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Si può mangiare la punta della banana?

La Cucina Italiana

Si può mangiare la punta della banana? In tanti ne stanno alla larga e tagliano di netto l’estremità. Altri, seguendo la filosofia del «non è vero, ma non si sa mai» seguono a ruota, senza però nemmeno chiedersi il perché. Ecco allora tutto ciò che c’è da sapere per schiarirsi le idee, sfatare ogni dubbio e rispondere una volta e per tutte alla domanda: si può mangiare la punta della banana?

Come si chiama la punta della banana?

A destare timore sono le punte nere delle banane. Perciò, per capire meglio è anzitutto importante capire cosa sono: quel puntino nero che c’è all’estremità delle banane si chiama apice calicino, ed è il gambo del fiore. Una volta raccolto il casco di banana, l’apice calicino normalmente cade, ma talvolta rimane inglobato. Poi, per effetto degli enzimi, durante la maturazione, possono imbrunirsi anche le parti vicine, facendo diventare nera tutta l’estremità del frutto. Si tratta, dunque, di un processo completamente naturale.

Perché si pensa che mangiare la punta della banana faccia male?

Perché allora tanta paura? Non c’è una spiegazione precisa: di sicuro c’è la tendenza diffusa a scartare tutte le parti dei cibi annerite o in qualche modo rovinate, senza una ragione razionale. Anzi, in questo modo si commette un grave errore, perché non si fa che aumentare lo spreco di cibo prezioso. C’è anche chi dice in rete che questa abitudine di scartare la punta nera delle banane si nata negli anni 90 negli Usa a causa di qualche famigerato esperto che avrebbe detto che è nociva e addirittura cancerogena. Questa teoria, però, ci pare più singolare della convinzione che la punta nera della banana non si debba mangiare.

Cosa dice la scienza

Non ci sono prove scientifiche che la punta nera della banana faccia male. Si può mangiare senza correre alcun rischio, perché – ribadiamo – la punta nera della banana è naturale: non contiene nessuna sostanza nociva o parassiti. Se contenesse sostanze dannose, sarebbero caduti uno dopo l’altro milioni di “coraggiosi” mangiatori di banane che, in barba alla credenza popolare, le hanno sempre e comunque mangiate per intero. E sarebbe sterminata la popolazione di vari Paesi asiatici e africani, ma anche sudamericani come il Brasile, in cui i fiori di banana, oltre alle banane stesse, vengono usati per tante gustose preparazioni, sia cotte sia crude, dolci e salate. In effetti hanno un sapore piacevole, e sono ricchi di ottime proprietà nutrizionali.

Fiocco rosa sul latte per la lotta contro il tumore al seno

La Cucina Italiana

Le insegne di Finiper Canova Group Iper La grande i e Unes con i loro supermercati aderenti all’iniziativa confermano il loro sostegno a LILT – Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori per la campagna di sensibilizzazione Nastro Rosa per la lotta contro il tumore al seno.

Per celebrare l’arrivo di ottobre, il mese rosa dedicato alla prevenzione dei tumori femminili, in tutti i punti vendita Iper La grande i e supermercati Unes aderenti all’iniziativa, sarà possibile acquistare una bottiglia di Latte Iper/Unes personalizzata con la grafica del fiocco rosa, simbolo della campagna Nastro Rosa. A fronte dell’acquisto di ogni bottiglia di latte, infatti, parte del ricavato verrà devoluto all’Associazione per supportare il finanziamento dei progetti di ricerca e prevenzione sul cancro.

La campagna Nastro Rosa nasce nel 1989 negli Stati Uniti. Dal 1992 LILT la introduce in Italia; da allora ogni anno, nel mese di ottobre, mette in primo piano l’importanza della prevenzione nella lotta contro il tumore al seno. Il tumore alla mammella è il più diagnosticato tra i tumori femminili. Una patologia che colpisce 1 donna su 9 in Italia. Grazie a diagnosi e terapie sempre più mirate, la patologia ha raggiunto un tasso di guarigione del 91%.

L’obiettivo della campagna Nastro Rosa di LILT è promuovere un mese intero di iniziative su tutto il territorio italiano per sensibilizzare le donne sull’importanza di adottare corretti stili di vita e offrire l’opportunità di effettuare controlli per la diagnosi precoce del tumore al seno.

«Siamo onorati di poter sostenere LILT – Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori con la campagna di sensibilizzazione Nastro Rosa – dichiara Christophe Mosca, Direttore Generale Gruppo Finiper Canova – Una nobile iniziativa che ci consente di sostenere con un gesto concreto il prezioso lavoro di LILT e che, allo stesso tempo, ci permette di sensibilizzare i clienti sull’importanza della prevenzione per la quale è importante anche l’adozione di uno stile vita e di un’alimentazione salutare, che parte proprio dal momento della spesa».

Questa iniziativa conferma l’attenzione delle insegne del Gruppo Finiper Canova nei confronti della continua ricerca e prevenzione del tumore al seno, una delle neoplasie più diffuse tra le donne.

Per maggiori informazioni sull’iniziativa consultare il sito: legatumori.mi.it/iperunes

Quanto costa fare la dieta? Le cifre realistiche di Federconsumatori

La Cucina Italiana

Arrivato settembre, finite le ferie, qualche sgarro di troppo, peso aumentato, e tutti a dieta – più una preoccupazione di salute che di estetica. Ma quanto costa fare la dieta? Molto, specie se ci si affida a prodotti che promettono di aiutare la perdita di peso. Un po’ ce ne eravamo resi conto andando in giro tra gli scaffali dei supermercati sempre più forniti di articoli di questo tipo, ma ora Federconsumatori ha fatto i conti, e fanno un certo effetto: secondo l’associazione dei consumatori preferendo, in particolare, prodotti light e proteici, si spende rispettivamente il 45% in più e il 164% in più rispetto agli stessi prodotti «normali».

Quanto costa fare la dieta?

Un calcolo che l’associazione ha fatto mettendo a confronto venti prodotti di largo consumo, e andando nel dettaglio le cifre sono ancora più impressionanti. Per esempio il pane proteico costa in media 10,37 euro al chilo contro i 4.60 di quello «normale»; la pasta 14,80 euro (contro i 3,19 di quella convenzionale). Eclatante, tra i tanti, il caso dei biscotti: dai 3,79 euro al chilo di quelli convenzionali si arriva ai 6 euro al chilo per quelli light e ai 12,96 euro al chilo per quelli proteici, cioè il 242% in più. Si arriva addirittura al 607% in più per la farina: quella proteica costa 4,95 euro al chilo contro gli 0,70 di quella 00.

Il motivo non è sempre una migliore materia prima. Più alta è la domanda di un prodotto, e di conseguenza più alta è l’offerta. Ma anche il prezzo, a cui probabilmente presi dalla convinzione di fare qualcosa di buono per noi stessi non facciamo nemmeno troppo caso. Federconsumatori infatti scrive che «Spesso questi prodotti sono confezionati in formati più piccoli, per rendere più accessibile l’acquisto e meno evidente il divario, ma rapportando i prezzi alle medesime quantità la differenza appare evidente».

Quanto costa andare da un nutrizionista o da un dietologo?

Non sono gli unici costi: se, come bisognerebbe fare se si ha bisogno di perdere chili e se si soffre di patologie, ci si affida a un esperto per dimagrire, il prezzo lievita. Federconsumatori stima che il prezzo medio di una prima visita da un nutrizionista (senza specificare se biologo o medico, però) è di 97 euro, e 155 per un dietologo,a cui vanno aggiunte le visite di controllo (rispettivamente, sempre secondo l’associazione, 50 e 65 euro).

Quanto costa fare la spesa

Ma se sul costo di un professionista non si può risparmiare, come fare invece per la spesa comprando i soliti prodotti? I tempi non sono dei migliori: l’inflazione resta alta, e secondo i dati Istat elaborati dall’Unione nazionale dei consumatori l’aumento medio rispetto a giugno dell’anno scorso è dell’11,2%. Peraltro i rincari più consistenti riguardano gli alimenti di largo consumo, molti dei quali alla base della Dieta Mediterranea. Dopo lo zucchero -che è il più caro in assoluto con un aumento del +46% e che di certo non è indicato per chi vuole perdere peso – al secondo posto della top ten c’è il riso (+32,4%), al terzo l’olio d’oliva (+26,6%). Anche i vegetali freschi sono aumentati (+18,8%),  così come quelli surgelati (+16,5%), gli alimenti per bambini (+16%), le uova (+13,5%), la frutta (+3%).

Perché mangiamo male

Quel che costa sempre poco, o comunque meno del cibo non processato, è il junk food, che non conosce crisi. Questo spiegherebbe anche perché i dati dell’obesità, specie infantile, nel nostro Paese sono in costante aumento. Del resto, si mette in tavola ciò che si può. O per essere ancora più incisivi «La qualità del cibo che mangiamo dipende da quanti soldi abbiamo», come ha detto una volta al Times in un’intervista che ha ha fatto storia, Jamie Oliver, il cuoco inglese che del cibo sano ha fatto una crociata. «Ci sono genitori che non pensano neanche a mettere 5 porzioni di frutta e verdura in tavola, perché si preoccupano di avere abbastanza cibo per la giornata. Se puoi comprare solo schifezze, puoi mangiare solo schifezze», ha detto lo chef nella stessa occasione. Ma questo forse è un altro discorso. Oppure no?

La via più semplice per vivere sani

Forse però esiste un modo semplice per non ingrassare, risparmiare, vivere sani: mangiare il giusto, cose semplici, in modo equilibrato. Sgarrare per le feste con gioia, ma poi rientrare nei ranghi senza esagerare con pane, pasta e dolci, ma nemmeno con i grassi della carne o dei formaggi. Sì, sempre la Dieta Mediterranea, quella vera.

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