Tag: Salento

La Costa Ionica del Salento: mangiare, bere, dormire

La Costa Ionica del Salento: mangiare, bere, dormire

Tutti gli indirizzi per scoprire la costa ionica del Salento fra ristoranti di cucina tipica, crudi di mare, panini in macelleria, lidi, spiagge, castelli, nuovi bed & breakfast e un agricampeggio

Lu sule, lu mare, lu jento, sabbia, spiagge, divertimento. La Costa Ionica del Salento è la destinazione della Puglia che ogni anno attrae turisti in cerca di relax, di vita notturna e di buona cucina. Rispetto alla costa adriatica in più non ha solo i tramonti sul mare ma anche città come Gallipoli, grandi lidi attrezzati e posti come le Pescoluse, ribattezzate le Maldive del Salento. Tutto comincia quando si arriva a Santa Maria di Leuca, de finibus terrae, la punta più a sud della penisola e luogo in cui i due mari si incontrano. Poi basta svoltare a destra e seguire la strada provinciale Litoranea Salentina che collega la punta più estrema a Taranto, 140 chilometri più avanti.

Pianificare la costa, oltre Gallipoli

Rispetto alla costa adriatica, quella salentina è diversa, per conformazione fisica e quindi per approccio. La spiaggia sabbiosa è più estesa e questo ha naturalmente alimentato e indirizzato le infrastrutture turistiche e l’ospitalità alberghiera. «Sono nate tante strutture, ora bisogna alzare il livello, lavorare sulla progettualità e professionalità, fare strategia». A dirmelo è Giovanni Pizzolante, direttore dell’hotel Le Dune, ideatore e anima di FoodExp, congresso dedicato proprio allo sviluppo turistico pugliese. «Gallipoli è stata per anni il cuore della destinazione, poi quando l’Ibiza d’Italia era diventata ingestibile, si sono chiuse alcune discoteche e attività, ma senza un piano B. Facevo più di 20 fiere all’anno e mi sentivo dire: dove’è finita Gallipoli?». Il riferimento è allo scandalo del 2017 dei posti letto sui balconi affittati a 10€ che ha fatto il giro d’Italia e innescando un giro di vite sull’abusivismo dell’ospitalità, ma anche sulle attrazioni del turismo più giovane. Oggi si può e si deve andare oltre perché flussi nazionali e internazionali significano lustro e indotto per l’intera regione e a tutti i livelli. Servono nuovi itinerari, oltre il mare, perché c’è molto da visitare. «Gli hotel non sono una destinazione, sono un punto di partenza», dice il direttore di un hotel, «per fare una gita in barca, andare a cavallo, scoprire cosa c’è dietro il pescato o una mozzarella. C’è tanto da fare per creare conoscenza e valore». Che poi, sono i veri ricordi di una vacanza.

Andare oltre il mare, nell’interno

Ci sono le spiagge, il mare, i lidi più belli fra cui scegliere andando a caccia dell’acqua più cristallina. Ma il Salento non è solo questo e non è solo mare, infatti basta spostarsi di pochi chilometri nell’entroterra per affacciarsi a realtà meno conosciute ed entrare in contatto con la Puglia più agricola, con le vere tradizioni e con chi sta percorrendo strade nuove nello sviluppo della regione puntando su un nuovo modo di fare turismo e promuovere il territorio. Infatti se il Tacco d’Italia è conosciuto principalmente per le spiagge affollate d’agosto, esiste di più. Le Dune Suite Hotel regala agli ospiti una guida da 10 pagine di luoghi da visitate ed è nata la Rete Salento 4 Seasons (cioè Stagionale, Etico, Agricolo, Sportivo, Olistico, Naturale, Salutare), ed il brand da essa creato, Puglia Eco Travel, che invita i viaggiatori a esplorare la parte meno conosciuta del territorio, quella delle aree naturali e dei borghi, e ricorda che il Salento è per tutte le stagioni. Le attività all’aria aperta di Puglia Eco Travel includono percorsi in bici, trekking, passeggiate a cavallo, yoga, sport acquatici, ospitalità ed esperienze in aziende agricole che offrono solo prodotti di stagione, naturali e a chilometro zero. I tour includono percorsi e suggerimenti e lasciano molta libertà; inoltre permettono di scoprire chicche tipo quelle suggerite nella gallery come un agricampeggio.

Per raccogliere questi indirizzi abbiamo fatto affidamento su locals, amici, colleghi, conoscenti ed esperienza diretta. C’è un po’ di tutto, dalla macelleria con cucina al ristorante che serve sontuosi crudi di mare, castelli finemente ristrutturati e tavole gourmet. Tutti lungo la costa ionica del Salento, o poco dentro la costa.

Sfogliate la gallery per tutti gli indirizzi

Sfoglia la gallery

Salento: La pestanaca di Tiggiano, che piace a Helen Mirren

Salento: La pestanaca di Tiggiano, che piace a Helen Mirren

Focus sulla la carota giallo–viola di Tiggiano, che tanto piace all’attrice britannica premio Oscar alla carriera, che ha appena partecipato al video di Checco Zalone “La Vacinada” per sensibilizzare sull’importanza del vaccino anti-covid

Il simpatico spot La Vacinada girato nella masseria di Helen Mirren nel Salento, dove lei balla tra gli ulivi e gioca a bocce e burraco con Checco Zalone, mostra l’attrice premio Oscar nel contesto bucolico dove da alcuni anni ha scelto di vivere: la campagna di Tiggiano (Lecce) comune famoso per la pestanaca di Sant’Ippazio, una carota di colore giallo-viola che sta riscuotendo un interesse crescente da parte dei consumatori per gusto e croccantezza ma soprattutto per le caratteristiche nutrizionali che contrastano l’invecchiamento.

La pestanaca di Sant’Ippazio

Questo ortaggio dai colori variegati, coltivato in piccole superfici e limitato al territorio salentino del Capo di Leuca, è infatti ricchissimo di betacarotene e antociani, molecole con buona attività biologica e funzioni antiossidanti superiori alle carote più comuni, tant’è che l’Università di Lecce ha avviato una ricerca per definirne le proprietà.

Anche alcune credenze popolari attribuiscono simbolicamente qualità benefiche alla pestanaca di Tiggiano e il racconto della tradizione la lega a Sant’Ippazio (Santu Pati, nell’idioma locale) alla cui festa patronale è usanza – e buon auspicio – comprarne un mazzo da regalare.

Devozione e cibo, si sa, sono sempre stati un tutt’uno, soprattutto per il bisogno di definire il calendario contadino delle stagioni e la produzione della terra, e questo speciale tipo di carota, gelosamente prodotta dai coltivatori locali, nasce dalla profondità di 40 centimetri nella terra rossastra e cresce quasi esclusivamente a Tiggiano, Tricase e Specchia rientrando, a buon diritto, nel novero dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali della Regione Puglia. 

Pestanaca di Tiggiano (foto Germana Cabrelle).

La pestanaca di Tiggiano, la preferita di Helen Mirren

Già, ma cos’ha di tanto particolare la pestanaca di Tiggiano, oltre al sapore inimitabile, capace di fondere tenera dolcezza con un gusto aromatico? La risposta la fornisce direttamente il sindaco di Tiggiano, Giacomo Cazzato Aretano, 33 anni, appassionato di piante e botanica e che con l’attrice Helen Mirren si intrattiene talvolta in passeggiate nella natura, condividendo il piacere di raccogliere erbe spontanee. 

“La pestanaca – spiega il giovane primo cittadino – è innanzitutto un ottimo fornitore di Beta-carotene e di vitamina E, oltre che di potassio, calcio, ferro, fosforo che associate alla proprietà antiossidante, benefica per l’elasticità della pelle, per la salute di ossa, denti e capelli. Insomma condensa tutte le già note proprietà salutari della carota comune che qui si trovano esaltate e potenziate. È quindi consigliabile, per trarre il massimo beneficio dal suo apporto vitaminico, consumarla cruda.  In cucina la pestanaca è ottima per ripieno di ravioli o sformati di riso, ma anche sotto forma di pizza o di dolce”.

Il sindaco di Tiggiano, Giacomo Cazzato Aretano, passeggia con l’attrice premio Oscar Helen Mirren (foto Michele Rizzo).

Dove si trova l’originale pestanaca di Tiggiano?

A Salve (Lecce), all’agriturismo Sante Le Muse, sono custodi di semi antichi, come il pomodoro di Morciano e la pestanaca di Tiggiano. “La nostra cucineria agrituristica – afferma la titolare Fabiana Renzo – racconta il Sud con la sua storia di radici e mani materne capaci di fare tesoro dei preziosi frutti di questa terra rossa raccolti tra conche di sale, pietre e zolle. Con la pestanaca di Tiggiano e il grano Senatore Cappelli, produciamo d’estate una particolare birra dal colore ambrato e i riflessi violacee, leggera e pulita, dal gusto deciso ma senza eccessi. Si tratta di una birra al alta fermentazione, quindi una Ale in stile Season con una gradazione alcolica pari al 4,2% vol. Il suo piacevole amaro si accorda alle dolci note del malto tostato e al delicato sentore di pestanaca. In ogni sorso c’è l’emozione e  la poesia di tutto un raccolto”.

Foto Germana Cabrelle.

Le erbe della Puglia

Ci vogliono tanti giorni per pulire le pestanache dalle erbacce nel campo, anche spiantarle e lavarle è un lavoro impegnativo. Ma una volta in tavola, questa particolarissima carota diventa regina. Tuttavia non è il solo vegetale tipico di questa zona della Puglia, anzi: si trova in buona compagnia di altre erbe che fungono da contorno con i piatti della tradizione pugliese.

Tra queste la cicuredda (Cichorium intybus o cicoria selvatica), il Finocchietto, il Tarassaco comune, detto anche dente di leone, caratterizzato dai noti fiori di colore giallo; la bietola di mare (o Beta vulgaris) con periodo di raccolta fra ottobre e aprile; poi ci sono gli ombrellini pugliesi o tordilio (Tordylium apulum) che si trovano tra febbraio e marzo;  le aspraggine; il boccione maggiore (Urospermum dalechampii), un radicchione selvatico che spunta a margine dei sentieri, gli zanguni, e le cicore de petra. Quella che comunemente in pugliese viene chiamata sanapuddi è la ruchetta violacea (Diplotaxis erucoides) che nasce tra marzo e aprile e si riconosce per le infiorescenze a calice. Cascellore (Bunias erucago) compare invece all’inizio dell’inverno mentre l’erba spontanea denominata nell’idioma locare carizzele è in realtà la Caccialepre (Reichardia picroides)  detta anche lattughino o gratta lingua. Infine, il boccione minore (Urospermum picroides) è a ciclo annuale ma si raccoglie tra febbraio e marzo.

Insomma, un ottimo e salutare ventaglio di vegetali che ha affascinato anche l’attrice Premio Oscar.

Sfogliate la photo gallery per vedere altre foto!

Testo di Germana Cabrelle

Ricerche frequenti:

Salento goloso: dieci locali che meritano (sempre) una sosta

Salento goloso: dieci locali che meritano (sempre) una sosta
La suggestiva Trattoria Iolanda a Lucignano
I ricci di mare: ‘cult’ salentino da Sapori d’Arneo a Porto Cesareo
Il grande dehor della Masseria del Sale a Manduria
Battuto di gamberi, specialità del Cielo a Ostuni
Farmacia Balboa, locale di tendenza a Tricase
Cucina ‘supertipica’ alla Taverna del Porto di Tricase
Già sotto l’Arco a Carovigno: una tavola stellata Michelin
La zuppa di sgombro all’acqua pazza di Le Macàre ad Alezio
Dentro un hotel: I Fornelli di Teresa a Tricase
Bros: il talento di Floriano Pellegrino e Isabella Potì a Lecce

Tutti pazzi per il Salento: anche per la sua cucina. E se molti italiani la considerano genericamente pugliese, in realtà ha la capacità nell’esaltare al massimo il concetto di cucina povera, frutto di tradizioni centenarie e di prodotti, provenienti soprattutto dalle campagne. Ai piatti contribuiscono il pesce dell’Adriatico e un po’ di carne, preferibilmente di cavallo. È il regno della verdura coltivata o selvatica, anche per questo si spiega il dominio di osterie-trattorie-masserie con cucina sui ristoranti di vertice.

I consigli di Antonio Guida

Quattro per la cronaca le stelle Michelin: Già sotto l’arco a Carovigno, Il Fornello da Ricci a Ceglie Messapica (che in verità è sul confine con le Murge, con una cucina solo di terra e vegetale), Cielo a Ostuni e il celebrato Bros a Lecce, il locale dei giovanissimi fratelli Pellegrino, con la loro cucina di contaminazioni persino con l’Oriente. Il che è provocazione in una terra come questa, come spiega Antonio Guida, figlio del Salento cresciuto in Francia, diventato grande all’Argentario e consacrato a Milano, alla guida del Seta, gioiello bistellato all’interno del Mandarin Oriental. «La nostra è una cucina di ingredienti, più di altre. Cerchiamo abbinamenti semplici, intensi che si scoprono da bambini grazie a mamme e nonne ai fornelli», dice. «Da noi si è sempre cucinato tantissimo e lo si continua a fare».

I piatti imperdibili

Nel lungo elenco di specialità da assaggiare per i neofiti del Salento, lo chef consiglia la frisa (un biscotto di grano duro) con il pomodoro, lo sciuttidu che è la gustosa peperonata locale, cicureddhe cu le fave nette (cicorie selvatiche con purea di fave), paparina e paparotta («È una ricetta propria della mia cittadina, Tricase», sottolinea Guida): la prima è papavero fritto in foglie, la seconda è il recupero per eccellenza a base di pane avanzato, legumi e cime di rapa, tutto fritto in olio di oliva che è storico vanto dell’area. Un primo? Ciceri e tria: la caratteristica sta nella cottura della pasta di semola di grano duro che viene in parte fritta e in parte bollita. Poi si unisce ai ceci cotti con olio extravergine, aglio, cipolla e aromi: un piatto antichissimo, Orazio ne parlava già nelle sue Satire (35 a.C.). Quanto al secondo, Guida impone l’assaggio dei pezzetti di carne di cavallo, cotti in terracotta con aglio, sedano, cipolla, salsa di pomodoro e alloro. Piatto ideale per un bel calice di rosso, magari Negroamaro: simbolo enoico di Salento e di Puglia. Pronti al tour?

Trattoria Iolanda – Lucignano

Da quasi 50 anni qui si mangia bene, grazie all’impegno della stessa famiglia. Ci sono tutte le specialità salentine, dei primi molto buoni e una proposta curata alla griglia. Bisogna prenotare sempre.

Sapori d’Arneo – Porto Cesareo

Un locale che piace sempre perché oltre a essere una fornita enoteca, con una cucina semplice e diretta, promuove un sacco di iniziative per far conoscere i sapori e i vini del territorio.

Masseria del Sale – Manduria

Siamo nella capitale del Primitivo, grande vino del territorio: posto unico, ospitato in una masseria ristrutturata del Seicento. Si gustano buoni piatti di terra e di mare. Alla sera è spettacolare, anche per l’illuminazione.

Cielo – Ostuni

Location notevole, ospitata dal relais La Sommità: piccola corte interna o una bianca sala dal soffitto a botte. La cucina parte dalle eccellenze della regione, ma la mano di Andrea Cannalire vira verso una linea più creativa.

Farmacia Balboa – Tricase

Già l’insegna mette di buon umore: «Bevande spiritose e vini pregiati». E’ il locale più noto della cittadina, frequentato anche da Vip stranieri e che propone una mixology al top. Ideale per un aperitivo o un dopo cena.

Taverna del Porto – Tricase

La cucina salentina è in gran parte legata alla terra. Ma in questo locale, sul lungomare, si gustano eccellenti piatti a base di pesce: crudi del giorno, gran fritto di paranza, polpo, spiedini..

Già sotto l’Arco – Carovigno

Al primo piano di un palazzo barocco, con splendida vista sulla cittadina, c’è una delle certezze della cucina pugliese. La cuoca Teresa Galeone è brava nel rivisitare (con classe e leggerezza) la tradizione, partendo talvolta da piatti antichi.

Le Macàre – Alezio

Nel dialetto locale, l’insegna significa streghette ammaliatrici. E in effetti questo piccolo locale ha una certa magia, fatta di piatti salentini, curati e in chiave moderna. Da non perdere il ricco antipasto misto.

I Fornelli di Teresa – Tricase

È il ristorante interno dall’albergo Adriatico: deve il nome alla fondatrice che lo gestisce ancora, proponendo piatti made in Salento e una buona pizza, realizzata con farine selezionate.

Bros – Lecce

La meta gourmet della zona: Floriano Pellegrino e Isabella Potì sono giovani ma già molto bravi: “prima salentini, poi cittadini del mondo” (parole loro) esaltano i prodotti del territorio con una tecnica di alta scuola. Esperienza da gourmet.

Proudly powered by WordPress