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Ricetta Passatelli in brodo di pollo e verza

Ricetta Passatelli in brodo di pollo e verza
  • 500 g pollo a pezzi
  • 250 g foglie di verza
  • 250 g passatelli pronti
  • una cipolla media
  • carota
  • sedano
  • alloro
  • sale grosso

Per la ricetta dei passatelli in brodo di pollo e verza, riunite nella pentola a pressione i pezzi di pollo con la cipolla sbucciata, la carota raschiata, una costina di sedano, 2 foglie di alloro e un cucchiaio raso di sale.

Coprite con un litro d’acqua, chiudete la pentola e cuocete per 20′ da quando va sotto pressione. Tagliate intanto la verza a sottili listerelle. Aprite la pentola dopo il tempo prescritto, unite la verdura e date altri 10′ di cottura.

Filtrate tutto il brodo e cuocetevi i passatelli per 1′-2′. Ricavate qualche pezzo di polpa dal pollo bollito, tagliatela a dadini e servite la minestra unendo anche questi e parte della verza.

La sangria in versione… invernale!

Ecco una versione invernale della sangria, per un inaspettato cocktail da offrire agli amici durante le feste natalizie

Metti una serata con tanti amici in occasione del Natale. Metti un cocktail da preparare in anticipo e in grandi quantità.

Ecco una versione invernale della classica sangria.

Amanti della sangria abbiamo una buona notizia per voi: non dovrete aspettare ancora molti mesi per sorseggiarla in spiaggia nell’ora dell’aperitivo. Vi proponiamo oggi una ricetta perfetta anche per i mesi più freddi per scaldare le vostre serate natalizie in compagnia degli amici.

Ingredienti della sangria invernale

Il realtà la ricetta invernale della sangria non si discosta molto da quella estiva eccetto che per la presenza delle pesche che ora verranno sostituite con altri frutti di stagione come pere, mele, arance e mandarini.
Non mancheranno però, come nella ricetta classica, le spezie che danno gusto e sapore a questo straordinario cocktail.

Alla cannella aggiungeremo anche una bacca di vaniglia che scalda e addolcisce. E poi certamente c’è il vino, l’ingrediente più importante, che deve essere non solo di ottima qualità, ma anche adatto a questo genere di preparazione.

Mentre per la versione estiva della sangria viene utilizzato in genere un vino rosso corposo, per quella invernale andrà meglio un vino rosso più delicato e leggero, tipo un Bonaria.

Se preferite la sangria bianca utilizzate un vino fruttato fermo, ma ricordate di decorare il tutto con dei frutti rossi perché il colore del Natale non deve assolutamente mancare.

I colori del Natale

A proposito di colori, ricordate che in questo caso non sono un dettaglio da sottovalutare.

Trattandosi di un cocktail pensato per il Natale non può mancare il rosso e quindi utilizzate chicchi di melograno o ribes o cranberries, freschi se riuscite a trovarne.

E poi, perché no, aggiungete un tocco di verde con un rametto di rosmarino o una fogliolina di alloro.

La ricetta della sangria di Natale 

Per prima cosa mettete a macerare in un litro e mezzo di vino rosso, una stecca di vaniglia, una pera e una mela a pezzetti, gli spicchi di un’arancia e di due mandarini con il succo di un limone e di un’arancia e 150 g di zucchero. Lasciate riposare tutto per un giorno in frigorifero e poi aggiungete circa 650 ml di gazzosa. Decorate con frutti rossi e abbondante cannella in polvere.

Questa sangria è ottima da servire anche tiepida, come una sorta di vin brûlé. In questo caso evitate la gazzosa e allungate tutto con altro succo di arancia o mandarino.

La rivincita del cibo brutto su Instagram

In questi ultimi anni l’attenzione per l’estetica del cibo, per la bellezza fotogenica dei piatti, per la ricercatezza dei dettagli, dell’impiattamento o delle scelte cromatiche alimentari, sono andati di pari passo con la dipendenza dai social network e con l’esigenza di condividere virtualmente le foto delle proprie passioni culinarie. La bellezza visiva dei piatti ha invaso le bacheche di milioni di utenti del mondo, diventando un trend globale inarrestabile. Recentemente, però, si sta assistendo a un nuovo movimento che sostiene il valore della genuinità e dell’autenticità del cibo brutto, strano, inusuale.
Che sia la fine dell’epoca del cibo costruito ad arte per il set fotografico degli utenti di Instagram e l’inizio di una riscoperta di ingredienti e alimenti naturali, più sani e reali?

Quanto il food porn abbia condizionato gusto e mode

Per comprendere questo nuovo fenomeno in controtendenza, è necessario fare un passo indietro e analizzare il trend del food porn e del foodography. In questi anni Instagram, social network visivo per eccellenza, si è imposto come strumento in grado di condizionare tanto le abitudini dei consumatori, sempre più concentrati sulla bellezza del cibo e sull’importanza di questo rituale a tavola, quanto quelle dei ristoratori, costretti a puntare su proposte gastronomiche sempre più costruite, patinate e sensazionali. Non a caso, soprattutto dal 2015 in poi, tante sono state le mode più o meno passeggere che si sono succedute, tra cui il noto rainbow food o i ristoranti Instagram-friendly, alimentate da studi scientifici ed esperimenti che sostenevano che l’aspetto visivo di quello mangiamo può influenzare notevolmente il modo di percepire i sapori.

Non è bello ciò che è bello ma è bello ciò che è brutto

Eppure la mania del food porn, ovvero l’utilizzo dell’hashtag su Instagram che da anni accompagna gli scatti social di cibo impeccabile, sembra iniziare a vacillare, mentre cresce un riscoperto desiderio di focalizzarsi di più su naturalezza, qualità e gusto, tanto di ricette quanto di materie prime. Dopo anni di bombardamento di “cibo fotogenico” su Instagram, il brutto si sta dunque facendo strada, lentamente, attraverso un movimento detto ugly food. Negli ultimi mesi sono stati tanti gli scatti condivisi sul social network che hanno ritratto strambe ricette casalinghe, improbabili esperimenti culinari, brutte portate al ristorante e, non ultimi, piatti belli ma fotografati male. Questo hashtag sta finalmente portando con sé una ventata di coraggio, quello di mostrare con orgoglio un piatto più o meno buono ma certamente fuori dai canoni di bellezza convenzionale.

Il grande ritorno della frutta e della verdura brutta

Al di là della guerra dichiarata al food shaming, il fenomeno virtuale anti-food porn nasce anche con il nobile obiettivo di ridare dignità a frutta e verdura brutta, imperfetta e irregolare. Non dimentichiamo, infatti, che le materie prime che non soddisfano i canoni di bellezza del mercato alimentare e dei consumatori finiscono con l’essere gettati via, perché etichettati come merce di serie B.
Cavalcando quindi la viralità del nuovo trend dell’ugly food su Instagram, molti utenti e associazioni ambientaliste hanno usato questa opportunità in modo creativo e socialmente utile per sensibilizzare le persone al problema degli sprechi alimentari. Questa causa è stata anche sposata in pieno, a partire dal 2015, da una startup di San Francisco chiamata Imperfect Producer. La startup, infatti, raccoglie i prodotti sani ma “brutti” direttamente dalle fattorie e li consegna a domicilio ai clienti, offrendo un risparmio del 30% rispetto ai prezzi dei negozi di alimentari.

Insomma, quando vedete foto di carote storte o di mele deformate condivise su Instagram provate ad andare oltre le apparenze e provate a pensare che non tutto quel che è bello è anche buono, salutare, sostenibile e accessibile.

Foto: Frutta strana_ugly food porn COVER_Wikipedia commons.jpg

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