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10 piatti che i papà cucinano da SuperChef

Il 19 marzo è la Festa del papà. Per ogni figlio o figlia il proprio papà è un campione, un vero supereroe anche quando, invece del mantello indossa il grembiule e si mette ai fornelli

Noi abbiamo ripensato ai momenti in cucina con i nostri papà e ci siamo resi conto che su alcune ricette non hanno confronti.

Festa del papà: SuperPapà in cucina

Mamme, nonne e pure suocere non abbiatene a male, ma ci sono alcuni piatti in cui i papà sono veramente imbattibili. Piatti semplici, con ingredienti base che abbiamo sempre in casa. Perché anche i papà sanno improvvisare cenette di gran gusto, e farsi valere in cucina. SuperPapà ai fornelli! Impugnate la cucchiarella e portate a termine la vostra missione in cucina. E così delle semplici uova strapazzate si trasformano nella ricetta della vittoria, una pasta alla carbonara nel piatto di pasta più buono mai assaggiato.

Non importa quante ciotole finiranno nel lavello, quanti taglieri e coltelli dovrete interpellare, di sicuro porterete a tavola piatti gustosissimi: perché, lo sappiamo tutti, i papà sono sempre dei gran golosi. Non si risparmiano mai sui condimenti e se possono ci aggiungono anche l’ingrediente a sorpresa.

Ecco la nostra raccolta di piatti che i papà cucinano da SuperChef

Chi è Misha Sukyas, lo chef di “Camionisti in Trattoria”

Chi è Misha Sukyas, lo chef di "Camionisti in Trattoria"

La nascita della passione per la cucina (per denaro e disperazione), gli chef che gli hanno cambiato la vita, quella volta che ha cucinato con Chiara Ferragni e i ristoranti che lo hanno fatto conoscere e amare a Milano. Prima di vederlo partire, a bordo dei tir per “Camionisti in Trattoria”

Misha Sukyas è  il nuovo chef che a bordo dei tir gira l’Italia alla scoperta delle migliori trattorie del camionista. Chef, alchimista, attivo ragazzo, pronto alla sperimentazione e alla contaminazione con ingredienti provenienti da tutto il mondo, ha un amore sconfinato per tutto ciò che è sperimentazione e innovazione, voglia di conoscere e ascoltare i gusti e i segreti culinari di tutte le culture del mondo. Come si troverà a girare per la provincia italiana?

La scoperta dei pirati

Classe 1980, Misha Sukyas è milanese di origini armene. Comincia a cucinare perché “spedito”, come lui stesso ammette, dal padre a lavorare al ristorante di famiglia a Cabo San Lucas, in California, a fare il lavapiatti; come punizione dopo anni burrascosi al liceo artistico. Misha resta affascinato dall’atmosfera corsara che respira in cucina, dal patois linguistico del personale, dalla sensazione di appartenere a una ciurma variopinta, da quest’idea di un gruppo di Pirati malandrini che però si muovono come in un balletto perfetto, maneggiando il cibo come una ballerina. Lì nasce il desiderio di diventare il capitano di una banda come quella.

La cucina? Un amore nato per disperazione

La sua prima vera esperienza, a 18 anni, è a Londra dove si spaccia per cuoco navigato, e di tutta risposta riceve dopo venti minuti una buona uscita di 50 sterline. Pagato per non lavorare, da quel momento, per circa un anno, Misha vivacchia girando anche quattro o cinque ristoranti al giorno dove riceve la paga della giornata pur senza ricevere incarichi fissi (divertendosi e guadagnando ben più di un capo partita però). Va tutto liscio, finché un giorno non incontra Antonello Tagliabue, chef di Bice a Londra, che al posto di licenziarlo lo obbliga a lavorare: scocca una scintilla e il ragazzo si mette ai fornelli. Da quello che lui considera un padre putativo oltre che un esempio di etica lavorativa, Misha impara l’organizzazione del lavoro, lo “stare” in cucina, insieme alla ricerca di qualità e servizio.

Gli chef e le esperienze in giro per il mondo

Oltre che con Tagliabue, a Londra lavora con Valentino Bosch e Michelle Roux. Giramondo per natura, le sue esperienze lo portano dall’Olanda, presso il ristorante Van Vlaanderen di Marc Philippart ad Amsterdam, a Sydney, dove lavora al Pier Restaurant con Grant King, e poi con lo chef stellato australiano Peter Gilmore al Quay. Le sue tappe successive spaziano dalla Cina all’Indonesia, dall’Africa all’Australia. Può annoverare un anno “sabbatico” in India, e una lunga permanenza in Olanda, ad Amsterdam, dove perfeziona il proprio tirocinio e apre vari locali: De Ysbreeker, Bar Itala e Lago di cui è chef per un anno. L’incontro fondamentale per Misha è con Moshik Roth, chef israeliano di “avanguardia spietatissima” come lui stesso racconta, e paladino della cucina “tecno-emozionale”.

I ristoranti: l’Alchimista e Spice

Tornato in Italia nel 2013, inaugura il suo primo ristorante con degli amici, l’Alchimista. Un sogno romantico durato poco, un solo anno, ma di grande rottura. Mentre c’era tutto intorno un ritorno alla semplicità, lì invece si fa avanguardia. La parola “alchimia” deriva dall’arabo al-khimiya e significa fondere, saldare, e la sequenza di pietanze che compongono i menu di Misha è proprio l’equivalente di un percorso alchemico, una tavolozza di ingredienti che richiamano – sia nella preparazione sia nell’impatto cromatico della presentazione – gli elementi presenti in natura.
Milano conosce lo chef Misha e se ne comincia a parlare con curiosità per l’utilizzo del Rotavac, un distillatore progettato per separare i solventi nei laboratori di chimica, utilizzato per cucinare in assenza d’aria e in condizioni di vuoto continuo. Oppure l’uso del trapano per la creazione di molle di zucchero e per pelare le mele o, ancora, degli aerografi per la distribuzione delle salse e della caffettiera per servire la salsa che accompagna il suo strudel di maiale. In menu si mangiano piatti come Tonno in crosta di pistacchi di Bronte con salsa al cioccolato bianco e al wasaby, o la Coteletta milanese affumicata.
Ottobre 2015, parte il nuovo progetto Spice bistrò & bar. Un gastro-pub, un bistro alla francese, un qualcosa che a Milano non c’era: un locale dove andare a bere, a mangiare, o tutti e due, in zona Colonne di San Lorenzo. Menu che cambia  ogni giorno, pranzo di lavoro e cena, e un successo immediato. Fino alla chiusura causa cantiere stradale a fine 2016. Da allora, il curriculum di Misha ha all’attivo un paio di temporary restaurant e le lezioni alla Food Genius Academy, dove è docente di cucina.

La presenza in TV

In tv lo abbiamo già visto in qualche video, sul web, con una quasi irriconoscibile Chiara Ferragni nei primi anni del blog The Blond Salad, in una puntata di Masterchef Magazine e poi come tutor nella prima edizione di Hell’s Kitchen, a fianco di Carlo Cracco, nel 2015. Nel 2018 è stato uno dei tre giudici di Chopped, Effetto Wow, Comfort food su Food Network. È autore del libro di ricette Sano come un pesce, godo come un riccio (Vallardi 2019).

Camionisti in trattoria: la quarta stagione

Nel 2020 approda a Camionisti in Trattoria, sostituendo chef Rubio. Tenendosi alla larga da ogni concetto di “sazietà”, il suo tour de force in 8 puntate tocca per questa edizione nuove zone del Piemonte, Friuli, Lombardia, Puglia (con due puntate tematiche che copriranno tutta la varietà della regione: il triangolo d’oro dei fritti Barletta-Andria-Trani e la California d’Italia, il Salento), Veneto, Campania e Lazio. Un viaggio ipercalorico distante anni luce dalla cucina fighetta, in compagnia di divulgatori d’eccezione, gli autotrasportatori, alla scoperta di nuovi templi del buon gusto. Tra le novità di questa nuova edizione, uno sguardo tutto nuovo sarà rivolto ai ristoratori e i loro collaboratori in cucina, dove tra fornelli e padelle si tramanda ogni giorno il “miracolo” della cucina delle porzioni abbondanti.

Ricerche frequenti:

La differenza tra omelette e frittata

La differenza tra omelette e frittata

Sono entrambe a base di uova, ma gli ingredienti, la preparazione e la cottura sono molto diversi tra loro. Ecco le ricette di una e dell’altra

Molti credono che omelette sia la traduzione francese della parola frittata. In realtà si tratta di due cose simili, ma differenti, di due ricette a base di uova, preparate in maniera diversa.

Frittata e omelette: gli ingredienti

La frittata si prepara con uova, parmigiano, un po’ di latte, sale e pepe. Si possono aggiungere poi verdure, formaggi o semplicemente delle erbe aromatiche.
L’omelette, invece, ha un unico ingrediente: le uova. Basta montarle con un pizzico di sale per poi cuocerle in padella. Più sono montate, più incorporano aria, più l’omelette sarà soffice.

La cottura

La frittata viene cotta su entrambi i lati mentre l’omelette deve rimanere più cremosa e quindi si cuoce solo alla base, lasciando morbido il cuore.
La frittata può essere cotta in padella con poco olio o in forno, mentre l’omelette andrebbe cotta nel burro.

Le uova

Nella frittata vengono sbattute non troppo uniformemente, giusto il tempo di amalgamarle un po’. Basta mescolarle un po’ con una forchetta per unire tuorli e albumi, ma senza renderli un composto omogeneo. Nell’omelette invece le uova devono incorporare aria e diventare più spumose per gonfiare meglio in cottura. Per farlo si utilizza la frusta a mano, o quella elettrica.

La presentazione

La frittata è rotonda e può essere arricchita con altri ingredienti che vengono cotti insieme alle uova, l’omelette invece ha la caratteristica forma di un wrap e quindi avvolge un ripieno. Viene ripiegata su sé stessa e viene farcita in genere con del formaggio che fonde con il calore e poi con altri ingredienti a piacere. In genere le omelettes sono monoporzioni.

Ecco ora qualche ricetta tratta dal nostro archivio

 

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