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Limoni ripieni di mozzarella e alici

Limoni ripieni di mozzarella e alici

Innanzitutto lavate molto bene i limoni sotto acqua corrente, quindi tagliateli a metà e spremetene il succo, cercando di non rompere la buccia, in modo che resti una sorta di guscio.

Pulite le alici ricavandone i filetti(qui la guida per farlo al meglio) e lasciatele marinare per 15 minuti con i succo di limone.

Nel frattempo tagliate la mozzarella a cubetti e lasciatela asciugare un pochino in frigo.

Preparate un trito di erbe aromatiche (io ho usato rosmarino, timo e salvia) e unitelo al pangrattato insieme a un po’ di sale.

Riprendete i filetti di alici e impanateli, singolarmente, nel pangrattato aromatizzato.

Componete i limoni: disponete i gusci di buccia sulla teglia rivestita di carta forno e riempiteli a strati con mozzarella e alici, concludendo con queste ultime e con qualche aroma (io ho usato timo, peperoncino e buccia di limone).
Cuocete a 180°C in forno ventilato già caldo, per 10-15 minuti, accendendo anche il grill negli ultimi minuti di cottura.

I limoni ripieni di mozzarella e alici sono pronti, non vi resta che servirli.

Ricerche frequenti:

Partecipa al concorso contro lo spreco

La Cucina Italiana

Arriva il concorso antispreco di Too Good To Go! Il 29 settembre si celebra la terza Giornata Internazionale della Consapevolezza sugli Sprechi e le Perdite Alimentari indetta dalle Nazioni Unite: un momento in cui concentrare l’attenzione sul fatto che più di un terzo del cibo prodotto a livello globale viene sprecato, con importanti ripercussioni economiche, sociali ed ambientali.

Il concorso contro lo spreco di cibo

Too Good To Go, l’app contro lo spreco alimentare, ha deciso di puntare i riflettori sull’intero mese di settembre, con l’obiettivo di coinvolgere tutti in una sfida: salvare 400 tonnellate di cibo

Un italiano in media getta 2 kg di cibo al mese, e raggiungere l’obiettivo di evitare che 400 tonnellate finiscano nella spazzatura significa compensare lo spreco di 200mila cittadini italiani per un mese. Allo stesso tempo, si evita anche di vanificare l’emissione di mille tonnellate di CO2, necessarie per la produzione degli alimenti, che equivalgono a 200 viaggi in aereo intorno al mondo. 

Una sfida ambiziosa, che può realizzarsi solo grazie al coinvolgimento di chi ha già fatto sì che Too Good To Go, in soli tre anni, sia arrivata a salvare in Italia 9 milioni di pasti.

Come partecipare

Dal 5 al 22 settembre, chiunque acquisti un minimo di due Magic Box – che in media contengono circa 1 kg di cibo, andando quindi a compensare lo spreco alimentare di un italiano per un mese – avrà la possibilità di essere estratto per vincere premi sostenibili, come un anno di Magic Box ed elettrodomestici Electrolux con tecnologie sostenibili per realizzare piatti sani e gustosi.

Inoltre, Too Good To Go mette in palio, insieme a Eataly, corsi di cucina antispreco a Milano, Roma e Torino, un ulteriore modo per sensibilizzare e consapevolizzare i consumatori sull’importanza delle buone pratiche tra le mura domestiche. 

Clicca per ulteriori informazioni per partecipare al concorso.

Ricerche frequenti:

Gateau, gattò o gatò di patate: come si dice in modo corretto?

La Cucina Italiana

Sformato a base di patate dal cuore filante e la caratteristica crosticina croccante gratinata, il gateau di patate può essere un piatto unico, un contorno o un cibo da aperitivo. Ma qual è l’origine del suo nome?

Gateau o gattò di patate? Ecco l’origine del nome

Il gateau di patate nasce in Francia nel ‘700 e come suggerisce la traduzione del nome si tratta di una letterale torta di patate fatta di soli 4 ingredienti: patate, sale, pepe e burro. Nel 1768 i cuochi francesi vennero chiamati dalla regina Maria Carolina d’Asburgo, moglie di Ferdinando IV di Borbone, nel Regno di Napoli affinché la regnante potesse gustare le loro prelibatezze. La brigata di cucina tuttavia era mista: i cuochi partenopei lavoravano a stretto contatto con i cuochi francesi, i cosiddetti monsieurs, che ben presto vennero soprannominati monzù in dialetto napoletano.

A essere soprannominati però non furono solamente i cuochi francesi. Ben presto infatti i cuochi napoletani rivisitarono la ricetta del gateau di patate farcendolo con ingredienti tipicamente italiani quali la mozzarella fior di latte, il salame napoletano e il prosciutto cotto e lo rinominarono gattò di patate napoletano. Qualcuno in Italia lo chiama anche gatò di patate che è un’ulteriore italianizzazione del termine francese, un po’ come successe con la storia del ragù.

Concludendo quindi, si può dire che tutti e tre i termini sono corretti, dipende dal contesto in cui vengono utilizzati, magari al ristorante troveremo scritto gateau sul menù, mentre in un contesto meno formale lo troveremo scritto come gattò.

Gattò di patate: le varianti

Per provare a cucinare il gattò di patate napoletano consultate la nostra ricetta originale del gattò di patate che prevede tra gli ingredienti anche parmigiano reggiano e uova, mentre se amate sperimentare vi consigliamo il gattò di patate e cotechino e il gattò di patate e carote.

Per la forma da dare al vostro gattò potete decidere: c’è chi lo fa alto e chi basso, chi rotondo come una vera e propria torta e chi rettangolare. L’importante è che la superficie sia dorata e croccante e il ripieno bello ricco! Considerate infine che il gattò è un piatto che può essere preparato in anticipo e che potete conservare in frigo sia crudo, già assemblato in teglia pronto da cuocere, sia cotto. Il giorno dopo, riscaldato in forno o al microonde è ancora più buono.

Sfogliate la gallery per altri suggerimenti:

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