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La norma #LCIFoodDelivery – La Cucina Italiana

La norma #LCIFoodDelivery - La Cucina Italiana

Il meglio della tradizione italiana preparato sapientemente dagli chef di #ScuolaLCI, solo per te: è ora di assaggiare la pasta alla norma firmata La Cucina Italiana #LCIFoodDelivery

La Scuola de La Cucina Italiana arriva sulla vostra tavola con il nuovo food delivery in collaborazione con Deliveroo. La Cucina Italiana – Pronta in tavola è il primo servizio a domicilio firmato La Cucina Italiana, nato con il desiderio di valorizzare le eccellenze del territorio italiano nel pieno rispetto della tradizione e della stagionalità degli ingredienti.

#LCIFoodDelivery: Pasta alla norma

La pasta alla norma disponibile nel nostro menu è un’interpretazione di Giovanni Rota, Executive Chef di La Scuola de La Cucina Italiana, ed è pensata per preservare al meglio le caratteristiche del piatto. Gli ingredienti sono quelli tradizionali: pomodoro, melanzane, ricotta salata e maccheroni, ma la preparazione fa la differenza.

«La salsa di pomodoro è una combinazione: uniamo una salsa già pronta (la classica preparata con i pomodori pelati) e i pomodori pachino, in modo da dare due consistenze e due acidità diverse alla preparazione. Le melanzane, leggermente infarinate, vengono fritte fino a renderle dorate e croccanti e aggiunte al piatto solo all’ultimo momento.»

Il servizio di delivery di La Cucina Italiana è attivo su Milano dal lunedì al sabato, dalle 12 alle 22. Se volete provare la nostra pasta alla norma e tanti altri piatti imperdibili, basta accedere all’applicazione di delivery Deliveroo e ordinare. Le pietanze sono pensate in modo da preservarne le qualità durante il viaggio e verranno consegnate calde all’interno di un packaging sostenibile, interamente compostabile e riciclabile.

Gli spaghetti al pomodoro fresco di Vittoria Ferragamo (e non solo…)

Gli spaghetti al pomodoro fresco di Vittoria Ferragamo (e non solo...)

Gli spaghetti al pomodoro fresco di Vittoria Ferragamo, l’insalata russa di Nicola Farinetti e la schiacciata del marchese Frescobaldi: tre ricette di casa, tramandate da generazioni, raccontati da tre ospiti eccellenti, in esclusiva per voi

Che cosa celano i ricettari delle famiglie italiane? Le basi, sicuramente della nostra cucina. Segreti custoditi in generazione in generazione, di madre in figlia – o, sempre più spesso in figlio – che raccontano di noi, di momenti felici. Di convivialità e momenti speciali. Si tramandano attraverso ritagli di giornale, appunti scritti a mano, spesso oralmente, attraverso gesti ripetuti. Ne abbiamo parlato con tre interlocutori speciali che hanno aperto in esclusiva per noi l’album dei sapori. Tra tavole speciali, raduni e assaggi memorabili.

Vittoria Ferragamo

Imprenditrice e mamma, Vittoria è figlia di Ferruccio Ferragamo, Presidente della maison di moda Salvatore Ferragamo. Ha fondato nel 2012 l’Orto del Borro, un progetto, che vede la coltivazione e vendita, in Toscana, di frutta e ortaggi ottenuti col metodo biodinamico.

«Il sugo di pomodoro mi ricorda mia nonna Wanda Ferragamo e i pranzi in famiglia al Borro, con l’enorme orto voluto per la famiglia da mio padre Ferruccio, e oggi diventato una piccola impresa. A casa della nonna si mangiavano degli splendidi spaghetti con questa salsa preparata della signora Lina, la cuoca napoletana che lavorava per lei e che l’ha insegnata poi anche mia madre. Alcuni dei miei ricordi più dolci sono legati anche  alla signora Beatrice, la governante di mia nonna, a Fiesole, una donna straordinaria che mi ha aiutata ad allevare anche mio figlio Pietro, nei primi anni di vita. Da piccola, andavo da lei il pomeriggio. Mi insegnava a preparare la pasta fatta in casa. Ricordo che si lavorava su un tagliere di legno enorme, pieno di farina. Si stava insieme, si chiacchierava. A Pasqua calava dalla finestra di casa sua un cestino pieno di cose buone: era una vera gioia. Ho un debole anche per i risotti preparati col riso che mia zia coltiva in Lomellina, nella campagna lombarda. I miei preferiti? Con pere e pecorino oppure con zucchine novelle e fiori di zucchina.Adoro gli ortaggi: è una passione che ho preso da mio padre. Avevamo un orto per la famiglia che poi si è allargato agli amici e ora è una piccola impresa. Cerco di trasmettere questo amore per la genuinità anche ai miei figli, insieme al rispetto per la terra».

Spaghetti al pomodoro di nonna Wanda

Ingredienti:

500 gr spaghetti grano duro, 400 g di pomodori pelati (San Marzano), 2 spicchi di aglio2 gambi di sedano, 2 carote, 1 cipolla bianca, 3 peperoncini interi, basilico fresco, olio extravergine di oliva, sale, pepe

Procedimento:

Fate un soffritto con l’aglio, la cipolla, le carote e i gambi di sedano facendolo cuocere a fuoco lento finché appassisce. A questo punto aggiungete i pelati e dopo qualche minuto schiacciarli semplicemente con la forchetta e regolare di sale e pepe. Legate i peperoncini con spago da cucina al manico della pentola di modo che siano immersi nella salsa per la cottura. Fate cuocere il tutto a fuoco lento per 1 ora con il coperchio alzato solo da un cucchiaio di legno.

Negli ultimi 20 minuti aggiungete una grande manciata di basilico fresco, strappando le foglie con le mani, grossolanamente. Al termine della cottura passate il tutto in un passa verdura e aggiungete alla salsa gli spaghetti al dente. Amalgamate e servire ben caldi.

Nicola Farinetti: insalata russa e nostalgia di casa

Amministratore Delegato di Eataly, mercato internazionale di eccellenze italiane, fondato dal padre Oscar, racconta così la ricetta che lo riporta subito con la mente e con il cuore, a casa. «Quando ci ritroviamo in famiglia, il piatto che non manca mai in tavola è l’insalata russa di mia mamma Graziella. La ricetta le è stata insegnata da sua sorella, zia Anna, che a sua volta aveva fatto in tempo a impararla da nonna Corinna, prima che mancasse, purtroppo giovane. Oggi la mangio solo a casa, in qualche onesta osteria di Langa o da Eataly Lingotto, il primo aperto dalla nostra famiglia. È il piatto che più mi è mancato negli anni trascorsi negli Stati Uniti, quello che ho sempre cercato quando tornavo in Italia. La tradizione di casa prevede di far bollire separatamente gli ingredienti in acqua e aceto: carote, patate, piselli o fagiolini,

a seconda della stagione, che devono rimanere un po’ croccanti. La maionese va fatta con uova freschissime. ll taglio delle verdure, poi, non è un passaggio secondario: ci vogliono senso delle misure e del colore… Si serve tutto in un grande piatto di portata bianco: è il via ufficiale a un brindisi scandito da un buon Barolo».

Insalata russa di mamma Graziella

Ingredienti per 4 persone:

250 g di piselli freschi, 250 g di patate già pelate, 250 g di carote, 250 g fagiolini freschissimi, 4 uova freschissime, 250 g di olio di semi, 1 limone, aceto di vino bianco, aceto di mele, sale.

Procedimento:

Cuocete due delle uova fino a quando saranno sode, tagliatele a pezzetti e tenete da parte. Tagliate a cubetti di uguale pezzatura le verdure (circa 5 mm). Cuocetele separatamente in acqua salata e leggermente acidulata con 10 g di aceto di mele per 5-6 minuti dal bollore per piselli, carote e fagiolini, in modo che restino croccanti, 9-10 minuti per le patate. Tenete da parte e fate intiepidire.

Preparate una maionese con 2 tuorli a temperatura ambiente a cui avete aggiunto a filo metà dell’olio e qualche goccia di limone, montando contemporaneamente con una frusta finché la maionese non sarà soda. Aggiungete quindi una presa di sale fino, il restante olio e succo di limone. Completate con un cucchiaio di aceto di vino bianco o di senape. Aggiustate di sale e unite alla maionese le verdure e le uova sminuzzate. Fate riposare in frigo per almeno due ore.

Lamberto Frescobaldi «arista arrosto e schiacciata all’uva nera, simbolo delle origini»

Discendente di uno dei più antichi casati fiorentini – più di mille anni di storia – è amministratore

di Frescobaldi Wines, 1.400 ettari di vigneti in Italia. La ricetta di famiglia? Sicuramente la prepara mio suocero che cucina per hobby straordinariamente bene: si tratta dell’arista di maiale al forno con l’osso, tipica della cucina fiorentina. È un piatto della domenica da condividere con familiari, amici, congiunti. Si cuoce per due ore, ci vuole pazienza ma ne vale la pena. La preparava anche una signora che ha lavorato con noi per anni, a Nipozzano. Il trucco è cuocerla l’ultima mezz’ora nella teglia aggiungendovi le patate: fantastica! Altra ricetta delle riunioni di famiglia è la schiacciata all’uva, un dolce di antica tradizione toscana che prepariamo con l’uva nera, rustica e deliziosa».

Schiacciata all’uva

Ingredienti per 8-10 persone:

1 kg di uva nera, 250 g di farina, 100 g di zucchero, 6 g di lievito di birra fresco, olio extravergine di oliva

Procedimento:

Mescolate in una ciotola la farina con un cucchiaino di olio e 25 g di zucchero.

Sciogliete il lievito in 150 g di acqua tiepida e unite il composto alla farina. Impastate fino ad ottenere una palla compatta; coprite l’impasto con un panno umido e fatelo riposare per 1 ora e 30 minuti.

Dividete l’impasto in due e stendete due dischi di pasta di 25 cm di diametro circa. Lavate e sgranate l’uva, quindi distribuite uno strato sul fondo di una teglia (diametro 35 cm). coprite con una disco di pasta e spolverizzate con metà dello zucchero rimasto. Coprite con i restanti acini e il secondo disco di pasta. Infornate per 1 ora e 15 minuti, sfornate e fate riposare un’ora prima di servire.

Le altre storie, nello speciale dedicato alle Ricette di famiglia, nel numero di giugno 2020 de La Cucina Italiana

 

Come adottare una mucca, un ciliegio o un alveare

Come adottare una mucca, un ciliegio o un alveare

Un’idea per aiutare i contadini e ricevere formaggi, frutta e miele direttamente dai produttori

L’idea di adottare un animale o un albero a distanza non è nuova, ma iniziative del genere nascono continuamente. L’ultima in ordine di tempo arriva dalla provincia di Belluno in tempo di Covid-19: la Cooperativa Peralba Costalta di San Pietro di Cadore ha lanciato la proposta di adottare una mucca.

Come adottare una mucca (e ricevere a casa burro e formaggio)

A fronte di una quota versata per l’adozione di una mucca di Costalta (si può scegliere se farlo per un mese a 39 euro, per sei mesi a 219 o per un anno a 409 euro), si riceve in cambio un attestato di adozione con la descrizione, i dettagli anagrafici e la foto dell’animale (c’è Barbie di 6 anni, Perla di 3, Paolina di 8), e una certa quantità di burro e formaggio prodotti con il latte munto. L’iniziativa ha avuto un boom di richieste tanto che la cooperativa al momento ha dovuto sospendere le adozioni («per questo mese le mucche hanno dato tutto il latte che avevano», fanno sapere gli allevatori). La cooperativa, infatti, è una piccola realtà composta da cinque soci con una quarantina di vacche che tenta di mantenere la tradizione e la genuinità di un piccolo caseificio artigianale, e che ha pensato di farlo anche attraverso l’aiuto delle adozioni: i contributi ricevuti permettono ai contadini di alimentare le mucche al meglio e di portarle al pascolo d’estate nelle malghe della Val Visdende. La cooperativa non è l’unica realtà a proporre l’adozione di una mucca: iniziative simili esistono in Val Sugana (Trentino), in ValVestino (provincia di Brescia) e presso, per fare un altro esempio, la Fattoria Muretto di Alagna Valsesia.

Come adottare un ciliegio (o un altro albero da frutto)

Dalle mucche ai ciliegi. A Vignola, terra vocata alla produzione di ciliegie, l’azienda agricola Amidei, socia del Consorzio della Ciliegia di Vignola Igp, propone invece l’adozione di un albero. Adottando un ciliegio si ha la possibilità di visitare il frutteto ai piedi dell’appennino modenese nel momento della fioritura, si viene informati quando il frutto è maturo e  si ricevono a casa 10 kg di ciliegie con spedizioni in tutta Italia. Il costo è di 70 euro e, dicono dall’azienda, può essere una bella idea regalo, per esempio, per la nascita di un figlio, ma anche un modo per ritrovare il contatto con la natura e riscoprire il ritmo delle stagioni. È possibile anche adottare un albero da frutto biologico da agricoltori in tutta Italia attraverso Biorfarm: dopo l’adozione (possibile per un anno con un costo che varia a seconda della frutta che si vuole ricevere) si può monitorare a distanza la produzione dell’albero, scegliere se ricevere i frutti a casa o ritirarli nei campi e ordinare altra frutta dopo il primo raccolto a un prezzo scontato.

adotta un ciliegio vignola

Come adottare un alveare (ma anche un cane da tartufo)

Sono tantissime poi le iniziative che danno la possibilità di adottare un alveare (i costi vanno generalmente da 50 a 90 euro per un anno) e ricevere in cambio il miele prodotto dalle api, un modo per proteggere questi insetti, messi a rischio dai cambiamenti climatici, dai pesticidi e dai parassiti. La start up dell’agri-tech 3Bee permette di scegliere un apicoltore in tutta Italia in base al miele prodotto, monitorare la crescita dell’alveare e ricevere poi a casa il quantitativo di miele desiderato. Anche la campagna “Give Bees a Chance” di Mebee dà la possibilità di adottare per un anno un alveare, dare il nome alla regina, scegliere il colore dell’arnia, ricevere l’attestato di adozione, oltre ad aggiornamenti periodici e foto sullo stato delle api e naturalmente al miele. L’adozione di un alveare viene proposta anche, per esempio, dall’azienda agricola Belè di Missaglia (Lc), dall’azienda agricola Ronchello di Gandellino (Bg), dal progetto Made in Langhe&Roero che permette di adottare anche altre eccellenze del territorio per soddisfare tutti i gusti e aiutare chi desideriamo: si può adottare un orto, una pecora, una porzione di noccioleto, una capra, un recinto di chiocciole di Cherasco, un filare di Barbera e perfino un cane da tartufo!

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