Tag: antipasti freddi veloci

Timballo di pasta – Ricetta di Misya

Timballo di pasta

Per preparare il timballo di pasta la rpima cosa da fare è preparare le polpettine: mettete in una ciotola macinato, parmigiano, pangrattato, sale e pepe e amalgamate.
Dovreste ottenere un composto malleabile (se vi sembra troppo sodo potete aggiungere 1 cucchiaio di latte o acqua per aiutarvi): usatelo per formare delle piccole polpettine.

Eliminate il budello dalla salsiccia e sgranatela, quindi fatela rosolare in un’ampia padella o casseruola antiaderente, insieme con olio e cipolla tritata, infine aggiungete anche le polpettine.

Dopo qualche minuto, quando le polpettine inizieranno a cambiare colore, aggiungete la passata, condite con un po’ di sale, coprite con un coperchio e lasciate stufate a fiamma bassa per almeno 30-35 minuti, quindi aggiungete i piselli e lasciate insaporire solo per qualche minuto prima di aggiustare di sale e pepe e spegnere.
Mettete da parte qualche polpettina per la decorazione finale.

Lessate la pasta in abbondante acqua bollente leggermente salata, scolatela molto al dente e conditela con il sugo e il parmigiano.

Ungete con olio e rivestite di pangrattato lo stampo, versateci dentro metà della pasta, aggiungete il fior di latte tagliato a dadini e coprite con la pasta restante.

Completate con pangrattato, burro a fiocchetti e un giro d’olio e cuocete per circa 40 minuti in forno ventilato preriscaldato a 180°C.

Lavate i pomodorini e tagliateli a metà o in 4 parti.
Sformate il timballo e decoratelo con pomodorini, polpettine e basilico fresco.

Il timballo di pasta è pronto, potete servirlo caldo o anche tiepido.


Filiera del miele: il mondo segreto degli apicoltori italiani

La Cucina Italiana

La regista del documentario, Rosy Sinicropi, condivide il suo punto di vista sulla vita degli apicoltori: «Da quando ho cominciato a raccontare, attraverso le immagini, le storie degli apicoltori ho percepito un’umanità “invisibile”, quasi sempre dietro le quinte, ma risoluta nella sua presenza. Fin dall’inizio ho visto forza, stanchezza, resistenza, passione, anche un po’ di follia. Ho sentito storie di padri, di amori, di sconfitte, di cambiamenti, di dolori e di soddisfazioni e, inaspettatamente, nell’epilogo di questi racconti, ho trovato la “poesia”. È come se le api fossero delle compagne di viaggio che hanno permesso a chi ho incontrato di guardare sé e il mondo con una prospettiva sempre nuova».

Il documentario Voci di gente invisibile ci offre una prospettiva unica sulla vita degli apicoltori in Italia. Sono 15 video testimonianze che ci guidano attraverso ambienti diversi in diverse regioni della Penisola, dal Piemonte alla Sicilia. Queste testimonianze ci mostrano anche il lavoro dei “raccoglitori nomadi”, che seguono le fioriture per consentire alle api di produrre mieli pregiati e unici. Il documentario è un autentico reportage che racconta le sfide quotidiane che gli apicoltori affrontano mentre convivono in armonia con la natura, cercando di proteggere le api e il nostro benessere in ogni ecosistema.

Voci di gente invisibile è disponibile in versione integrale sul sito www.storiediapicoltori.it, offrendo un’opportunità unica di scoprire le vite e le storie dei “custodi della natura” che mantengono viva la tradizione apistica italiana. Questo documentario è un omaggio alla dedizione di chi ha scelto di dedicare la propria vita alle api e alla promozione di una cultura del miele sostenibile.

Cos’è CONAPI e cosa fa

CONAPI è la più grande cooperativa apistica in Europa, con circa 600 apicoltori, 100mila alveari, di cui quasi la metà sono biologici, e ben 5 miliardi di api in tutta Italia. Questa cooperativa ha una sede a Monterenzio, in provincia di Bologna, ed è un punto di riferimento per la produzione e la promozione del miele di alta qualità. CONAPI si impegna a connettere l’apicoltura con le persone attraverso iniziative innovative e culturali.

Ricetta Spaghetti con speck e pangrattato, un primo goloso

Ricetta Spaghetti con speck e pangrattato, un primo goloso

Questi spaghetti con lo speck sono un esempio di quanto questa eccellenza dell’Alto Adige sia versatile in cucina, oltre a essere un prodotto buono da gustare affettato. Il sapore, la velocità di preparazione e la facilità di esecuzione sono i punti di forza di questa ricetta. 

Lo Speck Alto Adige Igp, speciale prosciutto aromatizzato con uno speciale mix di spezie ed erbe (sale, pepe, alloro, rosmarino e ginepro, talvolta anche aglio rosso, coriandolo o cumino) e poi affumicato e stagionato, è prodotto in Alto Adige fin dal 1200 d.C., anno a cui risale la prima testimonianza scritta della sua lavorazione. Nato dall’esigenza dei contadini di conservare per tutto l’inverno la carne dei maiali uccisi a Natale, questo prodotto è presente in molte delle ricette tipiche della zona, come i famosi canederli. Nel corso dei secoli le tecniche di lavorazione si sono perfezionate e lo speck è diventato il simbolo gastronomico dell’Alto Adige, e ha conquistato notorietà anche fuori dai confini regionali, fino a diventare un salume “nazionale” , sempre più apprezzato. Numerosi gli abbinamenti gastronomici in primi e secondi piatti, con la panna, con lo zafferano, con la cipolla e con le verdure, soprattutto con le zucchine, con la cui dolcezza si sposa particolarmente bene.  

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