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Liguria: la farinata come si fa a Savona

Liguria: la farinata come si fa a Savona

Non c’è una sola farinata, in Liguria. Ecco al storia (o leggenda) di come è nata quella di ceci e quella di grano. E dove mangiarla buona a Savona

Non c’è forse nulla di più mediterraneo di tutte quelle preparazioni a base di farina di ceci, che troviamo dal Marocco alla Spagna, fino a Sicilia e Costa Azzurra con nomi diversi, ma forme e varianti simili. In Liguria, dove è comunemente nota come farinata, non esiste solo nella sua versione gialla di ceci, ma anche bianca di grano, seppur molto meno conosciuta. A preparare sia la gialla che la bianca è una delle più antiche sciamadde di Savona: Vino e farinata.

Vino e farinata, dal 1856

Antica sciamadda letteralmente significa “fiammata”, ma in Liguria, si sa, indica quei luoghi che sanno di legno e di fritto, dove si prepara e vende la farinata, caratterizzati dalla presenza di un grande forno. I produttori di farinata vengono chiamati fainòtti in lingua ligure o farinotti in italiano, proprio come la famiglia Parodi che lo aprì alla fine dell’Ottocento e che lo portò avanti per varie generazioni. Dal 1978 la gestione passò a Giorgio Del Grande fino al 2016, quando invece passò nelle mani degli attuali proprietari: Luca Tortarolo, Andrea Zampino e sua mamma, la signora Tiziana Calandrone.

Socca, calentita, cecina, panelle e belécauda

Quella sottile torta salata che si prepara con farina di ceci, acqua, sale e olio sembra ripercorrere i confini, seppur labili, del Mediterraneo: in Costa Azzurra, in particolare a Nizza c’è la socca, a Gibilterra la calentita, come in Marocco; in Sicilia pane e panelle (le panisse liguri)in Toscana è la cecina, in Piemonte la belécauda e così via fino alla farinata, o meglio fainâ in Liguria (così come in Sardegna), dove si trova anche bianca. Sulla sua origine concordano quasi tutti su Genova: secondo una leggenda, pare infatti che su un’imbarcazione genovese durante una tempesta si rovesciarono alcuni sacchi di ceci e farina; questi si asciugarono poi al sole, dando vita a una specie di farinata che per la fame i marinai a bordo mangiarono, trovandola buonissima. Da quel giorno non avrebbero mai smesso di cucinarla, sia a Genova che a bordo, diffondendola così per tutto il Mediterraneo.

Farinata bianca di grano

La farinata bianca, invece, è molto meno famosa e diffusa, infatti si trova solo a Savona. Sulla sua nascita ci sono varie ipotesi, ma la più accreditata sostiene che fu inventata intorno al 1528 nel savonese, quando sotto il dominio dei genovesi vennero emessi dei dazi sulla farina di ceci. Così, a Savona, iniziarono a prepararla solo con il grano: la farinata bianca avrebbe quindi un’origine più recente di quella gialla di ceci (mentre secondo altre versioni sarebbe il contrario). Certo è che anche quando i dazi furono tolti, continuarono a prepararla allo stesso modo: con farina 00 di buona qualità, senza glutine aggiunto, poi impastata con acqua e sale e versata su una teglia ricoperta di olio. L’importante è versare la giusta dose d’impasto, ma questo lo sanno solo le mani dei fornai esperti come Luca e Andrea di Vino e farinata: «Solo in questo modo potrà venire come deve venire, cioè morbida sotto, croccante sopra, non cruda all’interno e ben cotta, insomma della giusta consistenza». Inoltre, Luca ci svela che il segreto è utilizzare un certo tipo di legna e cuocerla a 400°; per questo quando si fa la farinata bisogna fare solo la farinata e nello stesso forno non si può cuocere anche la pizza. L’abbinamento consigliato da Vino e farinata è con formaggettaprosciutto crudo e un calice di rosé.

Tortelasso, o turtellassu

Ma in realtà non si è costretti a scegliere tra la bianca e la gialla (il classico dilemma che si vive appena varcata l’entrata di Vino e farinata), poiché esiste una terza opzione. Infatti, la storia narra che quando hanno tolsero i dazi sui ceci, si iniziò a preparare la farinata con un mix delle due farine, dando origine a quello che oggi si chiama appunto tortelasso. Il risultato è una via di mezzo tra la farinata di ceci e di grano, molto simile a entrambe, che potete richiedere su ordinazione. Quasi sicuramente vi verrà servita in accompagnamento al baccalà, l’accoppiata che Luca e Andrea prediligono maggiormente.

Le varianti del mercoledì e del giovedì

Tutti i mercoledì Luca e Andrea propongono la farinata di grano e di ceci in alcune varianti, quali rosmarino, gorgonzola, salsiccia o cipolla. Il giovedì, invece, è la serata dedicata alla riscoperta di antiche ricette liguri, come ad esempio le tomaxelle, che sarebbero degli involtini di carne con ripieno di erbe ligure e polenta bianca; la buridda di stoccafisso o di seppie con patate piselli; o, ancora, le sarde ripiene, che invece non mancano mai nel menu insieme ad altri classici liguri di pesce e carne. Ma Vino e farinata resta un luogo di casa, quindi per ogni richiesta vi basterà fare un colpo di telefono e chiedere: su ordinazione vi prepareranno con piacere qualsiasi cosa, a maggior ragione se della tradizione ligure.

» Crostoni funghi e pere

Misya.info

fate riprendere i funghi secchi in acqua calda per 5-10 minuti, poi strizzateli delicatamente e fateli insaporire velocemente in padella con olio ed erba cipollina.

Nel frattempo pulite la pera, tagliatela a fettine sottili e fatela caramellare con burro, zucchero e se volete aceto balsamico per circa 10 minuti a fuoco basso.

Tagliate il pane a fettine e adagiate su ogni fetta prima il formaggio, poi i funghi, infine le pere.

Cuocete in forno ventilato preriscaldato a 180° per circa 10 minuti o finché il formaggio non inizierà a sciogliersi.

Servite subito i crostoni funghi e pere con un po’ di erba cipollina o cipollotto fresco.

Anna in Casa: ricette e non solo: Crostata con zucca e latte condensato

Anna in Casa: ricette e non solo: Crostata con zucca e latte condensato

Anche da noi ormai la notte delle streghe è diventato un appuntamento fisso anche se qui si festeggia in modo diverso, forse proprio perchè non è una nostra festa.
Quando vivevamo negli USA questa ricorrenza impegnava due o tre giorni tra preparativi, costumi e feste a scuola. Addobbavamo la casa con zucche mostruose e candele all’interno e ogni angolo della casa era uno scenario per l’occasione. In molte case c’era un vero e proprio scenario da paura e la sera c’era il giro porta a porta dai vicini con la famosa frase “trick or treat” il nostro dolcetto-scherzetto.
C’era la ricerca del vestito per i miei figli ( e anche per me!), la parata a scuola con l’insegnante in costume che accompagnava i bambini in giro per le classi per raccolta di dolci e caramelle. Il preside che aspettava gli alunni alla porta del suo ufficio mascherato circondato dalle sue segretarie ingioiellate con collane e orecchini a forma di pipistrello o zucche.
Ricordo in prima elementare che Alessandra, mia figlia minore, il giorno di Halloween aveva il test di spelling e la fotocopia era disegnata con ragnatele e pipistrelli e le parole dettate dalla maestra erano tutte sull’argomento.
Lo so tutto questo sembra assurdo ma quando ci sei dentro ti risulta normale.
Forse è proprio per questo che non amo questo giorno e non faccio da tempo biscotti o dolcetti spaventosi. E forse è anche per questo che vi ripropongo la ricetta di questa crostata buonissima che di mostruoso ha solo la frolla stesa non troppo bene.

Ingredienti

Per la frolla
250 g di farina
125 g di zucchero
125 g di burro
1 uovo
1 pizzico di sale
per il ripieno
250 ml di latte condensato
350 g di polpa di zucca già cotta al forno
2 uova
cannella in polvere
zenzero in polvere
Preparazione

Preparare la pasta frolla, formare un panetto e metterlo in frigorifero avvolto nella pellicola.
Accendere il forno a 210° e ungere leggermente una tortiera apribile.
In una ciotola unire la polpa di zucca passata con lo schiaccia patate, il latte condensato e le uova precedentemente sbattuti. Mescolare ed insaporire a piacere con cannella e zenzero nella quantità preferita ( io ne metto un bel po’ 😉 ).
Stendere con il mattarello la frolla sulla spianatoia infarinata, fino ad ottenere un disco di circa 1/2 cm. Foderare la tortiera lasciando un bordo alto circa 3 cm tutto intorno. Coprire la frolla con la crema di zucca, ripiegare appena i bordi e infornare per 10 minuti.
Trascorso il tempo, abbassare la temperatura a 180° e continuare la cottura per altri 30 minuti.
Infine, controllare la cottura ed eventualmente cuocere altri 3-5 minuti appoggiando la tortiera sulla grata nel piano basso del forno.
Lasciare raffreddare prima di sformare e servire.

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