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chi sono i pizzaioli Beppe e Lello | La Cucina Italiana

chi sono i pizzaioli Beppe e Lello
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Come ogni anno, dal 2008, al festival di Sanremo 2023 si riaprono le porte di Casa Sanremo, uno spazio dedicato all’accoglienza e al buon cibo e nato per affiancare il celebre festival in cui fare incontrare artisti, giornalisti, pubblico e sponsor. Negli ultimi anni è divenuta cuore pulsante della manifestazione, che quest’anno – giunta alla 73° edizione – si svolgerà da martedì 7 a sabato 11 febbraio sempre all’insegna del cibo italiano ma anche della pizza. Tanta pizza, a tal punto che sono stati precettati 40 pizzaioli chiamati ad alternarsi al lavoro nell’arena del gusto. Tra questi ne abbiamo individuati due che hanno provenienze diverse, o meglio, esattamente agli antipodi. Il più settentrionale e il più meridionale dei pizzaioli presenti a Casa Sanremo. Il primo è Raffaele Di Stasio, già Campione italiano assoluto del Master Pizza Champion 2021, che torna per la seconda volta a Casa Sanremo come pizzaiolo ufficiale. Il titolare della pizzeria Verace Assaje di Lissone, in provincia di Monza-Brianza, è, infatti, stato riconfermato nella cucina della prestigiosa kermesse canora per aver dimostrato le giuste capacità richieste in occasioni come queste. Il secondo è Giuseppe Savarino, del Feeling di Rosolino, paese nel siracusano, alla sua prima esperienza sanremese.

Lello, il pizzaiolo più a Nord d’Italia

«Avendo vinto diverse competizioni, mi chiamano spesso, ma devo dire che mi piace partecipare a Sanremo, perché conosco e mi confronto con pizzaioli provenienti da tutta Italia», spiega Raffaele Di Stasio, detto Lello, 32 anni, adottivo brianzolo ma campano di nascita. «Tutti noi pizzaioli saremo suddivisi in squadre e cucineremo le nostre pizze in turni da 3/4 ore, si annuncia un’edizione molto più libera grazie al rientro dell’emergenza da Covid. Io dovrei essere responsabile della gestione degli impasti», spiega Lello. Tra le star a cui vorrebbe far mangiare la sua pizza ci sono Fedez e la Ferragni, co-conduttrice con Amadeus di questa edizione per la prima e l’ultima serata di Sanremo. «Vogliamo tutti invogliarla ad assaggiare le nostre pizze! Anche se quella che piace a me e su cui sto puntando negli ultimi sei mesi è la “fritta contemporanea”, che si presenta diversa dalla classica fritta, perché gourmet, vuota dentro e gustosa fuori, meno pensate. Come la Pizza Fritta contemporanea crunch ripiena di doppio concentrato di pomodori, ricotta di fuscella, pepe di penja. O quella ripiena di ragù napoletano, polpette di manzo home made, fonduta di ricotta salata e pecorino romano. «Non posso proporla a Sanremo perché non ci sono friggitrici ma per me la tradizione va rispettata ma con personalità, perché noi pizzaioli dobbiamo essere innovativi oltre che conoscere bene la materia prima che lavoriamo». Ma la pizza che deidcherebbe a un artista di Sanremo resta sempre la Margherita. Non conosco molto i cantanti presenti, però mi piacciono Gianni Morandi e Iva Zanicchi, che l’anno scorso mi ha fatto anche una dedica molto carina: «Non mangiate la pizza da lui!».

Beppe, il pizzaiolo più a Sud d’Italia

Per par condicio, alle corte di Casa Sanremo 2023 ci sarà anche il pizzaiolo rosolinese, nel siracusano, Giuseppe Savarino, 36 anni. Già titolare del locale Pianeta Pizza, da qualche mese si è cimentato nella nuova apertura di Feeling Dinner Club, disco pub sempre con la pizza come punto di forza. La sua è leggera e gustosa, proviene da anni e anni di esperienza, tramandata in famiglia e soprattutto dallo zio, il suo maestro, Vitaliano Fronterrè. Beppe, per gli amici, è il pizzaiolo più a sud d’Italia, «il più vicino all’Equatore, perché abito quasi nell’ultimo paese della Sicilia». Questo mestiere lo accompagna da quando è nato, per cui, «quando ho visto che qualche collega siciliano negli anni scorsi aveva partecipato, ho mandato la domanda ed è stata accettata». Beppe ha tante idee, «la nostra forza è la nostra fantasia», e ogni giorno dice di inventarsi qualcosa di nuovo. «Se mi danno la possibilità, a Sanremo porterò la migliore che verrà fuori da alcune pizze che stiamo provando. Ne ho un paio di valide, ma è necessario che accontentino i vari palati. Certo, io sono sempre e comunque per la Margherita, per conoscere il gusto della pizza e le sue sfumature è l’unica pizza possibile». Anche Beppe non ascolta molta musica italiana, ma c’è un gruppo che gli è sempre piaciuto e che attende con trepidazione: «Sono un vero fan dei Pooh, una canzone delle mie preferite è Uomini soli, non vedo l’ora che salgano sul palco». (La prima serata la band si esibirà per una reunion assieme anche a Riccardo Fogli, in un tributo a Stefano D’Orazio, storico batterista della formazione morto nel novembre 2020, ndr). «Magari passano a Casa Sanremo e sarà un onore per me fargli mangiare la mia pizza!».

L’acqua di cottura dei carciofi: un riciclo per il benessere

La Cucina Italiana

Nella cucina del riciclo, l’acqua di cottura dei carciofi è preziosa. 
Romano, campano, sardo, alla giudia, lesso, fritto, crudo, tra varietà e ricette possibili il carciofo è il fiore dell’inverno. Verde, sodo e prelibato, aiuta il nostro organismo con le sue proprietà depurative.

Lo “spazzino” carciofo

Il carciofo è un ortaggio “spazzino” perché stimola contemporaneamente le funzioni renali, epatiche e intestinali. Grazie alla cinarina (presente soprattutto nelle foglie), principio attivo che stimola la secrezione della bile e la diuresi. Purifica il sangue, soprattutto abbassando il colesterolo cattivo, ed è responsabile dello smaltimento delle tossine. Particolarmente indicato per chi soffre di disturbi gastrointestinali. Ma tutte queste proprietà possono in parte diminuire con la cottura dell’ortaggio. Ecco allora la soluzione: mai buttar via l’acqua di cottura dei carciofi.

Come usare l’acqua di cottura dei carciofi

Non dovreste mai buttare l’acqua di cottura poiché contiene tutti i principi attivi del vegetale. Questo liquido è molto ricco di sali minerali e si può bere a digiuno o utilizzare per rendere più gustose le vostre preparazioni. Può essere la base per una minestra di verdure, poiché garantisce un maggiore apporto di fibre. Oppure diventare il brodo per cuocere un risotto ai carciofi. Sebbene il gusto dell’acqua dei carciofi risulti molto amaro è il vero toccasana contro la debolezza determinata dai cambiamenti climatici dell’inverno. Con le foglie in infusione si può realizzare anche una tisana. Vediamo come renderla gustosa.

Una tisana depurativa ai carciofi

Che sarà mai quel gusto amaro rispetto ai tanti benefici? Una tisana ai carciofi è indicata per eliminare le tossine, sgonfiare la pancia e riattivare la circolazione sanguigna. Si può realizzare con le foglie esterne dei carciofi lasciandole in infusione per alcuni minuti. In questo caso il sapore risulta davvero amaro. Ma esistono alcuni piccoli segreti per rendere gradevole la vostra tisana. Per esempio aggiungere alcuni semini di finocchio, che tra l’altro hanno proprietà digestive, oppure in alternativa una radice di liquirizia, foglie di menta e di melissa. Dopo un’infusione di circa 15 minuti dovrete procedere al filtraggio. La tisana si può bere calda o nel corso della giornata. Due tazze al giorno, lontano dai pasti, aiutano ad eliminare ogni scoria dal nostro organismo.

Ricerche frequenti:

I libri da leggere di Goloso chi legge | La Cucina Italiana

I libri da leggere di Goloso chi legge
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I libri da leggere nel nuovo anno fanno parte, alcune volte, di quel piccolo gruzzoletto di buoni propositi che ciascuno di noi fa, spinto da un sano e contagioso entusiasmo. Dedicare più tempo per se stessi, dare più attenzione alle cose che si fanno, aggiungere più cura nella scelta dei cibi e nelle preparazioni in cucina, incanalare la propria attenzione e le proprie energie verso il prossimo… Tutte idee che vanno a braccetto con i libri che vi suggeriamo di leggere a gennaio. Eccoli per voi: un arcobaleno di colori e sapori del mondo del riso in una raccolta fotografica, un quaderno con tante ricette che privilegiano e mettono in risalto le qualità del mondo dei vegetali (per provare ad abbandonare, seppur solo temporaneamente, quello animale), un romanzo farcito delle preparazioni regionali più affettuose e più ricche di storia e un libro per bambini con la pizza imbattibile e «stratopica» di Geronimo Stilton. Infine la riedizione di un saggio che mette in discussione molte delle nostre scelte, da leggere perché per fare bisogna conoscere.

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