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Arrivano le arachidi 100% italiane

Arrivano le arachidi 100% italiane

Sono coltivate in Emilia Romagna e sono più piccole e più scure di quelle straniere: una produzione made in Italy dal seme allo scaffale

Fino a qualche giorno fa, se volevamo comprare delle arachidi, la scelta era praticamente obbligata verso un prodotto straniero: noccioline provenienti dall’Egitto o da Israele o dagli Stati Uniti, per esempio. Ora, invece, è stato annunciato il lancio sul mercato delle prime arachidi 100% italiane dal seme allo scaffale.

L’iniziativa

Si tratta di un’iniziativa di Coldiretti, Noberasco e SIS, Società Italiana Sementi, società del gruppo agroindustriale B.F., secondo i quali una filiera dell’arachide nazionale presenta un enorme potenziale di sviluppo e vedrà nei prossimi anni tutto il comparto impegnato a riattivare gli aspetti agricoli e industriali necessari a rispondere a una richiesta dei consumatori che si preannuncia di grande valore (gli acquisti di frutta secca sono raddoppiati negli ultimi dieci anni in Italia) e che potrebbe portare alla coltivazione di oltre trentamila ettari sul territorio nazionale.

Com’è l’arachide italiana

Più piccola, più scura e un con gusto particolare rispetto alle tipologie convenzionali, ma sempre ricca di proteine, il seme dell’arachide italiana viene depositato in campo nel mese di aprile, mentre il raccolto avviene verso la metà o fine settembre; la coltivazione dell’arachide necessita di terreni torbosi, di temperature elevate e di molte ore di luce, tutte caratteristiche che si sposano con il clima italiano. Proprio per queste caratteristiche la regione che ha visto maggiormente svilupparsi questa coltivazione è stata l’Emilia-Romagna e in particolar modo la zona del Ferrarese.

La rinascita di una filiera

In realtà quello dell’arachide italiana è un ritorno, la rinascita di una filiera abbandonata 50 anni fa perché non ritenuta conveniente e che invece ora consentirà la ripresa di un know-how, di una ricerca e di un segmento occupazionale di grande rilievo. Secondo i promotori dell’iniziativa c’è poi l’aspetto della sostenibilità e della salubrità dell’arachide italiana. I cosiddetti food miles – ovvero i km percorsi dal prodotto dal luogo di produzione al luogo di consumo – saranno quasi azzerati portando vantaggi importanti alla qualità del prodotto, al tempo e all’efficacia dell’essicazione, che in molti casi avverrà in impianti “in campo”. Proprio l’essiccazione – procedura fondamentale per la qualità del prodotto – è uno degli aspetti che saranno approfonditi e probabilmente posti al centro di future sperimentazioni.

» Soufflé al limone – Ricetta Soufflé al limone di Misya

Misya.info

Innanzitutto lavate bene i limoni sotto acqua corrente, quindi tagliate via la calotta e scavate via la polpa (che metterete da parte per ricavarne il succo) con un cucchiaino, lasciando un guscio di almeno 1 cm di spessore.

Separate i tuorli dagli albumi e montate questi ultimi a neve ben ferma con un pizzico di sale.

A parte, lavorate i tuorli con zucchero e farina, quindi aggiungete il succo di limone filtrato.
Una volta ottenuto un composto liscio e omogeneo, incorporate anche gli albumi, amalgamando piano con una spatola, con movimenti dal basso verso l’alto.

Disponete i limoni in una pirofila, incastrandoli in modo che rimangano ben dritti, e riempitili con il composto.
Cuocete quindi per circa 30 minuti a 180°C, in forno ventilato già caldo.

I soufflé al limone sono pronti, serviteli subito.

Latte fritto alla genovese: come una coccola

Latte fritto alla genovese: come una coccola

Un dolce della cucina povera, semplice ma dal sapore pieno. Ecco la ricetta tradizionale

Forse non tutti conoscono il latte fritto alla genovese, ma tutti quelli che lo hanno assaggiato almeno una volta ricorderanno perfettamente il suo gusto semplice ma unico. Si può gustare a fine pasto come dessert, ma nella tradizione fa parte del fritto misto alla ligure.

La sua origine è da ricercare nella cucina povera ligure e fa parte di quelle ricette tradizionali che, con il tempo, hanno fatto ricca la nostra pasticceria.

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Come fare il latte fritto alla genovese: la ricetta

Ecco come preparare il latte fritto alla genovese

Ingredienti

Per preparare questo dolce vi serviranno: 1 l di latte intero, 150 g di farina, 80 g zucchero, 6 uova (4 intere e 2 tuorli), 1 limone, pangrattato, olio per friggere, zucchero a velo (opzionale).

Procedimento 

La prima cosa da fare per preparare a casa il latte fritto alla genovese è montare le 4 uova intere e i 2 tuorli fino ad ottenere un composto spumoso e omogeneo. A questo punto vanno aggiunti, a poco a poco, il latte e la farina (ben setacciata) e la scorza del limone grattugiata.

In una pentola e a fuoco molto basso, quindi, si mette a riscaldare il preparato fino ad ottenere una crema molto densa e uniforme. La preparazione continua versando il composto ottenuto nella pentola su un tegame unto con olio, fino ad ottenere uno strato di circa 1,5/2 centimetri. Il dolce va poi fatto raffreddare a temperatura ambiente e poi messo in frigo (per circa 12 ore) per consentirgli una solidificazione ottimale in vista della frittura.

La crema va quindi tagliata delicatamente a rombi con e passata nell’uovo (meglio solo albume) e poi nel pangrattato. La frittura deve avvenire in abbondante olio di semi ed è consigliabile immergere uno o due rombi al massimo per volta. L’ultimo passaggio prima di gustare il latte fritto è spolverarlo con zucchero a velo, dopo averlo asciugato con la carta assorbente.

Leggete nel tutorial altri consigli per gustare il latte fritto

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