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Come condire gli gnocchi di zucca? Ecco 5 idee

La Cucina Italiana

Salvia, burro e formaggio grattugiato oppure semplicemente pomodoro e basilico. Quando si parla di come condire gli gnocchi di zucca sono questi i primi condimenti che vengono in mente. Ma il rischio noia è dietro l’angolo e soprattutto le soluzioni per sbizzarrirsi in cucina con fantasia sono tante: oltre a questi grandi classici, quindi, ecco alcuni consigli per cinque condimenti diversi, assolutamente da provare.

Sfiziosi con pancetta e gorgonzola

Il primo condimento suggerito per un bel piatto di gnocchi di zucca potrà sembrare un po’ azzardato, ma non lo è. Pancetta e gorgonzola sono infatti due ingredienti che si sposano benissimo tra di loro e riducono l’eccessiva dolcezza, talvolta stucchevole, della zucca senza però coprire completamente il sapore inconfondibile dell’ortaggio arancione principe dell’autunno. Per preparare questo condimento (considerando gli gnocchi con la zucca per tre persone) è sufficiente tagliare a dadini 150 grammi di gorgonzola e far rosolare per qualche minuto 100 grammi di pancetta a cubetti. Una volta scolati gli gnocchi, basta aggiungere e amalgamare bene il tutto, senza dimenticare una bella spolverata di formaggio grattugiato prima di inforchettare gli gnocchi.

Ricercati con la salsa ai funghi

La preparazione di questo condimento è molto semplice: si puliscono e si affettano 300 grammi di funghi misti, si fa rosolare una cipolla tagliata finemente e infine si aggiungono 50 grammi di panna da cucina. Si lascia scaldare la salsa per 10 minuti in una padella, aggiungendo un po’ di acqua di cottura man mano che si asciuga, e poi non rimane che unire il condimento agli gnocchi di zucca, non prima di aver salato e pepato a piacere.

homemade pasta pumpkin gnocchi with mushroom sauce and ricottaPronina Marina

Saporiti con speck e noci

La sola idea è già un tripudio di sapori: per preparare un bel primo a base di gnocchi di zucca, speck e noci basta far soffriggere con pochissimo olio d’oliva 150 grammi di speck tagliato a striscioline e poi unire 70 grammi di noci già tritate. Quando gli gnocchi saranno pronti, cotti e scolati, non resta che aggiungerli al condimento, tenendo il fornello a fiamma bassissima**,** e mescolare. Un po’ di formaggio grattugiato alla fine e il gioco è fatto.

Deliziosi con la fonduta

Fontina, latte e burro: ecco cosa serve per preparare un’ottima fonduta di formaggi per condire e rendere ancora più buoni i vostri gnocchi di zucca. Si comincia tagliando a dadini 350 grammi di fontina (sempre considerando tre commensali) da lasciare poi in ammollo, magari per tutta la notte, in 200 ml di latte. In una casseruola si fanno sciogliere 20 grammi di burro, si aggiunge la fontina ammollata con il latte e si versa tutto in un pentolino, lasciando cuocere a bagnomaria a fuoco lento. Quando il formaggio diventa filante si aggiungono quattro tuorli, uno alla volta, si mescola fino a quando il composto non smette di filare (ci vogliono più o meno 10 minuti). Quando sarà tutto diventato cremoso e liscio, ecco una gustosissima fonduta di formaggi ideale come condimento per gli gnocchi di zucca.

Delicati con zucchine e menta

L’ultimo condimento consigliato, in grado di donare un tocco in più agli gnocchi di zucca è quello a base di zucchine e menta. Dopo aver lavato e tagliato a dadini tre zucchine, si fanno sciogliere in un tegame 60 grammi di burro e si uniscono le zucchine tenendo il fuoco basso. Si lascia cuocere per una decina di minuti e poi si aggiungono quattro o cinque foglie di menta, spezzettate a mano anche in maniera grossolana. Si aggiusta il piatto con un po’ di sale e di pepe (e volendo anche un po’ di succo di limone) e infine si rovesciano gli gnocchi di zucca nel tegame con questo delizioso condimento. Il risultato sarà un mix delicato e al tempo stesso gustosissimo.

Un altro piatto autunnale? Le tagliatelle con i funghi sono una certezza

Ricerche frequenti:

Ricetta Porcino con fonduta di capra

Ricetta Porcino con fonduta di capra

Step 1

Per la ricetta dl porcino con fonduta di capra, tagliate la toma a pezzetti e metteteli a bagno nel latte, in una pentolina (nella quale poi cuocerete la fonduta). Lasciateli ammorbidire per 30 minuti.

Step 2

Impastate la farina con il burro, l’uovo intero e un pizzico di sale. Spianate la pasta brisée tra due fogli di carta da forno e ponetela a riposare per 20 minuti, in frigorifero.

Step 3

Spolverizzatela con un po’ di polvere di funghi porcini e stendetela ancora più finemente, quindi tagliatela a strisce e rivestite esternamente il bordo di 4 piccoli stampini troncoconici da babà, unti con un po’ di burro.

Step 4

Appoggiateli in una placchetta e infornateli a 160 °C per circa 5-6 minuti. Sfornateli e lasciateli raffreddare, quindi togliete gli stampi.

Step 5

Pulite i porcini e separate i gambi dalle teste. Tagliate i gambi a dadini molto piccoli e rosolateli in una padella con un filo di olio, 1 spicchio di aglio schiacciato e un pizzico di sale e pepe, per 2 minuti. Metteteli da parte in un piatto. Rosolate nella stessa padella anche le teste, per qualche istante in più.

Step 6

Sciogliete il formaggio nel latte, cuocendolo a fuoco molto basso, mescolando. Per una fonduta più liscia, date un colpo con il frullatore a immersione e passate al setaccio.

Step 7

Create nei piatti quattro piccoli nidi, disponendo in cerchio i dadini di porcini. Adagiate al centro di ognuno un tuorlo crudo. Mettetevi sopra i coni di pasta, poggiati sulla loro base più larga, in modo che il tuorlo rimanga all’interno, e colate all’interno qualche cucchiaio di fonduta calda, in modo che cuocia dolcemente i tuorli.

Step 8

Sistemate le teste dei porcini sopra i coni e completate con altra fonduta, polvere di porcini e foglioline di pimpinella e qualche mirtillo.

Ricetta: Isa Mazzocchi, Foto: Maurizio Camagna, Styling: Beatrice Prada

Umbria: dove mangiare formaggi antichi ed etici

Umbria: dove mangiare formaggi antichi ed etici

Umbria. La mattinata è uggiosa, il cielo invernale grigio e fermo, ma quando arriviamo all’azienda agricola di Cinzia Lattanzi a Castel Ritaldi (Perugia) nel cuore della Valnerina, l’atmosfera viene animata da un gruppo di galline variopinto e piuttosto esuberante. Seguono, in ordine, i cani Nebbia e Luna, qualche oca razzolante, una faraona. In sottofondo, il belare di pecore e agnellini. Nitrire di cavalli. Poi, in questo agreste sottofondo musicale arriva la titolare, ventinove anni, con le mani arrossate per il lavoro nel suo microcaseificio con annessa bottega. Accanto a lei il padre Dante e la zia Rosanna. Siamo qui per scoprire la ricotta salata della Valnerina, un prodotto raro e antico, dal 2019 insignito del presidio della Fondazione Slow Food per la biodiversità alimentare, e di cui Cinzia è la più giovane produttrice. Stagionale, questa ricotta si prepara da novembre a luglio e matura dai quindici giorni ai cinque mesi. Nata da una delle attività in passato alla base dell’economia locale, ovvero la pastorizia, la ricotta salata della Valnerina si riconosce dall’assenza di buccia e dalla pasta bianca e compatta. Veniva conservata, durante la transumanza, in una sacca di tela stretta all’imbocco: dà lì la sua tipica forma a pera.

La tradizione la vuole coperta non solo con sale ma anche di crusca ed erbe spontanee, che ne favoriscono la conservazione. Si degusta fresca, con olio e pepe, oppure stagionata, grattugiata sull’acquacotta umbra, un piatto a base di pane casereccio raffermo, imbevuto in una zuppa di pomodori e cipolle, aromatizzato con qualche foglia di menta. Cinzia ci fa assaggiare la ricotta in versione fresca e una selezione dei suoi formaggi, un po’ di confettura e del miele, su rustici tavolini che in primavera e in estate ospitano gli «aperi-country», saporiti aperitivi con formaggi, vini e altri prodotti artigianali della zona. «Mi piace fare sistema. Abbiamo tante eccellenze qui», ci racconta la giovane casara la cui storia mette allegria. Sa di fatica, di resistenza, ma anche di leggerezza.

«Ho iniziato nel 2012. La spinta è stato il mio grande amore per gli animali e per l’attività di famiglia: mio padre Dante allevava agnelli da carne a uso familiare». A dare il via a questa estasi casearia in realtà è mamma Carla. «Avevamo latte in abbondanza, così si mise a produrre del formaggio. Si è sparsa la voce e hanno iniziato a chiedercelo in tanti. Dandole una mano capii che ero a una svolta e decisi di farmi coraggio. Acquistammo i primi duecento capi: pecore sarde e francesi di razza Lacaune, e iniziammo con pecorino e ricotta».
Intanto arriva Aurora, tre anni e mezzo. La bambina di Cinzia sta con lei dopo la scuola materna, in una fattoria didattica tutta per lei, fatta di agnellini e pony, «come me ama il contatto con gli animali, è sempre in prima fila ad accudirli». Tutto questo affetto si traduce in latte eccellente prodotto da seicento capi che pascolano, per dieci mesi l’anno, sotto olivi secolari e brucano erba fresca. «Ho stretto un patto con gli ovicoltori della zona. Integro la loro alimentazione con cereali prodotti da noi, nei vari ettari che teniamo in affitto per il seminativo. Un tempo in estate, sugli altipiani, arrivavano anche greggi di altre regioni. I locali invece, da settembre, spostavano gli animali verso le pianure e i pascoli laziali, dove il clima è più mite». Intanto arriva un paniere di latticini: è ricco, invitante, creativo e anche molto stagionale: oltre alla celebre ricotta ci sono il pecorino fresco, il Morbidello, un formaggio a pasta fondente condito con noci oppure con olive e peperoncino, un ottimo yogurt, «una cliente mi ha suggerito di aggiungerlo all’impasto per la piadina: è stata una scoperta», la mozzarella e la panna cotta. Non manca nemmeno lo stracchino di pecora, il cacio- ricotta, il primosale classico e quello aromatizzato. Infine c’è il cuore di robiola muffettato, delizia dalla romantica forma con crosta di muffa edibile, il Penicillium Candidum. Siete incuriositi? Le porte sono aperte. Cinzia ama l’accoglienza.
«A richiesta, organizziamo un laboratorio che ho intitolato “Impariamo a fare il formaggio”, un’iniziativa aperta a gruppi di famiglie interessati alla tradizione secolare dei pastori umbri». Si lavora tanto qui, ma anche ci si diverte. «Lo scorso Natale ho preso parte al Presepe vivente di Castel Ritaldi nei panni di una casara (ride, ndr). Preparavo la ricotta in diretta. Io non cambio mestiere neanche nei giorni di festa». La sveglia di Cinzia è all’alba, i tempi della campagna sono implaca- bili ma su di lei scivolano con brio. Merito anche del supporto del marito Alex. I progetti sono tanti, la voglia di sperimentare pure. «Ho preso una mucca. La speranza, quando partorirà, è di avviare una rivendita di latte fresco. Per la prossima Pasquetta invece, tempo permettendo, è in programma il Pranzo del Pastore: oltre ai formaggi anche salumi locali e fave. In zona, peraltro, c’è la fava cottòra, altro presidio Slow Food dalla buccia morbidissima». Volete prenotarvi? Trovate le informazioni su agricolacinzialattanzi.it ma, per raggiungere la nostra casara meglio i social. «La gente mi scrive lì, segue la vita della fattoria. Ci scambiamo consigli». E Cinzia, da buona millennial, si racconta, tra reel e post.

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