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5 errori che tutti fanno (e forse anche tu!)

5 errori che tutti fanno (e forse anche tu!)

Ricetta tra le più apprezzate di tutta la cucina mediterranea, gli spaghetti ai frutti di mare sono un piatto semplice da preparare, a patto di seguire i nostri consigli

Il profumo dell’aglio che sfrigola nella pentola e poi quel sentore di iodio che fa subito mare, estate, vacanza, tempo di relax. Può un piatto suscitare così tanta emozione direte voi? Se si tratta degli spaghetti ai frutti di mare, la risposta è si! Vongole, cozze e cannolicchi sono gli ingredienti fondamentali, insieme ad aglio e pomodoro, per ottenere questo classico della tradizione mediterranea, cucinato ormai in ogni parte d’Italia e apprezzato da tutti. Un piatto così conosciuto da sembrare facilissimo da fare. Ma è proprio così?

Soltanto conchiglie o anche crostacei?

I puristi degli spaghetti ai frutti di mare storcerebbero il naso soltanto al pensiero. Eppure la commistione delle conchiglie con i crostacei (specialmente gamberi e scampi) in questo piatto così marino non spiace affatto. Ecco dunque comparire nei vari ristoranti lungo la spiaggia sontuosi piatti ricolmi di vongole, cozze, cannolicchi e poi semilune rosate dal sapore dolcissimo. Un connubio riuscito, non c’è che dire.

spaghetti ai frutti di mare
Spaghetti ai frutti di mare.

Pomodori freschi? Meglio della passata

Trattandosi di un piatto fresco, dalle cotture poco invasive, il pomodorino fresco è il più adatto per la preparazione del sugo. In estate poi, raggiungono il massimo del loro sapore e del profumo. Scegliete tra datterini o ciliegini, i più adatti, tagliateli a metà e fateli soffriggere con l’aglio per una decina di minuti. E’ importante che mantengano la loro consistenza e che non si sfaldino del tutto.

La ricetta degli spaghetti ai frutti di mare

Ingredienti per 4 persone: 400 g di spaghetti trafilati al bronzo, 1,5 kg tra vongole, cozze e cannolicchi, 1 spicchio di aglio, 500 g di pomodorini, prezzemolo o basilico, olio extravergine di oliva, pepe nero.

Procedimento: fate spurgare cannolicchi e vongole, pulite le cozze e fate cuocere per 5 minuti ogni mollusco, in pentole separate, perché si aprano. Una volta aperte tutte le conchiglie, toglietele dal fuoco e recuperate l’acqua di cottura di tutti i molluschi, filtratela e tenetela da parte. In una padella capiente fate rosolare l’aglio in poco olio, e quando sarà dorato, aggiungete i pomodorini tagliati a metà e fare cuocere per 5 minuti. Aggiungete poi le conchiglie (in parte sgusciate) e l’acqua rilasciata in cottura e fate cuocere altri 5 minuti. Nel frattempo portate a ebollizione l’acqua in una pentola, buttate gli spaghetti e fateli cuocere sino a 5 minuti prima della cottura. Scolateli (conservando due cucchiai di acqua) e unite gli spaghetti al sugo di pesce. Fate risottare per qualche minuto, aggiungendo dell’acqua se necessario. Aggiustate di sale, spolverate con il pepe e unite il basilico o il prezzemolo tritato, secondo il vostro gusto. Servite gli spaghetti caldi.

Spaghetti ai frutti di mare: 5 errori da non fare

E ora, sfogliando il tutorial, scoprite se avete sempre cucinato gli spaghetti ai frutti di mare alla perfezione o se avete commesso una volta uno di questi 5 errori!

La zuppa di pesce (italiana) come la fanno a NYC

La zuppa di pesce (italiana) come la fanno a NYC

L’idea da copiare… da un ristorante di Brooklyn. L’Antica Pesa di Francesco Panella prepara piatti tipicamente italiani, presentati in chiave gourmet. Ma facilissima da replicare

Negli anni novanta l’avrebbero chiamata “zuppa di pesce scomposta” perché gli ingredienti vengono cucinati separati, per essere assemblati nel piatto. Ma non per un vezzo estetico, bensì per lasciare al pesce io proprio sapore e la giusta consistenza e fare in modo che il pane non si sfaldi. La tradizione italiana è tutta nel piatto, ma avere una trattoria non significa per forza essere pressapochisti! In Italia pensiamo un po’ di sì, che casalingo sia sinonimo di tradizione e che tutto ciò sia servito con una mestolata sia necessariamente più buono. I fratelli Panella però, sia a Roma che a New York hanno dimostrato il contrario.

Il loro ristorante si chiama Antica Pesa ed è uno dei ristoranti storici della Capitale. Dal 1922 nel cuore di Trastevere, è gestito dalla famiglia Panella, che l’ha trasformata da osteria di quartiere a ristorante affermato in tutta la città. I Panella sono ora alla quarta generazioni, quella di Simone, in cucina, e di Francesco, i fratelli che hanno portato l’Antica Pesa sino a New York. Nel 2012 infatti hanno aperto a Brooklyn e nel 2019 Feroce, concept restaurant aperto dal mattino alla sera all’interno dell’hotel Moxy NYC Chelsea.

A Roma e New York il menu segue la grande tradizione romana: trippa alla romana, spaghetti cacio e pepe, saltimbocca e tutto il repertorio, con qualche piatto classico e qualcuno rivisitato in una chiave contemporanea nelle presentazioni e in qualche abbinamento. Si mangia orgogliosamente italiano e una cucina italiana di oggi. Come questa zuppa di gamberi, calamari, seppie e polpo servita con pane tostato e finita al tavolo con brodo di pomodorini e basilico.
Questo tradizionalmente verrebbe preparato cuocendo i pesci tutti insieme, ma per evidenziare il profilo aromatico individuale di ogni varietà di pesce, vengono cucinati singolarmente anziché insieme tutti nella stessa pentola. Ciò consente a ogni pesce di mantenere la consistenza e sapore.

Ecco la ricetta, direttamente dalla Grande Mela

Ingredienti per 4 persone

10 gamberi
1 branzino
1 polpo
5 calamari
5 seppie
10 ml di colatura di alici
1 kg di pomodoro San Marzano
1 cipolla
Basilico qb
vino bianco
fette di pane tostato

Procedimento

Prepara il brodo facendo cuocere pomodori, cipolla, basilico e vino bianco, lasciandoli sobbollire per almeno mezzora. Alla fine, aggiungi la colatura di alici.
Cuoci ogni pesce singolarmente nel brodo, in modo da rispettare i tempi di cottura di ogni pesce. Mano a mano, aggiungi i pezzi di pesce in una pentola separata e mantieni il brodo separato. Al momento di servire, posiziona un pezzo di pane tostato molto croccante, disponici sopra i pezzi di pesce cotti e versaci sopra il brodo.

Frittelle “mazzafame”. Come si fanno?

Frittelle "mazzafame". Come si fanno?

Pizza fritta, frittella, ammazzafame. Sapete di cosa stiamo parlando? Se non le avete mai provate non sapete cosa vi perdete! Ecco lo streetfood più famoso d’Abruzzo

In Abruzzo si chiamano mazzafame perché sono uno spuntino che spezza la fame; si mangiano a merenda, semplici o con il prosciutto, ma anche durante i pasti al posto del pane. Sono un tipico streetfood da sagra di paese.
In Campania invece sono più piccole e soffici e vengono servite con il sugo di pomodoro come una pizza, ma fritta.
In alcune regioni del nord Italia esistono, ma solo in versione dolce ricoperte di zucchero.
Noi oggi vogliamo proporvi la ricetta base delle frittelle più amate dai bambini, quelle con l’impasto croccante fuori e morbido dentro che fa le bolle mentre frigge. Potete poi arricchirla e accompagnarla come volete.

Tutte le forme della frittella

Le frittelle possono essere preparate per un antipasto, una merenda o un pranzo al sacco, anche se andrebbero mangiate appena pronte e ancora calde quindi portarle troppo in giro non è l’ideale.
Qual è la forma della frittella? In genere è rotonda, sia grande che piccola, o anche a bastoncini, dipende un po’ da come volete proporla a tavola.
Se non volete lavorare l’impasto potete anche prenderne piccoli pezzettini con le mani una volta lievitate per bene e friggerli nell’olio di semi bollente. Otterrete delle palline morbide molto sfiziose da mangiare una dietro l’altra, magari in piedi con un calice di birra fredda, o da condire con crema di nocciole sciolta per un dessert da urlo!
Salse d’accompagnamento? Non servono perché la frittella è già buona così.
Se però volete arricchirla in qualche modo fate alla maniera napoletana e servitela come una pizza, condita al centro con sugo di pomodoro e basilico.
Una variante tipicamente abruzzese e molto gustosa invece è l’accompagnamento con peperoni verdi fritti insieme alle uova sbattute.

La ricetta delle frittelle mazzafame

Mescolate 250 g di farina 00 e 250 g di farina manitoba con un cucchiaino di zucchero.
Sciogliete un panetto di lievito di birra fresco (25 g) in un bicchiere di latte e aggiungete il composto alle farine.
Aggiungete una tazzina di olio extravergine d’oliva e infine il sale e lavorate molto bene con le mani.
Aggiungete altro latte (o acqua) se necessario finché l’impasto sarà morbido e umido.
Lasciate lievitare l’impasto per una o due ore all’interno di un recipiente di vetro leggermente unto e coperto con un canovaccio.
Quando sarà praticamente raddoppiato prelevatene delle piccole quantità pizzicandolo (lasciando l’impasto nel recipiente) e formate delle frittelle tonde o lunghe lavorandole con le mani molto rapidamente in modo da non perdere la lievitazione.
Non dovete mai rilavorare di nuovo tutto l’impasto una volta lievitato!
Fatene un po’ e lasciatele riposare su una spianatoia di legno intanto che l’olio di semi arriva a temperatura.
Quando l’olio è pronto tuffatele dentro una alla volta.
Il lato che era esposto all’aria è quello che va immerso per primo. Dopo un minuto giratele sull’altro lato.
In un paio di minuti le frittelle sono pronte.
Scolatele su carta assorbente e conditele con un pizzico di sale. Servitele subito.

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