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Quanto zucchero consuma mio figlio? Te lo dice lo zuccherometro!

Quanto zucchero consuma mio figlio? Te lo dice lo zuccherometro!

Nasce un nuovo strumento online per confrontare quanto zucchero assumono i nostri figli con quanto invece ne dovrebbero consumare per evitare rischi per la salute

Un eccessivo consumo di zucchero nella dieta può causare problemi alla salute. Secondo i Larn (Livelli di Assunzione di Riferimento per la Popolazione Italiana) stilati dalla Sinu (Società Italiana di Nutrizione Umana), il consumo di zuccheri (quelli naturalmente presenti negli alimenti e quelli aggiunti) andrebbe limitato a quantità inferiori al 15% dell’energia introdotta giornalmente, mentre un apporto elevato, cioè maggiore del 25% dell’energia giornaliera totale, è da considerarsi potenzialmente rischioso per lo sviluppo, ad esempio, di obesità e diabete. In questo senso i più a rischio sono i bambini, maggiormenti soggetti al consumo di prodotti da forno, dolciumi, succhi, gelati. Per questo motivo, nutrizionisti e pediatri impegnati nel servizio di Educazione Nutrizionale Grana Padano, il settore del Consorzio Grana Padano che promuove e diffonde da oltre dieci anni i principi dell’alimentazione equilibrata , hanno ideato un tool che consente di calcolare lo zucchero che ogni giorno si consuma rispetto a quello che si dovrebbe consumare, proponendo inoltre delle alternative sane e con meno zucchero.

Zuccherometro, un tool per pediatri, scuole, famiglie

Lo zuccherometro è fruibile da smartphone, tablet o PC ed è già disponibile a questo link. Il programma, di supporto a pediatri, scuole e famiglie, potrà essere utilizzato dal medico e dal dietista nell’ambito dell’anamnesi alimentare, in aula come strumento didattico e in famiglia per guidare il genitore verso una scelta più responsabile degli alimenti per i propri figli.

Come funziona la zuccherometro

Con un semplice click sugli alimenti che si consumano quotidianamente e dopo aver indicato la quantità, il tool somma gli zuccheri semplici consumati in una giornata da maschi e femmine da 2 a 17 anni, misurando sia lo zucchero naturalmente presente nell’alimento, sia gli zuccheri aggiunti durante le lavorazioni dei prodotti da forno, gelati, creme, etc., come saccarosio e fruttosio. Dopo aver esposto la somma dei cucchiaini di zucchero consumati in una giornata, il programma la confronta con la quantità di zucchero che invece si dovrebbe assumere secondo i parametri di riferimento dei Larn. Lo zuccherometro non si limita a mettere in guardia per l’eccessivo consumo di zuccheri, ma fornisce gratuitamente un manuale in pdf che propone alimenti alternativi più salutari e con meno zucchero, comprese ricette semplici da fare in casa, oltre a note utili per conoscere meglio l’alimento e i limiti di consumo.

Attenzione al fruttosio aggiunto

Un bambino maschio di 8 anni dovrebbe mediamente consumare non più di 7-8 cucchiaini di zucchero in un giorno, compreso quello naturalmente contenuto nell’alimento. Secondo gli esperti è bene favorire lo zucchero naturalmente contenuto negli alimenti, ad esempio il fruttosio nella frutta fresca o il lattosio nel latte, ma bisogna limitare quello aggiunto e per dolcificare preferire il miele. È importante poi limitare il consumo di bevande e alimenti formulati con fruttosio e sciroppi di mais ad alto contenuto di fruttosio, oltre che ridurre l’uso del fruttosio come dolcificante.

«Oltre all’eccessivo consumo di zucchero, un grande problema che osserviamo da molto tempo, in questi ultimi anni è aumentata l’assunzione di fruttosio aggiunto a bevande e cibi», ha spiegato il professore Claudio Maffeis, ordinario di Pediatria dell’Università di Verona. «Questo contribuisce alla comparsa di fegato grasso e all’aumento dei livelli circolanti di lipidi ed è stato indicato come uno dei fattori che promuovono l’eccesso di peso e la sindrome metabolica. Quindi bene la frutta fresca, ma attenzione al saccarosio (zucchero comunemente inteso nonché disaccaride, cioè glucosio + fruttosio) che viene solitamente aggiunto a bevande e cibi, al fruttosio utilizzato per dolcificare alcune bevande e ai succhi di frutta o cibi confezionati».

 

cosa dice il nuovo decreto

cosa dice il nuovo decreto

Un italiano su 4 non vede l’ora di poter di nuovo uscire a cena. Ma i ristoranti, così come i bar, le gelaterie e le pasticcerie non riapriranno prima dell’1 giugno

Domenica 26 aprile, intorno all’ora di cena, il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha illustrato il contenuto del decreto che regolarizzerà la cosiddetta Fase 2 dell’emergenza Coronavirus. Si tratta di un graduale programma di concessioni e riaperture che comprende, tra le altre, le misure che interessano i ristoranti la cui attività rimane ancora sospesa.

Ristoranti ancora chiusi, ma via al take away

Dovremo attendere probabilmente l’1 giugno per vedere rialzata la saracinesca di ristoranti, pizzerie, gelaterie, pasticcerie, bar e pub, ma se finora abbiamo potuto contare solo sulle consegne a domicilio nel rispetto delle norme igienico-sanitarie, dal 4 maggio sarà possibile acquistare cibo d’asporto con regole precise: accedere uno per volta nel locale, evitare assembramenti e consumare obbligatoriamente il cibo a casa o in ufficio, ma non dentro o davanti al locale. Il take away era comunque stato autorizzato già da molte Regioni negli scorsi giorni.

Perdite economiche e ristoranti a rischio

Mentre i ristoratori progettano la ripartenza organizzandosi per attuare tutte le misure di sicurezza (si parla per esempio di garantire una certa distanza tra i tavoli e di posizionare barriere in plexiglas), la Fipe (Federazione Italiana Pubblici Esercizi) ha comunicato che l’ulteriore prolungamento della chiusura delle attività farà perdere 9 miliardi di euro per un totale di 34 miliardi dall’inizio della crisi e che si prevede la chiusura di 50mila imprese con perdite di 350mila posti di lavoro. Di riflesso sono previste, secondo le stime di Fondazione Filiera Italia, perdite per 5 miliardi di euro per l’agroalimentare italiano.

Eppure…

Il paradosso è che, secondo una ricerca dell’Osservatorio Lockdown di Nomisma, la prima cosa che vorrebbero fare 4 italiani su 10 terminata l’emergenza, è proprio quella di andare al ristorante. Tra i desideri più forti per il 49% c’è quello di riabbracciare i propri cari, ma il 43% vorrebbe appunto riprendere abitudini consolidate come quella di andare a cena fuori.

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