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Guida Gambero Rosso 2022: i migliori ristoranti

Guida Gambero Rosso 2022: i migliori ristoranti

L’edizione 2022 della guida conferma il primato del Reale a Castel di Sangro tra i ristoranti italiani. Ben 41 i locali che hanno ottenuto il massimo riconoscimento, quattro sono novità. A Carlo Cracco il premio come ristoratore dell’anno

Non sarà originale, ma la premessa all’edizione 2022 della Guida Ristoranti d’Italia del Gambero Rosso è «la grande ripartenza». Sia pure con qualche timore per i prossimi mesi, il volume celebra il ritorno alla normalità, nel senso che non solo si rivedono i punteggi dei locali, ferma restando la classificazione in forchette, mappamondi, bottiglie, cocotte – uno, due o tre a seconda del grado di eccellenza – ma i premi sono stati assegnati in presenza al Rome Marriott Park Hotel della Capitale. Non è poco, considerando quanto successo lo scorso anno, a partire dalla cerimonia in streaming ma anche dalle difficoltà di una valutazione accurata come nelle passate edizioni. Quest’anno è andata meglio, da fine maggio i ristoranti hanno riaperto (ed è stata una grande stagione) ma – forse anche per esorcizzare le paure – sono rimasti i simboli del delivery e del take away nelle schede dei locali che continuano a farlo.

Un podio eccezionale

L’edizione 2022 non è scevra da cambiamenti all’interno delle categorie, a partire dai Tre Forchette. Tornati i punteggi, ecco che per il Gambero Rosso si conferma – come nell’edizione 2020 – che il migliori ristorante in Italia è Reale (foto in apertura) a Castel di Sangro (AQ) con 96 centesimi davanti all’Osteria Francescana di Modena e alla Pergola dell’Hotel Rome Cavalieri, entrambi a 95 centesimi. Tradotto, vuol dire un podio composto rispettivamente da Niko Romito, Massimo Bottura e Heinz Beck. In totale, le Tre Forchette sono 41: tre in più dell’edizione 2021, ma le novità (o i ritorni) sono quattro perchè per la ristrutturazione del Park Hyatt Milano, Andrea Aprea ha lasciato il Vun per realizzare un nuovo locale sempre in città. Nell’èlite, c’è stato il ritorno di due ristoranti a Roma:  l’Idylio by Francesco Apreda – The Pantheon Iconic Rome Hotel e del collaudato Enoteca La Torre a Villa Laetitia. Poi ecco Dani Maison, a Ischia, dove opera uno dei più bravi cuochi del Sud, Nino Di Costanzo. La quarta new-entry – sicuramente la più originale del gruppo – è rappresentata da Andreina, a Loreto: Errico Recanati ha conquistato il salotto buono della critica e sta attirando gli appassionati per una cucina dove il fuoco rappresenta l’elemento fondamentale.

Re Carlo

Da notare che per la prima volta, c’è un piccolo elenco di Due Forchette Rosse con le maggiori potenzialità a entrare nell’èlite: Piccolo Lago a Verbania (VB), Casa Perbellini a Verona, Antica Osteria Cera a Campagna Lupia (VE), Arnolfo a Colle Val d’Elsa (SI) e Signum a Salina (ME). Se Niko Romito si guadagna nuovamente la copertina, la contro-copertina è sicuramente per Carlo Cracco: a lui è andato il prestigioso premio come Ristoratore dell’anno, in virtù dell’ottimo momento di Cracco in Galleria (per il Gambero Rosso è il miglior locale a Milano), delle nuove sedi (sul Naviglio e a Portofino) e anche del successo televisivo della trasmissione Dinner Club. A un altro asso della nostra ristorazione, Mauro Uliassi, il premio per il Menu dell’anno: il fantastico Lab 2021, ovviamente nel suo ristorante a Senigallia (AN). Curiosamente, il riconoscimento per la migliore sala italiana è finito a soli 7 km verso Sud, alla Madonnina del Pescatore dell’amico-rivale di sempre Moreno Cedroni.

I nuovi Tre Mappamondi

Tra le categorie più vivaci, c’è quella dei ristoranti etnici: uscito di scena Casa Ramen Super, ecco che hanno conquistato Tre Mappamondi Il Vizio e Gong Oriental Attitude a Milano. La novità dell’anno è Dalla Gioconda, a Gabicce Mare (PU), guidato da Davide Di Fabio, ex-braccio destro di Massimo Bottura, e creato dalla famiglia Bizzari. Interessanti i premi speciali. Quello per il cuoco emergente in memoria di Alessandro Narducci è andato a Luigi Salomone di Re Santi e Leoni a Nola (NA). Il sommelier numero uno lavora proprio al Reale – da sedici anni, tra l’altro – ed è il pugliese Gianni Sinesi mentre va ascritto al suo collega lucano Vincenzo Donatiello il successo di Piazza Duomo ad Alba (CN) come miglior ristorante come proposta di vini al bicchiere. E ancora il pastry chef dell’anno è Tommaso Foglia che cura i dessert del famoso Don Alfonso 1890 e del San Barbato Resort Spa & Golf di Lavello. Ci ha convinto anche il premio per l’Innovazione in cucina che è andato a Bu:r, il ristorante milanese di Eugenio Boer che è bravissimo nel farla partendo da radici saldissime, regionali e classiche. Quando la creatività non è solo tecnica ed esercizio di stile ma cultura gastronomica e rispetto del passato diventa più innovativa di qualsiasi nuova idea. Un segnale importante.

Scaddateddi: la colazione calabrese. E non solo

Scaddateddi: la colazione calabrese. E non solo

Sembrano taralli, si inzuppano nel latte (o nel vino bianco), si mangiavano a colazione, anche se ora gli scaddateddi li si trova anche all’aperitivo. Ecco la ricetta

Prima dell’avvento di brioche e merendine, anche la colazione in Italia era caratterizzata da tradizioni regionali. Ciambelloni, torte e ricette storiche come gli scaddateddi di Bova, in provincia di Reggio Calabria. Consumati originariamente a colazione o regalati ai matrimoni vengono oramai perlopiù serviti come taralli durante l’aperitivo. Ma non importa quando li si mangi, sono ottimi e siamo andati a caccia della loro storia e di una ricetta firmata.

Scaddateddi, ciambelle al cumino

Gli scaddateddi sono delle ciambelline friabili aromatizzate al cumino che regalano un sapore molto simile a quello dell’anice. Gli scaddateddi sono tondi, paffuti e dorati, hanno una superficie croccante mentre all’interno sono più soffici e adatti all’inzuppo. Le nonne anticamente le preparavano per la colazione, ma oggi sempre di più in Calabria arrivano al posto delle patatine prima di cena oppure a fine pasto per essere inzuppati nel vino dolce o liquoroso. A colazione, all’aperitivo o dopo cena, sono comunque una tradizione da riscoprire, e per capirne meglio la ricetta originale, abbiamo chiesto aiuto a Giuseppe del Panificio D’Agostino Salvatore di Reggio Calabria, vero esperto in materia e premiato dalla guida del Gambero Rosso Pane & panettieri d’Italia 2022.

Per festeggiare gli sposi e come dolcetto a fine pasto

«Oltre che a colazione, gli scaddateddi venivano preparati per essere regalati agli invitati dei matrimoni. Gli sposi li donavano ai propri ospiti per ringraziarli per la partecipazione alla cerimonia, proprio come oggi vengono regalati confetti e bomboniere», spiega Giuseppe, che ci aiuta anche a districarci fra le mille varianti. «Oltre agli scaddateddi di Bova, abbiamo in Calabria e anche nel resto del Sud Italia gli scaldatelli, anche conosciuti come taralli scaldati. Sono una versione molto più simile al tarallo, si tratta infatti di un impasto più fine ed allungato». Giuseppe del Panificio D’Agostino Salvatore di Reggio Calabria ci spiega che la vera differenza tra scaddateddi e scaldatelli è nella forma (i primo tondi e panciuti, gli altri più fini ed allungati) e nell’utilizzo del cumino. «Gli scaddateddi non sono dolci, ma si prestano bene ad accompagnamenti dolci per via del vino bianco passito, utilizzato nella ricetta. Devono lievitare un’ora prima di essere sbollentati, a differenza dei taralli scaldati che vengono cotti subito in acqua sfruttandone il calore per lievitare in cottura». Gli scaldatelli, come quelli pugliesi e della Basilicata, sono invece prevalentemente salati e assomigliano più ai biscotti all’anice toscani o ai bretzel dei paesi di lingua tedesca. Possono essere aromatizzati con del finocchietto selvatico, con del peperoncino, con frutta a guscio o altre spezie.

La ricetta degli scaddateddi del Panificio D’Agostino Salvatore

Ingredienti

1 kg farina 0 (w220)
250 g olio di girasole (alto oleico)
250 g vino bianco passito (greco di bianco)
30 g sale
20 g lievito di birra (nella ricetta Giuseppe utilizza 100 g di pasta di riporto e 10 g di lievito)
50 g cumino (se ne possono mettere fino a 100 g se piacciono più forti di sapore)

Procedimento

Impastare gli ingredienti partendo dalla farina e il cumino, aggiungere i liquidi con il lievito e alla fine il sale. Una volta che gli ingredienti sono ben amalgamati, formare filoncini del diametro di 2 cm, tagliare e arrotolare a forma di anello premendo l’impasto. Sistemare su di una placca da forno per lievitare coperti con panno umido a temperatura ambiente per un’ora. Una volta levitati sbollentare in acqua bollente gli anelli di pasta, fino a che vengono a galla, scolare con una schiumarola e sistemare su di una teglia da forno. Cuocere in forno preriscaldato a 220°C per 15/20 minuti con forno ventilato.

Ricerche frequenti:

Giusina in Cucina, la Sicilia è servita: 4 chiacchiere e 1 ricetta

Giusina in Cucina, la Sicilia è servita: 4 chiacchiere e 1 ricetta

Lei è Giusi Battaglia e nel suo primo libro ha raccolto le più appetitose ricette della sua isola. Ne parliamo insieme con tanto di ricetta in anteprima

Che la Sicilia sia uno stato d’animo? Si ha questa impressione sfogliando le pagine del primo libro di Giusi Battaglia, “Giusina in cucina, La Sicilia è servita” (in uscita il 28 ottobre per Cairo Editore). Un ricettario made in Sud che mette istantaneamente di buon umore, complici le fotografie da acquolina in bocca e i colori solari degli ingredienti. Per chi non conoscesse la storia di Giusina, è quella di una palermitana trapiantata a Milano. Nel capoluogo lombardo Giusi apre la sua agenzia di comunicazione (tutt’ora in attività). Poi, nel fatidico anno 2020, mentre tutto il mondo è chiuso tra le mura di casa, ha inizio la sua inattesa avventura televisiva su Food Network, con il format da lei ideato in tempi di lockdown “Giusina in cucina – Gusto e tradizione palermitana”. E, ora, il suo primo libro, accurato compendio delle ricette della sua isola. Abbiamo fatto quattro chiacchiere con Giusina, che ci ha anche regalato una sua ricetta in anteprima esclusiva – la cassata al forno!

Come e quando nasce l’idea di questo libro?
«Confesso che scrivere un libro di cucina non era un sogno. Dal mio punto di vista era semplicemente impossibile che ciò potesse accadere e quindi non riuscivo neanche a sognare una cosa del genere. Invece, dopo alcuni mesi di messa in onda del mio programma in tv, mi è stata fatta questa straordinaria proposta. Ancora non riesco a crederci! E continuo a sentire di dover ringraziare Cairo Editore e Rossella Biancardi per aver creduto in me».

Facciamo delle anticipazioni: cosa troveranno i suoi fan nel libro?
«L’ABC dei migliori piatti base della cucina siciliana, i numeri primi. Piatti che rappresentano in toto la tradizione dell’isola. Per ogni piatto racconto qualcosa che mi sta particolarmente a cuore. Ho deciso di dar vita a un libro semplice, ma denso d’amore: per il cibo, per la mia terra e per la sua gente. Devo molto alle persone che mi seguono e che mi hanno sempre inondato di parole di stima. Il libro non è mio, ma nostro».

La sua avventura nel food è iniziata in pieno lockdown. Ci racconta del suo esordio sui social e di come un esperimento nato per gioco sia diventato un programma tv di successo?
«Durante il periodo più doloroso della pandemia, a marzo 2020, costretti a casa e angosciati, più o meno tutti abbiamo dedicato tempo alla cucina. Pubblicando sui social una foto con ricette di rosticceria, simbolo dello street food palermitano, ho ricevuto una proposta dal direttore di Food Network, Gesualdo Vercio. Non ho accettato subito, perché temevo di non essere in grado di gestire la mia emozione in tv. Mi sono convinta a farlo perché abbiamo filmato tutto in casa, io e mio marito Sergio, usando due smartphone. Non pensavamo potesse avere un seguito. E invece siamo qui. Un anno e oltre 40 puntate alle spalle. Incredibile, ma vero».

Oggi in che modo si occupa di food?
«Il food rappresenta una costante della mia vita, personale e professionale. Amo cucinare da sempre e non è mai stato un dovere farlo per la mia famiglia, bensì un piacere. Ora che ho ripreso a preparare le cene a casa sono la donna più felice del mondo. Lato professionale, già da molti anni mi occupo di comunicazione del settore food, e fin dall’inizio ho subito il fascino di questo mondo».

Esiste una sua giornata lavorativa tipo?
«Sicuramente è scandita da ritmi molto intensi. Attacco al mattino presto e a parte una velocissima pausa pranzo, passo la mia giornata al pc, perché considero il mio lavoro una priorità. Pensate che anche quando registro le puntate la produzione mette in piano anche le mie call. Non posso abbandonare il lavoro che amo e che svolgo da oltre vent’anni».

La Sicilia è nel suo DNA. Come definirebbe la cucina della sua isola?
«Adoro la cultura gastronomica siciliana. Senza timore di essere smentita, credo che sia una delle cucine più ricche e intense della Penisola».

Falsi miti da sfatare sulla cucina siciliana?
«Non credete a chi vi dice che è una cucina pesante. Esistono tantissimi piatti della tradizione a base di verdura ed è molto adatta a chi vuole seguire un regime vegetariano».

Il piatto che più di tutti rappresenta Palermo?
«Sono così tanti! Se proprio devo scegliere, direi lo sfincione. Ma sto facendo un torto a tutte le altre meraviglie, lo so».

La colazione tipo in Sicilia (per farci venire l’acquolina)?
«A Palermo si varia molto con il primo pasto del mattino. C’è chi adora il classico cornetto o la ciambella con lo zucchero, ma anche il calzone o l’arancina, da accompagnare alla tazza di cappuccino. Ma ricordo da bambina la fila di prima mattina a Porta Carbone, la mattina presto, con una folla di avventori che mangiavano a colazione ‘u pani ca meusa. A Catania e Messina, invece, si fa colazione con granita e brioche. Una meraviglia».

Che consigli dà a chi desidera approcciare la cucina siciliana, ma teme preparazioni complesse?
«Di leggere il mio libro. Vi assicuro che le ricette sono super facili e non capiterà che le preparazioni non riescano. L'unica difficoltà, a volte, consiste nel reperire alcuni ingredienti, ma ci
sono sempre dei validi sostituti».

Cosa non manca mai nel frigo e nella dispensa di casa?
«Pomodorini, zucchine, acciughe, formaggi. Così qualche buona ricetta viene sempre fuori».

Uno chef siciliano assolutamente da conoscere?
«Pino Cuttaia. Un uomo, un mito: lo amo. È la perfetta essenza della cucina siciliana. Tradizione e innovazione. Penso che sia uno dei miglior chef al mondo».

Il suo comfort food per risollevare l’umore?
«La pizza. Solo impastarla mi rende felice».

La Cassata al Forno di Giusina

Dal libro”Giusina in cucina, La Sicilia è servita” in anteprima esclusiva:
«La cassata al forno è un dolce amatissimo e molto diffuso a Palermo e provincia. È un po’ l’antesignana della cassata classica. Fu la prima vera e propria cassata: quella oggi più comune con la frutta candita arrivò solo a fine Ottocento. La mia preferita è proprio quella al forno. La frolla insieme alla ricotta, con lo zucchero a velo e se vi piace un po’ di cannella, è un connubio che non potete non provare almeno una volta nella vita. Secondo la tradizione si mangia a Pasqua, ma oramai anche a Natale e per le feste comandate. Unica raccomandazione: ricotta di pecora. Non è ammessa la vaccina!»

Ingredienti per 6/8 persone:

Per la frolla
350 g di farina
150 g di burro (non freddo) 150 g di zucchero
2 tuorli e 1 uovo
1 bustina di lievito
1 bustina di vanillina
scorza di limone non trattato sale

Per la crema di ricotta
1 kg di ricotta di pecora
300 g di zucchero semolato
100 g di gocce di cioccolato fondente

Per guarnire
zucchero a velo
cannella

Preparazione:
Grattugiate la scorza del limone e unitela allo zucchero.
Mescolate la farina, il burro, le uova e gli altri ingredienti.
Lavorate e create l’impasto.
Avvolgete nella pellicola per alimenti e fate riposare per un’oretta in frigo.

Per la crema di ricotta:
Unite lo zucchero alla ricotta e mescolate bene.
Fate riposare per un’oretta, quindi setacciatela per rendere la crema il più fluida possibile.
Aggiungete le gocce di cioccolato.
Imburrate e infarinate una teglia a cerniera (la mia ha un diametro di 24 cm).
Stendete un cerchio di frolla sulla base, e rivestite anche i bordi.
Bucherellate la base della frolla.
Aggiungete la ricotta.
Chiudete con un altro disco di frolla e sigillate i bordi.
Bucherellate anche questa parte.

Cuocete in forno statico per 45 minuti a 180 gradi.
Togliete dallo stampo dopo che si è raffreddata, giratela (si serve dalla parte della base) e servite con zucchero a velo e cannella.

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