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La prima fattoria che produce formaggi… di mandorla

La prima fattoria che produce formaggi… di mandorla

Fattoria La Mandorla, in Puglia, è la prima azienda al mondo con filiera corta ed economia circolare che produce formaggi senza animali, grazie alle mandorle

Per fare il formaggio non servono capre, mucche o pecore. Neanche bufale: servono mandorle. È così che una fattoria nel territorio pugliese della Murgia oggi è diventata la prima azienda al mondo a conduzione familiare a coltivare e trasformare le mandorle in alternative vegetali al formaggio biologici.
Circa 30mila mandorli, 75 ettari di terreno e 3mila metri quadrati di stabilimento per un’economia circolare a filiera corta in cui tutto inizia e finisce in Fattoria della Mandorla, attraverso un processo che preserva e valorizza la biodiversità del territorio di Murgia. Tutte le fasi di preparazione si svolgono nell’azienda agricola, mettendo insieme il sapere antico degli agricoltori, la mandorla di Toritto, cultivar antica e autoctona, con le più moderne tecnologie di lavorazione delle mandorle.

Dalle mandorle ai formaggi vegetali

Le mandorle non vengono solo vendute tostate, intere o sgusciate, ma anche sotto forma di olio di mandorla, di pasta di grano Senatore Cappelli e mandorle, di creme spalmabili a base di mandorla con altra frutta secca o cioccolato, latte di mandorla e formaggi vegetali spalmabili, aromatizzati, di Maciotta – che ricorda la consistenza della ricotta – e poi di grattugiabili come il Mandorino e il Gran Murgiano. A differenza di tutti gli altri mandorlicoltori, Fattoria ha visto nel piccolo seme della Mandorla Filippo Cea la base per creare prodotti innovativi. E così, nel 2013 è stato avviato il progetto per la produzione di latte di mandorla solubile, che sta poi alla base di tutta la produzione: viene utilizzato per creare gli spalmabili nel 2015 e gli stagionati nel 2021. La loro caratteristica principale? Assomigliare in tutto e per tutto al formaggio, essere altamente proteici, ma con il vantaggio di non contenere colesterolo e lattosio e quindi essere adatti a tutti gli intolleranti o allergici e a chi ha scelto di non mangiare derivati animali.

Fattoria Delle Mandorle.

Una storia di innovazione green

Tutto è cominciato nel 1989 a Quasano-Toritto (BA), nel Parco Nazionale dell’Alta Murgia, grazie all’intuizione di Dino e Isabella Latrofa, decisi a fondare un progetto proprio nel rispetto dell’ambiente, per la valorizzazione del territorio e la sostenibilità. «Grazie al sapore e alle proprietà della Mandorla di Toritto, abbiamo creato una linea di alimenti biologici di alta qualità, interessanti dal punto di vista nutrizionale e amici dell’ambiente, con una filiera corta circolare, biologica al 100% e dalla massima tracciabilità. Dalla raccolta delle mandorle alla smallatura, dalla pelatura alla trasformazione nel laboratorio alimentare, tutte le fasi di preparazione dei nostri prodotti si svolgono nella nostra azienda agricola. L’economia circolare invece è un sistema in cui tutte le fasi di produzione sono organizzate per ridurre o azzerare gli scarti. Nella filiera il mallo, il guscio e il tegumento del seme mandorla sono utilizzati come concime e ammendante per i mandorleti. La filiera circolare è un modello che si basa sul recupero di ogni materia prima, con un impatto positivo sul piano sociale, economico e ambientale. Grazie all’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili si eliminano le sostanze dannose per l’ambiente e si riduce la produzione di rifiuti». Spiega Gabriele Latrofa, uno dei figli della coppia e CEO dell’azienda.

Mandorland

Oggi sono la prima azienda al mondo a conduzione familiare a coltivare e trasformare le mandorle in alternative vegetali al formaggio biologici, ma puntano a diventare un’azienda leader nel settore del mercato vegan e free from. Nel frattempo oltre alla distribuzione online e in 800 punti vendita come NaturaSì e CuoreBio, hanno fondato l’Accademia della Mandorla, il Club della Mandorla, fanno attività di turismo esperienziale a Mandorland – alias, la Fattoria – e promuovono il Metodo Mandorla, ossia una dieta sana e bilanciata che ha come obiettivo primario il raggiungimento d’assunzione di minimo 30 g di mandorle al giorno.

Anna in Casa: ricette e non solo: Panini soffici alla barbabietola

Anna in Casa: ricette e non solo: Panini soffici alla barbabietola

Sono sommersa da tovaglie, lenzuola, federe e asciugamani, per non parlare di servizi di piatti, bicchieri, tazzine e piattini, teiere e zuccheriere e chi più ne ha più ne metta. E ancora non ho finito, per ora sono solo le cose di mia mamma, alcune di una zia di mio marito e sto cominciando con quelle di mia suocera. In realtà alcune cose sono da scartare perché rotte o usurate.

Non parliamo poi dei libri e dei ricettari, delle agende piene di appunti di cucina e di alcuni raccoglitori sulla cucina bresciana. Insomma un insieme di cose saltate fuori da un baule dei desideri.

Fare questo lavoro è stancante sia fisicamente che mentalmente, trovare tante cose è una altalena di gioia e tristezza.  

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La prima volta che ho preparato questi panini ricordo che mia mamma ne ha divorati due uno dietro l’altro, ancora caldi. Le erano piaciuti tantissimo, mi aveva chiesto la ricetta e la cosa mi mise tenerezza, visto che lei non cucinava più da un po’

Ingredienti

550 g di farina 0

10 g di lievito di birra fresco

100 ml di latte

10 g di zucchero semolato

200 g di barbabietole già cotte

40 ml di olio d’oliva

10 g di sale fino 

Procedimento

Con il minipimer o il frullatore ridurre in crema le barbabietole. 

Sciogliere in 50 ml latte (il resto servirà dopo per sciogliere il sale, a temperatura ambiente zucchero e lievito.

Nella ciotola della planetaria ( o in una ciotola capiente se lavorate l’impasto a mano) la farina, il latte con il lievito e la polpa di barbabietola. Unire il sale ed il resto del latte.

Iniziare ad impastare gli ingredienti e quando l’impasto comincia ad amalgamarsi, unire a filo l’olio e impastare ancora fino ad ottenere un composto omogeneo.

Trasferire l’impasto sulla spianatoia leggermente infarinata e lavorarlo a mano qualche minuto ancora.

Formare un panetto, incidere leggermente la superficie a croce, adagiarlo in una ciotola appena unta e coprire con pellicola trasparente.

Mettere a lievitare in forno con la luce accesa fino al raddoppio.

Una volta che il composto ha raddoppiato il suo volume, versarlo, senza sgonfiarlo troppo, sulla spianatoia leggermente infarinata.

Delicatamente formare un panetto tondo e dividerlo in pezzi tutti dello stesso peso.

Nel frattempo scaldare il forno a 190°C.

Infornare i panini alla zucca lievitati e cuocerli per 20-25 minuti, controllando di tanto in tanto.

A cottura completata, sfornare e lasciare raffreddare  prima di servirli.

Prendere ogni pezzo di impasto e lavorarlo con le mani a formare dei panetti.

Adagiare i panini sulla teglia foderata con carta forno e

lasciare lievitare per una mezz’ora circa.

Scaldare il forno a 220 °C.

Infornare i panini cuocerli per 15 minuti. 

Trascorso il tempo, abbassare la temperatura a 180°C 

e continuare la cottura per altri 15 minuti, il tempo 

può variare da forno a forno.

A cottura completata, sfornare e lasciare 

raffreddare su una gratella prima di servirli.

Ricetta Tartare di salmone al frutto della passione

Ricetta Tartare di salmone al frutto della passione
  • 160 g polpa di salmone fresco adatto al consumo crudo
  • 60 g puntarelle già pulite
  • 2 frutti della passione
  • germogli di ravanello (o altri a piacere)
  • olio extravergine di oliva
  • sale in fiocchi
  • sale fino
  • pepe rosa
  • 1

    Per la ricetta della tartare di salmone al frutto della passione, battete con un coltello il salmone, riducendolo in una tartare.

  • 2

    Ricavate la polpa dei frutti della passione e setacciatela, ottenendone solo il succo; pesate il succo e aggiungete la stessa quantità di olio e un pizzico di sale fino; emulsionate tutto con una forchetta, ottenendo una salsina liquida.

  • 3

    Condite il salmone con metà della salsina e distribuitelo nei piatti; completate con le puntarelle a striscioline e i germogli, sale in fiocchi, pepe e il resto della salsina.

  • 4

    Abbinamento vino: la consistenza burrosa della polpa di salmone condita con la salsa fruttata dolce-acida trova il compagno perfetto nel Franciacorta Satèn di Bellavista, uno Chardonnay con raffinati profumi floreali e agrumati e un gusto di «delicata energia» (40 euro, bellavistawine.it).

Ricetta: Joëlle Néderlants, Testi: Valentina Vercelli; Foto: Riccardo Lettieri, Styling: Beatrice Prada

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