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Saltimbocca alla romana, la ricetta di Armando al Pantheon

La Cucina Italiana

Secondo lo chef il punto critico nella preparazione dei saltimbocca sta nello scegliere il momento in cui si toglie la carne dal fuoco. Anche perché non tutti amano la stessa cottura: qualcuno vuole la carne molto tirata, quasi bruciata, altri invece la preferiscono cremosa. Nella ricetta classica la farina non è tra gli ingredienti, ma Armando, il padre di Claudio, la usava. Il segreto di oggi? Un goccino d’acqua, che crea una cremosità esagerata. Chiudiamo con una massima: più saltimbocca fai in padella, più vengono buoni. Parola di chef. 

Saltimbocca alla romana, la ricetta originale

Ingredienti per 4 persone

8 fettine di vitello magro
8 fettine di prosciutto dolce
8 foglie di salvia fresca
1/2 bicchiere di vino bianco 
burro, olio e sale q.b.

Preparazione

Mettere in padella una noce di burro chiarificato (vi abbiamo spiegato qui cos’è e come si prepara) E fatela andare in padella a fuoco lento. Quando sarà quasi completamente sciolto, aggiungete un giro d’olio. 

A questo punto tocca alla carne. Servono 8 fettine (due a testa) di vitello magre e senza nervature, idealmente di noce o di girello, preparate direttamente dal vostro macellaio di fiducia, per un peso di circa 90 grammi l’una. Sopra le fettine vanno adagiate altrettante fette di prosciutto crudo dolce e foglie di salvia abbastanza grandi affinché si senta il sapore. Il prosciutto e la salvia vengono agganciate alla fetta di carne grazie al riconoscibile stecchino. 

Dunque quando olio e burro cominciano a sfrigolare, potete mettere i saltimbocca nella padella, fateli cuocere per un paio di minuti, girateli, aspettate un altro paio di minuti e poi rigirateli sul lato della salvia. Quando saranno rosolati, potete annaffiare con il vino bianco. Attendete che sfumi il vino, quando si sarà formata una bella cremina, potete servirli. Toglieteli dal fuoco e impiattatene due per ogni commensale. 

Ricerche frequenti:

Taralli pugliesi: come usarli in cucina in 10 ricette

Taralli pugliesi: come usarli in cucina in 10 ricette

I taralli pugliesi rientrano nei cibi più amati della Puglia, grazie alla loro friabilità e al sapore inconfondibile, che si abbina alla perfezione con una miriade di prodotti. Consumare i taralli come spuntino è estremamente comune, grazie alla dimensione ridotta e al sapore squisito anche senza l’aggiunta di altri ingredienti come i salumi. Oltre al consumo dei taralli pugliesi così come sono, le briciole possono essere un’ottima alternativa al pangrattato, per confezionare delle ricette uniche e divertenti. 

Che cosa sono i taralli pugliesi? 

Da sempre un sostituto del pane, le prime origini delle ricette dei taralli pugliesi risalgono al 1400, un periodo di grandissima carestia per la Puglia. Gli ingredienti delle prime ricette non erano molto diversi da quelli che si utilizzano oggi, ma con il passare degli anni la ricetta ha subito delle modifiche e delle migliorie con l’aggiunta del passaggio di bollitura – prima del forno – per rendere i taralli pugliesi ancora più croccanti. 

Come le origini di molti formati di pane, i taralli pugliesi nascono come preparazioni casalinghe e solo negli ultimi 70 anni vengono venduti in panetteria e prodotti a livello industriale. Tradizionalmente, in Puglia i taralli si trovano in versione semplice, senza spezie, e con i semi di finocchio, che aggiungono una punta di sapore molto gradevole. I taralli accompagnano praticamente ogni pasto, e storicamente anche le prime colazioni dei contadini, che usavano inzuppare i taralli raffermi, o scaldatelli, nel latte tiepido. 

I taralli pugliesi come alternativa al pangrattato 

L’usanza di unire il pangrattato a delle pietanze, per una serie di motivi, ha origini molto antiche, soprattutto perché si tratta di un modo semplice ed efficace di riciclare il pane raffermo. Gli utilizzi più comuni del pangrattato sono di impanare (come ad esempio nei bocconcini di pollo), gratinare (come il baccalà gratinato), addensare salse oppure come ingrediente di un condimento, come accade spesso nella pasta della tradizione siciliana, ad esempio la pasta con le sarde.  

I taralli pugliesi sbriciolati sono un’ottima alternativa al pangrattato, e ottenere le briciole è semplice e indolore (visto che non serve adoperare una grattugia). Pestando gli avanzi di taralli raffermi in modo grossolano si può ottenere una panatura per il pollo, oppure usare la polvere per condire delle melanzane perline. Per polverizzare o sbriciolare i taralli pugliesi basta avere a portata di mano un pestello oppure un frullatore

10 ricette con i taralli pugliesi

Coniglio alla ligure: la ricetta tradizionale

Coniglio alla ligure: la ricetta tradizionale

Il coniglio alla ligure, secondo piatto diffuso in Liguria ma sono solo, è una pietanza saporita che si può cucinare a casa avendo l’accortezza di scegliere ingredienti di qualità. 

Quella del coniglio è una tra le carni protagoniste dei secondi o “piatti di mezzo” in Liguria che insieme alla carne di pollo e di agnello viene proposta in tantissimi modi, uno più goloso dell’altro. 

Nella Riviera Ligure di Ponente (cioè la zona che da Genova porta sino alla frontiera Francese) esistono svariate ricette tipiche per cucinare il coniglio. Simili tra loro, con qualche lieve variante da zona a zona, queste ricette appartengono alla cucina popolare, quindi si tratta di piatti semplici e sostanziosi realizzati con ingredienti locali facili da reperire. 

Coniglio alla ligure: la ricetta tipica 

La ricetta tipica del coniglio alla ligure prevede la presenza di maggiorana, olive taggiasche e pinoli ingredienti comuni a molte ricette tradizionali di questa regione. Se amate anche le interiora potete aggiungere nella casseruola anche reni e fegato che renderanno il piatto più gustoso.

Ingredienti per 4 persone 

1 coniglio a pezzi (circa 1,2 kg)
250 ml di brodo di carne
100 g di olive liguri in salamoia
2 cucchiai di pinoli 
2 spicchi di aglio
1 bicchiere di vino rosso (tipo Barbera)
1 rametto di maggiorana 
1 bicchiere di olio extra vergine di oliva
sale qb
pepe nero qb

Procedimento

Pulite bene i pezzi del coniglio, eliminate eventuali parti grasse e ossicini prodotti dal taglio. Lavate la carne sotto acqua corrente, scolatela e lasciatela asciugare. Trasferite i pezzi di coniglio in una capiente casseruola antiaderente, coprite e fateli rosolare su fiamma dolce per almeno 5 minuti per far si che fuoriesca tutta l’acqua contenuta nelle carni (questo passaggio serve per togliere il caratteristico odore di selvatico tipico di questa carne). Scolate bene la carne.
Nel frattempo sbucciate gli spicchi di aglio, eliminate l’anima interna e tritateli con le foglioline di maggiorana. In una casseruola versate l’olio e aggiungete il trito di aglio e maggiorana. 
Fate soffriggere e aggiungete i pezzi di coniglio. Quando risulteranno ben rosolati sfumate con il vino rosso e lasciate evaporare. Salate, pepate, bagnate con il brodo caldo e fate cuocere coperto su fiamma bassa per almeno 30 minuti aggiungendo a metà cottura le olive e i pinoli. Servite il coniglio alla ligure ben caldo e accompagnatelo con un contorno di patate al forno. 

Scorrete le immagini per consigli e varianti per cucinare il coniglio alla ligure

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