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La ricetta del club sandwich vegetariano di Federico Cari

La ricetta del club sandwich vegetariano di Federico Cari

Dal delizioso dehors del Dafne Garden Cafè di Roma, la #ricettadellochef per preparare il Club Veg, la versione vegetariana del famoso tramezzino con pollo

Il Dafne Garden Cafè è il delizioso bar aperto al pubblico di un boutique hotel di nome Apollo, che sta a Roma in zona Prati, a due passi da Lepanto. Inaugurati in pieno lockdown, si può dire che il supplizio del Dio vendicativo l’abbiano già subito e che adesso il loro amore possa piuttosto veleggiare verso un happy ending. Intanto, il Cupido maligno che scocca frecce d’oro e di piombo pare che abbia tenuto le seconde nella faretra. Tutti si sono innamorati di questo angolo del quartiere Prati, dove un terrazzino incastonato fra palazzi ministeriali è diventato una piccola giungla urbana.

Complice dell’innamoramento, Federico Cari, pastry chef momentaneamente prestato per lo più al salato, che ha elaborato il menù di Dafne, dalla colazione all’aperitivo. È per l’appuntamento del lunch che al momento Dafne si esprime meglio, con sfizioserie perfette per una pausa pranzo più o meno leggera, a seconda della golosità. Federico Cari ha infatti ideato una carta di panini gourmet e non solo, della quale fa parte il Club Sandwich in due versioni. La prima è quella che segue la tradizione, la seconda è la sua idea che ha fatto scalpore: il Club Veg, tramezzino a strati come il fratello carnivoro, ma in versione vegetariana, giocato su contrasti di colore e di sapore, fra zucchine, pomodori e melanzane.

Ci ha concesso la ricetta, per ritentare a casa a creare la magia. Ma il consiglio è di provare prima l’originale.

Club Sandwich Vegetariano: ricetta per 2 Club Veg

Ingredienti

3 grandi fette di pancarrè integrale
3 melanzane buccia scura bio (non troppo grandi)
6 zucchine bio
½ cipolla rossa
2 pomodori non maturi tipo “costoluto” bio (il classico pomodoro da sandwich)
Maionese classica (o leggermente senapata)
Basilico fresco
Timo fresco
Erba cipollina fresca
Menta fresca
Olio extra vergine di oliva

Procedimento

(le preparazioni possono essere fatte anche con ampio anticipo e conservate in frigo)

Per la crema di zucchine:

Utilizzare 3 zucchine per questa preparazione. Tagliare le zucchine eliminando parte del bianco interno, affettarle sottili. In una padella mettere la cipolla affettata a julienne, olio extravergine d’oliva e far soffriggere dolcemente, unire le zucchine e saltarle finché non saranno tenere, ma non stracotte. Frullare immediatamente da calde le zucchine con tre foglie di basilico, aggiungendo eventualmente poca acqua per rendere la crema ben liscia. Far freddare a temperatura ambiente.

Per le verdure al forno:

Preriscaldare il forno a 180°C in modalità ventilata. Preparare due teglie rivestite con carta forno, tagliare a fette le melanzane spesse circa ½ cm o poco più, stenderle nella teglia e condirle con olio e sale. Tagliare a fette spesse le zucchine nel senso della lunghezza, stenderle nella teglia e condirle con olio e sale. Infornare per 20 minuti facendo dorare leggermente entrambe le verdure. Lasciarle freddare a temperatura ambiente.

Preparazione del Club “Veg”

Tostare le fette di pancarrè integrale da entrambi i lati e tenerle da parte. Affettare i pomodori ad uno spessore di circa ½ centimetro e tamponarli leggermente dall’acqua in eccesso aiutandosi con un panno da cucina o con della carta assorbente. Spalmare tutte e tre le fette di pancarrè con poca maionese e poi con abbondante crema di zucchine: una di queste fette sarà il coperchio del Club Veg quindi tenerla da parte perché servirà solo alla fine. Adagiare quattro fette di pomodoro su ognuna delle due fette di pancarrè, coprire con le melanzane al forno e poi con le zucchine stese in orizzontale, accavallandole leggermente per creare uno strato compatto e uniforme. Cospargere ogni fetta con il mix di erbe aromatiche fresche tagliate a julienne o spezzettate grossolanamente. Adagiare qualche altro fiocchetto di crema di zucchine per terminare. Sovrapporre i due strati uno sull’altro (come fosse una torta a più piani!) e chiudere con la fetta di pane che è rimasta da parte. Schiacciare leggermente questa “torretta” con il palmo della mano, eliminare le croste esterne del pancarrè utilizzando un coltello da pane seghettato ben tagliente e poi tagliare il Club in due grossi rettangoli. Tostare nuovamente il sandwich per pochi istanti prima di servirlo. A piacimento, completare ogni trancio di Club Veg con poca crema di zucchine ed ancora altre erbette aromatiche.

Voglia di pasta? 30 ricette corte

Voglia di pasta? 30 ricette corte

Penne, trofie, farfalle, fusilli e molto altro ancora. Ecco una raccolta di buone ricette a base di pasta da infilzare e gustare forchettata dopo forchettata

Un tuffo nel mare più blu. Una passeggiata in salita e il ritorno leggero in discesa. La scoperta di un borgo antico o la semplice voglia di godersi la città ora che è ancora vuota. Ad agosto sono davvero tante le cose da fare per riempire le nostre giornate e vivere le vacanze. Ancora un po’. Lontani dallo stress, dalle solite abitudini. Ma qualcosa resta. Ed è la voglia irrefrenabile di pasta. Al pomodoro, con le verdure, con il pesce, la carne o in bianco. Sì in bianco. Purché sia pasta.
Semplice, confortante, piena di ricordi e sapori che sanno come coccolarci. E se ieri abbiamo avvitato gli spaghetti ai frutti di mare sulla nostra forchetta, assecondando a ogni boccone la nostra voglia di sabbia, tramonti e onde, oggi tagliamo corto. Ma solo in fatto di pasta. Perfetta per raccogliere il sugo, per essere servita fredda o in insalata, stuzzica la nostra voglia di un buon primo. Come dire no?

Ma partiamo dalla salsa. Quella al pomodoro, semplice. Che rende più succose le farfalle, indimenticabili le penne e si “aggrappa” con eleganza alla pasta fresca. Così piacevolmente ruvida, porosa e antica. Quella che per tradizione si prepara in agosto e si gusta tutto l’anno.
Ecco la nostra ricetta:

E se avevate in mente qualcosa di diverso per la vostra pasta corta, non temete. Nella nostra gallery qui sotto una raccolta di 30 ricette che vi conquisteranno. All’olio e aglio, alle vongole, ma anche con peperoni, tonno, guanciale, melanzane e ricotta. Viva l’estate!

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Morgex: lo zafferano più alto di Italia

Morgex: lo zafferano più alto di Italia

L’azienda agricola familiare La Branche lancia la sua tisana con i pistilli di zafferano della Valle del Monte Bianco e rilancia la spezia italiana sempre più in alto, partendo dai 1000 metri del Villair di Morgex

Pistilli che sembrano coriandoli nelle mani grandi, dalle unghie cortissime, di chi la terra la lavora e chi da quelle piccole polveriere rosse ha creato una sfida. Ovviamente vinta.
Diego Bovard è un nome molto conosciuto in Valle d’Aosta, uno dalla testa dura, un vero valgresein, che della sua terra, la Valgrisenche, quella della diga di Beauregard, ha portato con sé l’autoironia un po’ acida e soprattutto l’inconfondibile patois.
A Morgex Diego è arrivato per amore, per raggiungere la sua Elena, che lo ha fatto diventare un vero veulle-en, ossia un abitante della frazione del Villair: un dedalo di case di legno e pietra, dai perfetti tetti di lose valdostane, e di stradine e viuzze che sfociano su meravigliosi prati verde smeraldo, quando il sole caldo del tramonto estivo li bagna di luce. Il Villair è uno di quei villaggi che, se guardati da fuori, sembra sia impossibile che ci stiano, tra i tetti e i muri, tutti quei prati e invece, se ci si addentra, tutto scompare, per lasciare posto come per magia solo a quello che conta: la natura antropizzata con gentilezza e savoir faire tutto valdostano.

L’idea dello zafferano

Agrotecnico e consulente agroalimentare, Diego per arrotondare mangia. O, almeno, questo è ciò che gli piace dire, ma in realtà si dedica anima e cuore alle piante e alla terra: nel 2013, ad azienda agricola familiare già avviata, una nuova idea gli rapisce il sonno e in poco tempo decide di dedicarsi alla coltivazione dello zafferano. Nessuno prima di lui ci aveva tentato in Valle d’Aosta, terra dalla grande tradizione agricola fatta di fatica e terreni impervi, in un contesto con un’altitudine media di 2000 metri. L’avventura di La Branche inizia con un piccolo appezzamento di 2 metri quadrati, «una prova per testare la resistenza della pianta e il suo adattamento alle altitudini valdostane». Pianta 150 bulbi circa e riesce a fare 1 grammo di prodotto. Al momento, e dopo 5 anni di prove, tentativi ed equilibri, i metri quadrati coltivati sono 500, per 150 grammi di prodotto e Diego, con il figlio Nicolas, punta ad arrivare a 1000 metri quadrati di coltivazioni per 200 grammi di pistilli.

Lo zafferano nel mondo e in Italia

«Ho sempre pensato che lo zafferano fosse una pianta orientale, adatta ai luoghi caldi, al mare», spiega Bovard. «E invece sono rimasto stupito quando ho realizzato che i produttori principali sono nazioni dai luoghi montuosi, con altipiani e anche climi freddi, come l’Iran, l’Afghanistan e il Marocco».
Lo zafferano, oro puro tra le spezie, è però anche molto coltivato e pregiato nello stivale: «In Italia non siamo da meno. Addirittura la zona di Sondrio e della Lombardia in generale era molto famosa in passato, mentre ora lo zafferano di L’Aquila (DOP dal 2005 ndr) e quello della Sardegna (San Gavino Monreale sopra tutti, ndr) sono i più quotati».
Il prezzo della spezia prodotta in Italia si aggira intorno ai 18 euro, ma quello di Diego arriva anche a 27: nasce e cresce ai piedi del Monte Bianco, a 1000 metri di altezza, su terreni che l’uomo strappa alla montagna e con temperature che spesso scendono di molto al di sotto dello zero termico, un’agricoltura eroica che poche regioni possono vantare.
Il ciclo delle piante di zafferano è particolare poiché sono piante inverse: vanno in fiore quando le altre sono a riposo e viceversa, questo comporta che vengano piantate ad agosto, fioriscano fra ottobre e novembre (resistendo fino a -20°), vengano raccolte poco dopo e diano di nuovo il via a tutto con bulbi che possono produrre per 3-4 anni di fila, fiorendo e seccando a seconda dei mesi. I fiori, viola, ma spesso anche bianchi albini, sono delicati e non si conservano, vanno lavorati velocemente e i pistilli devono essere estratti con enorme cura, mentre la pianta non ha problemi di clima o temperatura, ma ha bisogno di un luogo decisamente esposto al sole.

L’abbraccio del Monte Bianco

La produzione di La Branche è ovviamente piccola e si rivolge a diversi ristoranti e locali valdostani che cercano la qualità anche nel dettaglio, ma il fatto di produrre piccole quantità ha fatto accendere una lampadina più splendente che mai nella testa di Nicolas, mosso dalla stessa passione del padre per la terra e l’agricoltura e laureato a Padova in Scienze e Cultura della gastronomia e della ristorazione. «Chiaramente commercializzare la materia prima, se non parliamo di grandi quantità, diventa un problema a livello di costi, ma cercare di creare dei prodotti lavorati può aiutare». Nasce così L’abbraccio del Monte Bianco, una tisana che racchiude 4 erbe (menta, verbena, melissa e il celebre genepy), e lo zafferano di La Branche. Gli infusi con lo zafferano sono rari, ma questo è pronto a candidarsi come uno dei migliori: tolto il genepy che viene comprato a km 0, le altre piante sono tutte dell’azienda agricola e la scelta di creare una tisana sfusa evitando i filtri la rende già meno accessibile al grande pubblico, puntando a chi ama il rito dell’infusione lenta e ponderata. Inoltre, il gusto morbido e “grasso” dello zafferano riempie il palato e si contrappone molto bene alla freschezza delle piante che invece scivolano come nelle migliori tisane alle erbe di montagna.

L’ultimo arrivato in casa La Branche ha portato più che scompiglio obbligando Diego e Nicolas a ingrandirsi a livello di campi da coltivare e a livello di macchine, perché tutto il ciclo, tranne il confezionamento, viene fatto in loco, a Morgex, compresa l’essiccazione delle piante per la tisana, che i Bovard fanno a freddo, con l’estrazione dell’acqua, per far sì che le proprietà di queste possano conservarsi nel migliore dei modi.
L’azienda dei Bovard, ereditata dal padre di Elena, un Pascal di Morgex, resta una micro impresa familiare, come ci tiene a ribadire il capofamiglia: «Certo, potrebbe avere un’evoluzione importante, ma il passo da fare è grande e per ora la nostra forza è produrre quello che ci garantisce di poter essere su un mercato di nicchia con prodotti di qualità. Se crescita ci sarà dovrà essere sempre proporzionata allo sforzo e a quello che il nucleo centrale, ossia la famiglia, potrà fare».

Non solo zafferano

Oltre allo zafferano La Branche coltiva erbe officinali (menta in quantità impressionanti, melissa, limonina), cereali (da poco stanno sperimentando la coltivazione del mais, elemento chiave per la tradizionale polenta valdostana) e macina la farina; inoltre Diego confluisce l’uva dei suoi vitigni nella cooperativa Cave Mont Blanc, una delle più grandi a livello valdostano e di sicuro la più alta (le sue vigne di Prié Blanc, vitigno bianco autoctono, sono coltivate fino a 1200 metri di altezza), e ha una consistente produzione di frutti di bosco, tra i quali spunta una pianta di bacche di goji.
Un nuovo business? «No», assicura Diego, «ci sono piante di cui ti innamori e altre con cui non scatta la scintilla. Direi che queste bacche sono state una sfida, ma non sono state amore».

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