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Aceto Balsamico di Modena: Forse non sapevate che…

Aceto Balsamico di Modena: Forse non sapevate che...

L’Aceto Balsamico Tradizionale IGP e l’Aceto Balsamico di Modena DOP sono eccellenze italiane uniche al mondo – parola di Acetaia Giusti.

Accanto al Parmigiano Reggiano e al Lambrusco, la ricchezza della tradizione gastronomica della regione Emilia Romagna non è completa senza l’Aceto Balsamico. Conosciuto già dai Romani e da sempre legato alla cultura e alla storia di Modena, l’Aceto Balsamico di Modena è oggi uno degli ambasciatori dell’eccellenza eno-gastronomica italiana nel mondo: è infatti esportato in 120 Paesi. Ricavato da mosti d’uva fermentati, con aggiunta di aceto invecchiato e aceto di vino, e affinato in legno, l’Aceto Balsamico di Modena è un condimento dalla storia antica che ha saputo adattarsi con successo ai sapori della cucina moderna e a culture gastronomiche eterogenee. Si distingue per il profumo delicato, persistente, di gradevole e armonica acidità, per il colore bruno intenso, per l’odore acetico con eventuali note legnose e per il sapore agrodolce ed equilibrato.

Per conoscere i segreti di questo prodotto italiano unico, abbiamo parlato con Claudio Stefani Giusti, 17° generazione della famiglia Giusti. Fondato nel 1605, il Gran Deposito Aceto Balsamico Giuseppe Giusti di Modena è il più antico produttore di aceto balsamico del mondo. L’Acetaia Giusti continua la produzione nel totale rispetto del passato e con una visione aperta verso il futuro.

Rappresentata oggi da Claudio e Francesca, che insieme a Luciano guidano l’azienda, la storia della famiglia Giusti è legata in modo inestricabile al proprio territorio.

La Collezione Storica è la più iconica e rappresentativa dell’Acetaia Giusti: cinque Aceti Balsamici di Modena ottenuti da diverse ricette e meccanismi di invecchiamento, e classificati con il numero di medaglie vinte nelle Esposizioni Mondiali di fine ‘800. Non c’è limite all’invecchiamento dell’Aceto Balsamico. Ogni anno una quantità preziosissima di aceto balsamico “stravecchio” viene prelevata dalle antiche botti: una parte di essa viene utilizzata per arricchire le Collezioni Storiche – costituendo l’ingrediente segreto – mentre un’altra parte, la più raffinata, viene utilizzata per creare la riserva. È così che è nata la collezione Grande Invecchiamento. Tra questi prodotti, il Tradizionale è la migliore espressione di tutto il mondo degli Aceti Balsamici. È fatto di mosto d’uva cotto e invecchiato con l’antico metodo Solera, che permette di fondere tutte le diverse note dei legni. Il Tradizionale subisce un minimo di 12 anni di invecchiamento, mentre l’Extra-Vecchio un minimo di 25 anni. Infine, ma non meno importante, la Riserva Giusti, prodotta ogni anno in quantità incredibilmente piccole ed estratta da preziose botti risalenti al 1700.

Ecco 5 informazioni che forse non sapete sull’Oro Nero di Modena, come veniva chiamato l’aceto balsamico durante il Rinascimento:

Il Valore delle Botti

La ricetta per il perfetto aceto balsamico, messa a punto nel 1863 da Giuseppe Giusti e in seguito disciplinata territorialmente, si basa su tre principi fondamentali: la scelta delle uve, la qualità delle botti e il tempo. L’Acetaia Giusti può fare affidamento su una batteria storica di botti come nessuno al mondo: 600 botti che risalgono al 1700 e 1800, tutt’oggi perfettamente in attività. Claudio Giusti spiega come partire oggi a fare aceto balsamico con botti nuove si faccia molta più fatica a ricavare gli aromi legnosi necessari: “Se parti da botti antiche si ha il vantaggio di sfruttare un legno già macerato insieme all’aceto, che restituisce i suoi profumi ed aromi. Ogni volta che prelevo due litri di aceto dall’ultima botte che è in batteria da 150 anni, sto prelevando dell’aceto già ottimo”. Ogni singolo legno è prezioso perché fornisce all’aceto aromi e caratteristiche uniche: il castagno, ricco di tannini, conferisce i classici colori scuri; il ciliegio addolcisce il gusto; il ginepro esalta le essenze resinose; il rovere conferisce i tipici aromi di vaniglia. Più vecchia è la botte, più intensi sono gli aromi e la forza dell’aceto balsamico.

Il Maestro Acetiere

La figura del Maestro Acetiere è importante per le varie fasi della produzione: dall’attenta scelta delle uve al sistema usato per la loro lenta cottura e la grande complessità dei sistemi di maturazione e invecchiamento, gestiti in batterie composte da botti di diverse dimensioni e legni. Il Maestro Acetiere ha un gran naso e una grande perspicacia ad assicurare il buon esito di ogni fase, eventualmente andando ad intervenire. Occupa un ruolo fondamentale, attento alla tradizione della famiglia proprietaria, che si dice infatti preparare l’aceto balsamico per quella successiva. “Chi produce vino, chiama un enologo per realizzare il prodotto migliore. Per l’aceto balsamico, invece, la capacità sta nell’esperienza della famiglia”, afferma Claudio Giusti.

La temperatura

Inevitabile accostamento tra la produzione di vino e aceto balsamico, che si distingue per la fondamentale differenza della temperatura: cantine per il vino, solai per l’aceto balsamico. Tutte le acetaie stanno nel sottotetto, dove lo sbalzo termico tra estate e inverno aiuta maturazione e invecchiamento, i due processi che creano la magia, insieme a un sistema di travasi e rincalzi, dalla botte madre (qui avviene la seconda fermentazione acetica grazie alla quale si perde tutta la parte alcolica) fino alla botte più piccola, unica custode dell’oro nero. Dopo 12 anni di attesa (e di lavoro) si ottiene l’affinato e dopo 25 l’extravecchio.

Versatilità

L’aceto balsamico appartiene alla tradizione culinaria locale: le famiglie modenesi usano quello meno invecchiato quotidianamente sulle carni o verdure, nelle insalate o sul gelato, per dire. L’accostamento più classico e più riuscito è sicuramente sul Parmigiano Reggiano, conferma Claudio Giusti. Naturalmente, se utilizzi aceto balsamico di 25 anni o più, il successo del palato è maggiore, ma di base la sostanza è la stessa – “è pur sempre aceto balsamico”, sottolinea l’esperto. Questo concetto di versatilità è così forte per la famiglia Giusti che da qualche anno si è istituito un evento internazionale sul 16 maggio, durante il quale chef da tutto il mondo preparano una ricetta a base di aceto balsamico. 

Museo Giusti, per ripercorrere la storia della famiglia Giusti dal 1605 a oggi.

Non solo aceto

Produrre aceto balsamico oggi appare anacronistico rispetto ai tempi moderni. L’innovazione è necessaria per rispettare i tempi d’azienda, specifica Claudio Giusti. Nascono allora prodotti complementari come i condimenti a base di aceto balsamico in combo con sapori diversi dalla ciliegia al lampone, ad esempio. Oppure l’aceto balsamico sferificato in perle, partendo dal concetto della cucina molecolare. Poi ci sono le numerose collaborazioni con artigiani locali: dal mastro cioccolatiere per cioccolatini con ganache all’aceto balsamico, ad esempio. Persino il panettone si fregia di questa eccellenza: “Si parte da una crema di aceto balsamico nell’impasto facendo attenzione alla lievitazione, con l’uva passa lasciata a macerare nello stesso aceto balsamico. Parliamo di invecchiati ad alta intensità dalla componente dolce spiccata, naturalmente” racconta l’acetiere. In tempo per Pasqua, arriva la nuovissima Colomba Giusti all’Aceto Balsamico di Modena IGP. Protagonista principale della ricetta, l’Aceto Balsamico Giusti 3 Medaglie d’Oro viene utilizzato non solo per arricchire l’impasto e per far macerare le uvette, che risultano in questo modo più profumate ed aromatiche, ma viene anche aggiunto in crema come agrodolce farcitura. L’impasto soffice e arioso del dolce sottolinea la complessità aromatica del balsamico che si sposa con sorprendente armonia alle note intense del cioccolato fondente della copertura. Sul versante beverage, c’è la scoperta del Vermouth Giusti: “Abbiamo scoperto che i bartender mettevano l’aceto balsamico nei cocktail, da qui l’interesse ad entrare in questo nuovo mondo. In collaborazione con un produttore di Vermouth, l’esperimento riuscitissimo si basa sull’invecchiamento nelle nostre antiche botti.” Inutile dire che il Negroni Giusti è speciale – chiedete a Stanley Tucci.

Torte salate senza glutine: 5 ricette

Torte salate senza glutine: 5 ricette

Pochi accorgimenti e gli ingredienti giusti consentono anche a chi è celiaco di concedersi una squisita fetta di torta salata home made e del tutto gluten free

Per una cena veloce o per un picnic, per un aperitivo “rinforzato” o per un rinfresco: quiche e torte salate sono una vera e propria risorsa in cucina, a cui certo non bisogna rinunciare se si è celiaci (o se si hanno ospiti celiaci). Per preparare torte salate senza glutine si può partire da basi pronte: in commercio si trovano pasta sfoglia, frolla salata o brisèe gluten free, su cui “costruire” le nostre torte.

Oppure si può fare tutto in casa, con le farine apposite: in particolare la pasta brisée non è affatto difficile da preparare: occorrono 500 g di farina senza glutine (si possono usare un mix per pane o per torte, oppure la farina di riso), 250 g di burro freddo, 175 ml di acqua molto fredda e un pizzico di sale. Si lavorano la farina con il burro e il sale velocemente, per ottenere delle briciole, quindi si unisce l’acqua e si impasta; infine occorre fare riposare il panetto dell’impasto, avvolto in pellicola, per almeno 30 minuti in frigorifero.
Scelta la base, non resta che farcire a piacere, con ingredienti sicuri. Qualche idea? Di seguito ne proponiamo alcune.

Torte salate senza glutine: con zucca e ceci

Si ripassa al burro la zucca già cotta a vapore (ne occorre circa mezzo chilo), si uniscono sale, pepe e 200 g di ceci già lessati, quindi si farcisce con il composto la base di pasta brisèe senza glutine. Si sbattono 3 uova intere con 150 g di panna fresca e 150 di grana grattugiato e si versa il composto sopra la farcia. Si cuoce in forno a 180 °C per mezz’ora.

Quiche lorraine senza glutine

Per la più classica delle quiche occorrono 200 g di pasta brisée senza glutine, 150 g di cipolla, 150 g di panna, 150 g di emmenthaler, 200 g di pancetta, 100 g di grana grattugiato, oltre a sale e pepe. Riducete a striscioline la pancetta e soffriggetela in una padella antiaderente; a parte rosolate la cipolla con poco burro. Tagliate a dadini l’emmenthaler. Sbattete le uova con sale, pepe, il grana e la panna. Rivestite con la brisée una tortiera foderata con carta da forno, farcitela con la pancetta, le cipolle e l’emmenthaler. Sopra versate le uova e cuocete per mezzora in forno caldo a 180 °C.

Torta salata senza glutine al formaggio

Potete usare la brisèe o la sfoglia gluten free. Preparate una farcia sbattendo 4 uova con sale, pepe e noce moscata; unite 300 g di ricotta e altrettanti formaggi misti a piacere tagliati a dadini (mozzarella, emmenthaler, fontina… è un’ottima ricetta per finire gli avanzi). Completate a piacere con prosciutto a dadini. Foderate con la sfoglia una tortiera ricoperta di carta da forno e versatevi la farcia. Coprite con un disco di pasta, pizzicate i bordi per chiudere la torta e bucherellate la superficie con una forchetta. Pennellate con poco latte e cuocete in forno a 200 °C per 40 minuti.

Torta salata senza glutine

Sfogliata ricotta e spinaci

Un altro grande classico. La farcia si prepara ripassando in padella con una noce di burro 250 g di spinaci già lessati. Si mescolano gli spinaci con 500 g di ricotta, si unisce abbondante grana grattugiato e si usa il composto per farcire la base di sfoglia gluten free. Nel ripieno si devono poi formare con l’aiuto di un cucchiaio 4 cavità, in ognuna delle quali sgusciare un uovo. Sale, pepe, si copre tutto con un disco di sfoglia, pizzicando i bordi per chiudere la torta. Dopo aver bucherellato la superficie con una forchetta e spennellate la torta con un rosso d’uovo, si inforna a 200 °C per 40 minuti.

Torta di gorgonzola, pere e noci

Non solo sfoglia e brisèe: si possono preparare anche deliziose torte salate senza glutine soffici. Questa, saporitissima, si realizza con 100 g di farina di riso e 100 g di fecola di patate (o in alternativa 200 g di mix di farina senza glutine), da setacciare con una bustina di lievito per dolci senza glutine.  A parte si sbattono 3 uova con 100 ml di olio di oliva e 100 ml di latte, sale e pepe; si incorpora questo miscuglio alla farina senza glutine, mescolando con cura, quindi si uniscono 100 g di emmenthaler grattugiato, 150 g di gorgonzola piccante a dadini, una pera grossa a cubetti e due manciate di gherigli di noce sminuzzati grossolanamente. Si versa in uno stampo da plumcake foderato di carta da forno e si cuoce in forno a 180 °C per 45-50 minuti: la cottura va provata con lo stecchino.

» Pizza in teglia – Ricetta Pizza in teglia di Misya

Misya.info

Circa 24 ore prima dell’ora X (ovvero di quando avete deciso di cuocere e servire la vostra pizza), preparate l’impasto: mettete in una ciotola farina, lievito e zucchero, aggiungete l’acqua e iniziate a impastare.

Unite anche sale e olio e continuate a lavorare per almeno 20 minuti, finché l’impasto non sarà ben incordato (deve risalirsene lungo il gancio dell’impastatrice).

Trasferitelo sul piano di lavoro, copritelo con una ciotola e lasciate riposare per 40 minuti.

Quindi rimuovete la ciotola ed effettuate delle pieghe, aiutandovi con pochissima farina: appiattite leggermente l’impasto, quindi ripiegatelo su se stesso, portando l’estremità superiore verso il centro e poi quella inferiore su quella superiore, quindi ripiegate anche l’estremità di destra verso il centro e infine quella di sinistra sopra quella di destra (è più facile se guardate le foto).

Trasferite l’impasto in uno stampo da plumcake, coprite con pellicola trasparente e lasciate lievitare in frigo per 24 ore.
Passate le 24 ore riprendete l’impasto, trasferitelo delicatamente sulla teglia del forno infarinata e allargatelo delicatamente, cercando di non far scoppiare le bolle.
Lasciate riposare così, a temperatura ambiente, per 2 ore.

Nel frattempo preparate il condimento: schiacciate i pelati, quindi insaporite con sale, olio e basilico spezzettato.
Tagliate la mozzarella a tocchetti e lasciatela sgocciolare; se volete, potete aggiungere anche il prosciutto cotto, spezzettato.

Distribuite la salsa su tutta la superficie della pizza, quindi cuocete per 10 minuti in forno statico preriscaldato al massimo (250°C).
Riprendete la pizza, distribuite mozzarella e prosciutto sulla superficie e cuocete ancora per 5-10 minuti.

La pizza in teglia è pronta: aggiungete un altro po’ di basilico fresco e servite.

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