buone pratiche».

1 Primo maggio a Mensano (Siena), 1969-71, © Ferruccio Malandrini
Gusto! La mostra che racconta le tavole degli italiani dal 1970 al 2050

Mestre: una grande mostra svela passato, presente e futuro del cibo. E, fra tradizione e innovazione, ci siamo anche noi de La Cucina Italiana

L’inserimento della cucina di casa italiana nella lista dei beni immateriali dell’Unesco può diventare un potente fattore di attrazione turistica. «Già oggi», spiega Roberta Garibaldi, amministratore delegato di Enit, anche lei componente del comitato scientifico, «è forte il desiderio di scoprire le specialità culinarie locali, di vivere esperienze a tema enogastronomico in Italia. Gli stessi operatori delle filiere saranno più interessati ad aprirsi al turismo, che diventerà un’ulteriore opportunità economica e sociale». E conclude: «Il riconoscimento può segnare inoltre un importante passo verso una maggiore presa di coscienza di questo patrimonio. Può quindi diventare occasione per educare le nuove generazioni, che dovranno tutelare e valorizzare la cucina italiana, evitando che questo patrimonio venga disperso». Come in ogni buona ricetta, servono ingredienti di qualità e tempi giusti anche per il riconoscimento Unesco di The italian home-made cooking between rituals and social practices. «Il dossier», spiega Silvia Sassone di Spoongroup, responsabile del progetto di candidatura, «è stato inviato alla Commissione nazionale Unesco dove da gennaio è in corso l’istruttoria».

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L’Italia mangia (sempre) meglio

Anche quest’anno La Cucina Italiana partecipa al congresso di Identità Milano 2022. Sarà l’occasione per parlare di eccellenze italiane e di sostenibilità

A che punto siamo

I beni immateriali italiani riconosciuti come patrimonio dell’umanità sono quindici.
Tra questi molti sono legati alla cultura enogastronomica come la cavatura del tartufo (nel 2021), l’arte dei pizzaiuoli napoletani, la transumanza, la dieta mediterranea…

Ecco i passi seguiti finora per la candidatura di «La cucina di casa italiana tra rituali e pratiche sociali»

1 dicembre 2021

È stata inoltrata la domanda d’iscrizione Inpai (Inventario Nazionale del Patrimonio Agroalimentare Italiano) presso il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali.
La richiesta è stata accettata nel marzo 2022.

13 dicembre 2021

Il dossier di candidatura è stato inviato alla Commissione nazionale italiana Unesco.

26 gennaio 2022

La Commissione Unesco ha affidato la fase istruttoria di valutazione della candidatura
al Ministero della cultura che dovrà avvalersi del contributo del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali. Oggi siamo in attesa della valutazione del dossier da parte del Ministero della cultura.

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