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» Polpette di carote – Ricetta Polpette di carote di Misya

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Innanzitutto lavate le patate e sbollentatele per circa 35 minuti o finché non saranno ben morbide, quindi schiacciatele con lo schiacciapatate, eliminando la buccia, e fate intiepidire.

Nel frattempo lavate le carote, mondatele e grattugiatele alla julienne con una grattugia a fori larghi.

Unite quindi in una ciotola: patate, carote, uovo, parmigiano, sale e pepe, e amalgamate.

Formate le polpettine con le mani leggermente bagnate, quindi cuocetele in una padella con olio già caldo per una decina di minuti (o in forno per 15-20 minuti a 180-200°C), girandole a metà cottura per farle dorare in maniera uniforme.

Le polpette di carote sono pronte, servitele calde o tiepide.

Due cucine al femminile sui Navigli

Due cucine al femminile sui Navigli

Due giovani cuoche e due ristoranti riscrivono la cucina lombarda con una poco scontata femminilità. Da Belè e da Acquada le ragazze fanno la cassoeula. Ma a modo proprio

Quando si pensa alla definizione di cucina femminile contemporanea la mente ondeggia fra insalatine scondite e ciotole di quinoa integrale. Nell’alta cucina lo stereotipo la vuole invece vegetale, delicata, leggera, di buon gusto estetico… Per qualche strano stereotipo si pensa che le donne cucinino in un modo più aggraziato, femminile: da donne e per donne.
Sui Navigli a Milano due ragazze dimostrano invece tutto il contrario. Sono due Millennials, lombarde di origine e di formazione, e sono chef di due ristoranti in cui andare a mangiare anche la cassoeula, ottimi risotti, rognone in tempura o passatelli con ragù di fagiano. Dove il sesso di chi cucina non ha importanza, ma la materia prima sì.

Acquada, l’acquazzone di Sara Preceruti

Voi siete mai stati sorpresi da un’acquada? In milanese significa acquazzone, e per la chef Preceruti questo è un punto di partenza, un taglio con il passato e la nascita di qualcosa di nuovo. Sara è giovane, ma non è una novellina, classe 1983, cresciuta a Novara, a soli 28 anni ha ottenuto la sua prima stella Michelin a La Locanda del Notaio sul Lago di Como, nel 2013 ha vinto il premio Miglior Chef Donna della guida Identità Golose, ha lavorato poi all’ex convento dell’Annunciata ad Abbiategrasso, sul Lago di Lugano a Porlezza e ora finalmente a Milano, come chef e patron del suo nuovo ristorante.
Via Villoresi è una traversa del Naviglio Pavese e il ristorante è pulito, elegante, tutto giocato sul bianco e il blu. Foto di pozzanghere che rifrangono le bellezze di Milano accolgono gli ospiti in quelli che furono i locali di Tano Passami l’Olio.
La cucina è caratterizzata da contrasti, un gioco di equilibri, consistenze e temperature, con un rimando continuo tra dolce e salato, morbido e croccante, caldo e freddo. Alta cucina per numero di ingredienti e complessità di lavorazioni, impiattamenti curati e decorazioni. La frutta è ricorre nei piatti, a far da contraltare al fegato in un primo di pasta ripiena, a fianco alle capesante arrivano delle arance, che abbina anche ad una tartare di salmone. Il coniglio diventa sushi con alghe, blu di Bagnoli, mandorle, cipolle all’agro, riso soffiato e crema di carote piccante; il rognone è in tempura con patata schiacciata, sorbetto all’uva rossa e salsa al caffè; i passatelli al ginepro con ragù di fagiano e carciofi croccanti. Il Mediterraneo arriva con una casseola di moscardini su crostone di polenta bianca e zeste di pompelmo glassate. Ottimo il risotto con acqua alla salvia, gocce di yogurt, sfere di pera e cavoletti di Bruxelles. Per dessert, il suo intramontabile cavallo di battaglia Il Gianduia veste Rosso. A pranzo, due portate a 20€ o tre a 28€ e piatti come il Pollo ripieno di ricotta e bacon, finocchi gratinati.

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Belè, l’indirizzo segreto sul Naviglio

Belè significa in dialetto qualcosa di bello, una preziosità da custodire, un po’ come questo indirizzo aperto da due anni e ancora poco conosciuto. Cibo genuino, patrimonio tradizionale, interpretazione contemporanea senza volontà di stravolgere e di stupire. Quello che si cerca quando si esce… non solo a cena. Via Fumagalli è minuscola e la migliore indicazione geografica è l’essere fra il Rita e il Tiki Room, in una zona dove si beve bene, ma si mangia maluccio. I cocktail bar a Milano sono un fiore all’occhiello, soprattutto in questa zona, tanto da aver dato vita a ristoranti come Belè, in cui respirare lo stesso spirito leggero e la stessa leggerezza di un happy hour. Merito degli osti, in questo caso del solido (professionalmente e fisicamente) Sergio Sbizzera, che dopo anni dietro ai banconi di Cape Town e Pinch, ora si destreggia fra sala e banco. In cucina ha chiamato Giulia Ferrara, una ragazza di queste parti, proprio qui lungo il Naviglio dalle risaie di Cascina Ronchetto dove il padre coltiva il riso con cui lei ora prepara ottimi risotti. Scuola di cucina Alma, poi Pont de Ferr a fianco di Matias Perdomo, Ratanà e poi dallo chef giapponese Takeshi Iwai, sempre nella campagna del Parco Agricolo Sud Milano. Ora è alla sua prima esperienza da chef e porta nel piatto tanta generosità. Risotto al cavolfiore con chutney di mandarini cinesi affumicati, Ravioli di oca con crema di radici amare e indivia, serviti con brodo d’oca, Earl Grey e bergamotto, Fegatini di pollo con crema di zucca e nocciole e cialde di zucca al caffè. Per dessert la torta di riso al sambuco con gelato allo zafferano e, fuori carta a rotazione, cassoeula classica (ma fortunatamente alleggerita) o ossobuco con purè.

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Alla scoperta dei dolci al cucchiaio tradizionali greci

Alla scoperta dei dolci al cucchiaio tradizionali greci

Alla scoperta dei tradizionali dolci al cucchiaio greci, tante varietà di frutta in barattolo caratterizzate e arricchite con ingredienti locali

Fin dall’antichità i greci sono esperti nella conservazione della frutta, sviluppando e via via affinando tecniche e ricette che costituiscono una parte essenziale della cucina tradizionale. I dolci al cucchiaio (glyko tou koutaliou), amatissimi e diffusi in tutto il paese, sono realizzati con un’ampia gamma di frutta che, oltre alla frutta stagionale e locale, durante la preparazione può essere arricchita e aromatizzata con altri ingredienti quali miele, fiori, spezie, erbe e frutta secca. Non mancano poi ricette speciali che le famiglie greche passano di generazione in generazione. Andiamo allora a scoprire caratteristiche e varietà dei dolci al cucchiaio tradizionali greci, incluse le ricette tipiche di alcune zone e di alcune isole della Grecia.

Preparazione, caratteristiche e varietà

I cosiddetti dolci al cucchiaio sono quindi preparazione in cui la frutta, lasciata intera o tagliata, viene bollita nello sciroppo di zucchero con una scorza o succo di limone e un’eventuale aggiunta di aromi, spezie o altri ingredienti, e poi versata in barattoli di vetro sterilizzati, come la marmellata. Un buon dolce al cucchiaio prevede che la frutta sia solida e succosa e lo sciroppo in cui è immersa chiaro, denso e molto aromatico.
La procedura differisce leggermente a seconda dell’ingrediente principale, poiché alcuni frutti possono richiedere quantità diverse di zucchero e di acqua nonché diversi tempi di cottura. La frutta fresca utilizzata può differire da stagione a stagione, ma in generale tra le più utilizzate ci sono le arance amare, l’uva, i fichi, le amarene, le ciliegie e le mele cotogne, mentre tra gli aromi utilizzati in fase di ebollizione e poi tolti abbiamo erbe quali menta e maggiorana, spezie varie tra cui cannella e chiodi di garofano, o anche fiori e piante che possono comprendere la rosa, il gelsomino, i fiori di limone e la vaniglia. Sempre durante l’ebollizione viene talvolta aggiunta una piccola quantità di frutta secca sbollentata e versata a scaglie o intera, in genere noci o mandorle, così da aggiungere sapore e croccantezza al prodotto finale.

Insomma, preparare i dolci al cucchiaio è un’arte e le varianti possono essere molte, come dimostrano le tante specialità tipiche sparse per il paese. Tra queste le più note sono quella fatta con i pistacchi non maturi dell’isola di Egina, quella con zucca e mandorle dell’isola di Milo, quella con noci intere non mature, miele e chiodi di garofano dell’isola di Andros, quella aromatizzata al basilico dell’isola di Naxos, quella fatta con amarene e noci sull’isola di Icaria e, infine, le conserve di agrumi acerbi del Peloponneso. Molto amata dai greci anche la specialità realizzata con petali di rosa (un ingrediente tradizionale spesso usato anche per i dolcetti loukoumi), di cui è particolarmente nota quella prodotta dal monastero di Taxiarchon in Lakonia nel Peloponneso.

Storia ed evoluzione di un dolce dalle origini antiche

I dolci al cucchiaio sono da sempre sinonimo di tradizione, di ospitalità e di accoglienza, tutti concetti storicamente radicati nella cultura della Grecia. Questi dolci affondano infatti le proprie radici nell’antichità, epoca in cui prendeva gradualmente forma un tipo di dieta sana e bilanciata, oggi nota come dieta mediterranea, caratterizzata tra le altre cose da un grande impiego di frutta e frutta secca, ma anche di erbe aromatiche, spezie e condimenti vari. Non a caso, si è scoperto che gli antichi greci inventarono varie forme di conservazione della frutta, tra cui appunto l’ebollizione seguita dalla conservazione in miele o melassa di uva e solo più avanti nello sciroppo di zucchero. Una delle ricette più antiche di dolci al cucchiaio era chiamata melimilon e consisteva in mele cotogne bollite nel vino e poi riposte in barattoli pieni di miele. Storicamente il periodo d’oro di questi dolci fu negli anni 50, epoca in cui il barattolo in cui era conservato era un vanto per le casalinghe e mangiare questi dolci fatti in casa, serviti agli ospiti su piattini di cristallo accompagnati da cucchiaini da tè e un bicchiere di acqua fredda, costituiva un rituale importante.
Se negli anni 60 grazie all’introduzione del frigorifero elettrico la loro fama subì un netto calo, tornarono poi gradualmente a essere riscoperti e apprezzati, insieme a molte altre preparazioni culinarie casalinghe decisamente più sane e meno caloriche di quelle che si erano andate diffondendo. Fu allora che le bisnonne e le nonne dei nostri tempi ripresero questa tradizione, sperimentando sempre di più e utilizzando frutta e verdura prodotte in luoghi diversi e in stagioni diverse, tra cui fichi, mele cotogne, angurie, ma anche zucchine, melanzane, pomodori.
Al giorno d’oggi questa pratica casalinga è meno diffusa di prima, ma comunque presente e tanti sono i dolci al cucchiaio prodotti in Grecia, con ogni tipo di ingrediente e caratteristiche.

Per assaggiare questa specialità, oltre ad acquistare quelli artigianali, è possibile trovare i dolci al cucchiaio nel menu di alcuni ristoranti e caffetterie, in genere serviti in estate come guarnizione di coppe di yogurt cremoso fresco o di gelato aromatizzato al mastice di Chios.

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Ricerche frequenti:

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