Tag: è

È ora di preparare i cocktail di primavera: le ricette

È ora di preparare i cocktail di primavera: le ricette

Tre ricette di cocktail freschi e profumati da riprodurre a casa per riportare i profumi della bella stagione nel bicchiere e godersi un aperitivo in terrazza

Anche se, climaticamente parlando, si sta un po’ facendo attendere, la primavera è arrivata ed è il momento giusto per concedersi un viaggio sensoriale, in attesa di poter davvero parlare di vacanze. Nuovi germogli, frutteti in fiore, api impegnatissime con l’impollinazione: i segnali e i sentori del risveglio della natura dopo il sonno invernale ci sono tutti. E perché non riportarli anche nel bicchiere?
Tre bartender internazionali hanno accettato la nostra sfida e si sono cimentati in tre cocktail profumati e rinfrescanti, ma soprattutto facili da riprodurre anche a casa. Siete pronti con lo shaker? Perché è vero che la voglia di aperitivo all’aperto è forte, ma bisogna ancora pazientare un po’.

Outdoors – Valentino Longo (Four Season – Miami, Florida)

Valentino Longo, professionista del bartending d’hotel, lavora da qualche anno al Four Season di Miami, in Florida. Nel 2020 è stato nominato Most Imaginative Bartender nell’annuale concorso organizzato dal gin Bombay Sapphire, in collaborazione con la Tales of the Cocktail Foundation. In altre parole, la sua forza è la creatività e non se l’è fatta mancare neanche in epoca di lockdown, dando vita insieme ad altri illustri colleghi allo Shoshin Art Club, in pratica una scuola di miscelazione in remoto. Per la primavera, che dove è lui praticamente non esiste, visto che le temperature sono quasi estive tutto l’anno, ha pensato a un drink rinfrescante, da bere a tutte le ore, che ha come protagonista un altro gin, il Fords gin. «Un drink creato durante la primavera per la primavera, usando un miele locale e del sedano fresco», racconta. «La freschezza del sedano si bilancia perfettamente con le botaniche di questo gin e la sapidità del miele salato». Perfetto da consumare all’aperto con gli amici (quando si potrà), è possibile prepararlo anche in versione punch.

Ricetta

45 ml Fords Gin
20 ml Americano Cocchi Rosa
15 ml estratto di sedano
10 ml miele salato
10 ml succo di limone

Bicchiere: tumbler alto (tipo Collins).

Procedimento

Preparare precedentemente l’estratto di sedano utilizzando solo le coste (ce ne vorranno circa 300 g), aiutandosi con un estrattore e passando l’estratto successivamente con un colino e un filtro da caffè per togliere le impurità. Se non si dispone di miele già salato, è sufficiente prepararlo in anticipo lasciando sciogliere 2g di sale marino in 100ml di miele, finché il sale non è completamente disciolto. Raffreddare il bicchiere con ghiaccio, che poi sarà rimosso prima di versare il drink. Mettere nello shaker il ghiaccio e tutti gli ingredienti, quindi agitare vigorosamente per almeno 10 secondi. Filtrare con il colino e servire. Per la versione punch, Longo consiglia queste dosi (per 15 persone): 700 ml gin, 300 ml Americano Cocchi rosa, 225 ml estratto di sedano, 150 ml miele salato, 150 ml succo di limone, 100 ml acqua. In questo caso, per via delle quantità, invece dello shaker si prepara tutto in caraffa, mescolando bene.

Il Cavaliere di Franciacorta di Fabrizio Valeriani (Il Marchese – Roma)

Fabrizio Valeriani è il bar manager del ristorante Il Marchese in via di Ripetta a Roma, rinomato in città e non solo per essere il primo amaro bar d’Europa, con almeno 560 etichette in carta solo italiane. Non è un caso, quindi, che uno dei protagonisti del suo drink sia un amaro, ovvero il nuovo Amaro del Capo Red, aromatizzato al peperoncino di Calabria. I sentori di rosa e di mandarino sono quelli che ci riportano alla freschezza della stagione, insieme alla leggerezza del Franciacorta, che chiude il drink con le sue bollicine.

Ricetta

10 cl Franciacorta
1,5 cl Amaro del Capo Red
1 cl Tequila Cazadores
1 cl Martini Riserva Vermouth Rubino
1 cl sciroppo al mandarino home-made
Succo di mezzo lime
Spray di profumo alimentare di rosa damascena (uno spruzzo)
Un bocciolo di rosa alimentare essiccato

Bicchiere: coppa di champagne classica o bicchiere da vino bianco.

Procedimento

Per preparare lo sciroppo al mandarino fatto in casa occorre riempire mezza tazzina da caffè di acqua calda e metterla in un recipiente alto, aggiungere una tazzina da caffè colma di zucchero bianco semolato, girare con un cucchiaio il composto e far ben amalgamare. Quindi versare nello stesso recipiente una tazzina e mezza da caffè piena di succo di mandarino spremuto, ben filtrato con un passino. Mescolare e mettere da parte, dopo aver aggiunto un’altra mezza tazzina di zucchero bianco semolato. Far amalgamare, fino a ottenere un liquido omogeneo. Ed ecco pronto lo sciroppo di mandarino, che può essere conservato in frigorifero fino a una settimana.
Mettere il ghiaccio nella coppa da usare per il cocktail in modo da raffreddarla. Unire tutti gli ingredienti eccetto il Franciacorta all’interno dello shaker, colmarlo di ghiaccio, chiudere il contenitore e agitare vigorosamente dai 10 ai 15 secondi. Svuotare la coppa dal ghiaccio messo in precedenza, versare il contenuto dello shaker all’interno della coppa filtrando e finire il drink con il top di Franciacorta ben ghiacciato, fino ad arrivare a ¾ della capienza della coppa. Terminare il cocktail con uno spruzzo dall’alto (almeno 15 cm di distanza) del profumo alimentare alla rosa damascena. Per guarnire, un bocciolo di rosa alimentare essiccato. Se non si ha a disposizione lo spray alla rosa damascena, è sufficiente il bocciolo a conferire al cocktail un profumo di rosa.

Il trucco del barman: se non disponete di un jigger, il misurino che usano i bartender, si può considerare equivalente a 1 cl due cucchiaini da caffè.

Double gold rush di Mario Farulla (Chapter – Roma)

Mario Farulla è un bartender con molte esperienze internazionali, fra cui la recente apertura del bar del delizioso hotel boutique dedicato all’arte, il Chapter di Roma. In attesa che ci si possa sedere nuovamente al suo bancone, Mario ha pensato a questo drink a tutto miele, dai colori ambrati e con un sentore di lavanda che, come dice, «mi fa pensare ai saponi alla lavanda con cui venivano lavate anticamente le lenzuola che mettevano a stendere sui cortili. Ho immaginato appunto un cortile in cui sventolano queste lenzuola profumatissime». Al gusto è un drink sour, fresco, ma leggermente acido per via del limone.

Ricetta

40 ml Johnnie Walker Gold
15 ml Sherry Fino
15 ml sciroppo di miele di lavanda
20 ml succo di limone
5 ml bianco d’uovo
Polvere di lavanda essiccata per guarnire

Bicchiere: coupette o coppa di champagne.

Procedimento

Raffreddare il bicchiere con abbondante ghiaccio, che poi sarà rimosso prima di versare il drink. Mettere tutti gli ingredienti nello shaker con abbondante ghiaccio, agitare vigorosamente per almeno 10 secondi, quindi utilizzare per filtrare sia lo strainer (che serve a trattenere i residui di ghiaccio) sia un colino a maglia fine. Questa tecnica si chiama double strain. Finire il drink con polvere di lavanda essiccata.

È arrivato il momento di preparare il gulasch (e mangiarlo lentamente)

È arrivato il momento di preparare il gulasch (e mangiarlo lentamente)

Tutti i segreti del piatto tradizionale ungherese e la ricetta per preparare un gulasch a regola d’arte e innamorarsene

Un buon piatto di carne fumante è quello che ci vuole per ritemprarci dai primi freddi dell’autunno che, anche dal punto di vista climatico, presto o tardi arriverà. Con un sapiente tocco di paprica, poi, la situazione si fa più intrigante: assaggiare per credere.
Il piatto che ci sta facendo battere il cuore è il tradizionale gulasch ungherese che nella lingua originale si chiamerebbe gulyás. Il nome arriva da gulya che significa mandria di bovini. La carne solitamente utilizzata per prepararlo infatti è il manzo, meglio se con la parte del geretto anteriore, collo o spalla.

In tutta l’Europa centro-orientale, però, se ne possono trovare interessanti varianti a base di pesce, carne bianca e ovina. La ricetta classica è nata dai mandriani ungheresi che cucinavano la carne in un grosso paiolo messo sul fuoco insaporendola con strutto, cipolle e paprica. In patria vengono inserite sovente anche patate tagliate a spicchi o a dadi grossolani e carote sminuzzate. La ricetta, nata nel Medioevo e consumata fino al XVIII secolo solo dagli allevatori delle praterie, si diffuse poi anche nelle case borghesi e oltre i confini della nazione. Tra tutti gli stufati di carne ungheresi, tra cui la pörkölt e paprikás (che contiene anche panna acida), il gulasch è emerso, diventando simbolo della cultura gastronomica ungherese. Ma non è un caso. Durante il conflitto politico con l’Austria nel tardo 1700, l’Ungheria aveva esigenza di dimostrarsi indipendente culturalmente e di differenziarsi dagli usi austriaci. Il gulasch venne scelto come uno dei simboli dell’Ungheria e divenne presto celebre in tutta Europa e nel mondo.

Nella gallery qui sotto trovate una versione più contemporanea del piatto tradizionale ungherese dove allo strutto è stato sostituito il burro. L’aggiunta di pomodoro, non presente nella ricetta tradizionale, consentirà di “alleggerire” i condimenti necessari a non fare asciugare le carni.

Sfoglia la gallery

È in edicola il nuovo numero di Wired Italia che festeggia i suoi 10 anni

È in edicola il nuovo numero di Wired Italia che festeggia i suoi 10 anni

Prestigiosi scrittori italiani celebrano l’Italia e le sue eccellenze in un numero da collezione

«Dieci anni fa arrivava in Italia un giornale che da queste parti non si era mai visto». Con queste parole si apre il nuovo numero di Wired Italia che celebra i suoi 10 anni con un magazine unico e da collezione: una raccolta di racconti in cui alcuni prestigiosi scrittori italiani celebrano lItalia e le tante eccellenze che il nostro paese produce, cresce ed esporta.

Un numero, con copertina rigida e in lamina dorata,  tutto da leggere dal sapore letterario e innovativo in cui Paolo Giordano racconta Leonardo Da Vinci, Licia Troisi il matematico e vincitore della medaglia Fields Alessio Figalli, Marco Bacci larchitetto Stefano Boeri, Andrea Vitali limmunologo Alberto Mantovani, Simonetta Agnello Hornby lo chef 6 stelle Michelin Enrico Bartolini, Francesco Piccolo il fenomeno di Elena Ferrante, Massimo Temporelli la direttrice del Cern di Ginevra Fabiola Gianotti, Michela Murgia la più giovane direttrice dorchestra italiana Beatrice Venezi, Dario Tonani il miglior imprenditore emergente della Silicon Valley Emilio Billi, Giacomo Papi uno dei più grandi artisti contemporanei Maurizio Cattelan, Giuseppe Genna lintelligenza artificiale di iCub e il fotografo Paolo Verzone quellincredibile realtà che si chiama Dallara.

Tante straordinarie eccellenze che Wired Italia racconta da sempre. «Nel 2009 in pochi parlavano di startup, social media, digital trasformation, industria 4.0, robotica, droni, big data, intelligenza artificiale, Iot, bitcoin, scrive nel proprio editoriale il direttore di Wired Italia Federico Ferrazza: Oggi non solo tutti questi termini sono diventati di dominio pubblico anche in Italia, ma se n’è capita limportanza. Anche grazie a noi. In questi dieci anni Wired Italia non è cresciuto ma ha vissuto una vera e propria evoluzione. Se prima al centro del nostro progetto cera un prodotto, cioè il magazine, nel 2019 è un sistema di prodotti editoriali (il giornale e il sito web, ad esempio), di eventi dal vivo (Wired Next Fest, Wired Health, Wired Trends, solo per citarne alcuni), di servizi di consulenza e di altre novità che lanceremo nel corso di questanno».

Una di queste novità sarà allegata al numero celebrativo dei 10 anni: una nuova edizione cartacea, un tabloid che accompagnerà da qui in poi tutte le uscite del magazine, una business edition rivolta alle comunità di professionisti (imprenditori, dirigenti dazienda, decisori, startupper, freelance) che hanno bisogno di Wired come chiave di interpretazione del loro settore industriale. Si parte con lhealthcare, tema a cui è stato dedicato anche levento Wired Health – Innovazione per la Vita. Una giornata di conferenze, exhibit, startup e networking organizzata per raccontare, con ospiti italiani e internazionali, le innovazioni e i trend più recenti e rilevanti che si trovano nel punto di intersezione tra medicina, tecnologie digitali e nuovi stili di vita. Levento si è svolto a Milano a Base il 13 marzo in apertura della Milano Digital Week.

Da una recente ricerca di Ipsos emerge che il sistema Wired intercetta audience di qualità in termini di profilo socio-culturale e di consumi media. Più di un quarto svolge una professione elevata e i laureati (55%) hanno una incidenza più che tripla se confrontati con la popolazione generale. Sono persone technology-savvy, che non si limitano a un interesse platonico per il digitale, ma agiscono in modo concreto questa loro inclinazione: più della metà possiede un tablet, un fuori-scala 80% utilizza un servizio a pagamento tv o streaming, i servizi OTT fanno già parte della loro realtà quotidiana. Wired è per loro un punto di riferimento in tutto ciò che riguarda linnovazione e la tecnologia, distinguendosi dalla melassa indistinta degli innumerevoli stimoli meno qualificati e meno capaci di ispirare di cui è ricca la dieta mediale odierna: il fatto che ogni individuo scelga di avere in media almeno 2 touchpoint di contatto con Wired (tra magazine, sito, eventi, social network) è indice di una relazione che si costruisce su un rapporto pregiato di mediazione della realtà, fatto non di incontri casuali ma di scelta consapevole, si legge nella ricerca di Ipsos.

Questo ruolo centrale di Wired si sviluppa anche grazie alle caratteristiche complessive della sua offerta, un sistema multi-piattaforma, nel quale ogni individuo attiva almeno due canali di relazione con il brand: una intensità di relazione che connota Wired, trasversalmente, in termini di profilo distintivo e unico.

I tratti portanti di Wired sono quelli di un brand attento alle tendenze e agli avvenimenti che accadono a livello internazionale, che stimola la curiosità del pubblico e la loro voglia di saperne di più. Non è solo un punto di riferimento sui temi della tecnologia e dell’innovazione, ma è anche capace di comunicare in modo chiaro e moderno, in grado di rinnovarsi.

Tutti elementi chiave, in un contesto mediale in cui le risorse attenzionali di ognuno sono iper-stimolate e in cui è sempre più difficile costruire una relazione di pregio con il proprio pubblico e di conseguenza monetizzare la proposta editoriale non solo sulla base del numero dei contatti ma anche sulla base della qualità dellattenzione attivata.

Il pubblico restituisce costantemente, infatti, un elevato gradimento rispetto alle varie declinazioni di offerta di Wired, dalla qualità editoriale del sito agli eventi consumer come il Wired Next Fest. La soddisfazione per lofferta, insieme allimmagine di qualità riconosciuta al brand, alimentano un portato fortemente valorizzante di Wired, ovvero la sua capacità di influenzare il processo decisionale di acquisto. Al 69% dellaudience interpellata – una cifra davvero elevata – è capitato di cercare maggiori informazioni su un prodotto o su un brand dopo che Wired ne aveva parlato (sulla rivista, sul sito, in un evento), e a ben il 44% è capitato che lo stimolo ricevuto si concludesse con un atto di acquisto di un prodotto o un brand, si legge nello studio di Ipsos.

Proudly powered by WordPress