Tag: pasta per pizza

La differenza tra omelette e frittata

La differenza tra omelette e frittata

Sono entrambe a base di uova, ma gli ingredienti, la preparazione e la cottura sono molto diversi tra loro. Ecco le ricette di una e dell’altra

Molti credono che omelette sia la traduzione francese della parola frittata. In realtà si tratta di due cose simili, ma differenti, di due ricette a base di uova, preparate in maniera diversa.

Frittata e omelette: gli ingredienti

La frittata si prepara con uova, parmigiano, un po’ di latte, sale e pepe. Si possono aggiungere poi verdure, formaggi o semplicemente delle erbe aromatiche.
L’omelette, invece, ha un unico ingrediente: le uova. Basta montarle con un pizzico di sale per poi cuocerle in padella. Più sono montate, più incorporano aria, più l’omelette sarà soffice.

La cottura

La frittata viene cotta su entrambi i lati mentre l’omelette deve rimanere più cremosa e quindi si cuoce solo alla base, lasciando morbido il cuore.
La frittata può essere cotta in padella con poco olio o in forno, mentre l’omelette andrebbe cotta nel burro.

Le uova

Nella frittata vengono sbattute non troppo uniformemente, giusto il tempo di amalgamarle un po’. Basta mescolarle un po’ con una forchetta per unire tuorli e albumi, ma senza renderli un composto omogeneo. Nell’omelette invece le uova devono incorporare aria e diventare più spumose per gonfiare meglio in cottura. Per farlo si utilizza la frusta a mano, o quella elettrica.

La presentazione

La frittata è rotonda e può essere arricchita con altri ingredienti che vengono cotti insieme alle uova, l’omelette invece ha la caratteristica forma di un wrap e quindi avvolge un ripieno. Viene ripiegata su sé stessa e viene farcita in genere con del formaggio che fonde con il calore e poi con altri ingredienti a piacere. In genere le omelettes sono monoporzioni.

Ecco ora qualche ricetta tratta dal nostro archivio

 

Ricetta Triglie in crosta di nocciola con maionese al wasabi

Ricetta Triglie in crosta di nocciola con maionese al wasabi
  • 400 g filetti di triglia
  • 100 g pane tipo baguett
  • 90 g nocciole
  • 90 g olio di arachide
  • 50 g pangrattato
  • 30 g latte intero
  • 15 g succo di limone
  • 3 g wasabi in pasta
  • cerfoglio
  • olio di semi di girasole
  • sale

Per la ricetta delle triglie in crosta di nocciola con maionese al wasabi, frullate con il frullatore a immersione il succo di limone, il latte e il wasabi, aggiungendo l’olio di arachide a filo, finché non otterrete una maionese; unite 2 ciuffetti di cerfoglio sminuzzati e continuate a frullare. Tagliate la baguette a fettine sottili, distribuitele su una teglia e cuocetele per 4’ in forno ventilato a 200 °C.

Lavate i filetti di triglia ed eliminate le spine eventualmente presenti con una pinzetta. Frullate le nocciole con il pangrattato, ottenendo la panatura per i filetti di triglia. Impanate i filetti di triglia, facendo aderire bene la panatura. Cuocete le triglie in una padella con 3 cucchiai di olio di semi di girasole per 2’, quindi girate i filetti dall’altro lato, salate e proseguite la cottura per altri 2’. Disponete nei piatti i filetti di triglia alternandoli alle fettine di pane croccante, condite con la maionese al wasabi e servite.

un solo nome, biscotti diversi

un solo nome, biscotti diversi

Molte regioni rivendicano la paternità di questo dolce. La versione più diffusa prevede l’utilizzo del mosto cotto per addolcirne il sapore e una forma a rombo. Ma non è ovunque così

Pochi prodotti tipici della tradizione culinaria italiana hanno avuto una diffusione così trasversale come quella dei Mostaccioli. Puglia, Sardegna, Calabria, Sicilia, Lazio, Campania, Abruzzo e Lombardia, sono davvero tante le regioni che ne rivendicano la primogenitura. Effettivamente, in ognuno di questi luoghi si possono rintracciare radici antichissime del prodotto che, a seconda della latitudine, ha avuto un’evoluzione completamente diversa rispetto alle altre versioni regionali.
La ricetta più conosciuta prende spunto dalla tradizione partenopea e prevede un dolce a forma di rombo, croccante e dal sapore intenso di mandorle. Per la preparazione di questo tipo di Mostacciolo è fondamentale il mosto cotto che contribuisce ad addolcirne l’impasto. Per questa ragione, fino a qualche decennio fa, questi biscotti venivano preparati nel mese di novembre, quando la vendemmia era finita e le prime uve cominciavano a fermentare. Di colore scuro, molto dolce e dal sapore deciso, i Mostaccioli sono tradizionalmente ricoperti da una glassa al cioccolato, ma, in molte regioni, vengono proposte varianti all’arancia, al cioccolato bianco e alla nocciola.

mostaccioli

Nome e origini

Secondo numerose tradizioni il nome deriverebbe dall’ingrediente principale: il mosto, dal latino “mustum”. Le prime testimonianze degli antenati dei Mostaccioli si hanno in epoca romana. Questi dolci, infatti, venivano offerti agli ospiti al momento della partenza. I “mustacei” fanno la loro apparizione nel “De Agricoltura” di Catone, che ne descrive accuratamente la preparazione: “intridi un moggio di farina con il mosto, aggiungici anice, cumino, due libbre di grasso, una libbra di cacio e della corteccia di alloro, quando avrai impastato e dato la giusta forma, cuoci sopra foglie di lauro”. Oggi, le versione che più si avvicina alla ricetta descritta da Catone è probabilmente quella abruzzese, nella quale gli ingredienti principali sono rimasti la farina il miele e il mosto ben cotto. La ricetta della Roma antica, però, non è l’unica ad esser stata tramandata. Secondo molti, infatti, i Mustazzoli (nome con il quale sono conosciuti soprattutto in Puglia) avrebbero origini arabe.

Mostaccioli napoletani

La versione partenopea dei Mostaccioli, conosciuti anche come come Mustaccioli o Mustacciuli, è rigorosamente preparata con il mosto e glassata con la cioccolata. Con la tradizionale forma a rombo, i Mostaccioli sono amati particolarmente dai più piccoli perché nella loro ricetta uniscono il miele al cioccolato. Insieme al Roccocò, ai Raffiuoli, ai Susamielli, e gli Struffoli, questi biscotti sono da considerarsi i dolci caratteristici del Natale napoletano.

Mustazzoli salentini

Nella tradizione pugliese e in particolare in quella salentina, i Mustazzoli sono preparati con il cotto di fichi e non con il mosto d’uva. Questa differenza è marcata anche dal nome che, secondo questa versione del dolce, non deriverebbe da “mustum”, mosto, ma da “mustace“, cioè alloro, che veniva utilizzato in antichità per aromatizzare i biscotti durante la cottura. I principali ingredienti dei Mustazzoli sono: la farina, lo zucchero,le mandorle, il limone, la cannella e il miele.

Mostaccioli Calabresi

Questa tipo di Mostaccioli sono a base di farina, miele e mosto caldo ma, rispetto alle altre versioni, hanno un tratto caratteristico: assumono le forme più disparate. Umani, animali, fiori sono molte le sembianze con cui i biscotti calabresi si presentano. Secondo la leggenda la diffusione dei Mostaccioli calabresi si deve ad un monaco. La storia racconta che l’uomo apparso all’improvviso e sparito nel nulla, li avrebbe portati in dono alla popolazione di Soriano Calabro, in provincia di Vibo Valentia, in un periodo di carestia. Storicamente, un po’ in tutta la Calabria, è usanza dei maestri mostacciolari dare ai biscotti principalmente la forma del patrono del paese.

 

Proudly powered by WordPress