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Food for Future Festival: al via la prima edizione ad Alba

La Cucina Italiana

Davide Greco e Vanessa Vettorello

Il programma del festival prevede 11 panel il 26 novembre, con 30 relatori che discuteranno di forme ed evoluzioni in pasticceria, valori gastronomici territoriali, l’importanza dell’architettura dell’ospitalità in un percorso gustativo, la cucina di montagna e le sue materie prime, la pasta italiana patrimonio Unesco, l’utilizzo dell’aceto in cucina, la sostenibilità legata al mondo della selvaggina e della carne, e il ruolo della città come territorio.

I partecipanti della prima giornata: il 26 novembre

Gli ospiti saranno: i pasticceri Iginio Massari (Pasticceria Veneto, Brescia), Maicol Vitellozzi e Christian Marasca (Zia*, Roma); gli chef Antonio Biafora (Hyle*, San Giovanni in Fiore-Cs), Simone Cantafio (La Stuade Michil*, Corvara-Bz), Juri Chiotti (Reis-Cibo libero di montagna, Busca-Cn), Massimo Spigaroli (Antica Corte Pallavicina*, Polesine Parmense-Pr), Beppe Rambaldi (Cucina Rambaldi, Villardora- To), Matteo Sormani (Walser Schtuba, Riale-Vb), Alessandro Gavagna (La Subida*, Cormons-Go), Alessandro Gilmozzi (El Molin*, Cavalese-Tn), Silvio Salmoiraghi (Acquerello*, Fagnano Olona -Va), Antonio Ziantoni (Zia*, Roma), Alessandro Negrini (Il Luogo di Aimo e Nadia*) e poi Antonello Magistà (patron Pashà*, Conversano-Ba), Simona Beltrami (patron Magorabin* Torino), Davide Franco (restaurant Manager Piazza Duomo***), Rina Poletti (sfoglina, Pasta Tua- Reno Centese-Fe) Josko Sirk e Andrea Bezzecchi (Amici Acidi), Carlo Gasparini (Design Director Alessi), Astrid Luglio (product designer, Milano), Junko Kirimoto (Alvisi Kirimoto, Roma), Paolo Rossino (Direttore Consorzio Alta Langa), Marco Bosi (Assessore alla Città Creativa Unesco del Comune di Parma), Enrico Giacosa (Consorzio Produttori Pan ed Langa), Enrico Rivetto (Azienda Agricola Rivetto), Claudio Cecchinelli (Focal Point Bergamo Città Creativa Unesco per la Gastronomia), Federico Francesco Ferrero (nutrizionista), Simone Mellano (Direttore Asprocarne Piemonte).

La Gala Creative Dinner

Il clou dell’evento sarà l’International Gala Creative Dinner presso il Mudet, il nuovo Museo del Tartufo di Alba, il 26 novembre, con chef provenienti da città creative Unesco per la gastronomia, da Francia, Libano, Spagna e Portogallo, insieme al local e rinomatissimo Enrico Crippa. Saranno infatti le città di Rouen (chef Flore Madelpuech, La Table de Flore), Zhale (Focal Point Michel Abou Abboud), Denia (chef Alberto Ferruz, BonAmb**) e Santa Maria da Feira (chef Luis Sotto Mayor) a ideare, insieme a Enrico Crippa, chef Piazza Duomo*** di Alba, un menu di sperimentazione tra culture internazionali che si metteranno alla prova con prodotti locali.

Baccalà alla vicentina, la ricetta della Venerabile Confraternita

La Cucina Italiana

Con il bacalà alla vicentina (che in realtà si dice e scrive con una sola C, non baccalà alla vicentina come diciamo tutti) Non si scherza. È una cosa molto seria, tanto che esiste un Festival annuale, una Confraternita – venerabile – e migliaia di appassionati pronti a difendere la ricetta da ogni variazione. Ogni anno si incontrano a Sandrigo, in provincia di Vicenza, per la Festa del Bacalà alla Vicentina.

Dieci giorni in cui il protagonista assoluto è lo stoccafisso preparato secondo i dettami della Venerabile Confraternita del Bacalà alla Vicentina. Si mangia come vuole tradizione, accompagnato da polenta al cucchiaio, oppure in una delle varianti rese possibili dalle ricette del territorio rivisitate per l’occasione. I bigoli al torcio preparati al momento dalla Confraternita dei Bigoi al torcio di Limena diventano così bigoli al bacalà; gli gnocchi, realizzati quest’anno dalla Fondazione VivilaValposina, vengono proposti come gnocchi al bacalà; con il Riso di Grumolo delle Abbadesse, presidio Slow Food, viene preparato il risotto al bacalà e anche gli gnocchi alla Zucca, piatto che non mancherà sulle tavoli autunnali, si trasformano in gnocchi zucca e bacalà.

La ricetta del baccalà alla vicentina

Ingredienti (per 12 persone)

  • 1 kg di stoccafisso secco
  • 250 g di cipolle
  • ½ litro di olio d’oliva non fruttato
  • 3 o 4 sarde sotto sale
  • ½ litro di latte fresco
  • poca farina
  • 50 g di grana grattugiato
  • un ciuffo di prezzemolo
  • sale
  • pepe

Procedimento

  1. Ammollare lo stoccafisso, già ben battuto, in acqua fredda, cambiandola ogni 4 ore, per 2 0 3 giorni. Levare parte della pelle
  2. Aprire il pesce per il lungo, togliere la lisca e tutte le spine. Tagliarlo a pezzi quadrati possibilmente uguali. Affettare finemente le cipolle; rosolare in un tegamino con un bicchiere d’olio, aggiungere le sarde dissalate, diliscate e tagliate a pezzetti; per ultimo, a fuoco spento, unire il prezzemolo tritato.
  3. Infarinare i vari pezzi di stoccafisso, irrorarli con il soffritto preparato, poi disporli uno accanto all’altro, in un tegame di cotto o di alluminio, oppure in una pirofila (sul cui fondo si sarà versata, prima, qualche cucchiaiata di soffritto); ricoprire il pesce con il resto del soffritto, aggiungendo anche il latte, il grana, il sale e il pepe.
  4. Unire l’olio fino a ricoprire tutti i pezzi, livellandoli. Cuocere a fuoco molto dolce per 4 ore e mezza circa, muovendo di tanto in tanto il recipiente senza mai mescolare. In termine vicentino questa fase di cottura si chiama “pipare”. Solamente l’esperienza saprà definire l’esatta cottura dello stoccafisso che, da esemplare a esemplare, può differire, di consistenza.
  5. Servire ben caldo con polenta in fetta: il bacalà alla vicentina è ottimo anche dopo un riposo di 12/14 ore.

Venezia: spaghetti aglio, olio e peperoncino speciali (e non solo)

Venezia: spaghetti aglio, olio e peperoncino speciali (e non solo)

Dove ho mangiato i migliori spaghetti aglio, olio e peperoncino? A Venezia, sì.

Venezia è un museo a cielo aperto che affascina per le bellezze del passato e una città con lo sguardo rivolto al futuro, impavida e fiera come solo la Serenissima sa essere. Al The Gritti Palace, A Luxury Collection Hotel, ieri e oggi dialogano in un continuo scambio di idee e proposte originali al fine di offrire un’accoglienza ad alto livello sotto ogni punto di vista. Infatti, anche al suo ristorante di fine dining Club del Doge, l’attenzione all’eccellenza gastronomica passa attraverso la continua ricerca tra tradizione e novità, che oggi viene trasmessa dal nuovo Executive Chef, Alberto Fol.

Novità in laguna

Classe 1974, chef Alberto Fol ha una lunga esperienza, anche in stellati, che l’ha portato a prediligere le cucine degli alberghi, ambiente che ben conosce – «ci sono cresciuto, mio nonno aveva due alberghi, poi anche mio padre», racconta con affetto. Soprattutto ne apprezza il movimento come un piccolo mondo completo che regala tante opportunità di mettersi in gioco, «dalla frittata all’astice a colazione fuori menù al corso presso la The Gritti Epicurean School», aggiunge sorridente. A proposito, le cucine dell’iconico hotel veneziano non sono per lui una novità: una ventina abbondante di anni prima aveva mosso qui i primi passi come commis di chef Celestino Giacomello. Non sappiamo se era un segno del destino, ma di certo la vita è bizzarra a volte ed è bello quando i cerchi si chiudono.

È stato lo stesso Paolo Lorenzoni, General Manager del The Gritti Palace, a voler fortemente lo chef bellunese, svelando il suo intento ben riuscito: «Lo conoscevo già dal 2009 (chef Fol arriva da cinque anni al Danieli, preceduti da quello che allora era il The Westin Europa & Regina, sempre a Venezia, n.d.r.), cercavo qualcuno che potesse fare cucina del territorio rispettando la stagionalità e la tradizione. E poi, Alberto ed io amiamo entrambi la montagna, un punto in comune che ci ha permesso di legare molto».

Infatti, la cucina di Alberto Fol si potrebbe riassumere nel concetto “mari e monti”, che esprime la sua personalità di uomo figlio delle Dolomiti integrato egregiamente a Venezia e ben rappresentato da un piatto signature come le Capesante alla cacciatora: «Sin da quando ho iniziato a lavorare sul menù ora in carta, una cosa mi è stata subito chiara: volevo portare le persone nei luoghi dove sono nato, cresciuto, formato. Attraverso questi piatti, volevo raccontare una storia, la mia». Il menù autunnale in carta al Club del Doge porta in tavola i profumi della montagna, dei frutti della terra e dei tesori nascosti nei boschi, in un connubio equilibrato con la ricchezza ittica delle acque del territorio, entrando in laguna e spingendosi fino al mare.

Gli spaghetti aglio, olio e peperoncino di chef Fol

Burro di malga, farine selezionate, prodotti locali dal mercato, sono solo alcuni esempi che esprimono l’amore per gli ingredienti alla base della cucina di Alberto Fol, che parte dal grande rispetto per la qualità e l’attenzione per il benessere: «In media il 40% degli italiani ha problemi di salute legati all’alimentazione. È indispensabile iniziare sin dalla scuola a dare un’educazione alimentare, fornire informazioni complete, investire sul valore del cibo, fortemente legato alla nostra tradizione culinaria. Un consumo consapevole è quello che dovremmo insegnare, non andare al supermercato ad occhi chiusi presi dalla fretta. Istituzioni, comuni, regioni, insieme dovremmo lavorare per il benessere della collettività attraverso il cibo buono e semplice».

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