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» Sfincione bagherese – Ricetta Sfincione bagherese di Misya

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Setacciate le farine, unite il lievito e mescolate, aggiungete l’acqua e iniziate ad impastare.

Unite anche sale e olio e continuate a lavorare fino ad ottenere un panetto liscio e omogeneo, quindi coprite la ciotola con pellicola trasparente e lasciate lievitare per circa 2 ore (o fino al raddoppio).

Nel frattempo preparate il condimento: pelate le cipolle, tagliatele a fettine sottili, mettetele in padella antiaderente con olio e sale e cuocete a fiamma bassa finché non saranno morbide e dorate.
Lasciate intiepidire o meglio ancora raffreddare.

Quando l’impasto sarà pronto, agonfiatelo con le mani e stendetelo nella teglia unta con un po’ di olio.
Condite con il formaggio a fettine sottili, quindi aggiungete le acciughe a pezzetti, le cipolle, la mollica di pane e il formaggio grattugiato.
Condite con pepe e olio e cuocete per circa 30 minuti a 220°C in forno statico già caldo.

Lo sfincione bagherese è pronto: lasciatelo almeno intiepidire prima di servirlo.

Costoletta e milanese al cubo: Davide Oldani gioca ancora con la storia. La ricetta

Costoletta e milanese al cubo: Davide Oldani gioca ancora con la storia. La ricetta

Il suo maestro Marchesi la scompose a cubetti una ventina di anni fa, lo chef del D’O ha deciso di andare oltre: ecco la sua visione, di grande tecnica e classe. Naturalmente buonissima

«Non sono mai stato un cuoco che si agita, ma quando arrivava la comanda per una costoletta andavo in panico. E quando meno me l’aspettavo, spuntava lui dietro a controllare… Per il signor Marchesi era un grandissimo piatto: selezionava personalmente il carrè di vitello prima che spennellassi sulla carne grasso di rognone, sciolto in acqua, per una perfetta frollatura. Era un rito, emozionante se ci penso. E pretendeva venisse servita perfetta».
Davide Oldani fa capire quanto la preparazione della milanese rappresentasse (e rappresenti) tuttora un impegno serissimo e un punto di orgoglio per un cuoco, tanto più del territorio come lui. Nel suo caso c’è un motivo in più: da grandissimo allievo del Maestro non si dimentica che per lui era una magnifica ossessione. «È l’unico piatto che ho imparato da mio padre: amo moltissimo la costoletta, ma avrei voluto inventarla io»diceva ai suoi ragazzi.

Milano nel piatto

Non l’ha inventata, ma sicuramente l’ha re-inventata con la Costoletta 2000, creata nel 1991. Un gioiello marchesiano: tecnicamente lucido – la cottura su ogni lato del cubo, alto quanto l’osso, evita il distacco della crosta e sfrutta l’intero pezzo di carne – ed esteticamente gradevole. E nessuno prima di lui aveva pensato a questo piatto godibile senza coltello. Oldani, nel 2018, ha ripreso il concetto dei cubi nella Milano nel piatto. L’unione di tre classici della tradizione ambrosiana: risotto giallo, ossobuco e costoletta. Che per la cronaca è anche l’ordine delle preferenze personali del cuoco di Cornaredo. Il terzo elemento della preparazione era rappresentato dal filetto di vitello che veniva tagliato a cubi, cotto a bassa temperatura per 22-24 minuti a 75°, quindi arrostito. «Però lui impanava i cubi, io no», ricorda. «Il pangrattato entra solo alla fine, è saltato a parte, poi aggiunto sopra a ogni singolo pezzo per dare la nota croccante che s’accompagna alla grande morbidezza del filetto, ottenuta dalla cottura sottovuoto »

Intuizione geniale

Il lockdown ha portato al pensiero definitivo della versione attuale, che peraltro era nella mente oldaniana da un paio di anni. Si chiama Costoletta e milanese a cubi, fa parte del degustazione Essenza e lascia sorpresi: i cubi di vitello sono affiancati da un numero identico di dadi vuoti con la panatura mentre l’osso è diventato una mousse stampata a costoletta. La salsa versata al tavolo disegna il profilo di una costoletta intera e circonda i vari elementi. Prima di regalarvi la ricetta per quattro persone (originale e buonissima), ci piace richiamare il commento di Fiammetta Fadda sul piatto, in uno dei servizi del numero di agosto di La Cucina Italiana, diretto eccezionalmente proprio da Davide Oldani. «Il bravo cuoco è uno che sa fare (anche) i conti. Il cuoco bravissimo sa trasformare le considerazioni economiche in intuizioni geniali. Il punto era: la costola ricavata dal carrè pesa mezzo chilo, troppo per una persona. Ma divisa in due, la parte senza osso non si può considerare costoletta. Marchesi aveva risolto l’impasse facendola a cubi panati e fritti. Oldani ci ha pensato su ed è andato oltre». Dall’alto, sicuramente, Gualtiero avrà prima scosso la testa, sorridendo, e poi commentato «Bravo, ragazzo».

Costoletta e milanese a cubi

Per il filetto

Unire 300 grammi di filetto di vitello  a 100 grammi di burro chiarificato e aromatizzato al limone, rosmarino e sale. Cuocere per 50 minuti, sottovuoto a 52 gradi. Tagliarlo in cubi il più possibile regolari e arrostire.

Per l’impanatura

Impastare 200 grammi di farina con due uova intere, stendere sottile la pasta e arrotolarla su uno stampo a forma di parallepipedo. Fare essiccare e tagliarla in pezzi da 1,5 cm circa di altezza. Impanare con farina, uova, pan grattato e friggere in burro chiarificato.

Per l’osso

Unire 200 grammi di lombo di vitello a 100 grammi di midollo e sale. Cuocere a 65 gradi. Fare raffreddare, frullare, setacciare e stendere nello stampo a forma di osso.

Impiattamento

Porre i cubi e le impanature, nello stesso numero, all’interno del piatto con la costoletta sul bordo. Terminare versando del fondo di vitello profumato al limone e rosmarino. Guarnire con qualche foglio di germogli.

Pizza con il super cornicione senza glutine: la ricetta

Pizza con il super cornicione senza glutine: la ricetta

Diego Vitagliano sforna fra Napoli e Pozzuoli pizze dal cornicione pronunciato. Anche per celiaci (e sono buone). Quindi ci siamo fatti dare la sua ricetta

La pizza senza glutine la propongono oramai un po’ tutti, ma in pochi riescono davvero nell’intento di renderla all’altezza delle aspettative. Quasi impossibile se si cerca una pizza napoletana e la si vuole mangiare con il cornicione. Diego Vitagliano c’è riuscito, tanto da non farti rimpiangere quella tradizionale.
Si parte dagli scugnizzi napoletani (pasta fritta condita con pesto di basilico, rucola, scaglie di grana padano, pomodorini semi-dried), le montanarine e 11 pizze: Margherita, Marinara e poi omaggi a Nerano, alla Calabria e pizze ripiene classiche come quella con il salame o il prosciutto. L’impasto è a base di farina di riso, la preparazione avviene in un box a vista con forno e spazi dedicati, per evitare qualunque tipo di contaminazione.

Ed ecco la sua ricetta, per farla a casa.

Ingredienti per 4 pizze tonde

1 kg di farina senza glutine di riso
15 g di sale
850 g di acqua
3 g di lievito

Come topping
Pomodori pelati San Marzano
Fior di latte di Agerola
Grana padano grattugiato al momento
Basilico riccio napoletano
Olio extravergine di oliva

Procedimento

Versate la farina nella planetaria, aggiungete acqua, lievito e infine il sale. Fate lavorare per almeno 8 minuti.
Formate dei panetti da 270 g e, dopo averli incelofanati ben stretti, depositateli in frigo per 24 ore.
Passate le 24 ore, prendete e stendete ogni panetto infarinando il piano da cucina con la farina di riso. Stendete ogni pizza lasciando il bordo più spesso per un diametro di circa 30 cm.

Condimento e cottura
Condite con pomodoro San Marzano e infornate per 10 minuti in forno ben caldo alla massima potenza su una teglia di pietra refrattaria o direttamente sulla teglia del forno. Estraete la pizza e conditela con il fior di latte di Agerola tagliata a listarelle, grana padano grattugiato, le foglie di basilico riccio napoletano e un filo di olio extravergine d’oliva. Infornate per altri 10-15 minuti.

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