Tag: ricette di antipasti veloci

» Biscotti morbidi all’anguria – Ricetta Biscotti morbidi all’anguria di Misya

Misya.info

Frullate grossolanamente l’anguria (deve essere già senza buccia e senza semi), quindi mischiatela con il burro a pezzetti e poi incorporate anche zucchero, farine, lievito e sale.
Avvolgete l’impasto con pellicola trasparente e lasciate riposare in frigo per tutta la notte.

Suddividete l’impasto in pezzetto e create delle palline delle dimensioni di una noce (dovrebbero venirne 20-30), quindi rotolatele nello zucchero di canna.

Distribuitele sulla teglia rivestita di carta forno, ben distanziate tra loro e cuocete per circa 15 minuti a 180°C, in forno ventilato già caldo.

I biscotti morbidi all’anguria sono pronti: lasciateli raffreddare completamente prima di servirli.

Basilicata: le 6 specialità locali da assaggiare

MELANZANA ROSSA DI ROTONDA
Sembra un pomodoro, sia per la forma sia per il colore, tanto che la chiamano anche «merlingiana a pummadora». Tutelata con la Dop, ha un sapore lievemente piccante e amarognolo. Si mangia sott’olio, fritta, grigliata o nei sughi per la pasta; sono buone anche le foglie, consumate come gli spinaci.

PEPERONE CRUSCO
Crusco, ovvero croccante. Questa è la caratteristica principale di questo prodotto, tra i più celebri della Basilicata, che si prepara prima essiccando e poi friggendo i peperoni di Senise Igp. Di colore rosso scuro e forma allungata, hanno un gusto dolce e contengono poca acqua, peculiarità che li rende adatti alla lavorazione descritta. Si usano spezzettati per insaporire sughi e ripieni. Come snack battono ogni patatina.

PANE DI MATERA
Crosta croccantissima e cuore morbidissimo: il pane di Matera è tra i prodotti più apprezzati della regione e tra i pani più ricercati d’Italia. Protetto con l’Igp e ottenuto con un antico sistema di lavorazione, è prodotto solo con semola di grano duro e lievito madre, in grosse pagnotte a forma di cornetto, di uno o due chili; mantiene fragranze e profumo anche per una settimana.

AMARO LUCANO
«Cosa vuoi di più dalla vita? Un Lucano», recita la celebre pubblicità di questo rinomato amaro. È stato inventato a fine Ottocento a Pisticci, dove tuttora ha sede l’azienda, con un mix segreto di erbe officinali; raggiunse la sua grande notorietà a partire dal 1900, quando fu scelto dalla reale Casa Savoia, di cui compare lo stemma sull’etichetta.

RAFANO
Cresce spontaneamente nei luoghi più freschi e ricchi di acqua, e qui è conosciuto anche come «tartufo dei poveri». Ricco di vitamina C, con un sapore piccante e caratteristico, il rafano è una radice che si consuma fresca, grattugiata sui primi piatti con sughi di carne, sott’olio o in salsa. In Basilicata è addirittura protagonista di una ricetta, la rafanata, una specie di frittata con uova e formaggio pecorino.

CANESTRATO DI MOLITERNO
Da latte ovino e caprino, è un formaggio a pasta dura con un sapore leggermente piccante. Se la stagionatura non supera i sei mesi è detto Primitivo, entro i dodici mesi è Stagionato, oltre un anno è Extra. Le versioni più invecchiate sono saporitissime e ottime da grattugia.

Piccola guida turistica gastronomica del Biellese

Piccola guida turistica gastronomica del Biellese

Piccoli viaggi: iniziamo la serie di ricordi e consigli di viaggio della nostra redazione. Vi accompagneranno per tutto il mese di luglio, con tanti suggerimenti sui luoghi da visitare e… da assaggiare! #EstateItalianaLCI

Ci sono posti che ti chiamano, che ti mandano messaggi, che ti attraggono con il loro fascino. Non so se siano le rocce, il campo magnetico, le forze esoteriche (reali o presunte) o le radici familiari, dalle quali non si può scappare, però se per qualche mese non torno sulle prealpi biellesi, sento che mi manca qualcosa. 

Sono valli strette, che mescolano con grazia la durezza della montagna con la sobria eleganza delle case in pietra e delle baite. Si respira il senso del dovere misto al profumo delle rose e di tutti gli altri fiori che fanno capolino dai giardini, normale completamento di tutte le abitazioni, siano casette modeste o ville storiche (il grande architetto paesaggista Pietro Porcinai qui ha realizzato alcuni dei suoi giardini più incantevoli).

Vengo in vacanza sulle colline sopra Biella, nella Valle Cervo, fin da piccola, nella casa dove mio papà è nato e dove tutta la mia numerosa famiglia si ritrova da secoli. In mezzo alle ortensie e a ogni varietà di acidofila (a tal proposito è da vedere assolutamente la Valletta della Burcina all’interno dell’Oasi Zegna, durante il periodo della fioritura di azalee e rododendri) la pace e una fetta di toma del Maccagno non mancano mai.

Polenta concia

Il miglior mezzo di trasporto sono i piedi e camminare da una valle all’altra riserva grandi soddisfazioni e un piatto di polenta concia (in tutte le stagioni). Se andate a Oropa a visitare il santuario dedicato alla Madonna Nera (i porticati sono bellissimi ed eleganti e la fontana con i mestoloni per bere l’acqua è imperdibile), non potete non ordinarne una porzione: ve la serviranno con il mestolo, direttamente dal paiolo. Sì, lo strato superiore è tutto burro fuso.

Se decidete di tornare da Oropa nella valle Cervo senza ridiscendere dalla strada da cui siete venuti, potete passare in una galleria magica (pare che la posizione per costruirla fu indicata dal pittore Giuseppe Maffei grazie a una seduta spiritica), scavata a mano nella roccia alla fine dell’Ottocento da due squadre di scalpellini che si sono incontrati a metà strada. Appena fuori potete sostare all’Antica Locanda Rosazza dove provare un’altra versione di polenta, altrettanto “leggera”, con gorgonzola e uovo al padellino. 

Il Santuario di Oropa

Le gite in montagna mettono sempre allegria e fame e posso assicurare che difficilmente rimarrete delusi perché qui la cucina è schietta, senza fronzoli, precisa a quella che le nostre trisavole portavano in tavola per la famiglia oppure sugli alpeggi per i mariti che pascolavano le vacche.

Affettati, toma, acciughe con il bagnet verd (la tipica salsa con prezzemolo, aglio, capperi, tuorlo e mollica imbevuta nell’aceto), tumin elétric (formaggino fresco con il peperoncino)… tutto questo e molto altro lo  trovate al ristorante dell’Hotel Asmara, che affaccia su una della lame più grandi e balneabili (nuotatori e tuffatori impavidi sfidano il gelo e l’altezza) del torrente Cervo, e alla trattoria Il Quadretto, famosa perché è stata la sede della stretta di mano che ha sancito in una notte del primi mesi del 1945 il Patto della Montagna: imprenditori, operai e partigiani trovano l’accordo per mantenere attive le fabbriche tessili e migliorare le condizioni di lavoro, affermando per la prima volta in Europa la parità retributiva tra uomini e donne.

Hotel Asmara

Qui la tradizione conta molto in tutti gli aspetti della vita, cucina compresa (le paste di meliga a casa nostra si fanno con la ricetta della trisnonna e guai a tentare un’altra versione), però da qualche anno si vedono anche nuove realtà che, pur rimanendo legate alle radici locali, provano a proporre qualche variazione. Se passate da Pollone (punto di partenza per tantissimi trekking e uno degli ingressi del parco della Burcina), fermatevi da Marta Foglio nel suo Foodopia, piccolo e grazioso ristorante-gastronomia vegetariana.

Vorrei concludere con un piccolo consiglio. Rileggete il racconto di Italo Calvino tratto dalla raccolta Fiabe Italiane «I biellesi, gente dura» e sorridete con affetto di noi mezzi montagnini, così come faceva mia mamma quando burlandosi un po’ di mio papà gli ricordava le sue origini un po’ coriacee…

Proudly powered by WordPress