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Pavlova al cappuccino – Ricetta di Misya

Pavlova al cappuccino

Mettete zucchero e caffè solubile in un mixer e frullate fino ad ottenere una polvere omogenea.

Montate gli albumi fino ad ottenere una meringa molto soda.

Incorporate delicatamente (mescolando lentamente con un movimento dal basso verso l’alto) prima il mix di zucchero e caffè e poi anche la maizena setacciata e l’aceto.

Disegnate il contorno d un piatto piano su di un foglio di carta forno, quindi girate il foglio (in modo che il disegno sia rivolto verso il basso) e disponetelo sulla teglia: il disegno dovrebbe essere ancora visibile dal lato superiore.
Aiutandovi con una spatola, trasferite la meringa al caffè sulla carta forno, al centro del cerchio, poi livellatela per creare un disco che rimanga entro i confini del cerchio e sia piatto in superficie.
Cuocete per circa 1 ora in forno ventilato preriscaldato a 150°C, quindi spegnete il forno e lasciate raffreddare completamente, con lo sportello chiuso.

Quando la base sarà ormai fredda, trasferitela su di un piatto da portata.
Poco prima di servirla montate la panna ben fredda di frigo insieme con lo zucchero a velo.

Distribuite la panna al centro della meringa, lasciando i bordi liberi, quindi decorate con il cacao e i riccioli di cioccolato.

La pavlova al cappuccino è pronta, servitela subito.

Chicken donuts – Ricetta di Misya

Chicken donuts

Mettete in un mixer il petto di pollo a pezzi con cipolla e prezzemolo e frullate.

Tagliate il bacon a striscioline e poi a pezzetti.

Unite al pollo pangrattato e sale e amalgamate, quindi incorporate anche il bacon (e se volete il pepe).

Trasferite il composto sul piano da lavoro rivestito di carta forno, coprite con un secondo foglio di carta forno e schiacciate con un matterello fino ad ottenere una sfoglia non troppo sottile.

Ricavate dei cerchi con un coppapasta da 7-8 cm, poi con un’altra formina da 2-3 cm asportate il centro, in modo da ottenere delle ciambelle.

Sollevate delicatamente le ciambelle, una per volta, e passatele nel pangrattato.

Quando saranno tutte pronte friggetele in abbondante olio già caldo, facendole dorare da entrambi i lati, e scolatele poi su carta da cucina.

Le chicken donuts sono pronte, servitele belle calde.

Halal: guida semplice e veloce

La Cucina Italiana

Halal, un concetto che trasuda di significato, va ben oltre la sua traduzione letterale di “lecito” in italiano (il cui contrario è Haram, ovvero “illecito”). Per svelare le sfumature più intricate di questo principio fondamentale della pratica religiosa musulmana, ho avuto il piacere di intervistare Walid Bouchnaf, il responsabile qualità di BeHalal Srl. Attraverso questa conversazione, Bouchnaf mi ha guidato in un viaggio di comprensione che trascende il mero “divieto” di assunzione di carne di maiale e le dinamiche della macellazione rituale, rivelando un panorama più ampio che caratterizza l’approccio Halal alla vita quotidiana.

Cos’è l’Halal (in maniera semplice)

Walid Bouchnaf ha iniziato la nostra conversazione evidenziando che l’Halal non è semplicemente un insieme di regole alimentari, bensì una filosofia che permea ogni aspetto della vita dei musulmani. La pratica dell’Halal non è circoscritta al solo atto di mangiare, ma si estende a lavoro, istruzione, relazioni sociali e persino alle azioni quotidiane come andare in bagno. Il musulmano, quindi, ricerca ciò che è lecito e si sforza di allontanarsi da ciò che è considerato illecito o Haram.

All’interno della sfera alimentare, sono stata guidata attraverso una comprensione più profonda dell’Halal. Non si tratta quindi solamente di scegliere alimenti leciti, ma anche di valutare le modalità di ottenimento. La macellazione rituale, spesso erroneamente identificata come l’essenza dell’Halal, è solo una parte di un quadro più ampio. Questo processo, che implica l’uccisione dell’animale per dissanguamento, non è solo un atto religioso, ma anche un approccio tecnico che mira a garantire l’igiene, considerando il sangue come un potenziale veicolo di batteri e virus e quindi illecito.

Bouchnaf ha sottolineato che l’attenzione all’etica non si ferma alla macellazione, ma abbraccia il benessere complessivo dell’animale. L’animale deve essere in ottime condizioni fisiche e psicologiche, provenire da allevamenti etici e rispettare specifici standard. Inoltre, l’azienda che commercializza il prodotto deve aderire a valori religiosi ed etici, pagare le tasse e non essere coinvolta in attività illegali o legate alla mafia.

Si enfatizza, quindi, che l’Halal non è semplicemente una questione di carne, ma un approccio olistico alla vita, coinvolgendo questioni ambientali, etiche e di responsabilità sociale. Non è solo ciò che si mangia, ma anche come si produce e si commercializza.

Halal: esistono certificazioni?

Per quanto riguarda il mondo delle certificazioni, sì, esistono quelle specifiche Halal e Bouchnaf ha illustrato il ruolo fondamentale di organizzazioni come BeHalal (per cui lui lavora) nel settore alimentare e no. Queste entità si pongono come ponte tra la dimensione religiosa e quella industriale, garantendo che gli standard di qualità, etica, sicurezza e rispetto ambientale siano rispettati.

Cibo: cosa è preferibile mangiare e quando

Dopo aver esplorato i precetti coranici la conversazione si è conclusa esplorando il rapporto tra Islam e cibo, per quello che suggerisce la Sunna, ovvero il comportamento del Profeta in termini di pratiche ed educazione. Walid ha condiviso che la tradizione islamica incoraggia la moderazione nell’alimentazione, poi la condivisione dei pasti, l’apprezzamento di ciò che si ha e l’esortazione a non sprecare cibo.
Gli Hadith (aneddoti sulla vita del Profeta, parte costitutiva della Sunna) forniscono indicazioni specifiche sugli alimenti, sottolineando i benefici di frutta e verdura.

Cosa e come consumare

Tutte le piante coltivate, erbe e funghi sono considerati leciti per l’uomo, escludendo quelli dannosi per la salute o che offuscano la ragione, come alcolici e droghe. Gli Hadith riportano la predilezione del Profeta per alcuni alimenti, tra cui anguria, melone, cetrioli, uva, mela cotogna e il frutto Kebas dell’albero del Miswak.

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