Tag: tipici

Fruli-Venezia Giulia, i prodotti tipici

Fruli-Venezia Giulia, i prodotti tipici

Il prosciutto crudo di San Daniele, la Rosa di Gorizia, la grappa e i formaggi della tradizione più antica del Friuli-Venezia Giulia

Il nostro viaggio in Friuli-Venezia Giulia è ricco di tradizioni gastronomiche da non perdere e grandi prodotti. Ecco i più importanti!

Prosciutto crudo di San Daniele

Dop dal 1996, prodotto solo con maiali italiani, è tra i prosciutti più apprezzati. Si riconosce per la caratteristica forma a chitarra e per la presenza dello zampino. Una volta affettato, ha un colore rosato, un grasso candido e un sapore dolce-sapido, che diventa più intenso con la stagionatura.

Montasio

È un formaggio Dop, alpino da latte vaccino, a pasta cotta e semidura, con occhiatura piccola e regolare. Può avere quattro stagionature: fresco, da sessanta a centoventi giorni, è morbido e delicato; mezzano, da cinque a dieci mesi, ha un sapore pieno e deciso; stagionato per oltre dieci mesi diventa saporito e un poco piccante; stravecchio, dopo i diciotto mesi di stagionatura, è sapido e raffinato, adatto anche alla grattugia. Ottimo come ingrediente in cucina, è il protagonista del frico.

Formadi Frant

Presidio Slow Food, è nato come prodotto di recupero negli alpeggi della Carnia, quando c’era la necessità di salvare le forme di formaggio difettose, che venivano frantumate (frant) e riassemblate con l’aggiunta di latte, panna, sale e pepe. Ha colore bianco-grigio, una consistenza cremosa e compatta, un gusto poco piccante e una stagionatura variabile dai quindici giorni ai due mesi. È ottimo sul risotto, nella polenta o con le patate lessate.

Pitina

Sembra una grossa polpetta un po’ appiattita, ma, una volta affettata, si presenta come un salame. La carne macinata di capriolo, capra o pecora, oggi mista a una piccola parte di grasso suino, è condita con sale, pepe nero, erbe e aglio, ricoperta con farina di mais, quindi affumicata e lasciata stagionare. Si può mangiare così com’è oppure cotta alla brace o scottata con l’aceto.

Rosa di Gorizia

È una varietà di radicchio locale (presidio Slow Food), con la caratteristica forma che ricorda il fiore da cui prende il nome. I cespi si raccolgono tra novembre e dicembre, quindi sono sottoposti al processo della «forzatura», durante il quale il colore passa da verde a rosso. Croccante e poco amara, è conosciuta per essere il radicchio più costoso, ed è apprezzata da molti grandi cuochi che la accostano ad altri ingredienti pregiati.

Grappa

Il Friuli è tra le regioni più importanti per la produzione di questa acquavite di vinaccia, chiamata localmente anche sgnape, e sembra che la produzione sia iniziata proprio qui nel VI secolo. Accanto ai nomi di produttori celebri come Nonino, che ha lanciato la produzione di grappe monovitigno e ha inventato l’acquavite d’uva a metà degli anni Ottanta, sopravvivono piccole e interessanti distillerie artigianali.

Dolci tipici di Carnevale napoletani

Dolci tipici di Carnevale napoletani

Lo dice già il nome, martedì grasso è fatto apposta per peccare. E in cucina c’è un modo ben preciso per peccare sul serio: friggere, ovviamente! Se ogni fritto vale, fra quelli più amati ci sono sicuramente quelli campani. Quali sono allora i dolci napoletani tipici di Carnevale più golosi? Vediamoli insieme.

Chiacchiere napoletane

La storia delle chiacchiere risale all’antica Roma: durante la celebrazione dei Saturnali, tutti i canoni sociali venivano ribaltati e fra gli eccessi c’erano proprio le frictilia, dolci fritti nel grasso di maiale, distribuiti al popolo in festa fra le strade della città.

Oggi le chiacchiere sono conosciute in tutta Italia, con diverse versioni e tanti nomi (bugie, galani, cenci o frappe), ma fra le più celebri resta imbattuta la versione partenopea. Secondo la tradizione napoletana, la loro nascita è da rincondurre alla regina Margherita di Savoia (già responsabile per l’invenzione della pizza margherita), così golosa e chiacchierona da aver ordinato al suo cuoco di creare un dolce adatto per accompagnare le sue conversazioni con gli amici. Per prepararle, leggete qui la nostra ricetta.

Sanguinaccio

Non è davvero Carnevale finché le chiacchiere non vengono inzuppate nel sanguinaccio. Si tratta di un’antica ricetta della cucina povera campana, diffusa anche in altre regioni, come la Basilicata e la Calabria. Quando si dice “del maiale non si butta via niente”, non si scherza: tradizionalmente, dopo l’uccisione dei maiali a gennaio e febbraio, il loro sangue veniva raccolto, unito al cacao e poi allo zucchero e alle spezie. La ricetta del sanguinaccio oggi non prevede più il sangue di maiale, in quanto dal 1992 questa pratica è vietata.

Ingredienti

500 ml Latte
200 g Zucchero
80 g Cacao amaro
120 g Cioccolato fondente
50 g Amido di mais
30 g Burro
50 g Cedro o uvetta candita
Cannella qb

Procedimento

In una ciotola mescolate zucchero, farina, cacao, cannella e amido di mais e aggiungere il latte a filo, mescolando attentamente con una frusta per evitare la formazione di grumi. Quando il composto è omogeneo, trasferitelo in una pentola e aggiungete il cioccolato fondente a pezzi, il burro e i canditi e cuocetelo a fiamma bassa fino a farlo addensare. Una volta ottenuta una crema compatta e lucida, versate il sanguinaccio in una pirofila, ricopritela con la pellicola e lasciate raffreddare a temperatura ambiente.

Migliaccio

Un altro dolce di Carnevale tipico di Napoli è il migliaccio, una torta di miglio e ricotta che viene spesso preparata anche in occasione della Pasqua. Si tratta di un’altra ricetta della cucina povera tradizionale, in quanto prevedeva il miglio, oggi sostituito con il semolino, e il sangue di maiale (usanza ormai scomparsa). Leggete qui la ricetta.

Graffe

La graffa è un peccaminosissimo dolce fritto che si può trovare in Campania nei bar e nelle pasticcerie per tutto l’anno. Carnevale è una delle occasioni migliori per prepararle anche a casa!

Ingredienti

1 kg Farina manitoba
450 g Patate bollite
300 g Uova intere
150 g Zucchero
100 ml Latte
80 g Burro
25 g Lievito di birra
5 g Sale
Cannella qb
Zucchero qb

Procedimento

Impastare tutti gli ingredienti tranne il sale nella planetaria, fino a che l’impasto non raggiunge una struttura liscia e non si stacca dai lati. Unite il sale e impastate per altri 10 minuti. Lasciate lievitare l’impasto per circa 30 minuti a temperatura ambiente. Stendete l’impasto con uno spessore di 1 cm, coppate della misura necessaria e, con aiuto del pollice, bucate il centro per ottenere la tipica forma. Fate lievitare fino a che l’impasto raddoppia in volume. Friggete nello strutto o in olio di semi ben caldo. Scolate e passate nello zucchero e cannella.

Proudly powered by WordPress