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Melanzane, vai con il ripieno! 10 ricette per sbizzarrirsi

Melanzane, vai con il ripieno! 10 ricette per sbizzarrirsi

Avete mai pensato che le melanzane possono essere un ottimo e gustoso contenitore? Dalla carne al formaggio, dai cereali alle altre verdure, ecco 10 idee per riempirle

Fritte, grigliate, al forno, in padella o alla brace. Le melanzane sono ortaggi molto versatili con i quali si possono preparare tantissime ricette di antipasti, primi, secondi e contorni. E visto che in questa stagione sono tornate nei banchi del mercato le più buone, vi diamo qualche idea per cucinarle ripiene in piatti originali da presentare agli amici o da portare a lavoro, perché anche fredde sono squisite.

Come cuocere le melanzane in forno

Prima di riempire le melanzane con gli altri ingredienti dovete ammorbidirle e scavarle. Quindi tagliatele a metà nel senso della lunghezza dopo averle lavate e asciugate e incidete la polpa senza tagliare la base. In alternativa potete avvolgerle nella carta stagnola intere dopo averle bucherellate all’esterno con una forchetta. Una volta cotte in forno a 200° per 25 minuti circa, eliminate la polpa e svuotatele delicatamente.

ricette-melanzane-ripiene

Cosa si fa con la polpa?

La polpa viene in genere riutilizzata per la preparazione del ripieno e quindi ripassata in padella con altre verdure o con la carne macinata, con il formaggio o con i cereali. Ma con la polpa si può anche preparare un’ottima salsa mediorientale che si chiama babaganoush. Ecco la ricetta.

Ricetta del babaganoush

Frullate la polpa della melanzana cotta in forno con un cucchiaio di tahina (crema di sesamo), del succo di limone, uno spicchio di aglio tritato, olio extravergine di oliva, sale, pepe e menta fresca.
Completate tutto con un pizzico di paprika e servite con verdure crude o con crostini oppure con le polpette di ceci (falafel) all’interno di una pitta o di un panino arabo caldo.

Quali melanzane possono essere riempite?

Per fare le melanzane ripiene, noi vi suggeriamo quelle ovali scure e quelle rotonde chiare. Le prime se amate un gusto più deciso, le seconde per ricette delicate. Sceglietele sempre sode e con la buccia omogenea nella forma e nel colore.
E se dovessero essere amare? Nessun problema, la cottura in forno le addolcisce.

Melanzane ripiene semplicissime

Volete provare una ricetta davvero molto semplice con le melanzane ripiene?
Per prima cosa incidete la polpa e poi mettete all’interno dei tagli della feta, dei pomodorini e dei pezzettini di aglio.
Condite con olio, origano e sale e cuocete in forno a 200° per 35 minuti circa. 

Melanzane al pomodoro

Altra ricetta facilissima per preparare delle melanzane ripiene con ingredienti mediterranei.
Cuocetele in forno tagliate a metà, eliminate la polpa e mescolatela con pomodorini o sugo di pomodoro semplice, mozzarella a cubetti, parmigiano, capperi, olive nere, origano e basilico.
Spolverizzate con del parmigiano e ripassate tutto in forno a 200° per 10 minuti in funzione grill.

Idee di ripieni

Vi abbiamo detto che la polpa è un elemento importante che serve ad amalgamare tutto il resto. Potete mescolarla con del riso, farro, quinoa o altri cereali, oppure con la pasta se preferite presentare questa ricetta come un primo.
Per un piatto vegetariano o vegano potete aggiungere altre verdure saltate in padella e del tofu per una parte proteica.
Gli amanti della parmigiana possono ricrearla all’interno della melanzana friggendo la polpa e poi mescolandola con il sugo di pomodoro, la mozzarella e il parmigiano, un po’ come nella ricetta che vi abbiamo proposto.
I super golosi, infine, possono preparare un ripieno con la carne macinata.

10 ricette per le melanzane ripiene

Se vi abbiamo ingolosito e siete già corsi a comprare le melanzane, non vi resta che scorrere la nostra gallery per scoprire 10 idee super sfiziose da provare.

Anna in Casa: ricette e non solo: Gnocchi di barbabietole e ricotta

Anna in Casa: ricette e non solo: Gnocchi di barbabietole e ricotta

Mi piace ascoltare la musica e guardare la televisione e più invecchio, più mi rendo conto che mi fanno entrambe compagnia. Scelgo cosa ascoltare o guardare in base a quello che devo fare e al mio umore.

Se ho voglia di compagnia mentre pulisco, faccio la doccia o mi asciugo i capelli, ogni tanto ascolto la musica e se sono da sola la ascolto a tutto volume.

Se devo stirare scelgo qualcosa di poco impegnativo e che magari mi faccia sorridere: per ora mi distrae “Jane The Virgin”, parodia di una serie televisiva sud americana, tanto assurda quanto divertente. 

La sera, se non ho voglia di lavorare all’uncinetto o leggere, guardo ciò che ho registrato su Sky o navigo su Raiplay. Ultimamente mi sto mettendo in pari con Il Paradiso Delle Signore, sceneggiato che racconta la moda e la vita nella Milano degli anni sessanta.

La settimana scorsa invece, mentre preparavo questi gnocchi, ho finito di vedere la terza stagione di The Crown, la serie che racconta la vita di Elisabetta II dagli anni quaranta in poi. 

Ingredienti

250 g di barbabietole già cotte

250 ricotta

100 g di formaggio grana grattugiato

300 g circa di farina 00

sale q.b.

per condire

burro

foglie di salvia

Procedimento

Tagliare le barbabietole a pezzi,

versarle nel bicchiere del mixer e

 

frullarle fino a ridurle in crema.

Aggiungere la ricotta e frullare ancora.

Versare il composto in una ciotola,

aggiungere il formaggio grana grattugiato,

il sale 

 

e poca alla volta

la farina (potrebbe non essere necessario utilizzarla tutta),

fino ad avere un composto 

ben amalgamato e omogeneo della stessa

consistenza dei gnocchi di patate.

Prelevare un po’ di impasto per volta

e formare dei rotolini

da cui ricavare gli gnocchi.

adagiare gli gnocchi formati su una teglia 

foderata con carta forno leggermente infarinata.

In una pentola portare a bollore dell’acqua e salarla.

Pochi per volta tuffare gli gnocchi nell’acqua che sobbolle.

Intanto che cuociono gli gnocchi,

in una padella sciogliere del burro.

Con una schiumarola scolare 

quelli che man mano vengono a galla 

e versarli direttamente nella padella.

A piacere aggiungere del burro fresco.

Cospargere con del grana grattugiato,

unire le foglie di salvia e

far saltare gli gnocchi nella padella stessa.

Gli sgabei della Lunigiana – La Cucina Italiana

Gli sgabei della Lunigiana - La Cucina Italiana

Un fritto speciale tipico della Lunigiana che si può gustare anche a Milano. Con la ricetta originale

Chissà se quest’estate potremo andare in Lunigiana a mangiare gli sgabei. In caso non fosse possibile, vi raccontiamo prima che cosa sono e poi dove trovarli anche a Milano, insieme ad altri prodotti di questa terra magica, come i panigacci o i testaroli al pesto. Stiamo parlando di Testami, primo e unico locale di cucina lunigiana in città, aperto nel 2017, ma nato in realtà molto prima, da una storia d’amore.

Testami e l’amore per la Lunigiana

Della Lunigiana non ci si può non innamorare. È una terra di passaggio, accessibile solo in apparenza, poiché si svela solo a chi si dà la pena di lasciare l’asfalto e inoltrarsi qualche chilometro per le sue strade secondarie, quelle di breccia e terra battuta che portano in luoghi come i castagni di Camporaghena, o verso Zeri con i suoi agnelli e le sue patate, oppure intorno a Bagnone, alla scoperta della cipolla di Treschietto; o ancora a Fivizzano, tra i boschi in direzione del Passo del Cerreto. Ed è proprio qui che anni fa due venditori di tessuti, Piergiulia e Andrea Vitolo, milanesi doc, si innamorarono della Lunigiana e decisero di prendervi casa. Pur continuando a vivere a Milano, passavano le loro estati qui, trasmettendo l’amore per questa terra anche ai loro figli Marco e Simona. La Lunigiana divenne così la loro terra di appartenenza di cuore, tant’è che nel 2005 i due fratelli aprirono un locale proprio nel centro di Fivizzano: la paninoteca Brera. In seguito è stato più forte il desiderio di portare un po’ di Lunigiana a Milano, di far conoscere quel territorio ancora poco noto anche nella grande città, quella Toscana così fuori dall’iconografia più classica. L’idea iniziale era un food truck di soli sgabei, poi nel 2017 Marco aprì Testami, un piccolo bistrot con cucina e vendita di anche altri prodotti (e vini) della Lunigiana. Da gennaio in cucina c’è Dario Tonghini, originario di Piacenza, che dopo varie esperienze (tra cui anche quella da Carlo e Camilla), ha iniziato ad abbracciare la causa della Lunigiana. E a friggere gli sgabei alla perfezione.

Quell’infinito mondo delle paste lievitate fritte

Il mondo della paste lievitate fritte è tanto vario quanto antico. Sono secoli, infatti, che l’uomo frigge un impasto tanto semplice, a base di acqua, farina e lievito, per poi mangiarlo da solo o accompagnato da altri ingredienti. In apparenza gli sgabei potrebbero ricordare i più noti gnocchi fritti della confinante Emilia, o le crescentine bolognesi o, ancora, la panzanella di alcune zone della Toscana (dove non indica la preparazione sempre toscana a base di pane e pomodoro); così come la pizz’onta in Abruzzo e Marche, o a Napoli e Caserta, dove c’è un universo di paste fritte: dalle paste cresciute alle zeppole con le alghe, spesso regalate per strada, fino alle montanare con pomodoro e basilico, alle pizzelle senza lievito o agli angioletti più lunghi che si trovano sia dolci che con pomodorini e rucola. Non da meno il mondo arabo, come ad esempio in Tunisia, dove è frequente imbattersi in friggitori seriali di paste come la ftira. Ma non solo nel Mediterraneo: la pasta fritta è emigrata anche in Sud America, soprattutto in Uruguay e Argentina, dove si trova la torta frita, consumata più dolce con una spolverata di zucchero, o con il Dulce de Leche. Eppure, c’è qualcosa che rende gli sgabei unici e diversi da tutte le altre paste fritte.

Gli sgabei

Il nome deriva dal latino skabellum, che indica sia lo sgabello che la scarpa, probabilmente per la forma. Gli sgabei, infatti, hanno sempre una forma e una dimensione ben precisa che li distingue: 15 centimentri di lunghezza e 5 di larghezza. Inoltre, a differenza ad esempio dello gnocco fritto, la pasta all’interno rimane vuota: «non è facile, dice Marco, a volte non riesce nemmeno a noi!» Per questo sono fondamentali lo spessore e la lievitazione, di almeno 3 o 4 ore. A tal proposito Marco ha fatto una vera e propria ricerca antropologica, andando a chiedere trucchi e segreti alle signore che ancora lo preparano come una volta. Ma la risposta è stata quasi sempre la stessa: “a occhio, Marco, si fa tutto a occhio!». Il loro segreto, infatti, sta tutto nella manualità trasmessa da generazioni, dai tempi in cui le donne li preparavano come pranzo per i loro uomini che lavoravano nei campi, con la pasta avanzata dalla produzione del pane, poi fritta nello strutto. Oggi non si friggono più nello strutto per ovvie ragioni di salute, ma in realtà non è cambiato molto: gli sgabei si trovano ancora in tutta la Lunigiana, preparati soprattutto dalle signore in occasione di sagre e feste di paese, in particolare a Sarzana e dintorni, dove si mangiano come un panino, che fa da piatto unico. Nei ristoranti, invece, si trovano più come antipasti, in abbinamento ad altri prodotti; l’importante è che sempre di prodotti della Lunigiana si tratti, così sarà l’occasione per provare altre delizie di questa terra. Per Marco «la morte sua è con la salsiccia cruda, lo sgabeo che vendiamo di più», ma anche con formaggi e altri salumi quali pancetta, lardo locale, fatto con sale di Cervia (e non quello della vicina Colonnata). Ma il mare non è affatto lontano, per cui gli sgabei si trovano anche con le acciughe. Per i più golosi, invece, non manca l’abbinamento dolce con miele o cioccolato. Infine, se di abbinamenti si parla, immancabile è un calice di vino autoctono, come il Pollera. Ecco, questa è la Lunigiana di Testami, anche a domicilio.

Ricerche frequenti:

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