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Il pesto in vasetto? Tutto sostenibile, dal campo allo scaffale

La Cucina Italiana

Una sveglia all’alba, per andare direttamente sui campi di basilico, per la raccolta delle foglie, ancora rugiadose e profumate. E poi, dietro al camion della consegna, nello stabilimento Barilla di Rubbiano, il più grande d’Europa, dove le foglie vengono lavorate insieme agli altri ingredienti per produrre tre tipologie di pesto in vasetto. 

Basilico da agricoltura sostenibile

Perché un pesto in vasetto sia sostenibile, innanzitutto deve essere sostenibile il basilico: Barilla ha stipulato accordi con i suoi fornitori in modo da assicurarsi questa sostenibilità a tutto tondo. Noi abbiamo visto con i nostri occhi la bellezza delle piantine nel campo coltivato dall’azienda Bonati (una dei fornitori), dove Alessia Bonati, basilicoltrice, ci ha spiegato nei dettagli con quanta cura si scelgono, crescono, e tagliano le piantine. C’è molta attenzione anche alla rotazione delle colture, per il benessere della terra e dell’ecosistema, e anche ai metodi di irrigazione per il risparmio dell’acqua, risorsa sempre più preziosa. 

Una trasformazione gentile

Una volta arrivato in stabilimento, il basilico – così prezioso da essere chiamato oro verde – e così curato in campo, viene accolto con altrettanta cura, e trattato con gentilezza. L’abbiamo seguito dall’arrivo fino al confezionamento.

Il primo passo consiste nello svuotamento delle cassette di basilico sui nastri che li immettono nella catena di lavorazione: viene distribuito su un nastro che conduce le foglie al lavaggio. Questo avviene per immersione, in modo da eliminare eventuali coccinelle o bruchi rimasti tra le foglie, e poi al vapore, sempre delicatamente, per non ossidare né rovinare le foglie.  Il basilico viene quindi tritato per passare poi nella cucina.

L’assemblaggio degli ingredienti

In una vera e propria cucina (ma gigantesca, e tutta automatizzata) avviene la miscelazione del pesto con gli altri ingredienti che compongono la ricetta del pesto. Tutti, come il basilico, sono completamente tracciabili, dall’ingresso in stabilimento, fino all’arrivo sullo scaffale. Dopo le pesate, vengono mescolati in miscelatori inclinati, che consentono un’emulsione perfetta, senza bisogno di scaldare troppo gli ingredienti mescolandoli con delicatezza. Il pesto è pronto: potremmo già utilizzarlo per condire un piatto di pasta.

La sterilizzazione e l’invasettamento

Poiché però il sugo deve durare per consentirci di tenerlo sempre a disposizione nelle nostre dispense, ecco che comincia il processo di pastorizzazione: un primo passaggio sul pesto appena pronto, a temperatura non troppo elevata, sempre per non rovinare l’aroma peculiare del basilico genovese

Intanto i vasetti, anch’essi selezionati e controllati, vengono lavati e soffiati. Quindi riempiti con il pesto e chiusi con la capsula, sulla quale è impresso un codice che consente la completa tracciabilità del lotto in produzione e dei relativi ingredienti. Si passa a una seconda sterilizzazione, durante la quale viene sanificata anche la capsula e si crea il vuoto nei vasetti, che sarà poi attentamente verificato e controllato, immediatamente e in uno step  successivo.

L’etichettatura e il confezionamento

I vasetti sono pronti per essere etichettati; poiché la macchina fa ruotare i vasetti, per incollare l’etichetta, e potrebbe causare alterazioni sulla tenuta delle capsule, è in questo momento che interviene il secondo controllo del sottovuoto. I vasetti sono quindi pronti per essere confezionati in vassoi e poi in pallet, per le spedizioni: il pesto in vasetto è pronto per raggiungere la nostra dispensa. 

Il Metodo Delicato e i tre pesti Barilla

Tutto questo processo avviene nel massimo controllo di tutte le fasi e nel giro di due ore, per preservare al massimo la freschezza e la qualità degli ingredienti: il processo, chiamato Metodo Delicato è stato messo a punto da Barilla negli anni, e tiene conto di ogni più piccolo dettaglio, per produrre tre tipologie di pesto: il classico alla genovese, il pesto vegano (senza latte), e l’ultimo arrivato, il pesto al pistacchio, senza formaggio e senza aglio, per lasciare spazio alle note tostate e delicate del pistacchio.

Sostenibilità anche nel vasetto

Anche i vasetti che contengono il pesto, oggi  rinnovati e con una imboccatura più funzionale, sono del tutto sostenibili perché completamente riciclabili: vetro, carta e metallo (componenti della confezione) sono facilmente separabili e si possono smaltire nella raccolta differenziata.

A tavola con i migliori sommelier d’Italia

A tavola con i migliori sommelier d'Italia

Cibo, amore e fantasia. E ovviamente vino. Ecco spiegata anche la presenza di Giani, Zappile, Brancaleoni, Romano e gli altri (inclusa la sottoscritta) invitati non solo per celebrare il decimo anniversario dell’azienda, ma anche per una verticale di Barolo Ravera, guidata dal giornalista di wine a livello internazionale Gianni Fabrizio. Il vino in questione è ottenuto da una delle zone più vocate nelle Langhe, seppur meno conosciute, Ravera appunto: nei calici le annate 2012, 2013, 2015, 2016, 2017 e la preview del 2018 (in uscita l’anno prossimo). «Il Ravera è stato il primo cru che abbiamo acquistato e ha sempre rappresentato la nostra asticella di riferimento, la nostra sfida al territorio», ha raccontato il direttore commerciale Daniele Gaia

Filari di Nebbiolo.

RobiFortunato

E, a distanza di dieci anni, si tirano le somme ma si guarda avanti: come l’acquisto di un ettaro a Cerretta, nel Comune di Serralunga d’Alba, un investimento portato avanti con l’intento di implementare ulteriormente la gamma dei Barolo con un nuovo cru. «In soli dieci anni siamo riusciti a fare il lavoro che in genere si riesce a fare nel corso di diverse generazioni», ha commentato Lekes, affiancato dall’inseparabile direttore generale Daniele Scaglia, coadiuvato – non in ultimo – dall’enologo Gabriele Adriano. Un lavoro di squadra che si racconta nei calici e che si celebra anche a tavola. 

Protagonista indiscusso il Barolo. E che sia un vino tra i più richiesti e pagati, lo confermano gli head sommelier dei più celebri ristoranti italiani. Ecco cosa ci hanno raccontato…

Bruno Barbieri green: «Rinuncio all’auto e cucino secondo natura»

La Cucina Italiana

«Se oggi ho la fortuna di poter scegliere cosa voglio fare è perché me lo sono guadagnato». Chef, personaggio televisivo, conduttore, attore, Bruno Barbieri non finisce di stupire e di portare avanti nuovi progetti. Le riprese per la nuova edizione di 4 Hotel, che andrà in onda a giugno, sono appena finite, e già è sul set per la nuova edizione di MasterChef, prevista per il prossimo autunno. Intanto, dopo essere stato protagonista di una pellicola cinematografica indipendente Sosia – la vita degli altri, Barbieri torna con un nuovo libro dal titolo Cucina con me! (Realize Networks), disponibile sul sito dedicato dello chef.

Il concetto alla base di questo lavoro è semplice, dobbiamo reimparare a mangiare secondo il ritmo delle stagioni, nel rispetto del nostro pianeta. Un libro che riflette una profonda coscienza ecologica, e che, nel proporre un menu diverso per ogni mese, pone al centro il succedersi degli ingredienti parallelamente al volgere delle stagioni.

Un libro nuovo dal sapore antico

«Torno alla scrittura dopo tanto», racconta lo chef, «con un libro che sembra un volume d’altri tempi. La stagionalità è fondamentale. Perché mangiamo le fragole in dicembre e i cetrioli in gennaio? È sbagliato. Dobbiamo ricominciare a mangiare come una volta, seguendo i ritmi della natura. Se non ricominciamo a fare questa cosa nella nostra vita, è finita. In tutti i programmi a cui partecipo facciamo grande attenzione alla gestione dei rifiuti, alla plastica, alla carta. Il nostro pianeta sta morendo. Ero in mare poco tempo fa e pensavo a come lo stiamo rovinando: guardando come lo sporchiamo, non si può fare a meno di domandarsi dove stiamo andando. Io ho fatto delle scelte precise in questo senso: non ho più neanche la macchina, uso modi alternativi per muovermi. Ma lo faccio semplicemente perché voglio star bene io. Ecco, il libro nasce da questo, dalla volontà di star bene: scrivendo mensilmente un menù offri uno spunto. Sono idee, che non devono rimanere sulla carta, ma essere cucinate». Senza paura che le sue idee vengano rimaneggiate dai fruitori del libro, anzi: Barbieri vuole proprio questo: «Vorrei che tutti cambiassero questi spunti. Anche i grandi chef prendono in prestito idee da altri. Anche i maestri della moda: non è che un grande stilista si sveglia una mattina con un vestito già pronto. Parte da un’idea, da qualcosa che ha visto o percepito».

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