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Donne di montagna, burro e formaggi

Donne di montagna, burro e formaggi

La vita in montagna, si sa, non è semplice. Come ogni luogo estremo richiede una forza immensa – sia mentale che fisica – viverci e conviverci. Ancora di più se la montagna è il luogo tramite il quale si lavora e si realizza la propria passione. Questa è la storia di Renata e Cristina, due malgare che hanno deciso di dedicare la propria vita alla produzione di burro e formaggio artigianale.

Alpe Valnera

Sono le 7 del mattino in punto quando mi arrampico in auto su per una salita dalla pendenza impressionate per raggiungere la malga di Renata, che spunta in mezzo alla pioggia, arroccata sulle pendici del monte Mucrone. Incontro Renata nello stanzino in cui confeziona tutti i giorni il suo burro a latte crudo della Valle Elvo – Presidio Slow Food – e capisco di essere già in ritardo rispetto alla tabella di marcia. Lei e suo marito, che vivono in questa malga di pietra per 6 mesi all’anno, sono svegli dalle 4, e hanno già munto e confezionato il burro della giornata. In una vasca colma di acqua gelida di sorgente (che si trova a pochi metri dalla stanza) intravedo la massa di burro che galleggia. È giallo e grassissimo. Renata si mette al lavoro e inizia ad impastare il burro appoggiandosi ad una pala di ulivo – un’arnese ereditato da sua madre, come tutti gli altri che adopererà – per rimuovere l’acqua in eccesso. Una volta ottenuto un composto ben saldo, inizia a sbatterlo contro la pala, girandolo in aria, per dargli la forma rettangolare caratteristica del panetto. Pesa il panetto ed è precisamente 500g, ormai è talmente esperta che non ha più bisogno di una bilancia, e quindi procede ad improntarlo con lo stampo di famiglia che ritrae un disegno a forma di cuore. Nel giro di 10 minuti trasforma tutto il burro sciolto in panetti identici e li avvolge nella carta, aggiungendo l’etichetta del Presidio, sopra la quale segna la data. Chiama il marito che raccoglie il burro, lo carica nel baule della Jeep e si avvia giù per la montagna, a consegnare i panetti preziosi nei ristoranti e nelle botteghe migliori della provincia.

Cascina degli ori

Alla malga di Cristina, qualche valle più ad Est rispetto a Renata, vengo accolta da 3 pastori biellesi balzanti che svolgono alla perfezione il proprio ruolo da cani da guardia. Ci avviciniamo e corrono ad osservarci delle giovani caprette, curiose come dei gatti. Cristina la trovo seduta sullo sgabello a tre gambe da mungitura, indaffarata a mungere le ultime mucche del mattino. Il latte è grasso, spumoso, pieno di panna e caldo: uno spettacolo per gli occhi. Le mucche vengono spostate nel prato davanti alla stalla e noi ci avviamo verso il caseificio, dove Cristina ci mostrerà come prepara i suoi formaggi unici ed originali. Cristina non è figlia di generazioni di malgari, ma ha deciso di intraprendere la vita da casara dopo 16 anni passati a lavorare come ingegnere tessile (e due lauree). Arrivata sul mercato, ha da subito capito che non poteva offrire gli stessi prodotti tradizionali che producevano i suoi colleghi da generazioni, inventandosi quindi nuove forme, lavorazioni e connubi. Dalla sua creatività nasce lo “stracchino invecchiato” con una cagliata non acida, il “taleggio non taleggio” e il formaggio “di-vino”, creato per metà con il nebbiolo. Cristina ci guida con pazienza attraverso tutto il processo di produzione, dall’aggiunta del caglio, il taglio e poi la forma. In montagna non si spreca nulla, e con il siero avanzato che fuoriesce dalle forme appena create si prepara la panna. Dalla centrifuga esce da un lato l’acqua, e dall’altro la panna: spessa, cremosa e meravigliosa. Affondiamo un cucchiaino nella panna preparata qualche ora prima, che ha avuto il tempo di solidificarsi e diventare quello che in inghilterra si chiama clotted cream: una panna spessa da gustare con le fragole. Alle 10 del mattino arriva l’ora della degustazione, rigorosamente accompagnata da un bicchiere di vino rosso. Viva la montagna e viva il formaggio!

Versilia e dintorni, dove fare la spesa

La Cucina Italiana

La Versilia è nota per il glamour e la movida di Forte dei Marmi, l’arte di Pietrasanta e tanto altro. Ma oltre ai nomi noti, sorgono anche luoghi più inaspettati, dove fare bottino di una spesa ricca di delizie e specialità. Ecco una lista di posti in Versilia e dintorni dove trovare prodotti di territorio.

Bacci macellai dal 1925 

“Nonno Antonio, nel 1925 a Montignoso (MS) iniziò l’attività con un negozio di macelleria e nel frattempo andava a “conciare i maiali”. La sua attività di norcino itinerante appassionò Vinicio Bacci che aprì l’attività alla fine degli anni ’40 e negli anni ’60 si trasferì nell’attuale sede di Piazza. È poi Massimo a seguire le orme del papà e del nonno, come erza generazione di macellai e norcini. Ma non finisce qui: oggi è Margherita a riprendere in mano il mestiere di famiglia come quarta generazione. Oltre alla passione per la carne, Margherita porta a Montignoso quella per il vino, grazie al quale, con lo zio Massimo, apre La Sosta, un locale dall’anima semplice ma di sostanza dove propone vini naturali e salumi artigianali di famiglia. Presso la Macelleria si possono comprare: la salsiccia passita o quella di Montagnoso (una goduria), il lardo stagionato in conca di marmo, passando per la bellissima mortadella nostrale (da provare assolutamente).

Dove> Via Chiavica, 2, 54038 Montignoso MS
Telefono: 342 812 3343
bacci1925.it

Podere Al Carli 

L’Azienda Agricola Podere Risecco di Carli Lorella racchiude tutto il fascino dall’antica Maremma Toscana, unica nel suo genere. E’ un tuffo nel passato in un contorno ancora integro, lontano dal ritmo moderno ed ancora intatta negli equilibri e nei valori della tradizione contadina maremmana. Ubicata nell’alta maremma all’interno di una riserva agrituristica venatoria, produce formaggi freschi e stagionati locali buonissimi. Per consumarli si può andare in agriturismo a pernottare o comprarli per vendita diretta.

Dove>Via di Valgiano 3 loc, 55012 Valgiano LU
Telefono: 339 270 7755

Baccalà e vino 

Una gastronomia-bottega rustica che propone prodotti gastronomici provenienti dai migliori produttori artigianali del territorio: dalle Sarde ai Baccalà, dai salumi ai formaggi, da provare direttamente in loco o comodamente a casa 

Dove> Via Sarzanese Nord, 92, 55041 Camaiore LU
Telefono: 347 886 4366

Maestà la Formica

Nel territorio delle Alpi Apuane, a circa 1050 mt slm in località La Foce, nel comune di Careggine nasce, nel febbraio 2013, Maestà della Formica. Situata su un grande altipiano dedito all’agricoltura da tempi molto antichi, ed oggi purtroppo in parte abbandonato, l’azienda agricola si estende per circa 1 ha con esposizione sud, sud-ovest alle pendici del monte Sumbra. Azienda produttiva di vino coltiva anche diverse colture, in agricoltura biodinamica, dall’esigenza di affiancare e sostenere il progetto vite, ovvero l’impianto del primo vigneto di Riesling sulle Alpi Apuane. Dal vino alla coltivazione, affiancati dalla raccolta di erbe, gemme selvatiche e altro, come la corteccia di betulla, funghi, fieno e ginepro. Per non farsi mancare nulla nell’elenco compare anche il Rifugio Alpi Apuane con quattro camere. Insomma una azienda agricola a tutto tondo!

Vini eroici, cosa e quali sono?

Vini eroici, cosa e quali sono?

Il termine viticoltura eroica fa riferimento a vigneti localizzati in aree di difficile gestione. Tra questi, tanti sono i produttori che si battono per questi territori e per difendere la propria terra e il proprio vino

Uno di questi si trova in uno dei territori più magici e suggestivi d’Italia, le Cinque Terre, e prende il nome di Azienda Agricola Possa, nella persona di Heydi Samuele Bonanini. L’azienda si spinge dalle valle di Possaitara (Riomaggiore) fino a Canneto, in una zona topogradica che si distingue per i terreni impervi e scoscesi, ma per i quali la viticoltura non ha mai temuto, anzi si è sempre spinta. Quest’area oggi è diventata un “deserto” a rischio idrogeologico e con pochissimi contadini ad allevare la vite sulle fasce a pendenze vertiginose.

Questo paesaggio, simbolo di pace e bellezza, è contornato da muretti a secco e dai tipici terrazzamenti liguri dove le lavorazioni agronomiche si fanno lunghe, faticose e complicate e le uve vengono trasportate via barca o con una monorotaia su per il versante. Terra del famoso vino passito sciacchetrà si distingue per la sua resilienza e quella dei produttori che fanno ancora la vendemmia a mano acino per acino dopo l’appassimento.

Heydi lascia alle spalle un lavoro da camionista, che fino a poco fa doveva far conciliare con la sua vera passione, il vino, ma che da pochi anni può vivere di vita propria. A Heydi non piace parlare di viticoltura eroica, le sue parole celano grande umiltà e fermezza, proprie di chi conosce la sua terra, la ama e rispetta. La sua è una sfida eroica, lo posso dire io al posto suo, fatta di sacrifici, forza di volontà e tradizione, che Heydi ha ampiamente superato.

A me, invece, piace usare il termine eroico perché conferisce a questo mestiere, in queste terre soprattutto, il rispetto e il valore che merita. Infatti non è solo questione di pendenza o conformazione geografica, le scelte di molti produttori in queste terre è anche legata ad una filosofia produttiva e di vita:

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