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» Vellutata di carote e lenticchie

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Mondate le carote e tagliatele e fettine, pulite il cipollotto e tritatelo finemente (o, come me, grattugiatelo con una grattugia a fori larghi), scolate le lenticchie del loro liquido di cottura.

Fate appassire il cipollotto in una casseruola insieme con la buccia di arancia, che così sprigionerà tutti i suoi aromi.
Aggiungete lenticchie e carote, fatele insaporire brevemente, quindi coprite con il brodo e cuocete per 15-20 minuti a fiamma media.

Frullate con un minipimer in modo da ottenere una crema liscia, quindi aggiustate di sale e pepe.

La vellutata di carote e lenticchie è pronta, servitela calda, tiepida o anche fredda.

I ravioli capresi dal Golfo di Napoli: ricetta

I ravioli capresi dal Golfo di Napoli: ricetta

Oggi torniamo ai ricordi di un viaggio nel passato per regalarvi la ricetta originale dei ravioli capresi. Buon appetito!

La nostra Angela Odone aveva fatto un viaggio fantastico sul Mar Tirreno qualche tempo fa e il ricordo è ancora vivo oggi. Era stato un servizio molto interessante e stimolante che raccontava della cucina che nasce dagli orti che, coltivati «al naturale» (senza concimi e diserbanti chimici), riforniscono quattro hotel tra il Golfo di Napoli e la Costiera Amalfitana appartenenti all’associazione Relais & Châteaux: il Caesar Augustus ad Anacapri, il Bellevue Syrene 1820 a Sorrento, il Don Alfonso 1890 a Sant’Agata sui Due Golfi e Il San Pietro a Positano. I terreni coltivati, esistenti da sempre, hanno preso nuovo vigore per fare del chilometro zero una realtà e mirare a un turismo più sostenibile.

A quel viaggio torniamo oggi, in un periodo storico in cui il sogno sembra tornare ad essere realtà, desideriamo regalarvi la ricetta originale dei ravioli capresi dello chef del Caesar Augustus, Anacapri. Buon appetito!

Ravioli Capresi, la ricetta originale

Ingredienti

Per la pasta
1 Kg farina
50 g sugna
3 tuorli
sale

Per la farcia
1 Kg cacioricotta di Sorrento
1 kg fiordilatte di Agerola
200 g formaggio grattugiato
2 uova
maggiorana

Per completare
sugo di pomodoro fresco
formaggio grattugiato
basilico
olio extravergine d’oliva

ravioli capresi con cacioricotta di Sorrento e fiordilatte di Agerola
Ravioli capresi con cacioricotta di Sorrento e fiordilatte di Agerola.

Procedimento

Per la pasta
Portate a bollore 400 g di acqua con la sugna e un bel pizzico di sale.
Formate con la farina la fontana sulla spianatoia, aggiungete l’acqua bollente, impastate fino a formare un panetto.
Fate riposare per almeno 30 minuti, poi inconropoarte i tuorli, impastate ancora a fate riposare in frigo per 2 ore.

Per la farcia
Raccogliete nel bicchiere del frullatore le uova, la cacioricotta, la mozzarella, il formaggio grattugiato e un bel ciuffo di foglie di maggiorana.

Procedimento

Preparazione dei ravioli
Stendete un quarto del panetto di pasta, sulla spianatoia infarinata. Su metà sfoglia distribuite la farcia in noci della dimensione di un cucchiaino da caffè, distanti tra loro 6 centimetri.
Stendete l’altra metà della sfoglia e sovrapponetela alla prima coprendo le palline. Premete delicatamente intorno alla farcia per far uscire l’aria e ritagliate i ravioli cn un tagliapasta tondo o un bicchierino (4-5 cm di diametro).

Per completare
Lessate i ravioli in acqua bollente salata, scolateli, conditeli con il sugo, qualche fogliolina di basilico spezzettata, un filo di olio crudo e il formaggio grattugiato grossolanamente.

Foto Beatrice Pilotto.

La carbonara liquida dello chef Valerio Braschi esiste davvero

La carbonara liquida dello chef Valerio Braschi esiste davvero

Lo chef Valerio Braschi, che l’ha inventata, ci ha spiegato come si prepara e come è nata l’idea di questo distillato. Che non è il primo

Sembra acqua, ma sa di carbonara. Dopo la lasagna in tubetto, la carbonara liquida è l’ultima trovata di Valerio Braschi, vincitore della sesta edizione di Masterchef, nel 2017. 23 anni, originario della provincia di Rimini, è il titolare del ristorante 1978, a Roma. È lì che ha servito ai suoi clienti, come amuse-bouche, prima degli antipasti, la carbonara liquida, uno shottino analcolico, un vero e proprio distillato di carbonara.

Non è uno scherzo, vero?
«Certo che no. Ho comprato il rotavapor, un distillatore, e ho provato a distillare gli ingredienti che utilizzo nel ristorante. La carbonara liquida non è il primo distillato che ho proposto».

Quali sono gli altri?
«I distillati di pasta al pesto, di cacio e pepe e anche di pizza. La pasta al pesto liquida è un distillato di estratto di basilico molto concentrato, allungato con brodo di parmigiano e pinoli tostati, il tutto frullato. Cacio e pepe si fa con brodo di pepe e brodo di pecorino, ovviamente distillati, e la pizza liquida è un distillato del sugo di pomodoro che facciamo noi in estate, di acqua di mozzarella affumicata e di una sorta di pasta per pizza molto ben cotta, in modo che si senta bene l’odore della crosta».

Davvero la carbonara liquida sa di carbonara?
«Sì, e chi l’ha assaggiata lo può confermare: è un distillato non alcolico, ma gli odori rimangono nel composto e si sentono in modo deciso».

Come l’ha preparata?
«Ho frullato uno zabaione al pecorino molto stagionato e del guanciale arrostito, e ho allungato il composto con un infuso di pepe nero cotto a bassa temperatura per 6 ore. Poi ho distillato il composto e sono riuscito a riprodurre il profumo della carbonara. Gli ingredienti devono venire bilanciati molto bene».

Tre ore di lavoro per produrne 300 millilitri: avrà un prezzo esorbitante.
«In realtà non ho mai servito come portata la carbonara liquida ai miei clienti: la regalavo come amuse-bouche. E devo dire che è stata apprezzata da tutti: per me il feedback è fondamentale».

Online, però, sono arrivate anche delle critiche.
«Se una persona prova una portata e la critica, il suo parere mi interessa. Chi parla senza avere assaggiato, invece, è come chi vuole discutere di un libro senza averlo letto».

Qualcuno dice di preferire la carbonara classica.
«Chi vuole mangiarla può trovarla nelle trattorie, che sicuramente la sanno preparare a regola d’arte. Noi proponiamo piatti innovativi, anche giocando con le ricette tradizionali. La carbonara classica non si addice al tipo di cucina che presento. E con la carbonara liquida non ci si deve sfamare».

Chi vuole assaggiarla la trova nel suo ristorante?
«Non più: abbiamo cambiato menu, come facciamo ogni tre mesi. Adesso proponiamo il bitter di melanzana, fatto con l’acqua ambrata rilasciata dalle melanzane al forno, mixata con salsa di soia, angostura, riso affumicato e birra acida. Viene servito freddo di frigo e apre lo stomaco».

E se qualcuno le chiedesse le sue ricette innovative?
«Non avrei problemi a darle: la cucina è condivisione, e se qualcuno si ispira a me, è una gioia. Fare da mangiare significa anche scambiarsi idee, e questo è il bello della cucina: avvicina tutti».

 

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