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Menta: 20 ricette della pianta dalle 7000 specie

Menta: 20 ricette della pianta dalle 7000 specie

La menta è una pianta aromatica che esiste in mille specie – 7000 per essere precisi – ha infinite proprietà benefiche e viene utilizzata dalla cucina alla medicina, passando per la profumeria. Il nome originale è mentha, ed è stato Gaio Plinio Secondo a utilizzare il nome “menta”, che conosciamo noi tuttora, per la prima volta. Delle 600 specie commestibili di menta, 8 sono presenti sul territorio Italiano, di cui 6 nell’arco alpino

Quanti tipi di menta esistono? 

Tanti. La famiglia delle Lamiaceae (a cui appartiene la menta), conta 250 generei e 7000 specie, ma solo 600 di queste sono commestibili. Ecco le più popolari e coltivate in Italia e non solo: 

  1. Mentha acquatica – in Italia cresce in modo spontaneo in zone umide, in Germania invece viene coltivata per produrre un’essenza.
  2. Mentha arvensis – le sue foglie possono raggiungere fino ai 4cm di larghezza, e si trova spontanea in centro Italia, mentre viene coltivata in Cina e Giappone.
  3. Mentha longifolia – cresce spontanea in tutta Italia e ha delle foglie ovali caratteristiche, mentre i fiori possono essere bianchi o rosa.
  4. Mentha pulegium – con foglie piccole, ovali e vellutate, in Lazio è conosciuta come la “menta romana” e cresce lungo le strade o nei fossi.
  5. Mentha spicata – a differenze delle altre elencate fino ad ora, questa specie cresce in cespugli, ha delle foglie piccole con una pelura bianca, e non emana un odore molto piacevole. Cresce esclusivamente in luoghi umidi ed è tra le varietà più coltivate in Inghilterra.
  6. Menta cioccolato – come suggerisce il nome, questa varietà di menta ha un caratteristico profumo di cioccolato, e viene utilizzata per preparare tisane, gelati, bibite fresche e insalate.
  7. Mentha piperita – a differenza di molte altre specie che nascono sull’arco Alpino, la mentha piperita è originaria dell’Inghilterra. Dalle foglie si estrae un olio utilizzato nelle industrie dolciarie e farmaceutiche. Una varietà di questa specie si chiama “menta bergamotto”, dal profumo rinfrescante e le foglie color bronzo.

Proprietà e utilizzi della menta

Già utilizzata al tempo degli antichi Egizi e Romani, la menta era adoperata come pianta medicinale, grazie alle sue numerose proprietà, a partire dalle funzioni digestive. È una pianta antisettica e tonificante se assunta in forma di decotti ed infusi. Dalla menta si estrae inoltre il mentolo, che viene utilizzato come ingrediente in profumi, cosmetici, medicinali e per aromatizzare le sigarette. 

In molti luoghi del mondo, sopratutto quelli colpiti da caldi estremi, la menta viene utilizzata per aromatizzare il tè, come in Marocco, che viene servito bollente con tanto zucchero. Le caramelle a base di menta vengono consumate in tutto il mondo per la loro capacità di rinfrescare l’alito e alleviare il disturbo causato dal mal di gola. 

La menta è una delle piante aromatiche più utilizzate all’interno della cucina italiana e non solo, viene utilizzata principalmente come condimento per carni, paste, antipasti, dolci e cocktail. Viene inoltre utilizzata per creare profumi, liquori e nell’industria farmaceutica. 

Si tratta di una famiglia di piante molto variabili ed adattabili alle condizioni climatiche del luogo in cui si trovano, anche per questo il loro utilizzo è molto diffuso. Ogni specie ha proprietà, aromi e sapori leggermente diversi, e quindi è adatta ad utilizzi differenti. 

La menta piperita – anche conosciuta come peppermint – viene utilizzata nella preparazione di caramelle e gomme da masticare, mentre la mentha pulegium (o menta romana) è più adatta nelle ricette a base di carne

20 ricette con la menta:

Impanada (o panada): la ricetta dalla Sardegna

Impanada (o panada): la ricetta dalla Sardegna

Maria Antonietta Mazzone (nella foto) ci svela la ricetta di famiglia, tramandatale dalla nonna, delle impanadas o panadas, come spesso vengono chiamate in Sardegna questa specialità diffusa in tutta la regione e in particolare in tre località specifiche: Oschiri (Sassari), Assemini (Cagliari) e Cuglieri (Oristano). «Al mio paese – Buddusò, nella regione di Monteacuto – il suo nome è impanada (impanadas al plurale) ed esiste sia la versione piccola, che per mia nonna Ricchedda aveva la dimensione di un piattino da frutta, oppure s’impanadone ovvero la versione familiare, e quindi più grande, da cuocere rigorosamente al forno. C’è anche la parente povera della più nobile al forno, ed è s’impanadeda o petit-pâté. La versione al forno prevede un ripieno di carne di maiale (in genere la coscia) rigorosamente tagliata a coltello, lardo stagionato tagliato a tocchetti, e poi condita con aglio, prezzemolo, pomodoro secco, sale, timo e pepe fresco di macina. Mia nonna Ricchedda, fedele al detto che «Non si compra ma si fa, e si fa con quel che si ha», oltre che con la carne di maiale la preparava anche con la carne di pecora, racchiusa dentro uno scrigno di pasta violada (altra specialità sarda composta da farina di grano duro, sale, acqua e strutto) e chiusa poi con un decoro a pibiones (letteralmente “acini d’uva”, indica la tipica lavorazione sarda dei tappeti) realizzato a coltello, diverso dall’elegante cordoncino della panada di Oschiri. S’impanadeda o petit-pâté nella classica forma a mezzaluna ha invece un ripieno di carne macinata, pisellini o fagiolini, pomodoro secco, aglio e prezzemolo, sale, pepe e abbondante timo, sempre racchiusa in un velo di pasta violada. L’impanadone è un rito lento e cadenzato, sia nella preparazione sia nel consumo. La fretta è abolita nella preparazione della pasta violada che dà il meglio solo con il giusto riposo. Anche il ripieno è lento (una notte intera), per unirsi e fondersi amorevolmente con tutti i profumi: la dolcezza del pomodoro secco, il profumo pungente del pepe nero e l’odorosa freschezza del timo, almidda come si chiama dalle nostre parti. Il giusto riposo serve anche dopo la cottura, mai mangiarla subito. Mia nonna Ricchedda portava il suo impanadone in tavola e con una leppa (coltello tipico di Pattada) ne incideva il bordo sino a scoperchiarlo, la carne veniva servita a cucchiaiate a ogni commensale, iniziando dal più anziano. Distribuita la carne, porzionava poi un triangolo di coperchio e uno del fondo a ognuno, avendo cura di non sovrapporre mai i due triangoli per evitare che la parte interna, intrisa del sughetto di carne, andasse ad ammorbidire la croccantezza della parte esterna e soprattutto dei colorati pibiones».

Ricerche frequenti:

Laurent-Perrier Champagne rosé: 2 ricette da abbinare alla perfezione

La Cucina Italiana

Maison Laurent-Perrier, storica azienda nello Champagne fondata nel 1812, rilascia un nuovo prodotto, fresco, da gli intensi aromi di frutti rossi, e con note incantevoli in tempo per la stagione più calda dell’anno. 

Cuvée Rosé: Edizione Limitata Papillon

Spiccare il volo, camminare liberamente secondo i propri desideri, senza restrizioni o barriere… Per ritrovare la libertà che ci è stata negata per tanto tempo. La farfalla, simbolo di questa libertà è anche simbolo di una natura incontaminata. Quale libertà di pensiero e audacia avevano Bernard de Nonancourt e lo chef de cave nel 1968 per creare uno Champagne Rosé che sarebbe diventato una delle Cuvée iconiche della Maison, anche se lo champagne rosé non era ancora stato introdotto.

Laurent-Perrier persegue questa audace creatività offrendo uno champagne rosé 100% Pinot Noir, prodotto utilizzando la tecnica della macerazione, preservando la biodiversità del terroir della Champagne, andando oltre le regole della responsabilità ambientale e rispettando la Viticulture Durable in Champagne e Haute Valeur Environnementale.

L’edizione limitata Cuvée Rosé Papillon

Le ricette da abbinare al Cuvé Rosé 

Il gusto inebriante del rosé è perfetto per essere accompagnato da cruditè di pesce, gamberi grigliati, prosciutto di Parma e dessert di ogni tipo. Vi sveliamo 1 ricetta di mare e 1 di terra che si sposano a meraviglia con il cuvée rosé grazie all’estrazione degli aromi di frutti rossi dovuta alla vinificazione per macerazione del Pinot Nero.

Maiale in agrodolce 

Ingredienti per 4 persone 

500 g di carne di maiale, 1 peperone verde, 1 peperone rosso, 1 peperoncino piccante, 2 cucchiai di Maizena, 3 cucchiai di salsa soia, 1 cucchiaio di caffè, 1 cucchiaio di aceto, 1 cucchiaio di vino bianco, 1 cucchiaio di zucchero, sale, olio di semi 

Per la carne 

Si prepara il maiale in piccoli dadi di 2 cm. Puliamo i peperoni e li tagliamo a pezzettini. Uniamo in una ciotola i peperoni, la salsa di soia e la maizena (non serve aggiungere sale perché la soia è già salata). Scaldiamo in una padella l’olio di semi e rosoliamo il maiale a fuoco vivace per 2 minuti. Togliamo la carne e usiamo la stessa padella per soffriggere il composto di peperoni per mezzo minuto. Rimettiamo la carne in padella e giriamo il tutto per 1 minuto. Aggiungiamo lo zucchero e l’aceto e facciamo scuocere per gli ultimi 10 secondi.

Catalana di crostacei

Ingredienti per 4 persone

1 kg di crostacei misti (un’astice o un’aragosta da soli pesano circa 600 g), 1 peperone giallo, 4 pomodori rossi maturi, 1 cipolla di Tropea freschissima, 1 gambo di sedano, qualche foglia di lattuga verde per decorare, sale e pepe q.b.

Per la vinagrette

6 cucchiai di olio extra vergine di oliva, 1 limone (il succo), 2 cucchiaio di aceto balsamico, qualche fogliolina di basilico sminuzzata

Per la catalana 

Incidiamo il carapace dei crostacei al centro per il senso della lunghezza così durante la cottura si apriranno e saranno più semplici da sgusciare. Li bolliamo per pochi minuti in acqua salata (per l’astice e l’aragosta massimo 10 minuti di cottura, per gli altri bastano 3-4 minuti) e poi sgusciamo. Nel frattempo laviamo la verdura e tagliamo a julienne sottilmente. In un vassoio da portata sistemiamo un letto di foglie di lattuga, quindi la verdura alla julienne e infine i crostacei. Irrorare il tutto con la vinaigrette e serviamo portando in tavola sale, pepe e la vinaigrette. La catalana si può servire sia fredda che tiepida. 

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