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Panforte di Siena, storia e ricetta

Panforte di Siena, storia e ricetta

Il suo sapore speziato è uno dei pochi residui della cucina di corte medievale e rinascimentale rimasto sulle nostre tavole: storia e ricetta

O lo ami, o lo odi. Non ci sono vie di mezzo per il più discusso dei dolci natalizi: il panforte. L’abbondanza di frutta secca e sapori forti di questo pane speziato è la sua caratteristica principale: ed è proprio questa sua “personalità”, questo suo gusto d’altri tempi che rende il panforte un dolce così amato eppure così discusso. Ma qual è la ricetta originale del panforte?

Questione di percentuali

Disciplinare IGP alla mano, esistono due versioni del panforte: quella bianca e quella nera. Il panforte bianco viene preparato con farina di frumento tipo 0, “in quantità compresa tra il 14 e il 18% dell’impasto”. Per quanto riguarda la frutta secca, si utilizzano mandorle dolci “intere e non pelate in quantità non inferiore al 18% dell’impasto. Abbondate con la frutta candita: cedro e scorza d’arancia vanno utilizzate per una quantità che, insieme, spazia “tra il 35 e il 45% dell’impasto”. Non solo: “Il cedro candito deve costituire almeno il 25% della frutta candita impiegata”. Capito? Per quanto riguarda lo zucchero, deve coprire tra il 18 e il 23% dell’impasto; il miele millefiori, invece, deve viaggiare tra il 2 e il 5%. Noce moscata e cannella? Tra lo 0,3 e l’1,5%. Come base del prodotto si utilizzano delle ostie di amido, con una spolverata di zucchero a velo finale. Tutti questi ingredienti vengono amalgamati e spalmati sulle ostie, circondando l’impasto con delle fascette di contenimento; dopodiché si spiana, si cosparge di farina e si inforna. Una volta ultimata la cottura, si elimina la farina e quindi si applica lo strato di zucchero a velo. Nocciole e vaniglia sono ingredienti facoltativi.

Le differenze

Per la versione nera, la ricetta è molto simile: tra gli ingredienti compare il melone candito al posto del cedro; ed è più ricco di spezie, con l’apporto anche del pepe. Quest’ultimo, assieme a cannella e noce moscata, deve coprire tra lo 0,6 e il 5% dell’impasto; e il miele, infine, non compare, anche se ammesso come “ingrediente facoltativo”. Per la spolveratura, al posto dello zucchero a vero, si utilizza un mix di spezie e – come ingrediente facoltativo – del cacao in polvere. Qui, tra gli ingredienti facoltativi, oltre alla vaniglia, compaiono anche le noci.

Il panpepato di monaci e speziali

Gli ingredienti del panforte attuale, già di per sé, dicono molto sulla storia antichissima di questo dolce natalizio senese. La ricchezza di spezie – costosissime, all’epoca – indicano una genesi ben precisa: le tavole dei nobili e dei ricchi mercanti che reggevano il destino di Siena tra la fine del Medioevo e l’inizio del Rinascimento. I primi documenti che parlano di pani ricchi di pepe e miele risalgono al 1205 e sono stati trovati nell’Abbazia di Montecelllesi. Erano “panes melati”, focacce di farina, acqua, fichi, uva e miele che, con il tempo, tendevano a inacidirsi e, per il loro gusto forte, prendevano appunto il nome di “panis fortis”. I mercanti senesi, allora, erano tra i più formidabili commercianti di spezie d’Europa, e il dolce allora prese ad arricchirsi. I “panes melati” divennero allora “panes melati et pepati” e quindi “panpepati”, con l’aggiunta di cannella, pepe e chiodi di garofano che giungevano dall’Oriente, nel tipico stile che sarà della cucina rinascimentale. Secondo la tradizione, il panforte nacque proprio nel monastero di Montecellesi, dove Suor Leta, addetta alla cucina, trovando nella dispensa tutte le spezie mescolate alla rinfusa, anziché dividerle le mescolò con un po’ di miele e le mise al fuoco. E così nacque il panforte, o meglio il “panpepato”. Che, in poco tempo, divenne uno dei dolci più apprezzati d’Italia: lo si ritrova come portata di sontuosi banchetti a Genova, Venezia, Roma, perfino a Innsbruck. A prepararlo, allora, erano i monaci e gli speziali, antenati dei nostri farmacisti. Nel 1555, durante l’assedio posto a Siena da Fiorentini che mise fine all’indipendenza della città, le autorità sfamarono la popolazione a colpi di piccole dosi di panpepato.

Ugo Foscolo e la nobildonna

Gli ingredienti del “panepato” andarono delineandosi meglio nel XVIII secolo. Erano – secondo un documento dell’epoca – 17, come le contrade di Siena: oltre all’acqua e al fuoco, comparivano miele, farina di grano, noci, nocciole, mandorle, melone, cedro, arancia e scorze di limone candite, cannella, coriandolo, pepe aromatico, chiodi di garofano, noce moscata e zucchero. Il nome “panforte” comparirà più tardi: ad enunciarlo per primo fu nientemeno che Ugo Foscolo, che nel 1813 riferisce di aver ricevuto in dono, da Siena, dei “panforti” da parte della nobildonna Quirina Magiotti Mocenni. La prima fabbrica di Natale Pepi era però nata già nel 1810, a seguito della soppressione napoleonica della farmacia dell’Ospedale di Santa Maria della Scala. Mentre il primo panforte con il cacao comparirà nel 1820. Fino ad allora, però, si trattava pur sempre del panforte nero. La versione bianca nascerà solo nel 1879, in occasione della visita della regina Margherita – amatissima sovrana per la quale i cuochi, evidentemente, davano il meglio sé, basti pensare alla pizza Margherita – durante il Palio d’agosto. E per questo ribattezzato “panforte Margherita”. La preparazione del panforte iniziava a settembre, quando era più facile reperire la frutta secca, e poi consumato a Natale. Questo perché, secondo una leggenda popolare, durante una notte di Natale un pane si trasformò miracolosamente in panforte, a simboleggiare la nascita del Salvatore.

La ricetta del panforte di Siena

Impegno Medio
Tempo 50 minuti
Vegetariana

INGREDIENTI PER 2 PEZZI
150 g mandorle con la pelle
150 g farina
150 g zucchero semolato
100 g cedro candito
70 g arancia candita
20 g miele di acacia
15 g spezie miste in polvere
ostia – zucchero a velo

PROCEDIMENTO
Preparate con un cartoncino 2 anelli di circa 12 cm di diametro e 6 cm di altezza (in alternativa, un anello più largo, circa 20 cm, h 3 cm) e foderateli con carta da forno.
Tagliate a dadini il cedro e l’arancia canditi.
Tostate le mandorle in una padella o nel forno.
Sciogliete in una casseruola di rame o in una antiaderente lo zucchero semolato e il miele con 40 g di acqua.
Quando comincia a bollire, unite i canditi e mescolate.
Spegnete il fuoco e aggiungete la farina, miscelata con le spezie.
Aggiungete, infine, le mandorle e amalgamate il composto.
Appoggiate gli anelli su una teglia, su un fondo di ostia; dividete il composto in due parti e pressatelo bene dentro gli stampi.
Schiacciatelo per evitare che si formino bolle d’aria.
Coprite la superficie di farina, per evitare che si bruci, e infornate a 180 °C per 15-20’.
Sfornate i panfortini e fate raffreddare; togliete i cartoncini e rifilate l’ostia.
Eliminate la farina e spolverizzate con abbondante zucchero a velo.

Siena: le trattorie preferite dagli studenti

Siena: le trattorie preferite dagli studenti

Una selezione dei migliori locali dove provare l’autentica cucina senese. Perfetta non solo per gli universitari

Se oggi faccio questo lavoro è anche perché ho studiato (e mangiato) per anni a Siena. Qui, infatti, mi sono avvicinata alla cultura del cibo, al mondo dell’agricoltura, alla realtà storica delle trattorie e delle osteria di una volta. Queste che seguono sono in parte quelle del mio cuore, dove andavamo noi studenti; altre invece sono quelle predilette oggi, altre ancora sono eterne o hanno cambiato una o più gestioni nel tempo. Insomma, un universo antropologicamente vario, dove ognuno, si spera senza polemiche, troverà la propria. E se ne avete altre da consigliare non vi resta che segnalarcele: tornare in questa città sarà sempre un piacere.

Pizzeria Poppi

Iniziamo dal principio. La prima esperienza gastronomica che bisogna avere a Siena è in assoluto il ciaccino. Si tratta della semplice focaccia tipica senese, ripiena con prosciutto cotto e mozzarella (che dà dipendenza), da mangiare calda camminando per strada. Si trova anche altrove, ma questo a due passi dalla meravigliosa piazza del Campo è l’indirizzo madre.

Osteria del Gatto

In questo caso sono di parte, perché l’Osteria del Gatto è sempre stata e continua a essere il mio luogo del cuore a Siena. Un locale semplice, con menu scritto a mano e piatti che variano di continuo, ma con alcuni punti fermi come le pappardelle alla Duilio, le polpette di carne o il lombo al miele. Non da meno le serate speciali che Marco, l’oste, organizza: come quelle di pesce o le mie amate cene libanesi!

Antica Trattoria Papei

È questo il tempio degli studenti, che qui sanno di trovare la certezza della tradizione locale a prezzi accessibili. E poi siamo in uno dei punti più belli che ci sia a Siena, in piazza del Mercato, seduti fuori nei tavolini all’aperto. Non perdetevi un classico senese (e di Papei): le tagliatelle al ragù di cinghiale, così come gli altri piatti di carne.

Osteria Permalico

In pieno centro storico una nuova gestione che si rivela una garanzia, per chi è alla ricerca della tipica cucina senese, ma non solo. Da provare le polpette enormi di cinghiale, le foglie di cappero in salamoia e le varie insalate del giorno. E il tutto a un ottimo rapporto qualità prezzo.

Taverna di San Giuseppe

Per molti è il miglior ristorante di Siena. In ogni caso si tratta di un posto stupendo, ricavato da un fondo del 1100, con all’interno una casa etrusca scavata nel tufo e picchettata a mano, adibita oggi a cantina. Andateci per un’occasione importante oppure nel caso degli studenti, come premio, magari dopo aver preso 30 e lode o un bel voto a un esame (io facevo così).

Osteria il Grattacielo

È l’osteria più antica di Siena, che aperta nel 1840 continua a essere un punto di riferimento tanto per studenti e professori, quanto per turisti, abitanti e viandanti. Qui il menu non si legge, ma si guarda direttamente al bancone, e cambia ogni giorno a seconda dei prodotti disponibili e delle voglie dei proprietari, ex studenti dell’università. Il nome deriva dal fatto che alzando il braccio si può sfiorare il soffitto del locale, visto che si tratta di un luogo estremamente piccolo… Provate!

Pizzeria Fontebecci

Se vi dovesse venire voglia di pizza, nessun problema: a Siena c’è anche questo. Oltre a varie tipologie presenti in centro, vi consigliamo di uscire dalle mura per andare in questa pizzeria in zona Stellino, Acqua Calda, che da quasi 30 anni prepara una pizza napoletana Doc di tutto rispetto (parola dei vari campani che studiano a Siena).

Osteria da Trombicche

A due passi da Piazza del Campo, merita una tappa questo locale, dove si trova l’autentica cucina senese, dai piatti freddi quali panzanella e taglieri, a quelli caldi, come la loro indimenticabile ribollita. Qui si può mangiare praticamente sempre: pranzo, merenda, aperitivo, cena. Insomma, proprio come a casa.

Orto de’ Pecci

Forse non tutti sanno che Siena è talmente bella e unica, che a pochi passi dalla meravigliosa piazza del Mercato, nel centro della città, ci si ritrova immersi in campagna. È l’Orto de’ Pecci, dove dal 1983 una cooperativa sociale si occupa dell’inserimento di soggetti svantaggiati, che provengono da situazioni di marginalità: si va dalla cura e gestione del parco e dell’orto, a quella del ristorante, con pizzeria e bar (dove si consumano i prodotti dell’orto).

Compagnia dei Vinattieri

Anche in questo caso sono un po’ di parte, perché alla Compagnia dei Vinattieri ho festeggiato il mio pranzo di laurea. Nella speranza che nulla sia cambiato nel tempo, ricordo ancora ottime le tagliatelle fatte a mano con il ragù di anatra, così come altri piatti di carne. E pare che negli ultimi anni abbiano iniziato a organizzare delle serate giapponesi ogni lunedì e martedì…

Osteria Le Logge

«Se vieni a Siena, vai a mangiare dal Brunelli». Ebbene sì, le Logge sono una vera e propria istituzione, un luogo dove per anni si sono riuniti intellettuali, politici, artisti, gastronomi, scrittori (da notare alcune dediche di una certa importanza appese alle pareti). Aperto nel 1977 da Gianni Brunelli e sua moglie Laura, oggi è nelle mani di Mirco Vigni e Agostino La Sorte in sala, mentre in cucina a preparar delizie c’è lo chef Nico Atrigna.

Orto & un Quarto

In una regione come la Toscana, dove la cucina è prevalentemente di carne, degno di nota è questo ristorante che oltre al classico menu tradizionale toscano di selvaggina, ha affiancato una scelta di piatti vegetariani e vegani. Meravigliosa la location: Orto & un Quarto, infatti, si trova in un antico agglomerato di antiche case contadine, sulle colline di ulivi appena fuori dalla città, immerso nelle campagne senesi, con una ampia terrazza esterna vista Siena.

Il Biondo

Attivo come ristorante già dal 1936, è uno dei locali più antichi che ci sia nel centro di Siena. Da qualche anno ha cambiato gestione, facendo parlare di sé soprattutto per i piatti di pesce, in particolare primi e tartare, a prezzi accessibili. E forse, in città, ce n’era bisogno.

Osteria La Sosta di Violante

All’inizio di via Pantaneto, a due passi dalla Facoltà di Lettere e Filosofia, si trova questa osteria storica, molto amata dagli studenti. Da provare sono in assoluto i pici, la classica pasta di Siena, simile a grossi spaghetti spessi, di solito conditi con vari ragù; e la carne, in particolare la tagliata.

La Ficamaschia

Questo nome deriva da un merluzzetto che di solito viene fritto, tipico di Porto Ercole, nell’Argentario, dove organizzano anche la sagra in suo onore. Qui, invece, indica una cucina prevalentemente di pesce, già a partire dall’aperitivo (che sembra essere sempre più frequentato e amato dagli studenti).

Boccon del Prete

Devo ammettere che sono anni che non torno al Boccon del Prete, però mi ricordo ancora i suoi ravioli con la crema di pecorino e i suoi pici con le mandorle. Da quel che so, gli storici proprietari Guido e Luciana hanno ceduto l’attività a due giovani che lavoravano con loro, cui hanno lentamente passato il mestiere negli anni.

Taverna di Cecco

In una viuzza un po’ nascosta nel centro di Siena, a pochi passi dalla Piazza, una trattoria storica, con tanto di tavoli all’esterno, dove trovare i piatti della tradizione locale. C’è solo l’imbarazzo della scelta, ma in ogni caso anche qui provate i pici, i tortellini alla Cecco (con salsiccia e formaggio), ma anche le ottime pennette al salmone, per un vero tuffo negli anni Novanta.

Osteria il Vinaio di Bobbe e Davide

Come suggerisce il nome, qui si beve bene, con solo il meglio dei vini locali, che di certo nel Chianti non mancano. Non da meno l’attenta selezione delle materie prime e la preparazione dei piatti senesi, in particolare quelli a base di legumi e verdure (prodotti da loro).

Tea Room

Non è una trattoria, ma resta comunque uno dei luoghi preferiti dagli studenti a Siena, uno dei punti di incontro, dei luoghi più intimi e romantici che ci sia. Quante coppie sono nate o si sono date appuntamento qui per la prima volta? Quante amiche si sono raccontate, confidate? Forse solo il proprietario lo sa, che in questo locale caldo e accogliente serve un’infinita varietà di tè, in accompagnamento a deliziose torte home made.

Fuori Siena

Ma il bello di stare a Siena è anche andare fuori dalla città, le classiche gite fuori porta, dove a soli pochi chilometri di distanza ci si trova già nel cuore di zone come il Chianti (andate assolutamente da Carlino, a Gaiole). In pochi minuti a nord, ad esempio, siete nel piccolo borgo medievale di Monteriggioni, dove c’è lo storico Bar dell’Orso o Il Ceppo, dove si mangia a tutte le ore. Andando verso Grosseto, invece, cioè in direzione sud, vicino alle Terme di Petriolo (altro must studentesco), c’è Casal di Pari, con quel luogo fantastico fuori dal tempo che è la Trattoria da Rosanna (indimenticabili le sue patatine fritte). A Sovicille, a ovest, merita una tappa Donato e Donata, di origini calabresi, un punto di riferimento, soprattutto per gli amanti della carne alla brace (e non solo). A est, verso Arezzo, c’è San Gusmè, dove tutti conoscono Sira e Remino, dagli anni Sessanta.
Insomma, che cosa aspettate a prendere e partire per Siena?

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