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Le bufale di Matera e quella mozzarella innovativa

Le bufale di Matera e quella mozzarella innovativa

Le bufale ad Altamura non c’erano, ora grazie a Bufala Dolcenera la mozzarella di bufala è un nuovo prodotto tipico. La storia di come cambiano le abitudini a tavola, fra tradizione e innovazione

Come le bufale siano arrivate in Italia è ancora una questione da chiarire. Per alcuni erano allevate già ai tempi dei Greci e dei Romani, alcune fonti ne fanno risalire l’introduzione all’epoca del Longobardi o grazie agli Arabi in Sicilia. I Normanni ne diffusero l’allevamento e dal 2000 la razza di Bufalo Mediterraneo Italiano è riconosciuta ufficialmente.

Ad Altamura lo ha portato la famiglia Squicciarini. Non sono zone di mozzarella e le bufale tradizionalmente si trovano a Foggia. Qui erano zone di pastori e anche la famiglia Squicciarini infatti allevava pecore, finché nel 2004 a malincuore decidono di chiudere perché l’attività era sempre più insostenibile a livello economico. La masseria resta vuota, ma due anni dopo arriva l’intuizione di provare con l’allevamento delle bufale: 160 capi. Oggi ne hanno 800 e grazie ai tre fratelli un’azienda agricola a ciclo chiuso che produce dal foraggio alle trecce di formaggio, lavorate nel nuovissimo caseificio.

Tre fratelli e un nuovo caseificio

«Da bambini andavamo a pascolare le pecore con papà e giocavamo nei pascoli, abbiamo sempre lavorato in azienda. Poi ognuno di noi ha preso una strada diversa», racconta Vito, 32 anni e il più grande dei tre fratelli, con studi di interior design alle spalle. «Io mi occupo della comunicazione e del marketing, mio fratello Nicola di 30 è agronomo e casaro e Stefano il più piccolo di 28 è il veterinario della famiglia». Nel 2017 i tre fratelli hanno deciso di portare avanti il progetto del caseificio, che era il grande sogno del padre, e hanno portato la cultura della mozzarella di bufala in un paese come Altamura, dove non c’era. «La nostra mozzarella qui è per tradizione vaccina. Ad Altamura da 10 kg a settimana di mozzarella di bufala ora se ne vendono 10 kg al giorno: abbiamo cambiato le abitudini dei nostri concittadini. Ora qui è diventata una droga e vengono da qualsiasi paese vicino a comprarla».

Le bufale al pascolo e un’azienda a ciclo chiuso

Bufala Dolcenera è un’eccellenza locale, per il prodotto delizioso, ma soprattutto per l’esempio virtuoso di gestione di questa impresa di agricoltori, allevatori e trasformatori. Il caseificio si trova ad Altamura e lavora il latte proveniente dall’allevamento a 34 km in Irsina in provincia di Matera. «È una zona sperduta, senza collegamenti, mentre in città siamo in un punto di passaggio, assolutamente strategico». Fra colline e ruscelli vivono 800 capi di bufale allevate secondo gli standard più alti del benessere animale. «Abbiamo animali anche di 14 anni, non di 3 o 4: questo significa che stanno bene. Le stalle sono dotate di ventilatori automatici, spruzzini d’acqua, spazi ampissimi per muoversi, e fuori ettari per le giovani bufale che possono pascolare e crescere in spazi ampi. Le nostre bufale nascono qui, quindi abbiamo anche le bufale gravide, e i vitellini». Vito spiega che Nicola ha girato la Campania per imparare l’arte del casaro, e che hanno lavorato molto per la selezione degli animali, innovando la razza: ogni fase è gestita in proprio, dalla produzione dei foraggi alla vendita nel punto vendita. «Se sei sempre trasparente, se sei sincero, se non hai da nascondere nulla, arrivi anche sulla Luna: essere sicuri del lavoro che facciamo e farlo con amore. Noi abbiamo questa politica».

La mozzarella originale che piace anche ai campani

«Mio fratello ha studiato la ricetta per dieci anni. In Italia ci sono sono due stili, lo stile casertano e lo stile salernitano, una più fibrosa e l’altra più morbida. È una questione di gusti. Noi abbiamo la nostra ricetta». Cento per cento latte di bufala, senza miscele e con la lavorazione a siero innesto. La pasta viene lavorata in modo naturale e non accelerato come succede quando si usa l’acido citrico. «Noi aspettiamo tutte le ore necessarie al caglio per svilupparsi. Non certo 20 minuti come nelle lavorazioni industriali». Non pastorizzano il latte per il formaggio, lavorano a latte crudo trattato a solo 60°C, e attendono la fase della filatura che di per sé prevede un un trattamento termico a 98°C. Ne scaturisce una mozzarella igienicamente sicura, ma con il sapore del latte. La lavorazione è tutta manuale, la filatura viene fatta a mano, le trecce o i grandi formati, anche quelli fatti a mano. E oltre alla mozzarella producono yogurt, burro, scamorze, primosale, stracciatella, ricotta… «Il nostro punto di forza è che la facciamo come una crema». E i riconoscimenti infatti sono arrivati, e sono stati menzionati dal Gambero Rosso tra i migliori produttori di yogurt artigianali d’Italia. Ma la più grande soddisfazione? «Tanti napoletani e campani che si fermano per curiosità e poi ci fanno i complimenti e le recensioni su Google».

Mai assaggiato il Bufadelfia?

Lavorano la mozzarella come vuole la tradizione, a siero innesto; allevano le bufale con i migliori standard per il benessere animale; coltivano in proprio i foraggi e lavorano a ciclo chiuso, sino al caseificio. L’innovazione nel mondo del made in Italy viaggia su questo doppio binario fra tradizione e innovazione, gesti antichi e studi universitari, voglia di restare e di cambiare le abitudini alimentari. E di non smettere mai di fare esperimenti.

Hanno inventato il Bufadelfia da spalmare, il burro fatto a mano, dessert e persino la mortadella di bufala. «Durante il lockdown abbiamo collaborato con un nostro amico chef di una vicina sala da ricevimenti. Si è inventato un nuovo prodotto: il pan bauletto. Burro di bufala fatto a mano, lievitazione naturale, farina di grano duro, mandorle pugliesi… Un “buondì” di mezzo chilo che continua ad andare sold out».

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Babà senza pensieri dalla Costiera Amalfitana

Gustare il babà tradizionale senza compromettere la dieta? Un sogno che si realizza grazie alla creatività del pastry chef al Belmond Hotel Caruso di Ravello: ecco la ricetta

Che sogno sarebbe gustare un babà senza pensieri? Dalla ricetta tradizionale, ecco il dolce tipico della tradizione napoletana riproposto da Vincenzo Virno, il  pastry chef del Belmond Hotel Caruso di Ravello, in versione iposugar. L’ideale è poterlo gustare sulla splendida terrazza, altrimenti ecco la ricetta del babà senza pensieri che non rinuncia alla bontà e al gusto del babà originale.

Il babà senza pensieri di chef Virno

*Babà integrale

Ingredienti

225 g farina Manitoba
35 g farina tipo 2
10 g lievito di birra
240 g uova fresche fredde taglia M
90 g burro morbido
4 g sale fino
½ baccello di vaniglia

Procedimento

In una planetaria con gancio versare farina, lievito e metà delle uova. Iniziare ad impastare a media velocità , ed  una volta incordato l’impasto , incorporare il burro in 3 volte.

Non appena l’impasto avrà raggiunto una consistenza liscia , aggiungere le restanti uova un po’ alla volta prestando attenzione che l’ impasto assorba completamente ogni uovo, per ultimo aggiungere il sale .

Quando sarà stato ben incorporato procedere alla pezzatura di circa 35 gr per savarin, lasciar lievitare per circa 1 ora e infornare a 180°C per 12 minuti.

babà senza pensieri

*La crema iposugar

Ingredienti

200 g latte
50 g panna fresca 34%mg
40 g tuorli
30 g uova intere
35 g stevia in polvere
10 g eritritolo
90 g amido di mais
vaniglia, limone, arancio

Procedimento 

In una pentola portare a bollore latte, panna, stevia ed eritritolo.

Nel mentre a parte formare una pastella con le uova ,i tuorli e l’amido di mais.

Raggiunto il bollore versare metà del composto nella pastella per stemperare, mescolare, e unire anche la restante parte dei liquidi.

Riportare sul fuoco e mescolare come una classica crema fino a che non si sarà ben addensata.

Lasciar raffreddare e prima di servire mescolare vigorosamente.

*Bagna Babà Iposugar

Ingredienti

500 g acqua
50 g stevia in polvere
35 g eritritolo
2 pz chiodi di garofano
1 pz anice stellato
½ baccello spolpato di vaniglia
½ pz buccia di un limone
1 pz buccia di una arancia

Procedimento

Portare tutto a bollore e lasciar raffreddare 

Immergervi i babà solamente quando si sarà raggiunta una temperatura di 48  gradi 

Chef Vincenzo Virno.

*Zabaione montato al Marsala

Ingredienti

100 g tuorli
50 g stevia
10 g eritritolo
30 g marsala
50 g acqua
½ baccello di vaniglia

Procedimento

In una planetaria montare i tuorli a velocità media con una frusta.

A parte in una pentola bassa sciogliere l’Eritritolo,la Stevia , l’ acqua e la vaniglia ,portare a 121°C (se non si ha un termometro a disposizione saprete che avrete raggiunto la temperatura quando le bolle saranno diventate piccole).

Togliere la vaniglia dalla fiamma  e versare a filo sui tuorli ,lasciar montare e raffreddare.

Montaggio del dessert

Prendete i babà e lasciate che perdino la bagna in eccesso senza mai schiacciarli ma semplicemente poggiandoli su una griglia.

Adagiate il babà su un piatto fondo, meglio se ancora caldo, accompagnate con crema pasticcera Iposugar, due amarene e una bella cocotte di zabaione montato.

» Focaccia con fiocchi di patate

Misya.info

Unite fiocchi e farina in una ciotola, aggiungete anche il lievito e mescolate.
Incorporate acqua e latte e cominciate a lavorate, poi unite sale e olio e lavorate fino ad ottenere un impasto omogeneo e ben incordato.

Lasciate lievitare in un posto caldo per circa 3 ore o finché non sarà più che raddoppiata.

Riprendete l’impasto, trasferitelo nello stampo leggermente unto (io ho usato uno stampo da 28 cm, ma è venuta davvero troppo alta, quindi negli ingredienti vi ho scritto di usarne uno da 32 cm: a voi la scelta).
Abbassate delicatamente l’impasto con la punta delle dita, lasciando dei fossetti e ungete la superficie con un po’ di olio, quindi cuocete per circa 20 minuti a 200°C, in forno ventilato già caldo.

La focaccia con fiocchi di patate è pronta, lasciatela almeno intiepidire prima di tagliarla a fette e servirla.

Ricerche frequenti:

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