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Prodotti tipici del Piemonte: la guida ai migliori produttori

La Cucina Italiana

Una terra ricca di buon cibo conosciuto in tutta Italia, ma non solo. Girando in lungo e in largo questa regione, ecco 9 prodotti tipici del Piemonte e i produttori cui andare per assaggiarli. Dai famosi ortaggi come il peperone di Carmagnola ai prodotti iconici come il cioccolato, la terra piemontese si distingue per ingredienti di grande qualità da inserire nella nostra lista della spesa, oltre a quelli già iconici come il vino che hanno fatto la storia di questa regione. Vediamo quindi una serie prodotti, alcuni più noti e altri meno, e relativi produttori dove potersi rifornire.

9 prodotti e produttori da conoscere in Piemonte

Birra

La birra non è sicuramente un prodotto distintivo del Piemonte, ma sempre di più la birra artigianale si sta diffondendo in Italia, come prodotto a grande richiesta dai consumatori. Due piccoli produttori e chicche: Birrificio Sagrin e Canediguerra. Entrambi con sede in provincia di Alessandria, si distinguono per le loro birre: da quelle più particolari particolari a quelle più classiche, ognuna con la propria firma.

Ortaggi

Ci sono diversi segni distintivi quando parliamo di ortaggi piemontesi, che quasi tutti ormai conoscono: sono infatti il Porro di Cervere e il Peperone di Carmagnola, le due rock star piemontesi in termini di verdure. Entrambi tutelati da un Consorzio, hanno diversi produttori che producono e vendono i distinti prodotti.

Affinatori di formaggio

Quando si parla di formaggi, il Piemonte sa di vantare formaggi di vario genere dai più ai meno stagionati. La presenza dei monti porta infatti ad avere diversi formaggi d’alpeggio in zone distinte della regione, ma chi fa un vero e proprio lavoro di ricerca produttori e prodotti sono gli affilatori, coloro i quali lavorano direttamente con i produttori prendendo loro i vari formaggi freschi appena prodotti e trasformandoli in quelli che conosciamo noi come prodotto finito, grazie al giusto affinamento. Due esempi sono Luigi Guffanti, ormai noto affilatore e distributore di formaggi per tanti ristoranti, con sede nel Novarese, e il giovane Matteo di Le Tome di Villa, affinatore ai piedi della Val Chiusella.

Dolci e gelato

Su una cosa siamo certi: i dolci in Piemonte vanno per la maggiore. Sotto il cappello dolciario vi sono sia gelati che pasticceria. Partendo dal primo, un prodotto di grande qualità è quello di Alberto Marchetti, il gelataio che ha conquistato per i gusti Presidi Slow Food, ma non solo, e che si è ormai esteso anche fuori regione (Milano). Nella sezione dolci, una grande novità è Mamù, una piccola realtà a conduzione familiare nel Monferrato, che crede nella materia prima locale e quindi nel rapporto diretto con i produttori.

Cioccolato

Il cioccolato in Piemonte è una sezione a parte. Il culto di questo frutto pregiato è di grande importanza nella tradizione regionale, soprattutto Torinese. Due esempi? Guido Castagna e Guido Gobino, che non hanno bisogno di presentazione alcuna. Oltre a loro spicca anche La Perla di Torino, azienda nota per i suoi variegati Tartufi di cioccolato.

Farina

La farina è un prodotto derivato dal grano di forte rilevanza in tutta Italia. In Piemonte ci sono due virtuosi esempi di Mulini, che hanno spopolato in Italia, ma non solo: Mulino Marino e Mulino Sobrino, entrambi nel cuneese.

Riso

Per questo prodotto ci spostiamo più verso la Lombardia, nella famosa zona atta alla produzione di riso: Vercelli e Novara. Due sono i noti produttori che si sono fatti largo nei mercati nazionali e non:  Riso Buono e Acquerello.

Tartufo e altro

Chi non conosce la Fiera del Tartufo di Alba? Il tartufo è un ingrediente rinomato nella zona delle Langhe, che ha spopolato in tutto il mondo per la sua essenza pregiata e il suo gusto saporito ed elegante. Un’azienda che è stata in grado di prendere quest’ ingrediente e trasformarlo nelle sue diverse declinazioni è proprio Tartuflanghe, che si è distinta nella produzione di prodotti quali: olio al tartufo, tajarin al tartufo e condimenti vari, insieme a tanti altri prodotti.

Carne 

Ultimo, ma non per importanza, abbiamo la carne, ingrediente forte nella tradizione gastronomica Piemontese. Quasi tutti conoscono infatti la carne cruda battuta al coltello o la salsiccia cruda di Bra. Ecco che la La granda si è distinta come azienda di qualità di settore, insieme a Luiset, nota principalmente per i salumi, ma non solo .

Sicilia, 5 prodotti tipici che forse non avete mai provato

Sicilia, 5 prodotti tipici che forse non avete mai provato

Un viaggio non è mai completo senza l’acquisto di souvenir e prodotti che richiamano il luogo della propria visita. Per gli amanti dell’enogastronomia, il più delle volte i souvenir coincidono con chicche gastronomiche scovate e degustate durante il viaggio, dal vino locale prodotto da uve autoctone all’insaccato confezionato ancora come una volta

La Sicilia è un’isola colma di prodotti enogastronomici unici che originano da ogni valle, cittadina, montagna e cala, come attestano i 51 Presidi Slow Food. La grande diversità di prodotti è merito sia della biodiversità del paesaggio e della prosperità del terreno – pieno di minerali di origine vulcanica – sia delle tradizioni e della ricchissima cultura gastronomica che l’isola vanta da secoli. 

Alcuni prodotti, come i pistacchi di Bronte, caciocavallo di Ragusa e pomodoro di Pachino hanno ormai raggiunto fama globale, mentre molti altri rimangono delle chicche da scoprire

Befana: storia, tradizioni e piatti tipici

Befana: storia, tradizioni e piatti tipici

Arriva con la sua scopa e regala dolci ai bambini buoni e carbone a quelli cattivi. La storia della Befana e le tradizioni legate a questa figura

«La Befana vien di notte con le scarpe tutte rotte». Oppure: «L’Epifania tutte le feste porta via». Sono tanti i proverbi e i modi di dire tramandati nel corso del tempo e legati alla festa del 6 gennaio. L’ultima del periodo natalizio, con tantissimi significati e simbologie, ricette tipiche e soprattutto con tanti dolci sorprese per i più piccoli.

Tra sacro e profano

Secondo la religione cristiana, l’Epifania è il giorno in cui i tre re Magi, provenienti da Oriente, come riporta il Vangelo secondo Matteo, seguendo una stella riuscirono ad arrivare a Betlemme, nella mangiatoia in cui nacque Gesù per onorarlo con dei doni. Non a caso la parola Epifania deriva dal greco “manifestazione” e Befana non è altro che una corruzione lessicale di questo termine. Ma il 6 gennaio è in realtà una data importante fin dai tempi dell’antichità pre-cristiana. Gli antichi Romani, ad esempio, festeggiavano in questo giorno l’inizio dell’anno con delle celebrazioni dedicate al dio Giano e alla dea Strenia, mentre ai tempi dell’imperatore Aureliano dal 25 dicembre (festa del sole) fino al dodicesimo giorno successivo a tale data venne introdotta una pratica particolare: bruciare un tronco di quercia continuamente poiché dal carbone prodotto si sarebbero potuti ottenere benefici in termini di fortuna per l’anno successivo. Inoltre, sempre in epoca antica, si riteneva che nelle dodici notti precedenti al 6 gennaio la dea Diana, volando nel cielo insieme ad altre figure femminili, poteva rendere il terreno più fertile e più fecondo. È evidente, dunque, che le origini di queste festività, e soprattutto della Befana, la grande protagonista laica dell’Epifania, sono davvero antichissime.

Dalle divinità alle streghe

Con le condanne da parte della chiesa romana ai riti pagani, l’immagine femminile celebrata precedentemente cominciò a prendere un’altra forma. E dalle divinità si passò alle streghe. Gonna lunga, grembiule con tasche, scialle, scarpe consumate, fazzolettone in testa, aspetto fisico tutt’altro che gradevole e immancabile scopa: ben presto l’iconografia della Befana come la conosciamo oggi prese il sopravvento, favorita anche dal clima ostile del Medioevo verso certe rappresentazioni pagane. Eppure c’è anche chi parla di un rapporto con Santa Lucia, la santa della luce, dell’illuminazione e quindi della “manifestazione”, o addirittura di una leggenda legata all’origine cristiana di questa festività. Secondo questa versione, la figura della Befana potrebbe infatti prendere spunto da una vecchietta a cui i tre Magi si sarebbero rivolti per avere indicazioni sulla strada per Betlemme. La donna in questione, però, si sarebbe rifiutata di aiutarli, pentendosene ben presto: il giorno dopo infatti, resosi conto dell’occasione persa per poter vedere Gesù, la vecchietta provò a seguire i re Magi senza però riuscire più a trovare il bambinello. E per questo ogni anno, il 6 gennaio, passa in tutte le case a portare regali ai bambini.

La calza, il carbone e lo scambio dei regali

Qualunque sia la vera storia della Befana, quel che è certo è che si tratta di una figura strettamente legata alla tradizione italiana, nonostante qualche assonanza con quelle di origine celtica e germanica. Basti pensare che questa parola, usata per intendere un fantoccio femminile esposto la notte dell’Epifania, era già diffuso nel dialetto popolare del XIV secolo, specialmente in Toscana e nel Lazio settentrionale. Carattere burbero e, per alcuni versi, rappresentazione dell’anno vecchio, pronta a sacrificarsi per far rinascere un nuovo periodo di prosperità, la Befana nel tempo è diventata una sorta di nonna che premia i bambini buoni con doni, caramelle e dolcetti (in passato anche mandarini e frutta) e punisce quelli cattivi col carbone. Il temutissimo carbone che però può anche diventare commestibile e un dolce molto semplice da preparare. Ma come mai nella notte della Befana c’è la tradizione delle calze? Anche in questo caso ci sono diverse teorie. Una di queste prende spunto da una leggenda secondo la quale Numa Pompilio, uno dei famosi sette re di Roma, avesse l’abitudine di appendere durante il periodo del solstizio d’inverno una calza in una grotta per ricevere doni da una ninfa. Si tratta però solo di un’ipotesi. E poco importa: oggi la Befana continua a essere attesa da tutti, anche dagli adulti (che però tendono magari a scambiarsi regali meno impegnativi rispetto a quelli di Natale) e sempre ricordandosi di mantenere viva la tradizione della calza da riempire.

Befana da nord a sud

Ma quali sono i piatti da sempre legati a questa festività? In quasi tutte le regioni ci sono delle ricette della tradizione che continuano a vivere, soprattutto per quanto riguarda i dolci. In Toscana, ad esempio, si preparano per l’occasione i cavallucci di Siena, biscotti morbidi con acqua, zucchero, miele, canditi, anice, noci e lievito, mentre in Versilia ci sono i cosiddetti befanini, frollini a base di agrumi e rhum, ricoperti di granella colorata. Nel Varesotto il 6 gennaio fa rima con pinsa, una di pizza di polenta preparata con farina di mais e frutta secca, mentre in Liguria ci sono gli anicini (biscotti con seme di anice), in Abruzzo i pepatelli (simili ai cantucci, ma a base di pepe nero, miele, farina, cacao, mandorle e bucce d’arancia) mentre in Puglia si va dai purcidduzzi salentini alle cartellate baresi. In Campania, infine, l’arrivo della Befana corrisponde con la preparazione della prima pastiera dell’anno.

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