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Cucina sostenibile: il World Ocean Day e la stagionalità della pesca

La Cucina Italiana

Il tonno rosso dell’Atlantico orientale e del Mediterraneo, che dal 2009 non viene più servito nei ristoranti dell’associazione Relais & Châteaux, viene pescato quando gli esemplari adulti si riuniscono in banchi in aree più accessibili alla pesca, perciò la “stagione” in cui è disponibile sul mercato coincide con il periodo di migrazione verso il Mediterraneo e di deposizione delle uova. Proprio per questo ad oggi la pesca di questa tipologia di tonno è severamente regolamentata

Un’altra specie a rischio estinzione è l’anguilla europea (anguilla anguilla), pertanto il suo consumo dovrebbe essere assolutamente evitato. La situazione critica è dovuta a pesca eccessiva e illegale, alla distruzione degli habitat (costruzione di dighe, inquinamento, ecc.) e ai cambiamenti climatici. 

Le specie provenienti da acquacoltura, come trote, spigole, branzini e orate, possono essere consumate tutto l’anno. Tuttavia in questo caso è necessario verificare le condizioni dell’allevamento che per essere sostenibile deve essere praticato in gabbie in mare in ampi volumi senza il rischio di sovrappopolamento, non deve prevedere l’utilizzo di antibiotici. 

Farrotto con crema di seppie e maggiorana: la ricetta dello Chef Luca Landi

Lo Chef Luca Landi, del ristorante stellato Relais & Châteaux Lunasia di Viareggio, che conosce personalmente uno ad uno i suoi fornitori, ci ha ospitati nella sua cucina per una cena a base di pesce sostenibile e siamo usciti con la ricetta del farro della Garfagnana con le seppie. 

Ingredienti per 4 persone 

1 lt di brodo vegetale
600 g di seppie pulite 
340 g di farro
120 g di mascarpone
100 ml di vino bianco secco 
60 g di parmigiano grattugiato
2 spicchi di aglio
1 cipollotto
maggiorana fresca
olio extra vergine di oliva 
sale 
pepe nero

Procedimento 

Rosolate l’aglio intero in una casseruola con un po’ d’olio e aggiungete i rametti di maggiorana. Spegnete il fuoco e lasciate in infusione.
Tagliate le seppie a piccoli pezzi e fatele insaporire nella casseruola con olio, aglio e maggiorana. Sfumate con il vino bianco e lasciate evaporare su fiamma vivace. Eliminate dalla casseruola l’aglio e i rametti di maggiorana e frullate le seppie cotte con il mascarpone, il parmigiano e un po’ di olio extravergine d’oliva a crudo. Aggiustate di sale e pepe e tenete al caldo.
In una casseruola fate soffriggere il cipollotto tritato con un po’ di olio, aggiungete il farro e lasciatelo insaporire. Aggiungete poco brodo caldo alla volta e portare il farro a cottura. A cottura ultimata e lontano dal fuoco mantecatelo con olio a crudo e con il parmigiano, aggiustando a piacere di sale e pepe. Distribuite il farro sui piatti e condite con la crema di calamari. Decorate con foglie di maggiorana fresca e servite.

Pesce allevato in acquacoltura per lo Chef Nino Mosca 

Abbiamo parlato di cucina e pesca sostenibile anche con lo Chef Nino Mosca della dimora Relais & Châteaux Il Bottaccio a Montignoso. Consapevole del fatto che non sempre nella pesca il concetto di km0 corrisponda a quello di sostenibilità, lo Chef spesso si affida a materie prime di alta qualità allevate in acquacoltura

La sostenibile leggerezza di Heinz Beck, italianista convinto

La sostenibile leggerezza di Heinz Beck, italianista convinto

Heinz Beck ottavo re di Roma? Sembra una battuta, ma per chi ama la cucina, soprattutto nella Capitale, non lo è: da quando Francesco Totti si è ritirato dal campo (o l’hanno fatto smettere, come dicono i più) l’ultimo re di Roma è sicuramente lui, herr Heinz Beck. Tedesco di Friedrichschafen, ma nel 2024 saranno trent’anni nella Città Eterna con ufficio culinario a La Pergola che è il gioiello del Rome Cavalieri, a Waldorf Astoria Hotel nonché il miglior ristorante romano da tempo immemore per tutte le guide e il pubblico gourmet. Ambiente di classe, servizio impeccabile, terrazza da urlo: a novembre si chiude sino alla prossima primavera per un sostanzioso restyling, affidato allo studio francese Jouin Manku. Abbiamo sbirciato i rendering: è un progetto moderno che esalta le opere d’arte già presenti e vedrà gli effetti di luce come elemento distintivo. Ci sembra una bella mossa.

Tre Stelle a Roma, due Stelle a Taormina

Poi, che piaccia o non piaccia, importa sino a un certo punto: come prima più di prima, a fare la differenza c’è sempre un piccolo (di statura) grande chef, talmente bravo e di classe, che gli si perdona serenamente un italiano d’impronta tedesca e inflessione capitolina, dopo tre decenni sul Tevere. A pensarci bene, il mix vincente benedetto da una moglie italiana, Teresa Maltese, fondamentale nelle scelte imprenditoriali di Beck, a partire dall’apertura nel 2014 – a Dubai – del Social by Heinz Beck sino al Gusto ad Almancil, in Portogallo, che ha una Stella Michelin. A proposito di Stelle, in Italia alle tre di La Pergola – consecutive dal 2005 – Beck può vantarne due con il St. Georges all’interno di The Ashbee Hotel a Taormina. Non male, per un quasi sessantenne (il 3 novembre, auguri in largo anticipo) che non dà mai l’impressione di accontentarsi di quanto realizzato e non smetterebbe mai di parlare di cucina. E che difficilmente non trovate in servizio. «Quando non sono in viaggio, dalle 18 sono sempre ai fornelli con la mia brigata. Mi piace soprattutto cucinare i piatti di pasta perché mi rilasso» racconta.

Omaggio (perenne) all’Italia

La sua cucina è classica contemporanea, lucida e perfetta, un omaggio permanente alla tradizione italiana che Beck, da secchione tedesco, ha studiato nei minimi dettagli per invitare noi italiani ad amarla in rinnovati modi. «Non bisogna mai dimenticare da dove veniamo. Soprattutto nei primi anni, ho lavorato molto sui piatti della tradizione, cercando di capire il perché di ognuno e il percorso che aveva portato alla forma attuale. Solo così puoi permetterti di migliorare la ricetta, e oggi ha senso farlo in nome di una maggiore digeribilità, se sono ancora piatti non leggeri e salutari. Mai pensato alla tradizione italiana come a qualcosa di monolitico e bloccato». È così che nascono piatti formidabili, storici e inediti, quali i Fagottelli che rimescolano il Dna della carbonara e fanno parte della Hall of Fame della nostra cucina, le Animelle di vitello con frutti rossi e basilico, gli spaghetti con coniglio e cime di rapa, il Piccione con miele, propoli e polline, la Gelatina di mandarino con crema di panna al timo e gelato alla mandorla Pizzuta d’Avola.

Attento alla salute

Gusto, classe e soprattutto leggerezza. A Beck va riconosciuto di essere stato uno dei primissimi cuochi a impegnarsi sul rapporto cibo-medicina. «Ho iniziato nel 2000 con una prima ricerca sull’alta cucina e la salute. In quei tempi, non è stato facile convincere i professori univeristari a darmi retta, ma io cercavo la digeribilità a tutti costi, pensando alle degustazioni composte da molti piatti. Stagione dopo stagione, ho continuato a lavorare sul tema che è fondamentale. E nel 2010 ho scritto pure un libro come Ipertensione e alimentazione di cui vado orgoglioso» dice lo chef tedesco. Detto questo, non è che il cuoco debba essere il medico del futuro. «Facciamo due lavori diversi e ci mancherebbe che io mi sentissi un dottore. Ma la nutrizione è fondamentale nella prevenzione delle malattie, quindi possiamo lavorare insieme. Comunque deve essere lo Stato a muoversi, intervenendo sulle abitudini alimentari: un Paese di gente in salute, è un Paese in salute. Senza dimenticare che diminuendo il numero di persone che si ammalano per un’alimentazione non corretta, si risparmia molto denaro pubblico».

Una cena magica

Se ci venisse chiesta la peculiarità del Beck uomo, noi propenderemmo per l’impegno totale nel restare ai vertici, nel non deludere le attese, nella ricerca della qualità. Non è un uomo da seconda fila (re, lo abbiamo detto), ma gli piace dialogare con quelli bravi. Per la celebrazione dei 60 anni dell’hotel che ospita il ristorante, ha invitato due grandi chef quali l’olandese Jacob Jan Boerma (una Stella al The White Room di Amsterdam) e Paolo Casagrande, veneto naturalizzato spagnolo, che dirige la cucina del Tre Stelle Lasarte a Barcellona. Ne è uscita una cena straordinaria (nella gallery i piatti firmati da Heinz), servita da una delle brigate di sala più premiate in Italia, guidata da Simone Pinoli con Marco Reitano a gestire una delle cantine più poderose del nostro Paese. Il maestro severo come qualcuno definisce Beck si è commosso più volte durante l’evento. «Lo so che molti pensano sia inflessibile. In realtà, dando per scontate le competenze specifiche, ai miei allievi chiedo solo una cosa: l’umiltà. E mi fa molto piacere se quelli che se ne vanno, diventano più bravi di quando cucinavano con me. Detto questo, a La Pergola c’è un notevole tasso di fedeltà nel personale. E per me la fedeltà è uno dei valori più grandi» chiude con un sorriso dei suoi. Ecco perché, fortunatamente, lo ritroveremo a La Pergola.

Food on the Edge: il futuro della ristorazione è sostenibile

La Cucina Italiana

Chef pluristellati, ristoratori, giornalisti e opinion leader insieme per la sostenibilità. È arrivato per la prima volta in Italia Food on the Edge, l’evento organizzato dal simposio irlandese omonimo in collaborazione con la comunità di ospitalità professionale Terroir Hospitality, all’agenzia di consulenza Collectibus e al pluripremiato pizzaiolo Denis Lovatel, che ha definito l’evento “l’occasione per ritrovarsi con colleghi internazionali, cercando di ispirarsi l’uno con l’altro per riflettere sul futuro del cibo”.

Con Lovatel, hanno parlato di sostenibilità Amanda Cohen, chef del ristorante Dirt Candy a New York City, Blanca Del Noval, chef del ristorante Dirt Candy a New York City, Jp McMahon, chef tra i più amati d’Irlanda e Matt Orlando, chef californiano di base a copenhagen, tra i maggiori rappresentanti dell’evoluzione della cucina scandinava.

Due giorni per confrontarsi sul tema della sostenibilità con focus su 3 macroargomenti, tema di altrettante tavole rotonde: food cost, costo della manodopera e community building.

Food cost

A moderare la tavola rotonda di Food on The Edge sul food cost, la giornalista, ricercatrice ed editor polacca Olga Bodowska: “Per risolvere il problema legato al food cost – racconta Olga Bodowska – si possono iniziare ad effettuare piccoli gesti quotidiani, come l’utilizzo di prodotti locali (per evitare l’inquinamento causato dai viaggi intercontinentali) o l’implementazione di servizi che possano salvare il cibo invenduto di ristoranti e locali alimentari. Il focus del nostro elaborato – prosegue la giornalista e ricercatrice polacca – è far sì che i ristoratori possano lavorare in collaborazione, creando un hub comune per diminuire il più possibile la percentuale di cibo sprecato”.

Costo della manodopera

L’elaborato prodotto dal gruppo legato al costo della manodopera è stato presentato dalla giornalista di Identità Golose Marialuisa Iannuzzi, che ha spiegato: “La domanda attorno alla quale è stata sviluppata la nostra tavola rotonda è stata come fidelizzare i lavoratori. Ci siamo cosi focalizzati su punti chiave come la definizione del business model, dei salari dei dipendenti, la conoscenza dei benefit e la messa a disposizione di un welfare, la formazione dello staff e infine il supporto da parte delle istituzioni – a partire dall’Italia – per creare una giornata a tutela dei ristoranti e dei ristoratori”.

Community building

Il risultato del brainstorming elaborato dalla tavola rotonda del community building – moderato dalla ricercatrice dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo e del Politecnico di Torino Alessandra Savina – ha dimostrato come gli stakeholder (a partire dai produttori, chef e ristoratori, staff e cliente finale) debbano comunicare tra loro, al fine di creare una comunità. “Per poter dar vita ad una comunità – racconta Paul Moinea, fondatore di I.D.E.A.L. – è necessario diffondere consapevolezza tra le diverse parti coinvolte ed educare le nuove generazioni ad un’alimentazione sana, equilibrata e rispettosa dell’ambiente.”

Il contributo di chef Davide Oldani

Nel secondo giorno dell’evento, ha dato il suo contributo anche lo chef Davide Oldani, il cui Ristorante D’O vanta due stelle Michelin e la stella Verde Michelin per la sostenibilità: “Il mio storytelling si basa sul concetto di Cucina POP che ho iniziato a sviluppare più di 20 anni fa. Pop, per indicare un approccio umile al cibo ma anche per incarnare un senso di “appartenenza alle persone. Un approccio sostenibile – prosegue lo chef Oldani – significa per me, assicurarsi di porre le giuste radici per il futuro sulla base di un approccio circolare che comprende sia la cucina che la sala del ristorante, con l’obiettivo comune di accogliere al meglio i nostri ospiti”.

Uno scambio di idee importanti che possono confluire in un unico grande obiettivo da parte degli chef coinvolti in Food On The Edge Milano: la narrazione, dev’essere al centro. Bisogna attribuire un significato alle esperienze culinarie di ogni commensale, trasmettendo, tramite i piatti proposti, i concetti di sostenibilità e di valore delle materie prime.

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