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Come fare i rubatà: i grissini “arrotolati” piemontesi

Come fare i rubatà: i grissini "arrotolati" piemontesi

Un’idea per sostituire o accompagnare il pane. Ecco come farli, ma attenzione: uno tira l’altro!

In tavola, soprattutto quando abbiamo ospiti, si può sostituire il pane con dei grissini, riposti in un bel cestello a forma di cilindro: donano un tocco di stile e soprattutto sono golosi. Infatti, è difficile dire di no ai grissini: di solito uno tira l’altro, perché sono leggeri e friabili.

Avete mai provato i rubatà? Sono i grissini tipici piemontesi, per la precisione di Chieri, una cittadina vicino a Torino. Prodotto da forno, conosciutissimo in Italia ed esportato in tutto il mondo, rientra a pieno titolo nella categoria dei prodotti Agroalimentari tradizionali piemontesi, ovvero quelli «le cui metodiche di lavorazione, conservazione e stagionatura risultano consolidate nel tempo e sono praticate sul proprio territorio in maniera omogenea e secondo regole tradizionali per un periodo non inferiore ai venticinque anni».

Storia e bontà, quindi, in un unico prodotto. Ma volete imparare come farli in casa? Qui sotto trovate la ricetta originale, mentre nella nostra gallery, vi sveliamo qualche curiosità e vi diamo qualche suggerimento per varianti ancora più saporite.

Come fare i grissini Rubatà

Ingredienti

Nella ricetta che vi proponiamo è prevista l’aggiunta di olio evo. Ecco gli ingredienti per circa 60 grissini: 560 gr di farina 00, 320 gr di acqua, 60 gr di olio evo, 20 gr di lievito di birra, 15 gr di sale, 4 gr di malto, farina di semola qb.

Procedimento

Riscaldate 3/4 dell’acqua a disposizione, ma senza portarla a ebollizione. Scioglietevi il lievito. Create una fontana di farina, aggiungete al centro l’acqua con lievito e l’olio. Impastate a mano, fino a ottenere un composto omogeneo. Aggiungete il sale e a filo la restante acqua, continuate a impastare. Quando l’impasto è liscio, spennellatelo con un velo d’olio e ponetelo su una teglia foderata con carta da forno, ricoprendolo con della pellicola trasparente e lasciandolo a riposo per 20 minuti.

Trascorso questo periodo, rilavorate l’impasto e rimettetelo a lievitare per circa un’ora. Ora, tagliate l’impasto a strisce larghe 1 cm – 1 cm e 1/2 e lunghe 16 cm, ripassatele nella semola e partendo dal centro, allungatele, facendole arrotolare su se stesse. Una volta allungate, disponetele distanziate nella teglia. Intanto, preriscaldate il forno a 200° e infornate per 20 – 25 minuti. Fate raffreddare i grissini sulla griglia del forno e serviteli croccanti.

» Frittelle alla panna – Ricetta Frittelle alla panna di Misya

Misya.info

Innanzitutto montate benissimo le uova con lo zucchero, fino ad ottenere un composto chiaro e spumoso.
Incorporate prima panna, rum e vaniglia, poi anche farina e lievito setacciati.

Dovrete ottenere un composto liscio ma piuttosto denso, quasi come una frolla montata.

Aiutandovi con un paio di cucchiai, formate delle palline (o delle quenelle, se preferite) e friggetele in olio ben caldo, girandole per farle dorare in maniera uniforme.
Man mano che sono pronte, sollevatele con una schiumarola e lasciatele su carta da cucina.

Le frittelle alla panna sono pronte, spolverizzatele di zucchero a velo e servitele subito.

un solo nome, biscotti diversi

un solo nome, biscotti diversi

Molte regioni rivendicano la paternità di questo dolce. La versione più diffusa prevede l’utilizzo del mosto cotto per addolcirne il sapore e una forma a rombo. Ma non è ovunque così

Pochi prodotti tipici della tradizione culinaria italiana hanno avuto una diffusione così trasversale come quella dei Mostaccioli. Puglia, Sardegna, Calabria, Sicilia, Lazio, Campania, Abruzzo e Lombardia, sono davvero tante le regioni che ne rivendicano la primogenitura. Effettivamente, in ognuno di questi luoghi si possono rintracciare radici antichissime del prodotto che, a seconda della latitudine, ha avuto un’evoluzione completamente diversa rispetto alle altre versioni regionali.
La ricetta più conosciuta prende spunto dalla tradizione partenopea e prevede un dolce a forma di rombo, croccante e dal sapore intenso di mandorle. Per la preparazione di questo tipo di Mostacciolo è fondamentale il mosto cotto che contribuisce ad addolcirne l’impasto. Per questa ragione, fino a qualche decennio fa, questi biscotti venivano preparati nel mese di novembre, quando la vendemmia era finita e le prime uve cominciavano a fermentare. Di colore scuro, molto dolce e dal sapore deciso, i Mostaccioli sono tradizionalmente ricoperti da una glassa al cioccolato, ma, in molte regioni, vengono proposte varianti all’arancia, al cioccolato bianco e alla nocciola.

mostaccioli

Nome e origini

Secondo numerose tradizioni il nome deriverebbe dall’ingrediente principale: il mosto, dal latino “mustum”. Le prime testimonianze degli antenati dei Mostaccioli si hanno in epoca romana. Questi dolci, infatti, venivano offerti agli ospiti al momento della partenza. I “mustacei” fanno la loro apparizione nel “De Agricoltura” di Catone, che ne descrive accuratamente la preparazione: “intridi un moggio di farina con il mosto, aggiungici anice, cumino, due libbre di grasso, una libbra di cacio e della corteccia di alloro, quando avrai impastato e dato la giusta forma, cuoci sopra foglie di lauro”. Oggi, le versione che più si avvicina alla ricetta descritta da Catone è probabilmente quella abruzzese, nella quale gli ingredienti principali sono rimasti la farina il miele e il mosto ben cotto. La ricetta della Roma antica, però, non è l’unica ad esser stata tramandata. Secondo molti, infatti, i Mustazzoli (nome con il quale sono conosciuti soprattutto in Puglia) avrebbero origini arabe.

Mostaccioli napoletani

La versione partenopea dei Mostaccioli, conosciuti anche come come Mustaccioli o Mustacciuli, è rigorosamente preparata con il mosto e glassata con la cioccolata. Con la tradizionale forma a rombo, i Mostaccioli sono amati particolarmente dai più piccoli perché nella loro ricetta uniscono il miele al cioccolato. Insieme al Roccocò, ai Raffiuoli, ai Susamielli, e gli Struffoli, questi biscotti sono da considerarsi i dolci caratteristici del Natale napoletano.

Mustazzoli salentini

Nella tradizione pugliese e in particolare in quella salentina, i Mustazzoli sono preparati con il cotto di fichi e non con il mosto d’uva. Questa differenza è marcata anche dal nome che, secondo questa versione del dolce, non deriverebbe da “mustum”, mosto, ma da “mustace“, cioè alloro, che veniva utilizzato in antichità per aromatizzare i biscotti durante la cottura. I principali ingredienti dei Mustazzoli sono: la farina, lo zucchero,le mandorle, il limone, la cannella e il miele.

Mostaccioli Calabresi

Questa tipo di Mostaccioli sono a base di farina, miele e mosto caldo ma, rispetto alle altre versioni, hanno un tratto caratteristico: assumono le forme più disparate. Umani, animali, fiori sono molte le sembianze con cui i biscotti calabresi si presentano. Secondo la leggenda la diffusione dei Mostaccioli calabresi si deve ad un monaco. La storia racconta che l’uomo apparso all’improvviso e sparito nel nulla, li avrebbe portati in dono alla popolazione di Soriano Calabro, in provincia di Vibo Valentia, in un periodo di carestia. Storicamente, un po’ in tutta la Calabria, è usanza dei maestri mostacciolari dare ai biscotti principalmente la forma del patrono del paese.

 

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