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la ricetta di Aimo e Nadia | La Cucina Italiana

la ricetta di Aimo e Nadia
| La Cucina Italiana

Perché vi diamo la ricetta della Pappa al pomodoro e baccalà? Perché è quella di Il Luogo di Aimo e Nadia, uno dei ristoranti che meglio esprime l’identità culinaria del nostro Paese. È una filosofia che Aimo e Nadia Moroni hanno portato avanti sin da quando aprirono la trattoria nel 1962, in una strada allora periferica quale via Montecuccoli. Dalla matrice toscana, pian piano, allargarono la visione a ogni regione italiana, trovando la chiave giusta per dare valore al ricco patrimonio enogastronomico nazionale, in quegli anni considerato lontano dalla cucina alta, di impostazione prettamente francese. Questo grande impegno ha trovato continuità nei ragazzi che hanno lavorato con loro sino al 2005: Alessandro Negrini e Fabio Pisani che da quindici anni guidano il ristorante, bistellato Michelin, insieme a Stefania Moroni che è figlia dei fondatori e l’espertissimo direttore Nicola Dell’Agnolo.

Territori, la nuova frontiera

I due cuochi non solo hanno proseguito nel solco di valorizzare ogni ingrediente del nostro Paese, ma hanno perfezionato l’opera sino a eleggerla a vero e proprio metodo. «Quello che l’eredità di Aimo e Nadia ci ha suggerito di scegliere come principio guida del nostro operato è stato codificato ed è diventato un progetto», spiegano Negrini e Pisani. Il nuovo codice creativo non poteva che chiamarsi Territori e ha una fortissima identità italiana, oltre a portare avanti i concetti di sostenibilità, promuovendo le nostre eccellenze e chi le produce. Quello che arriva nel piatto è Italia alla massima potenza, senza barriere regionali ed evitando di subire la tradizione, ma interpretandola nel modo contemporaneo. I piatti di Territori saranno protagonisti dell’ultima serata celebrativa dei 60 anni, l’8 novembre, preceduti da quelli delle varie decadi partendo ovviamente dagli anni Sessanta. Uno splendido tuffo nella memoria.

Due ingredienti top

Abbiamo chiesto ai due chef il nostro piatto celebrativo di questa bellissima cavalcata che non accenna a finire, anzi. Ed ecco la Pappa al pomodoro e baccalà. «È un inno all’italianità. Poi il pomodoro è un elemento alla base della cucina di Aimo e Nadia: hanno iniziato, fra lo stupore generale, elevando a gioiello la Pappa al pomodoro ed sono arrivati allo squisito Pane e pomodoro, che Aimo ha definito genialmente: “Il gesto minimo della cucina italiana”», spiega Negrini. «Oggi lo serviamo con le fragole di Tortona e l’aceto, sempre nella filosofia di evoluzione. Quanto al baccalà, è l’unico pesce multiregionale perché lo si cucina, in vari modi, dal Friuli Venezia Giulia alla Sicilia». La ricetta che segue non è difficile, ma richiede passione (sempre) e attenzione in un punto. «Bisogna curare la proporzione tra pomodoro e pane: il secondo potrebbe sembrare poco all’inizio, ma poi il pomodoro evapora, si addensa e deve diventare una sorta di polenta di pane, morbida. Non è una panzanella, per capirsi. Inoltre, la temperatura perfetta di servizio deve essere sui 50 gradi», sottolinea Pisani. Il vino giusto? Lo chiediamo al bravo sommelier di Il Luogo, Alberto Piras: «Vedo benissimo tre etichette, tutte bianche: il Bianco Pomice di Tenuta di Castellaro, il Timorasso ‘Fausto’ di Vigne Marina Coppi e il Riesling di Falkenstein». Preso nota?

La ricetta

Ingredienti per 4 persone

Per la pappa al pomodoro

Ricerche frequenti:

20 ricette umami per scoprire il quinto gusto

20 ricette umami per scoprire il quinto gusto

Con le ricette umami – che letteralmente si traduce dal giapponese in buono, saporito – vogliamo accompagnarvi nel viaggio verso l’ultimo dei gusti fondamentali scoperti. Si unisce all’amaro, dolce, salato ed aspro come il gusto piacevole, un sapore che stimola le papille gustative a mangiare ancora una cucchiaiata di cibo. Gli ingredienti in cui si trova più comunemente il sapore umami sono le alghe, la salsa di soia, i funghi secchi, il Parmigiano Reggiano (o il Grana Padano) e il concentrato di pomodoro. 

Chi ha scoperto l’umami? 

Fino a pochi anni fa in Italia si conoscevano soltanto 4 gusti: l’amaro, l’aspro, il dolce, il salato. Poi, da quando hanno scoperto che abbiamo dei recettori che lo individuano, si è aggiunto il grasso, che conosciamo bene grazie a tanti alimenti della nostra cultura, però nel nostro Paese non viene percepito come gusto. Resta ancora misterioso cosa sia veramente quello che per i giapponesi è il sesto o quinto sapore, a seconda di come lo si voglia numerare. Nel Sol Levante l’umami appartiene all’universo delle cose tangibili, grazie a un modo di mangiare non «estremo», che aiuta a individuare e a comprendere i sapori sottili. 

La scoperta dell’umami risale al 1908 e a Kikunae Ikeda, un chimico dell’Università di Tokyo. Studiò l’effetto sul palato di un particolare brodo di alghe, il cui gusto sapido e piacevole viene dal glutammato, una sostanza che troviamo anche in carne, pesce, verdure, formaggi stagionati e addirittura nel latte materno. In Italia l’umami è scoperta relativamente recente. È solo da una manciata di anni che l’umami è entrato, in punta di piedi, nella nostra cultura.

Come si fa l’umami? 

Gli ingredienti che possiedono la caratteristica gustativa dell’umami contengono naturalmente il glutammato, un sale e amminoacido che si trova all’interno delle proteine. Oltre ad esistere spontaneamente in natura, i glutammati vengono spesso aggiunti a varie preparazioni alimentari per aumentare il sapore e la sapidità, come ad esempio accade nel dado da brodo (dove spesso si legge anche la dicitura “senza glutammato”, perché nel corso degli anni la sua salubrità è stata spesso messa in discussione), nei salumi industriali e nei prodotti in scatola come carni e verdure. L’aggiunta del glutammato ad un prodotto viene spesso considerata come una mossa indicativa della scarsa qualità di esso, o comunque dei prodotti meno pregiati rispetto a quelli che contengono il sapore umami in modo naturale. Un esempio perfetto è il brodo: è risaputo che per produrre un brodo di qualità serve partire dagli ingredienti base, carne o verdure che siano. Usare il dado è un modo sicuramente più semplice di ottenere un brodo, ma non avrà mai le stesse caratteristiche e profondità di sapore di un brodo vero. 

20 ricette dal sapore umami

Sebbene l’umami sia stato scoperto in Oriente, noi italiani senza saperlo siamo piuttosto abituati ad avere a che fare con questo misterioso quinto gusto, che potremmo definire come “saporito”. Tutto merito del parmigiano che dona sempre sapore ai nostri piatti (ecco perché amiamo tanto metterlo sulla pasta!). Ecco perché le migliori ricette che ci portano alla scoperta dell’umami vedono protagonista l’amato formaggio della Parma Food Valley, oltre che al brodo, altro prodotto umami molto presente nella nostra amata cucina italiana. E nel periodo autunnale, per godere ancora di più dell’esperienza del quinto gusto, possiamo utilizzare nei nostri piatti i funghi secchi , naturalmente ricchi di umami.

Treviso a tavola: 5 indirizzi per mangiare benissimo

Treviso a tavola: 5 indirizzi per mangiare benissimo

Quando si parla di Veneto, viene subito in mente Venezia – la città lagunare romantica, la mecca del cinema, la Serenissima. Ma esistono altre mete meno note, come Treviso, che sono comunque bellissime e piene di fascino.

Per una gita in famiglia o un weekend romantico, Treviso è la destinazione da segnarsi. Vero che per noi cucinieri corrisponde in automatico al luogo di nascita del tiramisù trevigiano grazie alla famiglia Campeol allo storico ristorante Le Beccherie, ma c’è molto di più.

Treviso è una delle città più belle del Veneto, con il suo centro storico racchiuso in cinta muraria d’epoca medievale costruita sui resti di precedenti mura romane e dai tre ingressi principali – Porta San Tommaso, Porta Santi Quaranta e Porta Altinia. Passeggiare tra i magnifici palazzi medievali, i corsi d’acqua con i loro canali affascinanti, le vie del centro piene di caffè e boutique, oltre al tesoro enogastronomico locale tra radicchio e prosecco, è una grande soddisfazione.

Per conoscere Treviso, conviene partire dalla centrale piazza dei Signori, il centro nevralgico della vita cittadina e classica piazza-salotto all’italiana, dove si affaccia il Palazzo del Podestà, attuale Prefettura. Non vi potete perdere: da qui, è ben visibile la Torre Civica con l’orologio, che svetta alta ed è uno dei simboli di della città veneta. Dal Palazzo dei Trecento alla Loggia dei Cavalieri, tutte le piccole vie vi porteranno a perdervi nella bellezza di Treviso.

Prima di segnalarvi i ristoranti, chiudiamo con una buffa curiosità: a Treviso si trova la Fontana delle Tette, risalente al Cinquecento che riprende le forme di una donna dal cui seno sgorga l’acqua. Non solo: Un tempo, ad ogni insediamento del nuovo sindaco, l’acqua era sostituita dal vino. Oggi potete vederla nella loggia del Palazzo dei Trecento, seppur con sola acqua!

Dove mangiare bene a Treviso:

Per scegliere i ristoranti migliori, abbiamo chiesto aiuto agli organizzatori della Tiramisù World Cup, che ci hanno passato i nomi migliori per la Treviso a Tavola. Buon appetito!

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