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Ricetta Crostoni con uova alla Benedict

Ricetta Crostoni con uova alla Benedict
  • 250 g zucchine
  • 4 fette di pane casereccio
  • 4 uova
  • 3 tuorli
  • 1 cipollotto
  • 4 fette di prosciutto crudo
  • scalogno
  • maggiorana
  • erba cipollina
  • aceto di vino bianco
  • vino bianco secco
  • burro
  • burro chiarificato
  • olio extravergine di oliva
  • sale
  • pepe

Per preparare i crostoni con uova alla Benedict, lavate le zucchine e tagliatele ricavando solo la parte esterna, verde e polposa. Dividetela in bastoncini, conditeli con una presa di sale e lasciateli marinare per 1 ora. Strizzateli infine delicatamente e conditeli con un filo di olio e una macinata di pepe.
Mondate il cipollotto, tagliatelo a pezzi e cuocetelo in una padella con una piccola noce di burro e 2-3 cucchiai di acqua per 7-8 minuti, quindi tritatelo.
Fondete 100 g di burro chiarificato.
Raccogliete in una piccola casseruola 40 g di vino bianco, 50 g di aceto, 2-3 cucchiai di acqua, 5-6 grani di pepe, 2 rondelle di scalogno e un rametto di maggiorana. Fate bollire per ridurre il liquido alla metà del volume.
Montate i tuorli a bagnomaria con la riduzione di vino e aceto, finché non diventano cremosi, quindi togliete dal fuoco e mescolate energicamente unendo il burro chiarificato a filo, poco per volta; insaporite con qualche filo di erba cipollina sminuzzata e mescolate ancora, ottenendo la salsa olandese.
Cuocete le uova, una per volta, in un piccolo pentolino, in 1/2 litro di acqua lievemente bollente e acidulata con 1 cucchiaio di aceto per 2-3 minuti, avendo cura che l‘uovo sia completamente immerso. Scolate via via le uova su carta da cucina e tenetele in caldo.
Distribuite le zucchine sulle fette di pane leggermente tostate in padella, coprite con una fetta di prosciutto, quindi adagiatevi sopra le uova; completate con la salsa e servite.

» Mikado fatti in casa

Misya.info

Innanzitutto setacciate farina, amido e bicarbonato in una ciotola, aggiungete zucchero, burro e latte al centro e amalgamate fino ad ottenere un panetto liscio e morbido.
Avvolgete l’impasto in pellicola trasparente e fatelo riposare in frigo per almeno 1 ora.

Riprendete quindi il panetto e stendetelo in una sfoglia molto sottile, da cui dovete ricavare un quadratilatero lungo 12-15 cm.

Tagliate quindi delle striscette sottili, larghe circa 0,5 cm, quindi rollate le striscette tra le mani (o tra mani e piano di lavoro) per ottenere dei bastoncini tondeggianti.
Posizionate i bastoncini sulla teglia rivestita di carta forno e cuocete per 10-12 minuti in forno statico preriscaldato a 180°C.

Sfornate i bastoncini e fateli raffreddare, quindi sciogliete il cioccolato in microonde o a bagnomaria, in un recipiente stretto e lungo, e intingeteci dentro i bastoncini per almeno 2/3 della lunghezza.
Poggiateli su un vassoio rivestito di carta forno e lasciate solidificare per 1 oretta in frigorifero.

I mikado fatti in casa sono pronti, non vi resta che gustarveli!

La biblioteca del lievito madre esiste davvero e si trova in Belgio

La biblioteca del lievito madre esiste davvero e si trova in Belgio

Sono oltre 125 gli esemplari provenienti da tutto il mondo conservati negli spazi del Center for Bread Flavour di Puratos. Ecco come visitarli anche in modo virtuale

Non soltanto cinema, scienze e arte contemporanea: anche sua maestà il lievito madre – per qualcuno sfida, per altri compagno fedele di questa lunga quarantena – può vantare un suo personalissimo museo. O meglio, una sorta di biblioteca, a tratti simile a una banca, realizzata e gestita da Puratos, azienda internazionale attiva nel settore della panificazione, della pasticceria e del cioccolato: lo spazio in questione sorge all’interno del Center for Bread Flavour di Sankt Vith, cittadina belga di 9mila abitanti sul confine con la Germania, e raccoglie oltre 125 tipologie di lieviti madre provenienti da 25 Paesi del mondo.

Foto: Puratos.

La biblioteca del lievito madre

Tutto ha inizio nel 2013, quando Puratos viene contattata da un panettiere siriano che chiede una sorta di “asilo politico” per il suo amato lievito madre: i suoi figli, eredi dell’attività familiare specializzata in biscotti di farina di ceci, hanno deciso di sostituirlo con un meno impegnativo lievito industriale, ma lui vuole comunque lasciare al mondo una traccia tangibile del suo prezioso alleato di panificazione. È qui che entra in scena Karl De Smedt, vero e proprio guru dell’argomento, che decide di avviare il progetto della Biblioteca del Lievito Madre. «Viaggiando per il mondo, Karl De Smedt aveva potuto già scoprire quanto i lieviti madre delle diverse aree geografiche fossero diversi tra loro», ci racconta Laura Cafasso, digital marketing & communication specialist di Puratos Italia. «Da qui la decisione di lanciare sul web l’iniziativa Quest for Sourdough: attraverso questo portale ogni panificatore avrebbe avuto la possibilità di candidare il proprio lievito madre per un posto stabile nell’archivio che Puratos stava costruendo in Belgio. Un qualcosa di molto simile alla Banca dei Semi delle Svalbard, in Norvegia, dove gli esemplari più preziosi di semenze vengono custoditi per essere protetti e tramandati alle generazioni future».
Le candidature avanzate attraverso la piattaforma web sono state così vagliate da De Smedt e dagli esperti dell’azienda: ogni lievito madre selezionato, perché giudicato come distintivo di una produzione degna di riconoscimento, è stato così prelevato attraverso uno speciale kit, analizzato a dovere e dunque inserito all’interno della biblioteca, con tanto di numero di riconoscimento e cerimonia di ingresso. Ad oggi, tutti i lieviti naturali presenti nel complesso di Sankt Vith sono mantenuti in condizioni ottimali in frigoriferi a 4°C, e vengono rinfrescati regolarmente con la farina originale con cui sono stati prodotti, per ricreare le condizioni originali del panificio. Senza alcuna alterazione rispetto alla loro versione originaria.

Foto: Puratos.

Le storie dentro il lievito

Il primissimo lievito madre a fare il proprio ingresso nella biblioteca belga è stato un esemplare italiano. Pugliese, per la precisione, utilizzato per la preparazione del celeberrimo pane di Altamura e alimentato con farina di grano duro. Ma le storie racchiuse nei frigoriferi di Sankt Vith sono davvero le più disparate, come racconta anche il New York Times: c’è il numero 100, giapponese, prodotto a partire dal sakè di riso; o il numero 72, messicano, costantemente alimentato con un mix a base di uova, lime e birra. Ma troviamo anche un originalissimo lievito madre canadese, il 106, in arrivo direttamente dalla fine dell’Ottocento e dalle storie di quei cercatori d’oro che giravano il continente nordamericano armati solo di speranza e di qualche provvista di sussistenza. Insomma, gli esemplari conservati nella Biblioteca del Lievito Madre di Puratos si presentano a tutti gli effetti come un album in barattoli a cavallo tra storia e tradizioni. «Il nostro spazio può ovviamente essere visitato di persona, contattando l’azienda e concordando il proprio appuntamento, ma in questo momento, a causa dell’emergenza sanitaria, è tutto rimandato», prosegue Laura Cafasso. «Per tutti gli appassionati che in queste settimane volessero approfondire le proprie conoscenze, però, è disponibile una visita virtuale molto dettagliata, con numerose testimonianze e svariati contributi video». Un modo prezioso, insomma, per ampliare le abilità apprese durante questa quarantena trascorsa tra forni e fornelli, che ci ha visti tutti quanti – almeno una volta – indossare orgogliosamente il grembiule del panificatore.

Foto: Puratos.

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